Massad è il pastore dell’unica chiesa evangelica della striscia di Gaza
ROMA, 28 febbraio 2008 – Hanna Massad è il pastore dell’unica chiesa battista, che è anche l’unica chiesa evangelica di tutta la striscia di Gaza. Arriva stanchissimo per partecipare il 16 febbraio all’incontro fra la delegazione della Federazione Battista Europea e i pastori del Consiglio delle chiese evangeliche di Terra Santa (della West Bank, Gaza e Gerusalemme Est). E’ reduce da un estenuante viaggio dagli Stati Uniti dove è stato invitato a partecipare alla Convention di Atlanta, il “New Baptist Covenant” di qualche settimana fa. Come si sa i palestinesi (ad eccezione degli arabi israeliani) non possono passare dall’aeroporto di Tel Aviv, ma per andare nei territori devono passare per la Giordania e una volta varcata la frontiera sottoporsi a lunghe estenuanti ispezioni ai posti di blocco disseminati dappertutto nei territori. Faccio qualche domanda al pastore Massad sulla sua chiesa e sulla situazione che sta vivendo oggi a 4 mesi dall’omicidio di Rami Ayyad avvenuto nell’ottobre scorso per mano di un gruppo di estremisti islamici che ancora non sono stati assicurati alla giustizia. Il pastore Massad appare persona mite, il tono della sua voce è stanco e dolente.
Quando è stata fondata la chiesa battista a Gaza?
L’ha fondata nel 1954 un missionario della Southern Baptist Convention. Io sono pastore di quella chiesa dal 1987 con un’interruzione dovuta ai miei studi negli Stati Uniti dove ho preso laurea e dottorato. Ho il passaporto americano, volendo potevo rimanere lì, ma ho deciso di tornare. La chiesa nel 1999, quando sono tornato, aveva una quindicina di membri, ma da allora è cresciuta fino a un centinaio di membri.
Qual è attualmente la situazione della comunità?
Per molti anni ci siamo dovuti abituare a vivere fra due fuochi. Da una parte l’esercito israeliano, dall’altro gli estremisti musulmani. Gli ultimi 5-6 anni sono stati i più duri. Per noi la situazione è molto difficile perché come evangelici siamo spesso messi in relazione con l’occidente e veniamo accusati di tutto quello che succede. Mia moglie Suhad è giordana ed è la direttrice della Società Biblica a Gaza. La sede della Società biblica è stata bombardata due volte, prima nel febbraio del 2006, poi nell’aprile 2007, fino a che il 6 ottobre scorso hanno rapito e tenuto in ostaggio per 10 ore Rami Ayyad che lavorava in libreria, prima di ucciderlo con due proiettili alla nuca. Rami ha lasciato la giovane moglie incinta con due figli di 1 e 3 anni che il 4 febbraio scorso ha partorito una bambina. L’ha chiamata Smah che significa cielo.
Lei è stato invitato recentemente personalmente da Jimmy Carter e ha parlato alla Convention Battista ad Atlanta, che messaggio ha portato?
La realtà è che ci sentiamo isolati e attaccati non solo da israeliani e musulmani ma lasciati soli anche dagli altri cristiani di Gaza. Quando siamo stati colpiti così duramente con la morte di Rami Ayyad non abbiamo avuto dalle altre chiese cristiane di Gaza alcuna solidarietà, anzi siamo stati accusati di non essere stati cauti. Ci confondono con gli evangelici zionisti che sono presenti in Israele e hanno grande risalto attraverso i telepredicatori americani che diffondono una ideologia di appoggio incondizionato alla politica di Israele nei Territori che noi non condividiamo affatto. Qualche nostro pastore nei territori occupati è stato perfino attaccato con violenza da cristiani ortodossi. Per noi è molto importante uscire da questo isolamento, avere l’appoggio dei cristiani internazionali. Questo è stato il mio appello.
E ora che conta di fare?
Per ora rimango qui a Betlehem per un po’. Ci sono con me anche altre 7-8 famiglie di leaders della chiesa e lavoratori nella Società Biblica che sono dovute fuggire da Gaza. Non so quando riusciremo a tornare. Aspettiamo che la situazione migliori. In chiesa continuano a riunirsi la domenica ma sono rimasti in pochi. Hanno paura. La libreria è chiusa. E qualche giorno fa’ hanno bombardato al sede dell’Ymca che certo non può essere accusata di proselitismo. Il fatto è che ormai basta avere “cristiano” nel nome per essere considerato nemico.
Fonte: Ucebi
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