di DANIELA CIPOLLONI
ROMA – Al tempo dell’assedio di Gerusalemme, saccheggiata e poi distrutta dalle truppe romane al comando del futuro imperatore Tito Flavio Vespasiano, gli giudei cercarono disperatamente rifugio nelle fogne della città. Dopo quasi duemila anni di storia, uno di questi tunnel sotterranei è riemerso dalle macerie sotto cui si è sgretolato il Secondo Tempio, all’epilogo della guerra tra romani ed ebrei. Fu questo bunker, che correva da nord a sud sotto le mura della Città di David (antico nucleo della capitale israeliana), a offrire un nascondiglio agli abitanti, mentre la città era messa a ferro e fuoco.
Tutto corrisponde a quello che finora si sapeva solo attraverso le testimonianze letterarie, per esempio dagli scritti dell’antico storico ebreo Giuseppe Flavio che narrò quelle vicende.
L’eccezionale ritrovamento del tunnel è avvenuto quasi per caso durante gli scavi archeologici condotti dalla Israel Antiquities Authority, in collaborazione con l’Università di Haifa e Shukron. La galleria – hanno riferito i ricercatori nel corso del Festival della Scienza della British Association in corso a York, in Gran Bretagna – si è conservata praticamente intatta. Al suo interno sono stati persino rinvenuti cocci di porcellana e terracotta e alcune monete risalenti al periodo precedente alla distruzione del Secondo Tempio, nel 70 d.C. Di quella devastazione, oggi resta solamente il Muro del Pianto, nella parte occidentale, divenuto luogo di preghiera e di pellegrinaggio per i credenti ebrei.
I ricercatori stavano cercando le rovine della strada maestra della parte alta di Gerusalemme, sul monte Sinai. Negli ultimi due millenni infatti la valle è stata coperta da grossi strati di detriti, per questo intendevano portare alla luce i reperti. Ma a sorpresa, durante gli scavi, gli archeologi si sono ritrovati sotto gli occhi la bocca di accesso a un tunnel. Si sono introdotti all’interno e con meraviglia hanno scoperto quello che è stato probabilmente il rifugio segreto di molti ebrei.
Come risulta dalle testimonianze storiche, in quel periodo molte persone hanno vissuto per diversi giorni, forse settimane o mesi nei canali idrici.
Tutto là sotto è come allora: le pareti del canale sotterraneo sono fatte di pietra e il suo ingresso è ancora coperto da massicce lastre – una sorta di moderno tombino, che costituivano la pavimentazione delle strade. Il tunnel potrebbe aver offerto ad alcuni ebrei una via di fuga dall’assalto delle truppe romane. «In alcuni punti la galleria raggiunge altezze di circa tre metri e una larghezza di uno, quindi doveva essere facile camminare o correre», racconta Eli Shukron della Antiquities Authoriy.
Per il momento gli archeologi sono riusciti a percorrere sotto terra circa 100 metri, quasi in corrispondenza del muro del pianto, ma è probabile che il tunnel arrivi fino al fiume Kidron, che sfocia nel Mar Morto. Per questo, secondo gli archeologici, questo canale della rete fognaria potrebbe aver offerto una via di fuga agli ebrei perseguitati, e forse riuscirono davvero a mettersi in salvo.
Fonte: Il Messaggero – Mercoledì 12 Settembre 2007, pag. 27
Foto tratta da: Israel Antiquities Authority