2. Gesù Cristo e i suoi insegnamenti – Domande e Risposte

1. A chi disse Gesù: “Và; e come hai creduto, siati fatto”?

2. Chi fu a tradire Gesù Cristo?

3. Quanti giorni e quante notti digiunò Gesù nel deserto?

4. Quali sono i nomi dei quattro fratelli di Gesù?

5. Dove andò ad abitare Giuseppe, il padre putativo di Gesù, quando tornò dall’Egitto in Israele?

6. In che parte d’Israele si trovava Nazaret?

7. Quanti giorni aveva il fanciullino Gesù quando gli fu posto il nome di Gesù?

Samballat e Tobia

“E quando Samballat, lo Horonita, e Tobia, il servo Ammonita, furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere della venuta d’un uomo che procurava il bene de’ figliuoli d’Israele” (Neh. 2:10). Ecco cosa disse Nehemia a proposito di Samballat e Tobia.

Ora, Nehemia era venuto per ricostruire le mura di Gerusalemme che erano in rovina da tanti anni oramai, Dio lo aveva benignamente assistito infatti egli aveva personalmente ricevuto dal re Artaserse delle lettere per i governatori d’oltre il fiume affinché lo facessero passare ed entrare in Giuda, e delle lettere per Asaf guardiano del parco del re affinché gli fornisse il legname di cui aveva bisogno, ma Samballat e Tobia quando seppero del suo arrivo furono grandemente dispiaciuti. Evidentemente quegli uomini non cercavano il bene dei figli di Israele, e difatti lo dimostrarono anche in appresso quando si fecero beffe di Nehemia e dei suoi collaboratori, e cercarono in svariate maniere di ostacolare la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, ma i loro malvagi disegni furono frustrati da Dio che fece prosperare l’opera diretta da Nehemia e la fece giungere a compimento.

Ogni volta che Dio chiama qualcuno a edificare la sua Chiesa, non importa con quale ministerio, ci sono sempre dei Samballat e dei Tobia che con le loro parole e i loro atti cercano di scoraggiare il ministro di Dio e i suoi collaboratori o comunque coloro che lo apprezzano e lo aiutano per la sua opera. Costoro invece di rallegrarsi nel vedere che Dio ha scelto in mezzo a loro qualcuno per fargli compiere una particolare opera, si dispiacciono, si struggono l’anima e il cuore. Che follia mostrano costoro nello sprezzare il servo del Signore e quello che Dio gli ha messo in cuore di fare, e nel cercare in svariate maniere di ostacolare la sua opera! In verità costoro non sanno di trovarsi a combattere contro Dio stesso e che alla fine Dio farà ricadere sul loro capo tutta la loro malizia, tutta la caparbietà del loro cuore. Saranno coperti di vergogna, e tutti coloro che li vedranno diranno: ‘Ecco la fine che fanno tutti coloro che si mettono a combattere contro Dio!’.

Diletti, rallegriamoci quando qualcuno procura il bene dei figliuoli di Dio, e dispiaciamoci invece quando qualcuno cerca il loro male. Incoraggiamo (e non solo a parole) coloro che in svariate maniere fanno il bene ai figliuoli di Dio affinché progrediscano sempre di più, ma ammoniamo severamente coloro che nel loro mezzo cercano il loro male affinché smettano di compiere il male.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Aspettando la beata speranza

“Poiché da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell’Acaia, ma la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo; talché non abbiam bisogno di parlarne; perché eglino stessi raccontano di noi quale sia stata la nostra venuta tra voi, e come vi siete convertiti dagl’idoli a Dio per servire all’Iddio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il suo Figliuolo, il quale Egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall’ira a venire” (1 Tess. 1:8-10).

La fama della fede dei santi di Tessalonica si era dunque sparsa in ogni luogo tanto che gli apostoli non avevano bisogno di parlare della fede dei santi di Tessalonica; erano infatti gli altri che raccontavano agli apostoli come essi si erano convertiti dagli idoli a Dio per servirlo e per aspettare dai cieli il suo Figliuolo.

Vorrei che notaste come di questi fratelli di Tessalonica veniva detto non solo che si erano convertiti a Dio per servirlo, ma anche che si erano convertiti a Dio per aspettare dai cieli il suo Figliuolo. Questa attesa caratterizzava dunque la vita di quei nostri fratelli, e caratterizza pure la nostra vita in Cristo. Noi infatti stiamo “aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Iddio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13).

Alcuni si fanno beffe di noi dicendo che noi stiamo aspettando invano, come se il Signore avesse mentito o si fosse dimenticato di tornare. Noi però abbiamo la piena fiducia che la nostra speranza nella sua venuta dal cielo non sarà frustrata perché sappiamo che Colui che ha fatto questa promessa è il Verace e il Fedele. Continuiamo dunque, fratelli, ad aspettare la sua venuta con fede e pazienza. Egli verrà, a suo tempo verrà, ed ogni occhio lo vedrà. Amen.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

1. Gesù Cristo e i suoi insegnamenti – Domande e Risposte

1. Quale profeta predisse che Gesù sarebbe nato a Betleem?

2. Quale profeta predisse che il Cristo sarebbe nato da una vergine?

3. Da quale tribù d’Israele è sorto Gesù Cristo?

4. In quali acque fu battezzato Gesù Cristo?

5. Quanti anni aveva Gesù quando si mise a insegnare?

6. Quale fu il primo miracolo che fece Gesù?

7. A chi disse Gesù queste parole: “Sta’ di buon animo, figliuola; la tua fede t’ha guarita”?

Il salario del peccato e il dono di Dio

“Poiché il salario del peccato è la morte; ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom. 6:23).

In queste parole di Paolo vorrei che notaste come l’apostolo metta in contrapposizione il salario del peccato e il dono di Dio.

Il peccato quindi, come dice Paolo, ripaga coloro che lo servono con la morte e difatti Giacomo dice che “il peccato, quand’è compiuto, produce la morte” (Giac. 1:15). E’ un amaro salario quindi quello che il peccato da ai suoi servitori. Eppure, strano ma vero, a molti piace servire il peccato, e tra questi molti non ci sono solo gli increduli ma anche parecchi credenti! Non è una follia servire qualcuno che ripaga con la morte? Certo, ma d’altronde “la follia è una gioia per chi è privo di senno” (Prov. 15:21), dice la Sapienza; e dato che di senno costoro non ne hanno non c’è da stupirsi che prendano piacere nel commettere ogni sorta di peccati. Il peccato gli parla nell’intimo del loro cuore, li lusinga che i loro peccati non saranno scoperti e né presi in odio (cfr. Sal. 36:1-2), cose che non sono affatto vere perché noi sappiamo che non c’è nulla di segreto “che non abbia a sapersi ed a farsi palese” (Luca 8:17), e che ” l’Eterno condanna l’uomo pien di malizia” (Prov. 12:2) ed anche che “l’uomo pien di malizia diventa odioso” (Prov. 14:17).

Ma se da un lato c’è il salario del peccato dall’altro c’è il dono di Dio che è la vita eterna in Cristo Gesù. E’ un dono quindi la vita eterna, e come qualsiasi dono non si può né comprare e né meritare, altrimenti dono non è più dono. Un dono che si ottiene per mezzo della fede in Cristo Gesù secondo che è scritto: “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna” (Giov. 3:36). Ecco perché la vita eterna è chiamata il dono di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore. Hai la vita eterna? Se la risposta è ‘no’, ti esorto a credere nel Signore Gesù Cristo per riceverla; quello che devi credere per riceverla è che lui è morto sulla croce per i nostri peccati, ed è risuscitato il terzo giorno per la nostra giustificazione. Se la risposta è invece ‘sì’, ti esorto a conservare la fede in Cristo Gesù fino alla fine, cioè ti esorto a perseverare nella fede perché come dice la Scrittura tu hai bisogno di costanza affinché avendo fatta la volontà di Dio, tu ottenga quello che ti è stato promesso (cfr. Ebr. 10:36), cioè la vita eterna (cfr. 1 Giov. 2:25). Serbala questa preziosa fede che hai, non gettarla via.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro