Rivi di lacrime

“Rivi di lacrime mi scendon giù dagli occhi, perché la tua legge non è osservata” (Sal. 119:136).

Anch’io piango nel vedere e constatare quanto in mezzo al popolo di Dio la Parola di Dio sia disprezzata da tanti anche qui in Italia, pastori e pecore senza distinzione. La Bibbia per costoro è un libro senza alcun valore, quantunque lo citino e magari vanno al culto con una copia di essa. Fanno professione di conoscere Dio ma lo rinnegano con le loro opere, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona, dice Paolo di costoro (cfr. Tito 1:16). Maneschi, violenti, amanti del denaro, volgari, buffoni, ghiottoni, spietati, arroganti, arrivisti, amanti dei piaceri della vita anziché di Dio, amanti e praticatori della menzogna, calunniatori, pronti anche ad uccidere se ce ne fosse il bisogno. Costoro hanno buttato via da loro sia la fede che la buona coscienza, porteranno la pena delle loro iniquità. Guardatevi da costoro, come vi guardereste da un cobra o da una bestia feroce che incontrate per strada. Costoro cercano solo il vostro male, non la vostra edificazione.

E tu fratello, che sentimento provi nel vedere questi uomini disprezzare la Parola di Dio e causare scandali a non finire in mezzo al popolo di Dio? Piangi o ti rallegri? Ti levi in favore della verità e della giustizia denunciando le opere inique di costoro e mettendo in guardia i fratelli da questa gente o magari fai – come molti – finta di non vedere o sentire nulla?

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Dema, un cattivo esempio da non seguire

“Dema, avendo amato il presente secolo, mi ha lasciato e se n’è andato a Tessalonica” (2 Tim. 4:10).

Ogni qual volta leggo queste parole o penso ad esse non posso non rimarcare quanto sia potente l’amore per il mondo. L’amore per il mondo riuscì a fare allontanare Dema da Paolo, un servo del Signore che si studiò sempre di agire onestamente dinnanzi a Dio e agli uomini, un uomo che si studiò sempre di conservare una buona coscienza; un servo del Signore che aveva ricevuto una misura di grazia notevole, non comune direi tanto che Paolo poteva dire di avere faticato più di tutti gli apostoli.

Quando un credente comincia ad amare il mondo, non importa che ruolo ricopre nel Corpo di Cristo, e non importa neppure da quanti anni è nella fede, cessa di amare il Padre e di conseguenza cessa di amare anche il Figlio e tutti coloro che sono nati da Dio. Giovanni è chiaro a tale proposito: “Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (1 Giov. 2:15). E come si fa ad amare Dio, il suo Figliuolo e tutti i santi se non si possiede l’amore di Dio nei propri cuori?

Non vi illudete, fratelli, pensando che si possa amare contemporaneamente sia Dio che il mondo; è impossibile. Sarebbe come pensare che una moglie adultera possa amare sia suo marito che il suo amante.

E non vi illudete neppure pensando che amando il mondo potete rimanere amici di Dio perché la Scrittura dice: “O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giac. 4:4).

L’amore per il mondo non è da Dio e chi lo comincia a fare dimorare nel suo cuore essendo che diventa un nemico di Dio porterà la pena della sua ribellione per l’eternità. Dio non lo lascerà impunito.

Hai forse cominciato ad amare il mondo? Smetti immediatamente di farlo; abbandona le tue vie malvage e torna al Signore amandolo come facevi all’inizio, Egli ti accoglierà.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Dio ci corregge perché ci ama

“Chi risparmia la verga odia il suo figliuolo, ma chi l’ama, lo corregge per tempo” (Prov. 13:24).

Ecco perché l’Iddio e Padre nostro celeste ci corregge con la sua verga, perché ci ama. Se Egli ci risparmiasse la correzione di cui noi tutti abbiamo bisogno egli non sarebbe più un Padre buono ma cattivo. Solo un padre cattivo infatti risparmia la correzione ad un suo figlio quando questi se la merita. Certo, è vero che la disciplina del Signore appena la si riceve non fa piacere alcuno infatti ci si rattrista, si piange, ci si affligge l’anima, però dopo, come dice la Scrittura, rende “un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per essa esercitati” (Ebr. 12:11). Quando dunque la verga di Dio si leva contro di noi, teniamo sempre presente che Egli ci verga per il nostro bene, come dice la Scrittura, “affinché siamo partecipi della sua santità” (Ebr. 12:10). Non ti perdere d’animo dunque, fratello, quando il Signore ti corregge, accetta la sua correzione come una manifestazione d’amore. Piangerai, sarai afflitto, ma alla fine potrai dire a Dio: “È stato un bene per me l’essere afflitto, ond’io imparassi i tuoi statuti” (Sal. 119:71), ed anche: “Io so, o Eterno, che i tuoi giudizî son giusti, e che nella tua fedeltà m’hai afflitto” (Sal. 119:75).

Forse alcuni ti hanno detto che la verga e il bastone del Signore sono riservati solo ai nostri nemici; non ingannarti, la Parola di Dio insegna che Dio castiga anche i suoi figliuoli e non solo quelli del mondo. Temi quindi Dio e i suoi giudizi; Lui non ha riguardi personali di nessun genere.

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Se il giusto si tira indietro…

“Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall’Iddio vivente; ma esortatevi gli uni gli altri tutti i giorni, finché si può dire: ‘Oggi’, onde nessuno di voi sia indurato per inganno del peccato; poiché siam diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniam ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio” (Ebr. 3:12-14).

Questi versi della Scrittura ci dicono che noi figliuoli di Dio, eredi di Dio e coeredi di Cristo, dobbiamo stare attenti a non fare posto nel nostro cuore all’incredulità perché essa ci porterebbe ad abbandonare Dio, la rocca del nostro cuore, Colui che ci ha eletti affinché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui nell’amore. E che fine ci aspetterebbe se non la perdizione eterna? Dice infatti sempre la Scrittura che quelli che si traggono indietro lo fanno “a loro perdizione” (Ebr. 10:39).

Che ci serva di monito quello che accadde agli Israeliti che nel deserto quando arrivarono ai confini con la terra di Israele e Dio ordinò loro di prendere possesso della terra che aveva promesso ai loro padri, per cagione della loro incredulità (Mosè disse infatti: “Non aveste fiducia nell’Eterno, nell’Iddio vostro” [Deut. 1:32]), non furono fatti entrare nella terra promessa ma furono condannati a vagare per quaranta anni nel deserto fino a che ognuno di essi non fosse perito.

Dio è santo e si disgusta di coloro il cui cuore si ritrae da lui secondo che è scritto: “Il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro l’anima mia non lo gradisce” (Ebr. 10:38). Egli vuole quindi che noi perseveriamo nella fede fino alla fine, e che quindi noi crediamo nel Vangelo fino alla fine così come ci credemmo al principio della nostra nuova vita.

In mezzo alle afflizioni, alle prove, agli scoraggiamenti e alle delusioni, continuiamo a riguardare a Gesù, duce e perfetto esempio di fede, sapendo che alla fine della nostra vita su questa terra se avremo serbato la fede fino alla fine ci attenderà la gloria di Dio. Come Gesù sopportò la croce sprezzando il vituperio a motivo della gioia che gli era posta dinanzi, anche noi continuiamo a sopportare ogni sofferenza a motivo della gloria che ha da essere manifestata a nostro riguardo. Di certo la nostra speranza non sarà frustrata, perché Dio è fedele.

“Or a Colui che è potente da preservarvi da ogni caduta e da farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili, con giubilo, all’Iddio unico, Salvator nostro per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potestà, da ogni eternità, ora e per tutti i secoli. Amen” (Giuda 24-25).

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Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro

Le buone e le cattive compagnie

Salomone ebbe a dire: “Chi va coi savi, diventa savio, ma il compagno degli insensati diventa cattivo” (Prov. 13:20). Ecco perché noi ci dobbiamo studiare di metterci solo con coloro che sono savi di cuore e che sono quindi timorati di Dio, ed evitare invece di metterci con gli insensati che invece di timore di Dio non ne hanno, perché stando con i primi non si può che diventare saggi mentre con i secondi si diventa cattivi e difatti Paolo ha detto che le cattive compagnie corrompono i buoni costumi (cfr. 1 Cor. 15:33). Quanti credenti nel mettersi con gente insensata si sono corrotti e sviati dalla fede! Bada molto bene quindi, fratello, alle compagnie che frequenti.

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Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.

Giacinto Butindaro