Quest’anno l’Arabia Saudita non occupa più il secondo posto nell’elenco: l’ha ceduto all’Iran, anche se in Iran il numero complessivo di punti è leggermente diminuito rispetto all’anno scorso. Infatti, nel 2009 non abbiamo avuto notizie di cristiani uccisi per la loro fede, come invece è successo nel 2008. L’ondata di arresti di credenti, però, scatenata nel 2008, è aumentata ulteriormente nel 2009: almeno 85 cristiani sono stati catturati. Si sospetta che questi arresti servano al governo iraniano per distrarre l’attenzione dai problemi interni, come per esempio i tumulti dopo la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad a giugno, per dimostrare che il regime ha ancora il pieno controllo. Gran parte degli arrestati sono stati maltrattati in carcere. Benché la maggior parte di loro sia stata rilasciata, i processi sono ancora in corso e questi credenti possono essere condannati da un momento all’altro. Molti cristiani rilasciati vengono costantemente sorvegliati e minacciati; ovviamente questa politica di arresti terrorizza i cristiani iraniani. Va fatto notare inoltre che le autorità iraniane hanno chiuso alcune chiese nel 2009. La ragione principale di queste chiusure coatte è da ricercarsi nel fatto che molti ex-musulmani (recentemente convertiti al Cristianesimo) stavano frequentando i culti.
L’islam è la religione ufficiale in Iran e tutte le leggi e i decreti devono essere in armonia con l’interpretazione ufficiale della sharia. I cristiani delle etnie armene e assire sono riconosciuti e godono ufficialmente di libertà religiosa, ma anche tra loro vi sono credenti che hanno subito prigionie, abusi fisici, vessazioni e discriminazioni a causa della loro fede. Alle chiese armene e assire è permesso istruire i loro adepti nella loro lingua, ma è vietato predicare a persone musulmane di lingua farsi. Secondo le interpretazioni giudiziarie della sharia, ogni musulmano che abbandona l’islam per abbracciare un’altra religione rischia la pena di morte. Molti culti in chiesa sono controllati dalla polizia segreta. I credenti attivi nella chiesa o negli incontri nelle comunità familiari vengono messi sotto pressione, interrogati, arrestati e percossi. Dunque subiscono discriminazioni e vessazioni dalla società di cui fanno parte, che naturalmente è condizionata dalle autorità.
Fonte: Porte Aperte Italia
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