Arabia Saudita: due cristiani incarcerati

Già da alcuni mesi due cristiani indiani si trovano in carcere in Arabia Saudita. Yohan Nese (31 anni) e Vasantha Vara (28 anni) sono stati arrestati e maltrattati dopo una riunione di preghiera con altri cristiani indiani. Sono sospettati di aver convertito dei musulmani al cristianesimo, ma non si sa quando saranno processati.

Secondo le fonti, le condizioni di Nese e Vara in carcere sono terribili. Non c’è spazio per sedersi e quando uno dorme, l’altro deve stare in piedi. Vara ha potuto contattare telefonicamente una volta il suo pastore in India. Ha detto di essere stato messo sotto pressione affinché si converta all’islam.

“Se devo morire per il mio Dio, morirò. Dio mi aiuterà”,

ha detto al suo pastore. L’ambasciata indiana a Riyad è stata aggiornata sulla situazione di Nese e Vara. Secondo le fonti, però, l’ambasciatore ha detto di non poter fare niente, perché si tratta di una questione religiosa. (CD)

Fonte: Porte Aperte, nr. 187, Maggio 2011, pag. 13

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Arabia Saudita: Due cristiani indiani arrestati per “proselitismo”

RIYAD – Due cristiani indiani che lavorano in Arabia Saudita sono stati recentemente arrestati e condannati a 45 giorni di carcere. Verso le 20:30 dell’11 marzo, Vasantha Sekhar e Nese Yohan sono stati picchiati e arrestati nella città di Batha con accuse di “proselitismo”. Il loro appartamento è stato perquisito dopo che sono stati imprigionati, e dei cristiani locali credono che essi siano stati arrestati per impedirgli di praticare il cristianesimo privatamente nella loro casa. Un datore di lavoro ha restituito il passaporto di uno dei cristiani, chiarendo che il suo lavoro non è più disponibile, e sarà espulso. L’altro cristiano attende informazioni riguardanti il suo status giuridico e il lavoro.

via persecution.net

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[World Watch List 2010] Persecuzione dei cristiani nel mondo, Prime dieci nazioni- #3 Arabia Saudita

L’Arabia Saudita non occupa più il secondo, ma il terzo posto. Ciò non significa, però, che la situazione delle libertà religiose per i cristiani sia migliorata. Il leggero calo del punteggio è causato dal fatto che, a differenza dell’anno precedente, nel 2009 non abbiamo ricevuto nessuna notizia su cristiani uccisi o torturati a motivo della loro fede, mentre, per quanto sappiamo, solo un cristiano è stato arrestato. Un pastore straniero si è sentito obbligato a fuggire dal paese dopo aver ricevuto minacce di morte, fra cui quelle provenienti dalla “mutawa”, la polizia segreta saudita.
La libertà religiosa non esiste nel regno wahabita – i cui cittadini hanno soltanto il permesso di aderire all’islam – e non è garantita dalla legge. Il sistema legale è basato sulla sharia, la legge islamica. L’apostasia, cioè la conversione a un’altra religione, è punibile con la morte se l’accusato non torna all’islam. Benché il governo riconosca il diritto dei non-musulmani di riunirsi in privato, è vietato praticare pubblicamente un culto non islamico.
I non musulmani che si impegnano in queste pratiche rischiano la cattura, l’imprigionamento, le frustate, l’espulsione e, a volte, torture più pesanti. Gli ex-musulmani convertiti al Cristianesimo corrono inoltre il grande rischio di essere uccisi per aver infangato l’onore della famiglia, quando i familiari o conoscenti scoprono la loro nuova fede.

Fonte: Porte Aperte Italia

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Arabia Saudita: Arrestato blogger cristiano

hamoud-bin-salehCinque mesi fa la figlia di un membro della polizia religiosa saudita era stata brutalmente uccisa per aver parlato su un blog in internet della sua conversione a Cristo, oggi veniamo a conoscenza del fatto che le autorità hanno arrestato un giovane cristiano di 28 anni con l’accusa di aver descritto la sua conversione a Cristo e di aver criticato la magistratura nel suo sito internet.

Il 13 gennaio, infatti, la polizia saudita ha arrestato Hamoud Bin Saleh a causa “delle sue opinioni e della sua testimonianza di conversione dall’Islam al Cristianesimo”, secondo quanto affermato dall’Arabic Network for Human Rights Information. Bin Saleh, che era stato incarcerato per ben 9 mesi nel 2004 e per un ulteriore mese nel novembre 2008, è ora detenuto nella prigione Eleisha di Riyadh. Nel suo sito internet, ora oscurato dalle autorità saudite, Bin Saleh ha scritto che il suo cammino verso Cristo cominciò dopo aver assistito alla decapitazione pubblica di tre pakistani accusati di spaccio di droga, tre poveri disadattati. Tale scena lo spinse a fare ricerche approfondite sul sistema legale saudita e sull’Islam in generale, ricerche che lo fecero diventare particolarmente critico nei confronti della sharia (legge islamica) e sulle palesi ingiustizie e contraddizioni in essa contenute. Poi, dopo aver letto dei versetti su come Gesù perdonò la donna adultera – invece che lapidarla -, ricevette definitivamente Cristo come suo personale Salvatore.

“Basta cercare e chiedere la luce di Dio” scriveva in arabo in un post il 22 dicembre scorso. “Non ci sono libri in Arabia Saudita che ti aiutino a fare degli studi comparativi tra l’insegnamento di Maometto (che, secondo me, è una serie di disastri politici, economici e sociali) e l’insegnamento di Gesù, ma ci sono molte risorse nel web che potrebbero spingerti tra le braccia del Padre della Salvezza” affermava nel sito il giovane cristiano saudita.

La conversione dall’Islam al Cristianesimo è un reato in Arabia Saudita, per la precisione si tratta del reato di “apostasia”, ed è punibile con la pena di morte. Il resoconto annuale sulle libertà religiose nel mondo relativo al 2008 e stilato dal Dipartimento di Stato Americano sostiene che ci sono state delle esecuzioni non confermate per blasfemia e apostasia negli ultimi anni in Arabia Saudita.

Fonte: Porte Aperte Italia

Aggiornamento – 15.04.2009 – Arabia Saudita – Blogger convertito al cristianesimo rilasciato dalla prigione saudita (AsiaNews)
Era stato arrestato per aver confessato sul blog di voler seguire Gesù. Dopo mesi è stato liberato, ma gli è proibito lasciare il Paese e avere rapporti coi media. (continua)

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Arabia Saudita: 15 cristiani espulsi

Arabia Saudita ancora alla ribalta per un nuovo caso di repressione della libertà religiosa.

Un gruppo di 15 cristiani è stato infatti espulso dal paese a giusto 2 settimane dall’appello del re saudita Abdullah al dialogo tra musulmani e cristiani nel corso della conferenza di Madrid.

Lo scorso venerdì 25 aprile, 12 agenti della polizia religiosa saudita fecero irruzione in una abitazione dove 16 cristiani si erano riuniti in preghiera. I fedeli furono arrestati dopo aver subito le angherie della polizia religiosa, con l’accusa di predicare la Bibbia.

I religiosi cristiani furono poi rilasciati dopo tre giorni e tornarono tutti alla loro vita quotidiana, tranne uno che decise di lasciare subito il paese.

Ma oggi, martedì 5 agosto, il gruppo che si occupa di diritti umani, International Christian Concern (ICC), ha riportato la notizia secondo cui i 15 restanti sarebbero stati espulsi dall’Arabia Saudita.

Fonte: L’Occidentale – 5 agosto 2008

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