Noi crediamo d’essere salvati per la grazia del Signore Gesù, mediante il suo Evangelo

L’apostolo Paolo nel ricordare ai Corinti l’Evangelo che gli aveva annunciato anni prima, gli dice: “Fratelli, io vi rammento l’Evangelo che v’ho annunziato, che voi ancora avete ricevuto, nel quale ancora state saldi, e mediante il quale siete salvati, se pur lo ritenete quale ve l’ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano” (1 Corinzi 15:1-2).

Quindi noi siamo salvati mediante l’Evangelo, che Paolo ricevette per rivelazione di Gesù Cristo. Lo riteniamo così com’è scritto, e quindi non abbiamo creduto invano. Quindi, a distanza di tempo da quando credemmo al principio, noi affermiamo assieme a Pietro: “Noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù” (Atti 15:11). E “se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:6). Non siamo quindi salvati per le opere buone che compiamo (che sono utili e per le quali otterremo un premio quando compariremo davanti al tribunale di Cristo), ma per la grazia del Signore. Tenetelo sempre presente questo, affinché non siate sedotti da coloro che annullano la grazia di Dio.

Giacinto Butindaro

Tratto da: La nuova Via

Ringraziato sia Dio per il dono della giustizia!

Quindi, oggi, sì in questo preciso giorno, anzi in questo preciso momento, noi CREDENTI SIAMO GIUSTIFICATI GRATUITAMENTE PER LA SUA GRAZIA!

Giacinto Butindaro

“Ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:21-24).
Quindi, oggi, sì in questo preciso giorno, anzi in questo preciso momento, noi CREDENTI SIAMO GIUSTIFICATI GRATUITAMENTE PER LA SUA GRAZIA! Il motivo? Perché è scritto: “Il giusto vivrà per la sua fede” (Habacuc 2:4). Per cui la nostra fede ci è messa in conto di giustizia, come fu messa in conto ad Abramo, secondo che è scritto: “Or Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia” (Romani 4:3). Non sono quindi le nostre opere buone, che compiamo, ad esserci messe in conto di giustizia, ma la nostra fede. Come dice infatti Paolo: “Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto di giustizia, ma ANCHE PER NOI AI QUALI SARÀ COSÌ MESSO IN CONTO; PER NOI CHE CREDIAMO in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione” (Romani 4:23-25). Notate bene che l’apostolo Paolo – che era un credente zelante nelle opere buone – qua sta includendosi tra coloro a cui la fede verrà messa in conto di giustizia, infatti dice “ANCHE PER NOI AI QUALI SARÀ COSÌ MESSO IN CONTO; PER NOI CHE CREDIAMO”. Anche in questo preciso momento dunque, come lo fu nel momento in cui credemmo al principio, noi possediamo “la beatitudine dell’uomo al quale Iddio imputa la giustizia senz’opere” (Romani 4:6) che fu proclamata da Davide dicendo: “Beati quelli le cui iniquità son perdonate, e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo al quale il Signore non imputa il peccato” (Romani 4:7-8). Riflettiamo: in virtù di cosa potevamo dire pochi secondi dopo che credemmo al principio “Giustificati dunque per fede, abbiam pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (Romani 5:1)? In virtù del fatto che la nostra fede ci era stata da pochi secondi messa in conto di giustizia! Ed ora, in questo preciso momento, a distanza di giorni, mesi e anni – periodo durante il quale abbiamo fatto opere buone – in virtù di cosa possiamo dire quelle stesse parole? Sempre in virtù del fatto che la nostra fede ci è messa in conto di giustizia! Dio infatti è giusto e “giustificante colui che ha fede in Gesù” (Romani 3:26). Chi dunque ha fede in Gesù (o è nella fede) è giustificato per la grazia di Dio! Ringraziato sia Dio per il dono della giustizia! Serbate dunque la fede fino alla fine, perché è scritto: “Ancora un brevissimo tempo, e colui che ha da venire verrà e non tarderà; ma il mio giusto vivrà per fede; e se si trae indietro, l’anima mia non lo gradisce” (Ebrei 10:37-38).

Giacinto Butindaro

Tratto da: La nuova Via

Per la grazia di Dio siamo quello che siamo, e abbiamo quello che abbiamo

grazia di Dio

E quindi siamo quello che siamo e abbiamo quello che abbiamo PER LA GRAZIA DI DIO. A Dio sia la gloria in Cristo Gesù ora e in eterno. Amen.

Giacinto Butindaro

Lo sapete fratelli perché in questo preciso momento, ripeto, in questo preciso momento, siamo figliuoli di Dio, siamo salvati dai nostri peccati, abbiamo la remissione dei peccati, siamo giustificati, siamo santificati, riconciliati con Dio, ed abbiamo la vita eterna? Perché crediamo nell’Evangelo cioè nella Buona Novella che Gesù di Nazareth è il Cristo, che è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture; e che apparve ai testimoni ch’erano prima stati scelti da Dio (cfr. 1 Corinzi 15:3-5; Atti 10:41). Dunque, è perché abbiamo la fede, o perché siamo nella fede. Non è in virtù delle buone opere che abbiamo compiuto a partire da quando abbiamo creduto fino ad ora alla gloria di Dio, no, fratelli, ma in virtù della fede preziosa che abbiamo ricevuto, che è la fede degli eletti di Dio. E quindi siamo quello che siamo e abbiamo quello che abbiamo PER LA GRAZIA DI DIO. A Dio sia la gloria in Cristo Gesù ora e in eterno. Amen.

Giacinto Butindaro

Tratto da: La nuova Via

Non è in virtù d’opere

non è in virtù d'opere

se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia

Romani 11:6

“Poiché gli è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d’opere, affinché niuno si glorî; perché noi siamo fattura di lui, essendo stati creati in Cristo Gesù per le buone opere, le quali Iddio ha innanzi preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:8-10).

Fratelli, quando l’apostolo dice che “non è in virtù d’opere” (Efesini 2:9), ricordatevi che sta dicendo sia che noi non siamo stati salvati per opere buone che avevamo compiuto prima di credere al principio, e sia che ora che crediamo non siamo salvati per opere buone. Infatti le opere buone che facciamo da quando abbiamo creduto non ci fanno meritare la salvezza (ma un premio che ci verrà dato quando compariremo davanti al tribunale di Cristo – cfr. 2 Corinzi 5:10) perché la salvezza è per grazia mediante la fede, anche dopo avere creduto. Come disse Pietro infatti: “Noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù” (Atti 15:11), e “se è per grazia, non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:6). Nessuno dei nemici della grazia, che vanno dicendo che la salvezza si ottiene per fede + le opere, vi seduca quindi con vani ragionamenti.

Siate zelanti nelle opere buone, sapendo che per esse otterrete un premio in quel giorno, ma fate sempre una netta distinzione tra la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede, che è quella che Iddio ci imputa senz’opere, e per la quale siamo giustificati e grazie alla quale saremo salvati dal Signore nel suo regno celeste; e la nostra giustizia, composta dalle nostre opere buone, per la quale otterremo un premio quando compariremo davanti al tribunale di Cristo. E ricordatevi sempre, ripeto sempre, che la giustizia di Dio che abbiamo conseguito per fede è completa e perfetta, e non ha quindi bisogno di essere integrata dalle nostre opere buone. E’ scritto infatti che “il giusto vivrà per la sua fede” (Habacuc 2:4), e non che «il giusto vivrà per la sua fede e per le sue opere buone».

Vegliate, i tempi sono difficili, e la grazia di Dio è sotto attacco da parte di uomini malvagi e molesti che vogliono fare scadere dalla grazia i santi.

Giacinto Butindaro

Tratto da: La nuova Via