ADI: l’ambiguità nel parlare della Nuova Gerusalemme [Audio]

Rodolfo Arata, pastore di una Chiesa ADI di Palermo, durante il Culto del 20 Giugno 2010 ha predicato un sermone dal titolo ‘La città più bella’, e dopo avere letto tutta la descrizione della Nuova Gerusalemme ha affermato quanto segue:

‘… ho letto questo capitolo, anzi è più di un capitolo perchè siamo passati anche al capitolo 22, dove c’è questa descrizione meravigliosa, e noi fratelli e sorelle, siamo liberi di accogliere questa descrizione e di accettarla nel suo senso più letterale – quindi, oro, perle, materiali preziosi – o di vedere in essa comunque dei simboli, perchè le prime pagine, le ultime pagine della Bibbia, sono appunto pagine anche ricche di simboli, ma comunque quale che sia il senso che vogliamo dare a queste parole, sono parole che toccano il nostro cuore, e alimentano la nostra gloriosa speranza nella vita eterna. Gloria al nome santo del Signore!’

Ascoltatelo qua:

Ecco dunque quale è il linguaggio adottato da certi pastori ADI quando devono parlare della città celeste, che si chiama Nuova Gerusalemme: un linguaggio che lascia agli uditori libertà di scelta, nel senso che lascia liberi i credenti di accettare la Nuova Gerusalemme come una città celeste reale, fatta con tutti quei materiali preziosi descritti da Giovanni e contenente esattamente e realmente tutto quello che afferma Giovanni; o di rifiutare il senso letterale, e quindi di interpretare la città come un simbolo o parte dei suoi componenti come simbolici.
Perchè questo? Perchè devono essere accontentati sia coloro che accettano la Nuova Gerusalemme in senso letterale che quelli che vedono in essa un simbolo. Se infatti in questo caso Rodolfo Arata avesse detto che la descrizione della Nuova Gerusalemme non può essere accettata in senso simbolico, si sarebbe messo implicitamente contro tutti quei pastori ADI che rifiutano di accettare la Nuova Gerusalemme come una vera e propria città. E quindi ha deciso di fare contenti ambedue gli schieramenti, ma in questa maniera ha sbagliato nel parlare, perchè nel dire che si è liberi di accettare o meno il senso letterale della descrizione della Nuova Gerusalemme, ha dato il permesso a tanti di rigettare il senso letterale, e quindi di accettare un errore, in quanto la Nuova Gerusalemme è una vera città, essa è quella città che Abramo aspettava, “che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio” (Ebrei 11:10).

Peraltro, Rodolfo Arata ritiene che nella descrizione della Nuova Gerusalemme ci siano dei simbolismi, infatti in un suo studio sull’Apocalisse afferma: ‘In questo ambiente nuovo ci sarà la “nuova Gerusalemme” (21:2), che è presentata sia come la dimora dei santi, sia come la personificazione della Chiesa glorificata. Per questo motivo si incontra spesso il numero “dodici”, simbolo della totalità del popolo di Dio, o alcuni suoi multipli (il lato della città è lungo dodicimila stadi = 2.220 Km.; il muro è alto centoquarantaquattro cubiti = circa 70 m.). La descrizione della “santa città” presenta sicuramente elementi simbolici, ma colpiscono la grandiosità e la ricchezza delle sue caratteristiche. E’ una città piena di splendore (21:11), con i fondamenti, le porte, la piazza costituiti da materiali pregiati. Si parla di pietre preziose, di perle, di oro, ma visto che si tratta di un nuovo mondo, non sappiamo se la materia di questa nuova creazione sarà identica a quella attuale’ (tratto da: http://www.adipa-noce.it/approfondimenti-biblici/35-studi-biblici/75-lapocalisse.html). E quindi lui stesso è nell’errore.

Fratelli nel Signore state attenti a questo parlare ambiguo, dove si dice e non si dice, dove la chiarezza latita, perchè tollera l’errore e gli permette di generare altri errori.

La grazia del Signore sia con voi

Giacinto Butindaro

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‘Uno, due, tre’, ovvero come fare a ricevere l’interpretazione delle lingue (secondo Lirio Porrello)

Lirio Porrello, pastore della Chiesa ‘Parola della grazia’ di Palermo nel corso di una sua predicazione che verteva sul dono di interpretazione delle lingue, ad un certo punto ha detto: ‘Ora, questa mattina, noi praticheremo quello che è scritto qui, e vi insegno come fare. Allora ‘chi parla in altre lingue, preghi di potere interpretare’. Lo vogliamo praticare? Ma cosa dobbiamo fare? Parliamo tre quarti d’ora in lingue, e aspettiamo l’interpretazione? Assolutamente no. Dobbiamo fare delle brevi frasi, e ci fermiamo, aspettando l’interpretazione. E lo faremo due, tre, quattro volte, come lo Spirito Santo ci guida. Così alza le tue mani, e in questo momento ci vogliamo rivolgere al Signore, vogliamo pregare, e come ci ha insegnato la Scrittura, lo facciamo. ‘Signore, noi ti chiediamo che tu ci fai interpretare le preghiere, i canti, i ringraziamenti, tutto ciò che noi diciamo nello Spirito, parlando in altre lingue, noi ti chiediamo che nella tua grazia tu ci concedi di poter intendere e interpretare quello che noi diciamo. Ora faremo così, lo pratichiamo. Voi parlate in lingue lo stesso tempo che parlo io, dopodiché ci fermiamo tutti quanti insieme e aspettiamo che arriva l’interpretazione.

Uno, due, tre. (Parole incomprensibili). Fermi, disponiti a ricevere. Io vi posso dire quello che Dio ha detto attraverso le mie lingue. Tu devi capire quello che Dio ha detto attraverso le tue lingue. Dio ha detto: ‘Io prendo diletto nei miei figli che prendono sul serio la mia parola, e la vogliono mettere in pratica, perché questa è la via della benedizione’. Quanti avete ricevuto qualcosa? Alzate la mano. Alleluia. Incoraggiamo tutti gli altri.

Ora lo facciamo di nuovo. Faremo due, tre tentativi e questo vi servirà per farlo nella vostra vita devozionale privata. Facciamolo di nuovo di pregare in altre lingue alcuni secondi ancora. (Parole incomprensibili) Signore, dacci l’interpretazione. …. Io vi dico quello che io ho ricevuto per me, ma voi dovete ricevere quello che avete ricevuto per voi. Il Signore ha detto: ‘Io voglio che cercate la mia faccia, molti mi cercano solo quando hanno bisogno ma io voglio che cercate la mia faccia, perché nel rapporto personale con me io vi posso parlare’.

Ora, facciamo un altro tentativo. Parliamo in altre lingue, un’altra breve frase, e poi chiediamo l’interpretazione. (Parole incomprensibili) ‘Io vi ho dato i doni per potervi edificare, esortare, consolare, perché io sono un Padre e voglio esercitare questo nei vostri confronti. Se voi mi date possibilità io lo faccio’.

Guarda il video sotto (o ascolta la sua predicazione qua)

Confutazione

Quello che fa e insegna Lirio Porrello è antiscritturale per le seguenti ragioni:

1 – Lo Spirito Santo non è ai nostri ordini, per cui un pastore non può dire ad un dato momento ai credenti: ‘Ora parlate in altre lingue’, quasi che egli possa dire allo Spirito Santo quando EGLI deve cominciare a far parlare in lingue. Come un pastore non può neppure dire a chi sta parlando in lingue di smettere di farlo dopo dieci, venti o trenta secondi, perché è come dire allo Spirito Santo di far smettere di far parlare in lingue. In questa maniera si contrista e contrasta lo Spirito Santo.

2 – Non si possono esortare tutti i santi a parlare in lingue contemporaneamente, in quanto Paolo afferma: “Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l’un dopo l’altro” (1 Corinzi 14:27). Dunque, al massimo devono essere in tre a parlare in lingue, e uno dopo l’altro, non contemporaneamente. E dopo che essi hanno parlato in lingue, uno deve interpretare, secondo che è scritto: “E uno interpreti” (1 Corinzi 14:27), cioè chi ha il dono dell’interpretazione delle lingue o uno di quelli che ha questo dono. E se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio (1 Corinzi 14:28). Dunque, nel modo di fare di Porrello c’è una evidente violazione dei comandamenti che il Signore ha dato tramite l’apostolo Paolo.

3 – Quando Paolo dice: “Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare” (1 Corinzi 14:28), è evidente che non sta assolutamente incoraggiando tutti i credenti a mettersi a parlare in lingue in assemblea e poi pregare per ricevere l’interpretazione in seduta stante. Egli sta incoraggiando chi parla in lingue a ricercare nella sua vita il dono dell’interpretazione delle lingue, affinché sia in grado di interpretare sia il suo parlare in lingue che quello degli altri. Poichè, appunto perché riceverà il dono dell’interpretazione delle lingue, sarà in grado di interpretare anche le lingue degli altri, e non solo le sue. Non si possono dunque tenere delle lezioni, come fa Porrello, su come fare a ricevere le interpretazioni. Tali pratiche sono estranee alla Scrittura.

4– E’ contraddittorio, come dice Porrello, chiedere a Dio di darci l’interpretazione delle preghiere, dei ringraziamenti e dei canti innalzati a Dio per lo Spirito, e poi dopo avere parlato in altra lingua, l’interpretazione consiste in una profezia, cioè in un parlare rivolto agli uomini, ovvero in un messaggio che Dio dona alla Chiesa. E questo perché chi parla in altra lingua parla SEMPRE a Dio, anche quando la chiesa è radunata, secondo che è scritto: “Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in ispirito proferisce misteri” (1 Corinzi 14:2). E quindi anche l’interpretazione consiste sempre in un parlare rivolto a Dio.

Fratelli nel Signore, badate a voi stessi, e rigettate questo modo di fare di Porrello, perché non fa altro che portare ulteriore confusione e illusione nella Chiesa. Le sue tecniche in questo campo sono tecniche di suggestione, che sono dannose e pericolose.

Giacinto Butindaro

[vimeo http://vimeo.com/12869735]

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Lirio Porrello, pastore della Chiesa ‘La Parola della Grazia’ di Palermo, ha affermato che il Vangelo incoraggia il coinvolgimento nella politica (ascoltatelo con le vostre orecchie in questo video).

http://vimeo.com/12846398

Sì, ma quale Vangelo incoraggia una simile cosa? Quello della prosperità, e non certo quello di Cristo, perché Cristo disse: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perch’io non fossi dato in man de’ Giudei; ma ora il mio regno non è di qui” (Giovanni 18:36), e difatti un giorno, Gesù, “sapendo che stavan per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo” (Giovanni 6:15). E inoltre l’apostolo Paolo, che imitava Cristo, ha detto: “Uno che va alla guerra non s’impaccia delle faccende della vita; e ciò, affin di piacere a colui che l’ha arruolato” (2 Timoteo 2:4).

Fratelli, state dunque attenti e non vi lasciate sedurre dai suoi vani ragionamenti.

Leggete la mia confutazione della teologia del dominio, per capire bene cosa insegna Porrello

Giacinto Butindaro

 

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L’ennesima buffonata perpetrata in mezzo al popolo di Dio da persone che non conoscono né le Scritture e neppure la potenza di Dio, perché se le conoscessero non si darebbero a fare queste cose sconvenienti.

A tutti coloro che ricorrono a questi mezzi dico: ‘Smettete di conformarvi al presente secolo malvagio, e siate invece trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente. Affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio in Cristo Gesù.

Giacinto Butindaro