Le toccanti parole di Rami e il suo desiderio ardente di servire il Signore in una maniera gloriosa, hanno reso quella testimonianza drammaticamente attuale.
Nel 2005 le Edizioni GBU hanno pubblicato un libro sulla condizione quasi inverosimile degli evangelici palestinesi; nel libro si parlava anche delle speranze che il vangelo sapeva far nascere nella comunione tra credenti palestinesi e israeliani.
L’esercito della luce questo era il titolo del libro di Fratello Andrea e di Al Janssen (responsabili di Porte Aperte) disegnava uno spaccato inquietante di sofferenza mista a speranza e in quello spaccato scorrevano i nomi, le vicende e le testimonianze dei credenti che vivono in luoghi come Gaza, Jenin, ecc…
La notizia del rapimento e della tragica uccisione di Rami Kadher Ayyad, il giovane responsabile della Libreria Evangelica di Gaza, ha reso quelle testimonianze drammaticamente attuali.
“Nell’estate del 2001 assistetti ad una conferenza detta Summerland “solo perché ero annoiato” –parla Rami, n.d.r.- . Era sponsorizzata dalla chiesa battista di Gaza. “Ci andai ogni giorno. Il terzo giorno il Signore mi parlò per mezzo dello Spirito Santo. Fu là che accettai pienamente il sacrificio del Signore Gesù e la mia vita cambiò”.
“Ti prego raccontaci come è cambiata la tua vita”, lo incitò Al. “Anche se avevo accettato il Signore, c’era sempre una parte oscura nel mio cuore, nella quale c’erano gli ebrei. Ci furono combattimenti interiori. Iniziai a studiare la Parola di Dio, ad andare in chiesa. Lentamente la mia vita cambiò. Lessi poi nella Bibbia: “Amate i vostri nemici. Pregate per loro e benedite chi vi perseguita”; mi arrabbiai e chiusi il libro, era troppo difficile”.
In quel periodo incontrò Abu Yahya, il direttore della Libreria del Maestro, che collaborava fianco a fianco con il pastore Hanna e che era membro della chiesa battista di Gaza. “E’ lui che mi ha aiutato a crescere nella relazione con il Signore. Mi ha insegnato come amare la gente. Mi disse “Devi pregare”. Pregai molte lunghe notti di essere in grado di accettare gli ebrei. Un giorno, meno di un anno fa, volli visitare mia sorella a Gerusalemme. Dovevo ottenere il permesso dal governo israeliano. Andai. Ero molto agitato, ma pregai. Vidi poi i soldati con le loro potenti armi. Quando vidi il volto del primo soldato: ecco, ci fu la luce. Sapevo che lo amavo. Mi perquisì bruscamente, ma ero felice.
Avevo pace nel cuore. Volevo dire loro che li volevo baciare, tutti quanti.” Al sorrise: “nello stile arabo, sulla guancia!” disse. Rami sorrise e annuì. Era la potenza dell’evangelo. Quella era la speranza per il Medio Oriente. Il cuore di un uomo pieno d’odio era stato sostituito da un cuore ripieno dell’amore di Dio. “Che cosa farai ora? Il Signore ti ha mostrato che cosa devi fare nella vita?” “Voglio essere un uomo di Dio. Sto bussando a diverse porte. Forse un pastore; no, un ministro, non un pastore. Voglio essere un grande cristiano. Il Signore vuole modellarmi così che io possa predicare la Parola di Dio a tutto il mondo, ai musulmani, agli ebrei, ai cristiani.”
“La tua testimonianza è il quadro di quella che io credo sia l’unica soluzione in questa zona”, dissi a Rami. “E’ un quadro di quello che Dio può fare, ma ogni individuo deve permettere a Dio di operare”
(pp. 295-296).
Ci stringiamo in preghiera al dolore della famiglia Ayyad, in particolare della moglie Rana in attesa del terzo figlio. Ci stringiamo alla comunità evangelica di Gaza, così drammaticamente privata di uno dei suoi figli più coraggiosi.
Per i gruppi Biblici Universitari – Davide Maglie – Roma
Apocalisse 14:12-13
Qui è la costanza dei santi che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù. E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: beati i morti che da ora innanzi muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi si riposano dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono».
Fonte: TorreAngela-News