India, arrestati due missionari

Due missionari di Gospel For Asia sono stati arrestati lo scorso 2 Luglio in India. Uno è stato rilasciato, ma l’altro rimane dietro le sbarre.

Rahul Akkunj, pastore di una chiesa in un villaggio, è accusato di essere un membro di un noto gruppo ribelle. Rahul non fa parte del gruppo. Le accuse giungono dopo una riunione di preghiera e digiuno condotta da Rahul. Il responsabile della missione per quel distretto è andato alla prigione Lunedì e ha cercato di versare una cauzione a suo nome, ma è stato rifiutato.

A pochi chilometri di distanza, un altro missionario di nome Murli Ghulam è stato arrestato lo stesso giorno. È stato accusato di costringere la gente a convertirsi al cristianesimo dopo aver guidato un incontro di preghiera con 25 persone a casa di un credente del posto.

Un gruppo estremista anti-cristiano locale ha condotto la polizia in quella casa dove si stava svolgendo la riunione. La riunione è stata interrotta ed hanno arrestato sul posto il missionario.

Murli è stato interrogato dalle autorità locali circa le accuse mosse contro di lui. Ha spiegato chiaramente che non stava costringendo nessuno a convertirsi ed è stato rilasciato Domenica.

via | GFA

Post correlati:

Iran, annullata condanna a morte per il pastore Yousef Nadarhkani

La Corte Suprema iraniana ha annullato il verdetto di condanna a morte per apostasia pronunciato nei confronti del pastore evangelico Yousef Nadarhkani.

“La Corte Suprema ha ribaltato la condanna a morte e ha rinviato il caso al tribunale di Rasht, chiedendo all’accusato di pentirsi”, ha detto Domenica il suo avvocato Mohammad Ali Dadkhah.

Nadarkhani, 33 anni, convertito dall’Islam al Cristianesimo all’età di 19 anni, è diventato pastore di una piccola comunità evangelica che si chiama “Chiesa dell’Iran”.

via | ANS

Post correlati:

Iran: Confermata condanna a morte per apostasia

30 giugno 2011: l’organizzazione Christian Solidarity Worldwide (CSW) rende noto che la condanna a morte emessa nel 2010 per apostasia nei confronti del pastore evangelico Yousef Nadarkhani è stata confermata dalla terza camera della Corte Suprema nella città santa sciita di Qom.
Il Pastore Nadarkhani della Chiesa dell’Iran fu arrestato nella sua città di Rasht il 13 ottobre 2009, mentre cercava di registrare la sua chiesa. Sarebbe stato arrestato perché metteva in dubbio il monopolio dell’Islam sull’istruzione religiosa dei bambini in Iran.
E’ stato inizialmente accusato di contestazione, poi l’accusa è stata mutata in apostasia ed evangelizzazione di Musulmani.
Da allora, il Pastore è stato rinchiuso nella prigione di Lakan.
Il 22 settembre 2010 il Tribunale Rivoluzionario lo ha processato e giudicato colpevole. Il suo avvocato ha presentato appello il 5 dicembre 2010. Dopo aver atteso sei mesi per l’udienza d’appello, l’avvocato ha confermato che l’appello era stato respinto, sebbene non ci sia stata alcuna notifica ufficiale del respingimento.
Nadarkhani era stato in precedenza imprigionato nel dicembre 2006, con l’accusa di apostasia ed evangelizzazione, ma era stato rilasciato nel gennaio 2007. (Fonti: http://au.christiantoday.com, 30/06/2011)

Fonte: nessunotocchicaino.it

Post correlati:

Eritrea: Testimonianza di cristiani che furono arrestati

La persecuzione in Eritrea è diventata dura per molti dei nostri fratelli. Prendiamo l’esempio di John e Paul.

John e Paul sono cristiani in Eritrea. John ha raccontato che cominciò a cercare Dio sotto l’influenza della sua sorella maggiore, perché i due erano molto vicini. La sorella di John lo portava alla scuola domenicale dove avrebbe potuto crescere nella fede. Insieme, i due partecipavano a studi biblici ed entrarono nella corale della chiesa.

Nello stesso periodo, John fu costretto a servire nell’esercito. Il governo già cominciava a imporre restrizioni alle chiese, ma non era così grave come lo è oggi. La persecuzione cominciò leggera e molti superiori nei campi militari confiscavano Bibbie, musica e messaggi su cassetta audio, con avvisi che ci sarebbe stata una interruzione delle attività “illegali”. Nel corso del tempo, riunioni ed evangelizzazione nei campi furono proibiti. Ma, anche così, i cristiani si riunivano in segreto.

John fu trasferito in un altro campo militare dove incontrò Paul. L’amicizia tra i due diventò più forte quando iniziarono a condividere la loro fede in Gesù e le dure restrizioni li avvicinarono ancora di più a Dio. Essi poi trovarono un gruppo che si riuniva in prossimità del campo e cominciarono a frequentare i culti. Tuttavia, la polizia scoprì le riunioni e arrestò tutti i partecipanti.

I due furono agli arresti per quasi due anni e poi furono trasferiti in carceri diversi, furono rinchiusi in un container di metallo per un anno. Da lì furono trasferiti in un’altra prigione. I due furono arrestati senza nessuna accusa formale e andarono da un carcere all’altro per quasi nove anni.

“Le nostre famiglie non avevano il permesso di vederci, i nostri genitori non sapevano se eravamo vivi né dove eravamo. Molti prigionieri morirono e furono sepolti senza che le loro famiglie lo sapessero. Tutte le prigioni sono le stesse per i cristiani: senza accuse, solo carcere per lunghi periodi.”

“Molte volte eravamo spinti a rinnegare la nostra fede, ma sempre abbiamo rifiutato. E quando questo avveniva eravamo puniti. A volte andavamo a lavorare sotto il sole caldo senza aver mangiato o bevuto nulla”

Dopo aver raccontato le pessime condizioni nelle carceri dove si trovavano e il duro lavoro che dovevano fare ogni giorno, continuavano a parlare e a sorridere: “Ma ancora abbiamo Gesù, e questo è ciò che più conta.”

Fonte: Missão Portas Abertas

Ricordatevi de’ carcerati, come se foste in carcere con loro; di quelli che sono maltrattati, ricordando che anche voi siete nel corpo. (Ebrei 13:3)

Post correlati:

Arabia Saudita: due cristiani incarcerati

Già da alcuni mesi due cristiani indiani si trovano in carcere in Arabia Saudita. Yohan Nese (31 anni) e Vasantha Vara (28 anni) sono stati arrestati e maltrattati dopo una riunione di preghiera con altri cristiani indiani. Sono sospettati di aver convertito dei musulmani al cristianesimo, ma non si sa quando saranno processati.

Secondo le fonti, le condizioni di Nese e Vara in carcere sono terribili. Non c’è spazio per sedersi e quando uno dorme, l’altro deve stare in piedi. Vara ha potuto contattare telefonicamente una volta il suo pastore in India. Ha detto di essere stato messo sotto pressione affinché si converta all’islam.

“Se devo morire per il mio Dio, morirò. Dio mi aiuterà”,

ha detto al suo pastore. L’ambasciata indiana a Riyad è stata aggiornata sulla situazione di Nese e Vara. Secondo le fonti, però, l’ambasciatore ha detto di non poter fare niente, perché si tratta di una questione religiosa. (CD)

Fonte: Porte Aperte, nr. 187, Maggio 2011, pag. 13

Post correlati: