Russia: usciti da grotta membri setta, due donne morte

MOSCA – Si chiude con un bilancio di due donne morte l’avventura di una setta che si era chiusa in una grotta della regione di Pensa (Russia centrale), convinta che la fine del mondo sarebbe arrivata a fine maggio. I sanitari hanno chiesto di entrare per portare via i due cadaveri – una anziana era morta di cancro, l’altra probabilmente per consunzione – e hanno poi chiesto agli altri di seguirli fuori.

Nessuno ha opposto resistenza, secondo quanto ha riferito la polizia all’agenzia Itar-Tass. Il grosso del gruppo, inizialmente 35 persone fra cui quattro bambini, era già uscito all’inizio della primavera in seguito a un crollo dovuto alle inondazioni del disgelo. In tutto 24 persone, fra cui i bambini. Il leader del gruppo, Piotr Kusnetzov, era uscito con loro, e si trova in ospedale a causa di misteriose ferite alla testa. Secondo gli inquirenti, avrebbe tentato di suicidarsi battendosi la testa con un pezzo di legno perché la fine del mondo non era arrivata.
SDA-ATS

Fonte: SwissInfo

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Russia, fanatici «autoreclusi» in una grotta Il capo costretto a uscire: morte due donne

Trentasei seguaci di una setta vivono in cunicoli sotterranei da novembre Ancora 11 persone si trovano nei tunnel

DA MOSCA
La vicenda dei fanatici che in novembre si erano rinchiusi in una caverna sotterranea presso Penza, nella Russia centrale, aspettando la fine del mondo, da loro prevista per maggio, è stata probabilmente più drammatica di quanto non apparisse già fin dall’inizio. Uno dei leader della setta, Vitalij Nedogon, costretto a uscire dalla caverna dal disgelo che l’aveva inondata d’acqua, ha detto che durante la volontaria prigionia «sono morte due donne e sono state sepolte sul posto. Una – ha aggiunto – è morta di cancro, l’altra invece digiunava a oltranza. È una cittadina della Bielorussia ».
Il portavoce dell’amministrazione provinciale di Penza, Anton Sharonov, ha detto che per verificare le affermazioni di Nedogon occorrerà prima evacuare i «reclusi» ancora rimasti nella caverna.
Intanto le autorità sanitarie, dopo aver visitato Nedogon, hanno espresso dubbi sulla sua salute mentale. Il leader originario della setta, Pjotr Kuznetsov, era stato riconosciuto schi­zofrenico e ricoverato in ospedale psichiatrico, ma poi dimesso. Nei giorni scorsi ha tentato il suicidio. Trentacinque membri della setta, che si definisce “Gerusalemme celeste”, si erano rinchiusi nella grotta in novembre, portando con loro anche quattro bambini di età fra un anno e mezzo e 15 anni. La caverna ha retto fino a che la temperatura esterna è rimasta «siberiana», ma con l’inizio del disgelo si è allagata. I 25 reclusi sono stati costretti ad uscire, ma 11 sono ancora «sepolti vivi». I fanatici sostenevano di avere con sé dell’esplosivo e minacciavano di farsi saltare in aria se si fosse cercato di liberarli con la forza.
( G. Ben.).

Fonte: Avvenire – giovedì 10 aprile 2008

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Russia, gruppo di fanatici si sotterra «per aspettare la fine del mondo»

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Russia, gruppo di fanatici si sotterra «per aspettare la fine del mondo»

MOSCA. In una delle regioni più povere e arretrate della Russia, la regione di Penza, diverse centinaia di chilometri a sud-est della capitale, sta consumandosi un dramma della miseria e della superstizione che scuote tutta la Russia. Nel villaggio di Nikolskoje 29 persone, aderenti ad una setta che si definisce «Vera chiesa ortodossa», guidata da un certo Pjotr Kuznetsov, hanno costruito in una zona desolata un bunker sotterraneo e vi si sono asserragliati sostenendo di aspettare la fine del mondo da loro prevista per il maggio del 2008. I fanatici minacciano di darsi fuoco se si cercherà di stanarli. Il fatto più grave è che nel bunker si trovano almeno quattro bambini di cui il più piccolo ha poco più di un anno. Il bunker, nei cui locali, pare, vi è una temperatura di soli 12 gradi, è collegato all’esterno solo da alcuni sfiatatoi. Il luogo è presidiato dalla polizia, che però non sa quali iniziative prendere: c’è anche chi ha proposto di introdurre attraverso gli sfiatatoi un gas sonnifero in modo da poter poi entrare e salvare i reclusi senza che oppongano resistenza. Ieri, il locale procuratore Alevtina Volchkova ha ordinato l’arresto di Kuznetsov, che si fa chiamare «padre Pjotr» e non si è rinchiuso nel bunker, disponendo su di lui una perizia psichiatrica. L’accusa è di «attentato alla personalità e ai diritti dei cittadini»: se fosse riconosciuto sano di mente potrebbe essere condannato fino a tre anni di carcere.
Kuznetsov non ha nulla a che fare con la Chiesa ortodossa, non è sacerdote, nonostante ami abbigliarsi in abiti para-ecclesisatici.

Giovanni Bensi

Fonte: Avvenire.it – domenica 18 novembre 2007

Nella foto: Pjotr Kuznetsov

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Scoperto il tunnel in cui si nascondevano gli ebrei per sfuggire alle truppe romane

di DANIELA CIPOLLONI

ROMA – Al tempo dell’assedio di Gerusalemme, saccheggiata e poi distrutta dalle truppe romane al comando del futuro imperatore Tito Flavio Vespasiano, gli giudei cercarono disperatamente rifugio nelle fogne della città. Dopo quasi duemila anni di storia, uno di questi tunnel sotterranei è riemerso dalle macerie sotto cui si è sgretolato il Secondo Tempio, all’epilogo della guerra tra romani ed ebrei. Fu questo bunker, che correva da nord a sud sotto le mura della Città di David (antico nucleo della capitale israeliana), a offrire un nascondiglio agli abitanti, mentre la città era messa a ferro e fuoco.

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