On line il sito del film anti-Corano

Il sito web del film anti-Corano di Geert Wilders è on line col nome di fitnathemovie.

Via | ReligionNewsBlog

Aggiornamento: 23.03.2008

Network Solutions sospende il sito del film anti-corano

Aggiornamento: 28.03.2008

Islam: film anti-corano su internet, allerta in Olanda

BRUXELLES – Geert Wilders, deputato dell’estrema destra olandese, ha mantenuto la promessa, diffondendo in rete, attraverso il sito internet del suo partito, il controverso cortometraggio dal titolo ‘Fitna’ (‘La discordia’), in cui si dipingono il Corano e la religione islamica come nemici della libertà. E il fondamentalismo islamico – si sostiene – va sconfitto come èstato per il nazismo ed il comunismo.

La visione dura circa un quarto d’ora ed è preceduta da un avvertenza: attenzione, immagini scioccanti. Si passa infatti dai terribili fotogrammi sulla strage delle Torri Gemelle a quelle dell’attentato di Madrid alla stazione di Atocha. Ma nel collage di scene realizzato da Wilders c’é anche l’inquietante intervista alle figlie di una donna kamikaze, che mostra due bimbe in tenera età già indottrinate e pronte al sacrificio, come la madre morta in un attentato suicida. Compare anche la famosa vignetta di Maometto col turbante-bomba, pubblicata due anni fa su un quotidiano danese e foriera di violentissime proteste in alcuni Paesi arabi: è la sequenza finale del film, con l’immagine del Profeta che sfuma e in sottofondo il fragore di un tuono. Poi un Corano e, mentre le immagini si dissolvono per l’ultima volta, il rumore di una pagina strappata. Una voce spiega che non è una pagina del testo sacro, ma dell’elenco telefonico: non spetta a me ma ai musulmani strappare le pagine che fomentano l’odio, si legge nella scritta che chiude il cortometraggio.

L’allerta nei Paesi Bassi è massima, anche perché nelle scorse settimane l’annuncio della pubblicazione del film ha già provocato non solo proteste, ma è stato seguito da vere e proprie minacce contro le autorità olandesi.

Fonte: SwissInfo/SDA-ATS

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Ue preme su Teheran: no alla morte per chi abbandona l'islam

L’Unione europea chiede all’Iran di abbandonare il progetto di legge che per la prima volta nella storia del Paese introduce nel codice penale la pena di morte per chi abbandona l’islam. La bozza è in discussione al Parlamento.

Bruxelles – L’Unione europea chiede all’Iran di abbandonare il progetto di legge, che, per la prima volta nella storia del Paese, introdurrebbe nel codice penale la sentenza capitale per il reato di apostasia. Il testo è in discussione al Parlamento e stabilisce la stessa pena anche per eresia e stregoneria.

In un comunicato, la presidenza slovena dell’Unione denuncia che il progetto “viola chiaramente gli impegni della Repubblica islamica dell’Iran a rispettare le convenzioni internazionali sui diritti umani”. La Ue si appella alle autorità iraniane, governo e parlamento, “per modificare il disegno di legge”. Il documento spiega poi che in passato la condanna a morte è stata emessa ed eseguita in alcuni casi di apostasia, ma mai era stata inserita nella legislazione del Paese. L’Ue – conclude la dichiarazione – guarda con “forte preoccupazione” la notizia del disegno di legge. Di solito l’Iran respinge al mittente critiche di questo tipo, su diritti umani e soprattutto sul suo programma nucleare.

L’Istituto sulle politiche religiose e pubbliche, con sede a Washington, che ha reso noto giorni fa l’iniziativa, spiega che il testo in esame stabilisce la morte per l’apostata-uomo e il carcere per l’apostata-donna. Verranno poi individuati due tipi di apostasia: innata o di origine parentale. Nel primo caso, l’apostata ha genitori musulmani, si dichiara musulmano e da adulto abbandona la sue fede di origine; nel secondo, l’apostata ha genitori non musulmani, diventa musulmano da adulto e poi abbandona la fede. La punizione nel caso di apostasia innata è la morte; nel caso parentale la punizione è sempre la morte, ma è previsto che dopo la sentenza finale, il condannato ha tre giorni per “riabbracciare l’islam” e sarà incoraggiato a ritrattare. In caso di rifiuto, la condanna a morte verrà eseguita.

Fonte: AsiaNews/Agenzie – riprodotto con autorizzazione

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Indonesia: Definite legali le leggi ispirate alla sharia. Leader religiosi contrari

Una risoluzione del governo indonesiano ha definito legali le leggi fondate sulla sharia. Secondo gli esperti queste leggi sono anticostituzionali in quanto l’Indonesia è un paese laico che difende la libertà di culto. Neles Tebay, professore di filosofia e teologia, ha affermato che ”è una decisione pericolosa perchè può portare ad un aumento delle leggi locali ispirate dalla religione e a nuove tensioni tra le diverse fedi”. Anche l’Imam Addaruqutni, rappresentante della seconda organizzazione islamica del paese, è concorde nell’affermare che ”la decisione rappresenta un via libera, ma promulgare leggi ispirate dalla religione non è il modo migliore per risolvere i problemi e le differenze” vigenti in un paese a maggioranza islamica ma nel quale sono presenti anche forti minoranze di cristiani, buddisti e indù.

Fonte: PeaceReporter – 26.2.2008 14:14:00 – riprodotto con autorizzazione

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Giordania: Espulso ad Amman un gruppo cristiano, accusato di proselitismo tra i musulmani

Si tratta di otto missionari stranieri, che avrebbero distribuito volantini dal contenuto religioso tra i beduini a cui stavano portando aiuti umanitari. Nel Regno vietati per legge proselitismo e conversioni dall’islam. Il Consiglio delle Chiese in Giordania avverte: presenti “40 sette”.

Amman – La Giordania ha espulso un gruppo di cristiani accusati di condurre attività di proselitismo mascherate dietro interventi di aiuto umanitario. Il ministro degli Esteri ha spiegato ieri che “alcuni stranieri arrivano nel Regno con il pretesto di svolgere opere caritatevoli, ma infrangono la legge e svolgono attività missionaria”.
Secondo il quotidiano saudita Al-Watan,, il gruppo di otto missionari stava distribuendo materiale cristiano tra i beduini del nord e dell’est della capitale Amman. La loro presenza è stata segnalata da alcuni abitanti del posto che hanno visto il gruppo offrire aiuti umanitari alle famiglie e distribuire volantini che “promuovevano il cristianesimo”.
L’islam è religione di Stato in Giordania. Il governo vieta le conversioni dall’islam come pure il proselitismo tra i musulmani. La settimana scorsa il Consiglio delle Chiese in Giordania, che rappresenta la comunità cristiana nel Paese, ha avvertito della presenza di circa “40 sette”. Ha poi condannato l’azione di questi movimenti, da cui prende le distanze, che “creano discordia all’interno della stessa cristianità e con i musulmani”.
Su una popolazione di 6 milioni di abitanti il 92% è musulmano, mentre i cristiani rappresentano circa il 6%.

Fonte: AsiaNews / Agenzie – riprodotto con autorizzazione

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