In Israele i primi studi su tessuti antichi sono stati condotti negli anni ’50 da Grace Crowfoot e più tardi da sua figlia Elizabeth Crowfoot, che ha analizzato i tessuti provenienti dalla Grotta 1 di Qumran e da Murabba’at.
Crowfoot ha catalogato 77 tessuti rinvenuti nella Grotta 1. Circa 130 frammenti trovati nelle Grotte 8Q, 11Q, nella Grotta di Natale, e altri di provenienza incerta sono stati pubblicati da M. Bélis nel 2003.
Prima di essere puliti i tessuti sono stati esaminati. Elizabeth Crowfoot ha posto in risalto la relazione tra questo materiale e i manoscritti.
Solo nell’agosto del 2003 questi tessuti, insieme a circa duecento altri pezzi provenienti da altre grotte, sono stati puliti da Raya Vinitski della Israel Antiquities Authority e restaurati presso le Israel National Collections.
Dei 228 pezzi di tessuto del periodo romano 176 sono di lino, 52 di lana e 5 di peli di capra. Altri 53 pezzi risalgono al periodo calcolitico ed alcuni a quello medievale. E’ probabile che pochi altri siano d’epoca moderna.
Tra i tessuti del Calcolitico vanno segnalate delle strette fasce adoperate, secondo un’ipotesi attendibile, per legare o per fasciature.
I coloranti adoperati per i tessuti ritrovati a Qumran erano : per il blu indaco l’Indigofera tinctoria di origine asiatica o l’Isatis tinctoria, guado di provenienza locale ; per il rosso robbia la Rubia tinctorum. La robbia mescolata con l’indigo dava un color porpora che imitava il porpora regale di Tiro.
I resti di tuniche e mantelli rinvenuti a Qumran in genere sono di seconda mano.
Durante il periodo romano e bizantino, anche presso gli ebrei, il capo di vestiario più diffuso era la tunica di lana o di lino che indossavano uomini e donne. Dalle spalle scendevano delle fasce di stoffa davanti e alle spalle (in latino clavi, in ebraico imrah).
Al di sopra della tunica si portavano altri tipi di abiti tra cui il mantello, anch’esso indossato da uomini e donne chiamato talit nelle fonti talmudiche, in greco himation, palium in latino ad indicare un particolare tipo di mantello.
Le donne usavano coprirsi i capelli con delle reticelle. Talvolta il loro colore si adattava a quello dei capelli, e si nota come questo tipo di ornamento era prodotto per armonizzarsi con i capelli di chi l’indossava. Alle reticelle trovate a Qumran erano attaccati dei capelli.
I tessuti erano troppo costosi per essere buttati via, per cui, quando un indumento non poteva più essere rattoppato, lo si tagliava in pezzi e si adoperava o per riusarlo in un nuovo capo di vestiario o come toppa.
I tipi di tessuti ritrovati a Qumran comprendono anche gli involucri contenenti i famosi rotoli, coperchi di giare, e bende.
Gli involucri dei rotoli sono di lino e portano decorazioni a fasce blu e strisce che formano rettangoli il cui disegno rappresenta la pianta di edificio religioso. Questa pianta corrisponde a quella del tempio descritta nel Rotolo del Tempio.
Il numero dei tessuti in lino provenienti da Qumran è in contrasto con gli altri siti. Sono circa 2000 i pezzi di tessuto del periodo romano esaminati e di essi il 35% è di lino. Altri materiali usati sono lana, peli di capra e di cammello.
Secondo J. Magness (2002:193-204) ed altri gli Esseni indossavano esclusivamente tessuti di lino non colorati che consideravano puri. Ciò è indice dell’atteggiamento anti-ellenistico dei membri della setta.
Siccome l’ampiezza del mantello segnalava il rango sociale di chi l’indossava, l’adozione degli Essenii di abiti interamente bianchi si interpreta come un rifiuto della società contemporanea.
Fonte: SBF Taccuino / Israel Antiquities Authority
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