L’apostolo Paolo scrisse a Timoteo: “Io t’affido quest’incarico, o figliuol mio Timoteo, in armonia con le profezie che sono state innanzi fatte a tuo riguardo, affinché tu guerreggi in virtù d’esse la buona guerra, avendo fede e buona coscienza; della quale alcuni avendo fatto getto, hanno naufragato quanto alla fede. Fra questi sono Imeneo ed Alessandro, i quali ho dati in man di Satana affinché imparino a non bestemmiare” (1 Tim. 1:18-20)
Ora, a prescindere del ruolo che ognuno di noi ha nel Corpo di Cristo, noi tutti figliuoli di Dio siamo chiamati a guerreggiare una guerra che è definita buona, quindi che vale la pena guerreggiare. Non è però una guerra carnale contro nemici carnali, perché noi non combattiamo contro carne e sangue, ma contro i principati, le potestà, i dominatori di questo mondo di tenebre e le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti.
E quindi le nostre armi non sono carnali, ma comunque esse sono potenti nel cospetto di Dio. Le nostre armi sono la verità, la giustizia, la prontezza che dà l’evangelo della pace, la fede, la salvezza, la Parola di Dio e la preghiera.
Facendo uso di queste armi riusciremo a stare saldi contro le insidie del diavolo e quindi il nemico delle anime nostre non riuscirà a fare breccia in noi.
Combatti dunque, fratello, non abbassare mai la guardia contro i tuoi nemici, essi sono spietati e sono pronti a farti del male, molto male, se tu glielo permetti.