Israele, pomodori in pieno deserto

Dimenticate tutto quello che sapete sul deserto e venite a visitare il Negev, il deserto di Israele. I suoi 13.000 chilometri quadrati, che costituiscono il 60% del territorio israeliano, ospitano un’agricoltura che si può senza esagerazione definire “miracolosa”. Hamodia si è recato sul posto e ha visitato uno dei principali gioielli dell’agricoltura del Negev: il centro di ricerca e sviluppo (R&D) di Ramat Hanegev.

Deserto del Negev. Siamo in pieno inverno, ma un maglione è difficilmente sopportabile, mentre a Gerusalemme ed anche sulla costa sono d’obbligo i cappotti. Ogni anno, in media, cadono 80 mm di acqua in quello che costituisce il 60% del territorio israeliano, e nel deserto fa molto caldo di giorno e molto freddo di notte.

Il MOP (acrostico di “centro di ricerca e sviluppo”) di Ramat Hanegev si trova nel cuore di questo deserto. Il centro ospita una delle stazioni sperimentali agricole più famose del mondo e la sua fama è tale che si viene da lontano per imparare le tecniche di agronomia che fanno la reputazione di Israele. Attualmente è qui una delegazione del Vietnam per imparare come gli agricoltori siano riusciti a superare le insidie della regione – poca o niente pioggia, caldo torrido, terreno composto di limo e sabbia, falda salata – e fare letteralmente fiorire il deserto.

Se bisognasse riassumere in una parola la caratteristica principale dell’agricoltura nel Negev, la parola sarebbe “sale”: infatti, tutta l’acqua usata dagli agricoltori del deserto viene dalla falda acquifera salina che fornisce 10 milioni di metri cubi d’acqua salata all’anno. Il miracolo sta nel fatto che con questa acqua salmastra gli agricoltori fanno crescere i pomodori più dolci del paese!

“L’acqua estratta dalla falda acquifera del Negev contiene tra 1.100 e 2.400 milligrammi di sale. Per fare un paragone bisogna sapere che l’acqua desalinizzata contiene 25 milligrammi di sale e l’acqua del Movil Haartsi (la principale rete di distribuzione d’acqua del paese, ndr) ne contiene 200 milligrammi per litro”, spiega Tsion Chemer, del moshav Kadech Barnea, che gestisce la stazione sperimentale. All’inizio nessuno credeva veramente che l’acqua salmastra avrebbe portato i suoi frutti, dice, ed è per questo che l’Azienda idrica non ha creato infrastrutture sufficienti per il pompaggio e il trasporto di questa acqua salata.
“Oggi, pompiamo la nostra acqua da una falda acquifera situata a 800 metri di profondità. Gli idrologi ci permettono di pomparne fino a 12 milioni di metri cubi l’anno. Ma sotto questa falda ce n’è un’altra, situata 300 metri più in basso, che contiene un’acqua con una concentrazione di 3.000 milligrammi di cloro per litro. Credo che la nostra prossima sfida sarà quella di sviluppare un’agricoltura capace di crescere con un acqua così salata. Per ora non ne pompiamo di questa acqua, ma non sarà per molto … ” prevede Chemer.

Dopo questa introduzione ci dirigiamo in una delle serre dell’azienda sperimentale dove si trovano filari di pomodori, alcuni grandi come quelli delle zucche, le cui radici sono piantate nella sabbia. A destra, i pomodori irrigati con acqua dolce, a sinistra quelli irrigati con acqua salata: “i pomodori irrigati con acqua dolce hanno un rendimento dieci volte superiore a quello dei pomodori irrigati con acqua salata. Ma i “pomodori al sale” sono dieci volte meglio! spiega con fierezza. Presso l’azienda sperimentale che egli gestisce si cerca quindi di “recuperare il ritardo” livello di rendimento senza tuttavia derogare al gusto dolce dei pomodori del Negev. Ed è quasi fatta per i pomodori ciliegini – che rappresentano il 90% della produzione agricola del Negev – con solo il 10% in più di resa per i pomodori di acqua dolce. Questi pomodori sono chiamati al di fuori dei confini di Israele “dolcezza del deserto”.

Dopo il paradosso del pomodoro salato-dolce, un altro paradosso: quello del pesce di acqua salata allevato … nel deserto! Si tratta di un pesce kasher chiamato “barramundi”, che viene dall’Australia e che ha bisogno di acqua salmastra per crescere. L’acqua della falda acquifera ha dunque fatto tutta la strada dalle profondità della terra fino alle piscine d’acqua salata del deserto che ora ospitano pesci che possono misurare fino a 1 m di lunghezza circa e sono prevalentemente destinati all’esportazione. Ma non è tutto! L’acqua in cui i barramundi sono stati allevati, “arricchita” dalle escrezioni dei pesci, continua il suo viaggio per raggiungere l’oliveto di Revivim che è il più grande del paese con i suoi 700 ettari. Questo gustoso olio viene venduto anche in Spagna, terra di eccellenza per l’olio d’oliva!

“Coltiviamo anche 60 ettari di melograni irrigati con acqua salata i cui frutti arrivano sul mercato prima di tutti gli altri, e vigneti che producono un vino di ottima qualità che ci rende fieri”, afferma Tsion Chemer.

Secondo lui, il Negev ha chiari vantaggi per gli agricoltori: “In primo luogo il clima che prevale qui è particolarmente favorevole all’agricoltura: è certamente caldo durante il giorno, ma è più freddo di notte, e queste differenze di temperatura sono benefiche. Inoltre, il clima è asciutto nella nostra regione e, associato ai cambiamenti di temperatura, permette di lavorare la terra durante tutto l’anno”.

Per quanto riguarda gli inconvenienti, Chemer è fortemente riluttante a parlarne, ma alla fine ha ceduto: “Il semplice fatto di irrigare con l’acqua salata non è evidente, ma ci costringe a specializzarci in questo campo per cercare sempre di migliorare i nostri rendimenti. Siamo gli unici al mondo con tutte queste conoscenze e siamo in grado di aiutare altri paesi che soffrono di carenza di acqua dolce”. Chemer non riesce indubbiamente a parlare di inconvenienti quando parla del suo deserto…

Fonte: hamodia.fr

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Dopo tredici anni il livello del Mar Morto cresce di otto centimetri

Dopo anni di siccità che hanno visto il livello dell’acqua del Mar Morto abbassarsi di ben quindici metri, questo inverno il livello si è alzato di otto centimetri.

Il livello d’acqua in diverse falde acquifere, inoltre, è risalito di nuovo nel limite critico indicato con la ‘linea rossa’.

Secondo le autorità competenti questi dati indicano che la pioggia di questo inverno ha coperto il deficit d’acqua dell’anno scorso ma non dei cinque anni precedenti.

Il livello del lago di Galilea ha superato la linea rossa per la prima volta dal luglio del 2008, l’acqua delle sorgenti che alimentano il torrente Naaman hanno ripreso a sgorgare, la portata dei torrenti che confluiscono nel lago ha raggiunto quantità da record.

Il maggiore aumento si è registrato nel torrente Saar, che ha raggiunto una portata di 25 metri cubi al secondo. Nel 1982 fu rilevata una portata di 20,4 metri cubi.

Le autorità non hanno rilasciato dichiarazioni circa la possibilità di reintrodurre la tassa sulla siccità e di aumentare il volume d’acqua destinata all’agricoltura. Queste decisioni sono rimandate al prossimo mese e dipenderanno dalle piogge che cadranno in questo mese.

Adattamento: R.P.

Fonte: Amiram Cohen, Haaretz.com (4 marzo 2010) via SBF Taccuino

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[Video] Gilberto Perri spiega la pratica della vasca e della bacinella

http://www.youtube.com/watch?v=hlAWsLh_8hc

Gilberto Perri, pastore della Chiesa Pentecostale ‘Gesù Cristo è il Signore’ di Gallico (RC), in questo video spiega che quando ci si deve purificare da qualche contaminazione di carne o di spirito ci si deve immergere in una vasca di acqua calda dove devono essere messe sette gocce di olio nel nome di Gesù Cristo, e dire: ‘Signore, purificami da ogni contaminazione di carne e di spirito’. Mentre quando si vuole essere guariti da qualche malattia o liberati dall’oppressione di demoni bisogna riempire una bacinella d’acqua e metterci sette gocce di olio nel nome di Gesù Cristo e tenere i piedi immersi in essa lodando il Signore per dieci minuti.

Nella Chiesa di Gallico regna la superstizione. Riprovatela e schivatela.

Non vi lasciate ingannare dai vani ragionamenti di Perri. Perché non è così come dice Perri che Dio ha stabilito che noi, che siamo sotto la grazia, dobbiamo purificarci dalle contaminazioni carnali e spirituali, come non è così come dice Perri che noi possiamo ottenere la guarigione delle nostre malattie o la liberazione dagli attacchi dei demoni.

Giacinto Butindaro

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La desalinizzazione, una soluzione per l’acqua in Israele

kineretSecondo fonti ufficiali se il prossimo inverno sarà avaro di precipitazioni come il precedente, per la prossima estate Israele dovrà prendere drastiche misure e importare acqua e, nello stesso tempo, predisporre impianti di desalinizzazione.

Secondo le previsioni delle autorità competenti per il prossimo anno, anche se l’inverno dovesse essere piovoso, la crisi idrica sarà inevitabile.

Il direttore generale della Water Authority, il Prof. Uri Shani, dichiarerà il suo piano per il 2010 e risponderà alle domande del National Investigation Committee Regarding the Water Crisis di Israele a Haifa martedì pomeriggio.

Il Prof. Dan Bein, che presiede la commissione, il Prof. Yoram Avnimelech e il Prof. Yoav Kislev, hanno dichiarato di aver invitato Shani a rendere noti di nuovo i progetti, in modo da evitare cambiamenti delle normative nel prossimo anno, come è avvenuto lo scorso anno. La Water Authority si sta preparando per questo inverno partendo dal presupposto che l’inverno sarà difficile come quello passato. Tutte le misure prese fino ad ora saranno ancora operative, compresa l’imposta sulla siccità.

Shani lunedì ha ribadito al Knesset Finance Committee che, se in questo inverno ci saranno sufficienti precipitazioni, la tassa sarà annullata.

La differenza quest’anno consiste nel fatto che il paese sta partendo da un livello di acqua di un metro più basso rispetto all’anno scorso.

Questo significa che, mentre Israele potrebbe resistere questo inverno con le misure attuali, tutte le sue piccole riserve verranno consumate e il prossimo anno i bacini idrici risulteranno pericolosamente bassi – a livelli così bassi che si dovranno trovare altre sorgenti.

Tenendo presente questa possibilità, il Ministero degli Esteri, a richiesta della Water Authority, si è messo in contatto con la Turchia per il trasporto di acqua via mare attraverso il Mediterraneo. Nel decennio scorso si è pensato più volte all’importazione di acqua dalla Turchia, ma questa possibilità è stata esclusa perché i costi sarebbero più alti della desalinizzazione.

Il progetto di desalinizzazione, tuttavia, benché stia procedendo, non sarà sufficiente a far fronte alla crisi di acqua fino al 2013. Nel frattempo possono essere necessarie misure temporanee estreme perciò i contatti con la Turchia sono ripresi.

Shani ha scritto che, per fornire 30 milioni di metri cubi di acqua dolce con le navi, occorrono dai 12 ai 18 mesi.

Una volta raggiunti gli accordi e superati i problemi tecnici, i punti di entrata agli impianti di desalinizzazione a Palmahim e a Hadera – dove l’infrastruttura è già in loco – potrebbero accogliere 30 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, e quando l’impianto di Ashdod sarà pronto nel 2012-13, potrebbe conservare altri 30 milioni di metri cubi l’anno.

Un’altra scelta radicale che la Water Authority sta considerando è quella di costruire desalinizzatori provvisori in vari punti lungo la costa. E’ una scelta da ponderare perchè l’acqua prodotta da tali impianti costerebbe il doppio.

Secondo fonti ufficiali gli anni passati hanno visto in Israele appena il 70% della quantità media di precipitazioni. Il lago Kinneret è di cinque metri sotto l’ultima linea rossa. Anche se il prossimo inverno sarà piovoso, apportando nel Kinneret 1,6 m o più di pioggia, il lago sarebbe ancora a diversi metri sotto la linea rossa.

La crisi d’acqua probabilmente continuerà fino a che gli impianti di desalinizzazione non saranno del tutto avviati nel 2013. Da tale data cinque impianti di desalinizzazione saranno in grado di produrre 600 milioni di metri cubi d’acqua all’anno.

Questo apporto permetterà ai bacini naturali di recuperare le loro perdite, piuttosto di distribuire l’acqua fino al punto di procurare danni irreparabili anno dopo anno.

Entro fine del 2010 sarà prodotta quasi il doppio d’acqua desalinizzata rispetto ad oggi. In questo momento l’impianto di Ashkelon produce 112 milioni di metri cubi all’anno e l’impianto di Palmahim ne produce altri 37 milioni. E’ stato raggiunto un accordo che prevede per i due impianti una produzione complessiva di 57 milioni di metri cubi in più dalla metà del 2010.

Ancora più importante è l’impianto di Hadera, che ci si aspetta entri in funzione il prossimo mese e la cui produzione annuale prevista è di 115 milioni metri cubi.

La Water Authority è in fase di trattative per incrementare la capacità degli stabilimenti di Ashkelon e Palmahim di 30 milioni di metri cubi da tenere sempre disponibili. Entro la fine del 2010, quindi, Israele potrebbe desalinizzare 300 milioni di metri cubi l’anno.

Secondo le previsioni della Water Authority anche con questa capacità aggiunta, il debito d’acqua sarà ancora eccessivo e la domanda sarà ancora superiore alle scorte.

Secondo le prime valutazioni del 2008/9, l’anno idrologico termina questo mese, le misure adottate dalla Water Authority hanno ottenuto risparmi consistenti. L’obiettivo era di ridurre il consumo d’acqua procapite a 91 metri cubi all’anno.

Shani ha precisato che, mentre la Water Authority inizialmente considerava l’obiettivo molto ambizioso, sembra che il consumo d’acqua si sia ridotto a 89 metri cubi procapite all’anno. Se l’imposta per la siccità verrà revocata, ci si aspetta un incremento del consumo a 97 metri cubi.

L’assegnazione d’acqua all’agricoltura è scesa di 9 milioni di metri cubi e quella dell’industria di 2 milioni. Se le piogge di questo inverno saranno generose, la distribuzione d’acqua per l’agricoltura probabilmente verrà aumentata.

Adattamento : R.P.
Fonte: SBF Taccuino / Ehud Zion Waldoks, The Jerusalem Post ( 20 ottobre 2009 )

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Foto di attualità #7

attualita-antico-acquedotto-gerusalemme
Foto da: www.antiquities.org.il

Scoperto recentemente a Gerusalemme un antico acquedotto che portava l’acqua alla Cisterna del Sultano, a sud della Porta di Giaffa. L’acquedotto garantiva l’approvvigionamento di acqua potabile a pellegrini e abitanti e venne utilizzato anche a scopi di purificazione. È stato portato alla luce durante scavi archeologici preventivi condotti nel quartiere Michkenot Shaananim, prima della costruzione del nuovo museo Montefiore. (Fonte: Israele.net)

Vedi anche:
L’acquedotto che convogliava l’acqua alla piscina del Sultano – SBF Taccuino

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