La FCP non vuole proprio saperne di troncare i rapporti con coloro che appoggiano l’omosessualità

La Federazione delle Chiese Pentecostali non vuole proprio saperne di troncare i rapporti con coloro che appoggiano l’omosessualità

via Chi ha orecchi da udire oda by butindaro on 10/9/10

Fratelli nel Signore, ecco cosa si legge in questo comunicato stampa della NEV:

Roma (NEV), 6 ottobre 2010 – “Vogliamo testimoniare che un’altra Castel Volturno è possibile e che questa città può fare parlare di sé anche per quello che di positivo sa esprimere”. E’ stato questo il tema conduttore dell’incontro intitolato “Dio di questa città” svoltosi nella cittadina domiziana il 2 ottobre, promosso dalla Federazione delle chiese pentecostali (FCP) e dall’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) in collaborazione con Essere chiesa insieme (ECI), un programma della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI).

Al mattino, oltre 150 persone hanno partecipato a una tavola rotonda dedicata al tema dell’integrazione svoltasi nella chiesa pentecostale italiana del villaggio Coppola. Dopo i saluti e gli interventi introduttivi del pastore Remo Cristallo, presidente della FCP, e del pastore Massimo Aprile dell’UCEBI, sono intervenuti alcuni pastori delle numerose chiese evangeliche africane presenti in città. Tra i relatori, Antonio Casale, direttore del Centro Fernandes (Caritas) e Paolo Naso, politologo e coordinatore di ECI. “La presenza di numerose comunità evangeliche in un territorio deprivato e condizionato dai poteri criminali – ha affermato quest’ultimo – costituisce una preziosa risorsa spirituale e civile che dovrebbe essere riconosciuta e valorizzata. Le istituzioni facciano quindi la loro parte, ma anche le chiese evangeliche della regione riconoscano l’importanza di un rapporto con questa realtà che apre notevoli spazi di testimonianza e di servizio. Vi sono diversi modi di ‘essere chiesa insieme’ e a Castel Volturno diverse realtà evangeliche possono dar vita a una rete di sostegno per l’integrazione e l’inclusione sociale”.

Nel pomeriggio italiani ed africani si sono ritrovati nella chiesa africana Living Hope, una delle tante che sorgono sulla Domiziana, dove è stato celebrato un culto multiculturale nel quale hanno predicato i pastori Lello Caruso, Antony Mensah Barden e Anna Maffei, presidente dell’UCEBI: “Noi tutti come discepoli di Cristo abbiamo lo Spirito, da Pentecoste in poi – ha affermato nel suo appassionato sermone interrotto dagli amen e dagli applausi dei presenti -. Anche a Castel Volturno noi tutti possiamo ricevere con orecchie bene aperte una parola da parte di Dio che dà la vita. Noi possiamo annunciare al mondo con la forza dello Spirito che noi crediamo in un Dio grande e che questo Dio, non altri dei, è Dio di questa città”.

“Una giornata molto positiva – commenta il pastore Michele Passaretti che per conto della FCP ha curato l’organizzazione dell’evento – e speriamo possa costituire il primo passo di un cammino di fraternità e collaborazione tra le chiese evangeliche di quest’area. Quelle di Castel Volturno non sono le chiese della camorra, come un cattivo giornalismo scandalistico e pregiudiziale ha affermato, ma luoghi in cui si prega e si costruiscono relazioni di fraternità nel nome di Gesù. Questo abbiamo voluto dire e questo continueremo ad affermare in futuro”.

Come potete vedere, in questo incontro ecumenico troviamo Remo Cristallo e Michele Passaretti, che sono due esponenti di spicco della Federazione delle Chiese Pentecostali; il primo infatti ne è il Presidente, mentre il secondo è Coordinatore della Commissione per il dialogo con le Chiese Valdesi Metodiste.

Che ha detto Passaretti? Che è stata una giornata molto positiva! Io invece ritengo che per il Movimento Pentecostale sia stata una giornata negativa, molto negativa, in quanto l’UCEBI è a favore dell’omosessualità come lo è la Chiesa Valdese, e difatti nel 2008 la signora Anna Maffei ha scritto la seguente lettera alla Refo (Rete evangelica Fede e omosessualità).

Cari fratelli e care sorelle della Refo (Rete evangelica Fede e omosessualità) e cari amici che vi riunirete per il 4 aprile a Firenze e in altri luoghi di culto per pregare insieme per le vittime della violenza contro gli/le omosessuali, vorrei trasmettervi il saluto dell’Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.

Come voi sapete il 4 aprile molte nostre chiese sono impegnate nel ricordo del tragico assassinio del pastore battista e leader del movimento per i diritti dei neri d’America, ucciso 40 anni fa a Memphis da mano bianca, come ultimo atto di una violenza razzista e criminale che a più riprese aveva coinvolto King e il movimento che lui rappresentava.

Per noi segnare il quarantennale della scomparsa di King con manifestazioni pubbliche non è soltanto occasione per ricordare un difensore della libertà e della uguaglianza dei diritti delle persone bianche e nere, ma è soprattutto impegno rinnovato per rilanciare i temi della nonviolenza, della diversità riconciliata, dei diritti delle minoranze, della lotta per la giustizia e per la pace.

So che a Roma la veglia contro la violenza omofobica avrà luogo nei giorni successivi al 4 aprile proprio per non far coincidere le due manifestazioni e vi ringrazio per questa sensibilità. Pur non potendo personalmente partecipare ad alcuna delle veglie ecumeniche che si terranno in quei giorni presso molte chiese e luoghi di ritrovo, perché impegnata altrove, vorrei comunque dirvi che l’Unione battista condivide in pieno lo spirito che anima la vostra preghiera comune, così come tutte le manifestazioni contro l’intolleranza di qualsivoglia matrice.

Siamo molto turbati e indignati quando ancora oggi sentiamo che violenze anche fisiche sono tuttora molto diffuse e interessano varie parti del mondo, tanto da giungere, in alcuni paesi, fino alla pena capitale, cioè alla soppressione della vita da parte di uno Stato sovrano per il solo fatto che delle persone siano omosessuali.

Questo è inaccettabile davanti alla comunità internazionale, è crimine intollerabile contro l’umanità e contro Dio. Siamo spiritualmente accanto alle vittime di tali aberranti comportamenti e ci impegniamo a fare di tutto perché queste mostruosità cessino una volta per tutte dall’essere perpetrate.

Nel novembre 2007, nel corso della nostra Assemblea congiunta al Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, abbiamo votato a larga maggioranza un atto in cui, fra l’altro, abbiamo confessato “il peccato della discriminazione delle persone omosessuali e della sofferenza imposta loro dalla mancanza di solidarietà”, abbiamo condannato “ogni violenza verbale, fisica, e psicologica, ogni discriminazione nei confronti di persone omosessuali”.

Con questa solenne dichiarazione collettiva abbiamo riconosciuto che noi non siamo nelle nostre chiese del tutto immuni da questo peccato e da questa violenza e abbiamo bisogno anche noi del perdono delle vittime e di Dio per la nostra incapacità di amare e di accoglierci gli uni gli altri come Cristo ci ha accolto.

Tale perdono invochiamo ove tali comportamenti dovessero ancora trovare qualche spazio fra noi.

Preghiamo con voi perché possiamo tutti metterci in ascolto umile gli uni delle storie degli altri e tutti insieme possiamo essere sensibili ai sospiri dello Spirito ed essere plasmati da Esso perché là dove agisce produce il suo frutto di “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5, 22).

Nel cristianesimo l’intolleranza, il pregiudizio e la violenza non hanno nessuna legittimazione morale. Di questo – guardando a Cristo crocifisso e risorto – siamo profondamente convinti.

Che il Signore vi stia vicino dunque. Molti delle nostre chiese si uniranno alla vostra preghiera, se non potranno farlo fisicamente, lo faranno almeno nello spirito.

Con amicizia. Roma, 7 marzo 2008. Anna Maffei, Presidente dell’UCEBI

Da: http://www.gionata.org/in-veglia/2008/noi-battisti-italiani-e-le-veglie-di-preghiera-per-le-vittime-dellomofobia.html

Ora, leggete quello che ha detto Massimo Aprile, che era anche lui presente a Castel Volturno ed ha parlato, durante una conferenza a Napoli promossa dall’Alleanza evangelica italiana, dal titolo: “L’omosessualità interroga la fede evangelica. Quali risposte?”, in merito all’omosessualità: : ‘….. è necessario condannare l’omosessualità legata a qualunque situazione di violenza e/o perversione, per esaminare e concentrare l’interesse su quell’omosessualità che, dichiarandosi pari all’eterosessualità, è vissuta in contesti di affettività, fedeltà e naturalezza. In che modo comprendere “tale diversità”? È in questa prospettiva che Aprile ripercorre i testi biblici nei quali il tema è affrontato (da Genesi 19 a Giudici 19), ma afferma l’impossibilità di utilizzare tali Scritture per rapportarci al problema, in quanto questi brani comprendono contesti di violenza sessuale generalmente intesa. Passando attraverso il Levitico, le norme rituali del contesto specifico sacerdotale, sono categorie considerate oggi improponibili e non illuminano sul tema dell’omosessualità. Così, il Nuovo Testamento vede un completo silenzio da parte di Gesù, e il riferimento dell’apostolo Paolo nell’epistola ai Romani (1:26-27), è semplicemente l’affermazione del segno di condanna dell’idolatria che Dio pone sull’uomo che necessita di salvezza. In questa prospettiva la Scrittura risulta inutile: l’impossibilità di stabilire criterî e d’interagire con la questione e le sue forme socio-culturali, ci pone semplicemente all’ascolto di queste diverse sensibilità’.

Da: http://www.alleanzaevangelica.org/attualita/giuglianoomosessualita.html

Conclusione

La conclusione quindi a cui arriviamo per l’ennesima volta è che alla Federazione delle Chiese Pentecostali non importa proprio niente della dottrina di Dio trasmessaci dagli apostoli, perché mentre questa dottrina afferma che noi figliuoli di Dio dobbiamo ritirarci da coloro che contrastano l’insegnamento che abbiamo ricevuto: “Or io v’esorto, fratelli, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro. Poiché quei tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore de’ semplici” (Romani 16:17-18), loro ci stanno bene assieme e li cercano per collaborare in svariate maniere.

Questo è uno scandalo, che porta discredito alla via della verità. Vi esorto dunque a guardarvi dalla Federazione delle Chiese Pentecostali, e se ne fate parte ad uscirne immediatamente perché sono destinati ad andare di male in peggio, in quanto questa è la fine che fanno tutti quelli che prendono piacere a collaborare con coloro che chiamano il male bene.

Non vi lasciate sedurre dai loro vani ragionamenti, ormai è palese il loro obbiettivo come sono palesi i mezzi che usano per raggiungerlo.

Giacinto Butindaro

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Anna Maffei intervista Hanna Massad

Massad è il pastore dell’unica chiesa evangelica della striscia di Gaza

ROMA, 28 febbraio 2008 – Hanna Massad è il pastore dell’unica chiesa battista, che è anche l’unica chiesa evangelica di tutta la striscia di Gaza. Arriva stanchissimo per partecipare il 16 febbraio all’incontro fra la delegazione della Federazione Battista Europea e i pastori del Consiglio delle chiese evangeliche di Terra Santa (della West Bank, Gaza e Gerusalemme Est). E’ reduce da un estenuante viaggio dagli Stati Uniti dove è stato invitato a partecipare alla Convention di Atlanta, il “New Baptist Covenant” di qualche settimana fa. Come si sa i palestinesi (ad eccezione degli arabi israeliani) non possono passare dall’aeroporto di Tel Aviv, ma per andare nei territori devono passare per la Giordania e una volta varcata la frontiera sottoporsi a lunghe estenuanti ispezioni ai posti di blocco disseminati dappertutto nei territori. Faccio qualche domanda al pastore Massad sulla sua chiesa e sulla situazione che sta vivendo oggi a 4 mesi dall’omicidio di Rami Ayyad avvenuto nell’ottobre scorso per mano di un gruppo di estremisti islamici che ancora non sono stati assicurati alla giustizia. Il pastore Massad appare persona mite, il tono della sua voce è stanco e dolente.

Quando è stata fondata la chiesa battista a Gaza?

L’ha fondata nel 1954 un missionario della Southern Baptist Convention. Io sono pastore di quella chiesa dal 1987 con un’interruzione dovuta ai miei studi negli Stati Uniti dove ho preso laurea e dottorato. Ho il passaporto americano, volendo potevo rimanere lì, ma ho deciso di tornare. La chiesa nel 1999, quando sono tornato, aveva una quindicina di membri, ma da allora è cresciuta fino a un centinaio di membri.

Qual è attualmente la situazione della comunità?

Per molti anni ci siamo dovuti abituare a vivere fra due fuochi. Da una parte l’esercito israeliano, dall’altro gli estremisti musulmani. Gli ultimi 5-6 anni sono stati i più duri. Per noi la situazione è molto difficile perché come evangelici siamo spesso messi in relazione con l’occidente e veniamo accusati di tutto quello che succede. Mia moglie Suhad è giordana ed è la direttrice della Società Biblica a Gaza. La sede della Società biblica è stata bombardata due volte, prima nel febbraio del 2006, poi nell’aprile 2007, fino a che il 6 ottobre scorso hanno rapito e tenuto in ostaggio per 10 ore Rami Ayyad che lavorava in libreria, prima di ucciderlo con due proiettili alla nuca. Rami ha lasciato la giovane moglie incinta con due figli di 1 e 3 anni che il 4 febbraio scorso ha partorito una bambina. L’ha chiamata Smah che significa cielo.

Lei è stato invitato recentemente personalmente da Jimmy Carter e ha parlato alla Convention Battista ad Atlanta, che messaggio ha portato?

La realtà è che ci sentiamo isolati e attaccati non solo da israeliani e musulmani ma lasciati soli anche dagli altri cristiani di Gaza. Quando siamo stati colpiti così duramente con la morte di Rami Ayyad non abbiamo avuto dalle altre chiese cristiane di Gaza alcuna solidarietà, anzi siamo stati accusati di non essere stati cauti. Ci confondono con gli evangelici zionisti che sono presenti in Israele e hanno grande risalto attraverso i telepredicatori americani che diffondono una ideologia di appoggio incondizionato alla politica di Israele nei Territori che noi non condividiamo affatto. Qualche nostro pastore nei territori occupati è stato perfino attaccato con violenza da cristiani ortodossi. Per noi è molto importante uscire da questo isolamento, avere l’appoggio dei cristiani internazionali. Questo è stato il mio appello.

E ora che conta di fare?

Per ora rimango qui a Betlehem per un po’. Ci sono con me anche altre 7-8 famiglie di leaders della chiesa e lavoratori nella Società Biblica che sono dovute fuggire da Gaza. Non so quando riusciremo a tornare. Aspettiamo che la situazione migliori. In chiesa continuano a riunirsi la domenica ma sono rimasti in pochi. Hanno paura. La libreria è chiusa. E qualche giorno fa’ hanno bombardato al sede dell’Ymca che certo non può essere accusata di proselitismo. Il fatto è che ormai basta avere “cristiano” nel nome per essere considerato nemico.

Fonte: Ucebi

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