Errori sul parlare in altra lingua [Audio Streaming]

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Sul parlare in altra lingua [Audio Streaming]

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Ancora sulle lingue e l’interpretazione [Audio Streaming]

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Rodolfo Arata, pastore ADI: «Tramite le lingue a Pentecoste i discepoli poterono evangelizzare tutte le persone presenti a Gerusalemme» [Video]

Rodolfo Arata, pastore di una Chiesa ADI di Palermo, nel corso di una intervista televisiva andata in onda durante il telegiornale dell’emittente televisiva locale Prima TV, in occasione delle celebrazioni del centenario del Movimento Pentecostale in Italia tenutesi ad Acireale (Catania) nell’Ottobre 2007, commentando le parole degli Atti ” … tutti furono ripieni dello Spirito Santo …” (Atti 2:4) che si riferiscono al riempimento di Spirito Santo che i circa centoventi credenti sperimentarono il giorno della Pentecoste, ha affermato quanto segue : ‘Questa frase intanto non è una frase che abbiamo coniato noi, è una frase che si trova nel libro degli Atti degli apostoli al capitolo 2, e ricorda il giorno della Pentecoste, festività ebraica, giorno in cui gli apostoli – in tutto erano circa centoventi credenti – riuniti a Gerusalemme ricevettero questa particolare benedizione da parte di Dio, che la Parola di Dio definisce ‘il battesimo nello Spirito Santo’, e questo questo fatto si manifestò con il parlare in altre lingue, lingue che essi non conoscevano, e tramite le quali poterono evangelizzare tutte le persone presenti a Gerusalemme, anche se provenienti da diverse altre nazioni’.

Ascoltatelo da voi stessi in questo video (minuto 3-3:38):

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=ocEFFokZf-c]

Ora, come potete vedere, secondo quanto dice Rodolfo Arata, le lingue che gli apostoli parlarono il giorno della Pentecoste quando furono riempiti di Spirito Santo, servirono ad evangelizzare tutte le persone presenti a Gerusalemme: le sue parole non lasciano alcun dubbio, infatti ha detto: ‘questo fatto si manifestò con il parlare in altre lingue, lingue che essi non conoscevano, e tramite le quali poterono evangelizzare tutte le persone presenti a Gerusalemme, anche se provenienti da diverse altre nazioni’.

Ma ciò è falso, e adesso passo subito a dimostrarvelo mediante la Scrittura.

Ora, Luca dice: “E come il giorno della Pentecoste fu giunto, tutti erano insieme nel medesimo luogo. E di subito si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov’essi sedevano. E apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano, e se ne posò una su ciascuno di loro. E tutti furon ripieni dello Spirito Santo, e cominciarono a parlare in altre lingue, secondo che lo Spirito dava loro d’esprimersi. Or in Gerusalemme si trovavan di soggiorno dei Giudei, uomini religiosi d’ogni nazione di sotto il cielo. Ed essendosi fatto quel suono, la moltitudine si radunò e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nel suo proprio linguaggio. E tutti stupivano e si maravigliavano, dicendo: Ecco, tutti costoro che parlano non son eglino Galilei? E com’è che li udiamo parlare ciascuno nel nostro proprio natìo linguaggio? Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia Cirenaica, e avventizî Romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi ed Arabi, li udiamo parlar delle cose grandi di Dio nelle nostre lingue. E tutti stupivano ed eran perplessi dicendosi l’uno all’altro: Che vuol esser questo? Ma altri, beffandosi, dicevano: Son pieni di vin dolce” (Atti 2:1-13).

Notate innanzi tutto che quella moltitudine di Giudei si radunò presso il luogo dove sedevano i discepoli del Signore, all’udire il suono come di vento impetuoso che soffiava, per cui essi arrivarono in quel luogo quando i discepoli stavano già parlando in altre lingue per lo Spirito. E cosa dicevano in quelle lingue i discepoli? Furono sentiti parlare delle cose grandi di Dio. Questo fu constatato da quei Giudei che si radunarono e li ascoltarono perché si avvidero che quei Galilei parlavano nelle loro natie lingue delle cose grandi di Dio. Si noti che tutti coloro che parlavano in altre lingue parlavano delle cose grandi di Dio; chi in una lingua, chi in un’altra, ma tutti parlavano delle cose grandi di Dio.

Ma queste cose grandi di Dio possono riferirsi al Vangelo che quei Giudei avevano bisogno di ascoltare? No, il Vangelo in quel parlare in altre lingue non era proclamato. Perché diciamo questo? Perché il Vangelo fu predicato a quei Giudei nella lingua ebraica (nella lingua che essi tutti potevano capire) da Simon Pietro, quando questi si alzò assieme agli undici dopo che sentì che alcuni si facevano beffe di loro pensando che fossero ubriachi.

Ecco quello che dice infatti la Scrittura: “Ma Pietro, levatosi in piè con gli undici, alzò la voce e parlò loro in questa maniera: Uomini giudei, e voi tutti che abitate in Gerusalemme, siavi noto questo, e prestate orecchio alle mie parole. Perché costoro non sono ebbri, come voi supponete, poiché non è che la terza ora del giorno: ma questo è quel che fu detto per mezzo del profeta Gioele: E avverrà negli ultimi giorni, dice Iddio, che io spanderò del mio Spirito sopra ogni carne; e i vostri figliuoli e le vostre figliuole profeteranno, e i vostri giovani vedranno delle visioni, e i vostri vecchi sogneranno dei sogni. E anche sui miei servi e sulle mie serventi, in quei giorni, spanderò del mio Spirito, e profeteranno. E farò prodigi su nel cielo, e segni giù sulla terra; sangue, e fuoco, e vapor di fumo. Il sole sarà mutato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e glorioso giorno, che è il giorno del Signore. Ed avverrà che chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Uomini israeliti, udite queste parole: Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigî e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste; ma Dio lo risuscitò, avendo sciolto gli angosciosi legami della morte, perché non era possibile ch’egli fosse da essa ritenuto. Poiché Davide dice di lui: Io ho avuto del continuo il Signore davanti agli occhi, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Perciò s’è rallegrato il cuor mio, e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne riposerà in isperanza; poiché tu non lascerai l’anima mia nell’Ades, e non permetterai che il tuo Santo vegga la corruzione. Tu m’hai fatto conoscere le vie della vita; tu mi riempirai di letizia con la tua presenza. Uomini fratelli, ben può liberamente dirvisi intorno al patriarca Davide, ch’egli morì e fu sepolto; e la sua tomba è ancora al dì d’oggi fra noi. Egli dunque, essendo profeta e sapendo che Dio gli avea con giuramento promesso che sul suo trono avrebbe fatto sedere uno dei suoi discendenti, antivedendola, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che non sarebbe stato lasciato nell’Ades, e che la sua carne non avrebbe veduto la corruzione. Questo Gesù, Iddio l’ha risuscitato; del che noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato esaltato dalla destra di Dio, e avendo ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, ha sparso quello che ora vedete e udite. Poiché Davide non è salito in cielo; anzi egli stesso dice: Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici per sgabello de’ tuoi piedi. Sappia dunque sicuramente tutta la casa d’Israele che Iddio ha fatto e Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (Atti 2:14-36).

Ora, io dico, se i circa centoventi quando cominciarono a parlare in lingue si rivolgevano agli increduli annunciando il Vangelo che bisogno c’era che Pietro annunciasse loro il Vangelo in ebraico? Nessuno. Dunque quei credenti non potevano rivolgersi agli uomini increduli mediante il loro parlare in lingue. E questo è confermato dal fatto che i Giudei furono compunti nel cuore dopo aver ascoltato la predicazione di Pietro fatta nella loro lingua infatti è scritto: “Or essi, udite queste cose, furon compunti nel cuore…” (Atti 2:37), e non quando sentirono i credenti parlare nel loro natio linguaggio. In quell’occasione rimasero meravigliati, perplessi, ma non compunti nel cuore. Il compungimento venne solo quando sentirono dire a Pietro che quell’uomo Gesù che i Giudei avevano crocifisso era stato risuscitato da Dio, e che egli era stato fatto da Dio Signore e Cristo. Ed è confermato non solo da questo fatto, ma anche dalle parole che quei Giudei rivolsero a Pietro e agli altri apostoli, cioè: “Fratelli, che dobbiam fare?” (Atti 2:37); infatti se quei Giudei avevano già sentito la predicazione nel loro nativo linguaggio avrebbero di certo sentito dire che si dovevano ravvedere e farsi battezzare nel nome di Cristo, mentre il fatto che dopo averli sentiti parlare in altre lingue ancora non sapevano cosa dovevano fare vuol dire che in quelle “cose grandi di Dio” non era menzionato quello che essi dovevano fare. Come d’altronde anche nella predicazione di Pietro non c’era quello che essi dovevano fare; quello che dovevano fare fu loro detto dopo che Pietro ebbe terminato di predicare il Vangelo.

Questo errore di pensare che le lingue a Pentecoste servirono ad evangelizzare fu fatto da molti Pentecostali anche all’inizio dello scorso secolo in America (quindi nei primi anni del Movimento Pentecostale), infatti inizialmente molti pensarono che le lingue che si ricevevano col battesimo con lo Spirito Santo servissero a predicare il Vangelo, e alcuni partirono per dei paesi stranieri pensando che là avrebbero predicato con quelle lingue, ma una volta arrivati in quelle nazioni non poterono fare altro che constatare che le lingue nuove che essi parlavano non servivano ad evangelizzare e quindi la loro delusione fu grande.

E alla base di questo errore c’è il fatto che vengono ignorate le parole di Paolo ai Corinzi: “Chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio” (1 Cor. 14:2). Notate infatti con quanta chiarezza Paolo spiega in che direzione è rivolto il parlare in altra lingua: esso non è diretto agli uomini, ma a Dio.

Ma vediamo altri passi della Scrittura, contenuti nella prima lettera di Paolo ai Corinzi, che attestano che il parlare in altra lingua è un parlare rivolto a Dio e non agli uomini:

● Paolo più avanti dice: “Se prego in altra lingua, ben prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane infruttuosa. Che dunque? Io pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza” (1 Corinzi 14:14-15).
Come si può vedere molto bene, qui Paolo parla di pregare in altra lingua (o pregare con lo spirito) e siccome sappiamo che la preghiera è diretta a Dio e non agli uomini, questo conferma che il parlare in altra lingua è diretto a Dio. Per ciò che riguarda il pregare con lo spirito che è menzionato da Paolo anche agli Efesini quando dice: “Orando in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni sorta di preghiere e di supplicazioni” (Efesini 6:18), e da Giuda nella sua epistola quando dice: “Ma voi, diletti, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede, pregando mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio” (Giuda 20-21), vi ricordo che esso si riferisce all’intercessione che lo Spirito di Dio compie per i santi secondo che è scritto ai Romani: “Parimente ancora, lo Spirito sovviene alla nostra debolezza; perché noi non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili; e Colui che investiga i cuori conosce quale sia il sentimento dello Spirito, perché esso intercede per i santi secondo Iddio” (Romani 8:26-27). Quindi chi prega in altra lingua chiede a Dio mediante lo Spirito, di fare determinate cose in favore nostro e dei santi sulla faccia della terra. E’ chiaro che siccome che l’intercessione la compie (in altra lingua) lo Spirito di Dio che conosce a fondo tutti i bisogni nostri (anche quelli che ignoriamo) e di tutti gli altri figliuoli di Dio, le cose che Egli domanda a Dio costituiscono dei misteri per noi, cioè delle cose occulte. Faccio un esempio: se lo Spirito di Dio sta intercedendo per dei fratelli da noi non conosciuti che si trovano in Africa in un particolare urgente bisogno, noi non sapremo mai che lo Spirito stava in quel momento facendo quella particolare intercessione; a meno che ci sia chi interpreti per lo Spirito quella intercessione dello Spirito Santo. In questo caso naturalmente i misteri verranno a conoscenza dei fratelli mediante appunto l’interpretazione del parlare in altra lingua.

● Paolo dice: “Salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l’intelligenza” (1 Corinzi 14:15). Questo salmeggiare si riferisce al cantare a Dio dei cantici spirituali mediante lo Spirito. E’ implicito anche qui il fatto che esso si riferisce ad un parlare diretto a Dio e non agli uomini.

● Paolo dice pure: “Altrimenti, se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito, come potrà colui che occupa il posto del semplice uditore dire ‘Amen’ al tuo rendimento di grazie, poiché non sa quel che tu dici? Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l’altro non è edificato” (1 Corinzi 14:16-17). Notate sia l’espressione “se tu benedici Iddio soltanto con lo spirito”, che quella “tu fai un bel ringraziamento” perchè esse confermano che chi parla in altra lingua non parla agli uomini ma a Dio perché benedice Dio e lo ringrazia.

Vediamo ora di esaminare gli altri casi che sono narrati nel libro degli Atti degli apostoli in cui dei credenti parlarono in altre lingue quando furono ripieni di Spirito Santo o battezzati con lo Spirito Santo, per vedere se vi è un qualche riferimento che possa confermare che tramite il loro parlare in altre lingue essi trasmisero il Vangelo.

● A casa di Cornelio, mentre Pietro predicava la Parola a Cornelio ed a coloro che erano lì con lui avvenne che “lo Spirito Santo cadde su tutti coloro che udivano la Parola. E tutti i credenti circoncisi che erano venuti con Pietro, rimasero stupiti che il dono dello Spirito Santo fosse sparso anche sui Gentili; poiché li udivano parlare in altre lingue, e magnificare Iddio” (Atti 10:44-46). Anche in questo caso non si può dire che il parlare in lingue era rivolto agli uomini, perché non c’è il benché minimo accenno a ciò. E poi se quel parlare in lingue fosse stato dato per evangelizzare anche in quell’occasione, chi erano coloro che là a casa di Cornelio avevano bisogno di essere evangelizzati se lo Spirito cadde su tutti coloro che ascoltavano la Parola, e quindi non c’erano più increduli in quella casa?

● Ad Efeso, quando lo Spirito Santo scese su quei circa dodici discepoli è scritto che “parlavano in altre lingue, e profetizzavano” (Atti 19:6). Notate come il profetizzare è citato separatamente dal parlare in altre lingue appunto perché chi parla in altra lingua non sta profetizzando, cioè non sta parlando agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione, ma parla a Dio. E quindi quegli uomini non potevano comunicare il Vangelo in altre lingue. E poi, anche qui, se le lingue fossero state date per evangelizzare, chi erano coloro che quegli uomini si misero ad evangelizzare se oltre a loro che erano discepoli di Cristo c’era solo l’apostolo Paolo che era anche lui un credente?

Dunque, fratelli che frequentate Chiese ADI, nessuno vi seduca con vani ragionamenti, e rigettate quanto afferma Rodolfo Arata sulle lingue nuove parlate per lo Spirito dai discepoli il giorno della Pentecoste, e cioè che tramite di esse ‘poterono evangelizzare tutte le persone presenti a Gerusalemme, anche se provenienti da diverse altre nazioni’

La grazia del nostro Signore sia con i santi.

Giacinto Butindaro

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Nicola Martella e il battesimo con lo Spirito Santo

Introduzione

Nicola Martella, che è un noto studioso biblico appartenente a quel gruppo di Chiese Evangeliche chiamate ‘Chiese dei fratelli’, nel suo libro Carismosofia, nel suo insensato sforzo di confutare quello che la Scrittura afferma sul battesimo con lo Spirito Santo come seconda esperienza dopo la conversione (esperienza che è sempre accompagnata dal parlare in lingue), afferma in merito al battesimo con lo Spirito Santo: ‘Dobbiamo credere al «battesimo dello Spirito Santo»? Sì, certamente; ma in ogni modo non a quello carismatico ma a quello biblico. Noi crediamo che il cosiddetto «battesimo dello Spirito Santo» coincida con la nuova nascita e abbia luogo nel momento di una conversione genuina. La dottrina carismatica, secondo cui il battesimo di Spirito si manifesti con il parlare in lingue, è ideologia e non dottrina biblica. Paolo afferma espressivamente che ognuno è stato battezzato con (mediante) lo Spirito Santo (passato!), ma che non è da tutti parlare in lingue (1 Cor 12,4.13.30; la glossolalia è sempre all’ultimo posto! 1 Cor 12,10.27.30; 14,20ss)’ (Nicola Martella, Carismosofia, 1995, pag. 37).

E per avvalorare questa sua tesi afferma quanto segue sui circa dodici discepoli che Paolo incontrò ad Efeso: ‘Nel «campo entusiastico» si afferma che Atti 19,1-7 mostri che si possa venire battezzati di Spirito dopo essere diventati discepoli di Cristo. Non confondiamo le carte … e i discepoli! In Efeso i discepoli incontrati erano stati battezzati solo col battesimo di Giovanni ed erano quindi discepoli del Battista (At 19,2s). Paolo dovette istruirli non solo su Gesù ma anche sullo Spirito Santo, di cui ignoravano addirittura l’esistenza! In questo caso, l’accompagnamento delle lingue e della profezia alla conversione e all’effusione dello Spirito doveva dimostrare alla «comunità battista» di Efeso la superiorità di Cristo su Giovanni, del Signore sul suo precursore (cf. Mc. 1,8). C’è da notare che Paolo attesta come cosa scontata che lo Spirito Santo si riceve nel momento in cui si crede in Gesù Cristo (v. 2)’ (Nicola Martella, op. cit., pag. 41). E non solo, Martella, siccome deve provare che quello che dice è giusto afferma che ‘la comunicazione dello Spirito Santo rigenerante non avvenne al momento in cui i discepoli di Giovanni esercitarono la fede in Gesù quale Messia e furono battezzati, ma solo mediante l’atto dell’imposizione delle mani (At 19)’. http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Imposizione_Spirito_Car.htm

Dunque, quei circa dodici uomini quando credettero non furono rigenerati, perché lo furono solo dopo che Paolo impose le sue mani su di loro!

Una cosa molto simile avvenne anche ai credenti di Samaria, che secondo Martella non furono neppure loro rigenerati quando credettero: ‘Similmente l’atto dell’imposizione delle mani si rese necessario per motivi storici e teologici anche nella questione giudeo-samaritana (At 8). La fede dei Samaritani in Gesù non coincise con il momento della rigenerazione né lo fu il battesimo. Anche qui bisognava risolvere prima il contenzioso storico-teologico fra Giudei e Samaritani, che perdurava da secoli. I Samaritani, facendosi imporre le mani dagli apostoli della chiesa di Gerusalemme, si sottomettevano a loro e riconoscevano che «la salvezza viene dai Giudei» (Gv 4,22), anzi dal giudeo Gesù, che diventava così anche il loro Messia’.

http://puntoacroce.altervista.org/DizBB/Imposizione_Spirito_Car.htm

Confutazione

Adesso passerò a dimostrare la falsità di quello che dice Nicola Martella, e questo lo voglio fare per mostrare ancora una volta – se qualcuno ne avesse ancora bisogno – quanto quest’uomo non solo non conosca le Scritture, ma come anche usi l’astuzia del serpente antico per far sparire davanti agli occhi di tanti credenti parti importanti del consiglio di Dio.

La differenza tra il battesimo ministrato dallo Spirito Santo e quello ministrato da Cristo, e tra le lingue come segno e le lingue come dono

Ora, Nicola Martella cita due passi che secondo lui fanno cadere tutta la dottrina dei Pentecostali sul battesimo con lo Spirito Santo, e questi passi sono i seguenti: il primo è: “Infatti noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi; e tutti siamo stati abbeverati di un unico Spirito” (1 Corinzi 12:13); e il secondo è: “Parlan tutti in altre lingue?” (1 Corinzi 12:30).

Secondo lui, come del resto secondo tutti quelli che rifiutano le lingue come segno esteriore ed iniziale del battesimo con lo Spirito Santo, questi passi dicono chiaramente che tutti i credenti sono stati battezzati con lo Spirito Santo quando hanno creduto ma non tutti parlano in altre lingue. Dunque non c’è da aspettare o bramare, dopo avere creduto, il battesimo con lo Spirito perché lo si è già ricevuto; e non solo, ma quando lo si riceve non occorre necessariamente parlare in altre lingue.

Martella però fa due errori. Innanzi tutto egli scambia il battesimo di cui parla Paolo ai Corinzi (cfr. 1 Corinzi 12:13) con il battesimo con lo Spirito Santo, infatti qui Paolo sta parlando di un altro battesimo e precisamente di quello che compie lo Spirito Santo sul credente quando lo inserisce nel corpo di Cristo, mentre quando si parla del battesimo con lo Spirito si parla di un battesimo ministrato da Cristo Gesù secondo che disse Giovanni: “Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco” (Matteo 3:11). Quindi? Quindi non è vero che tutti coloro che hanno creduto sono stati battezzati da Cristo con lo Spirito Santo; è vero però che tutti coloro che hanno creduto sono stati battezzati dallo Spirito Santo nel corpo di Cristo.

L’altro errore che fa Martella è quello di non tenere presente che Paolo dicendo che non tutti parlano in lingue non ha inteso dire che non tutti coloro che sono stati battezzati con lo Spirito Santo parlano in altre lingue, ma che non tutti hanno il dono della diversità delle lingue che lui menziona tra i doni spirituali. Lui infatti quando nel dodicesimo capitolo di prima Corinzi parla delle lingue ne parla in primo luogo in riferimento al dono della diversità delle lingue che è la capacità data dallo Spirito Santo di parlare diverse lingue straniere. E che sia così è confermato dal fatto che poco prima di domandare “parlano tutti in altre lingue?”, Paolo dice che Dio ha costituito nella Chiesa “la diversità delle lingue” (1 Corinzi 12:28). Dunque le parole di Paolo vogliono dire che non tutti i credenti hanno il dono della diversità delle lingue, il che è vero, come è vero che non tutti sono apostoli, non tutti sono profeti, non tutti sono dottori, non tutti fanno miracoli, non tutti hanno doni di guarigioni, non tutti interpretano. Quindi Martella ancora una volta dimostra di non tagliare rettamente la parola di Verità. Proprio lui che suggerisce quindi di tagliare rettamente la parola di verità per non rimanere confusi, rimane confuso appunto perché non taglia rettamente la Parola di Dio.

La ricezione dello Spirito Santo, intesa come il battesimo con lo Spirito Santo, avviene dopo avere creduto nel Signore

Martella nel suo libro nel parlare del quando si riceve lo Spirito Santo o il battesimo con lo Spirito Santo, afferma che i Pentecostali sono nell’errore nell’affermare che esso si riceve dopo avere creduto.

E’ falso quello che lui afferma; perché? Perché lui non fa una distinzione tra la ricezione dello Spirito Santo che avviene quando si nasce di nuovo e quella invece che avviene dopo, cioè quando si viene riempiti di Spirito Santo che costituisce il battesimo con lo Spirito Santo. E’ vero che quando si nasce di nuovo lo Spirito Santo entra nel credente e viene a dimorare in lui, attestando così che egli è un figlio di Dio, ma differente è la ricezione dello Spirito Santo all’atto del battesimo con lo Spirito Santo, perché in quest’ultimo caso si viene riempiti di Spirito Santo; per dirlo in altre parole, quando si crede si riceve una misura di Spirito Santo mentre quando si viene riempiti di Spirito Santo (o si viene battezzati con lo Spirito Santo) si riceve una misura maggiore di Spirito Santo. Per spiegare questo concetto con la Parola di Dio e dimostrare così l’errore che fa Martella citerò l’esempio degli apostoli.

Ora, gli apostoli avevano creduto nel Signore, per cui avevano ottenuto la remissione dei loro peccati mediante la fede in Cristo, ancora prima che Gesù risorgesse dai morti, infatti Gesù la notte in cui fu tradito parlando di loro disse al Padre: “Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu m’hai dati dal mondo; erano tuoi, e tu me li hai dati; ed essi hanno osservato la tua parola. Ora hanno conosciuto che tutte le cose che tu m’hai date, vengon da te; poiché le parole che tu mi hai date, le ho date a loro; ed essi le hanno ricevute, e hanno veramente conosciuto ch’io son proceduto da te, e hanno creduto che tu m’hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per quelli che tu m’hai dato, perché son tuoi; e tutte le cose mie son tue, e le cose tue son mie; ed io son glorificato in loro” (Giovanni 17:6-10). Non c’è dunque il minimo dubbio sul fatto che gli apostoli del Signore avessero veramente creduto ancora prima del giorno della Pentecoste. Certo, è vero che dopo essi ebbero uno sbandamento perché lo lasciarono, e in particolare Pietro lo rinnegò tre volte (cosa però di cui si pentì perché egli in seguito si convertì), come anche è vero che essi inizialmente non credettero neppure che Gesù fosse stato visto dalle donne risorto, ma è altresì vero che in seguito essi credettero nella sua resurrezione.

Ora, forse Martella dirà la stessa cosa di Tommaso Heinze: ‘Siamo d’accordo che gli apostoli avevano creduto prima del giorno della Pentecoste, ma prima di quel giorno essi non avevano ricevuto lo Spirito Santo perché ancora Esso non era stato dato, per cui gli apostoli furono una di quelle eccezioni in cui lo Spirito Santo fu ricevuto dopo avere creduto’.

Non è proprio così in tutto e per tutto, infatti è anche scritto che quando Gesù apparve ai suoi discepoli dopo essere risorto disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo” (Giov. 20:22), quindi gli apostoli ancora prima del giorno della Pentecoste avevano lo Spirito Santo. Ovviamente una misura di Spirito Santo, perché la pienezza la ricevettero solo il giorno della Pentecoste quando furono battezzati con lo Spirito. Questo è un punto molto importante su cui gli antipentecostali preferiscono sorvolare e comprendiamo il perché, perché annulla tutto il loro ragionamento. Se infatti gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo quando Gesù disse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo’ che cosa ricevettero il giorno della Pentecoste? Ancora una volta lo Spirito Santo? Certo, ma in questo caso, come detto prima, essi ricevettero la pienezza dello Spirito infatti furono ripieni di Spirito Santo cosa che ancora non avevano sperimentato. Detto ancora in altre parole, gli apostoli nel giorno della Pentecoste furono battezzati con lo Spirito Santo.

Dunque che cosa c’è di strano nel sentire dire che quando si crede nella morte e nella resurrezione di Gesù Cristo si riceve una misura di Spirito Santo e poi quando in seguito si viene battezzati con lo Spirito Santo si viene riempiti di Spirito Santo? Se una cosa simile avvenne agli apostoli (non uguale quindi, perché gli apostoli ancora prima che Gesù dicesse loro: ‘Ricevete lo Spirito Santo’ erano figli di Dio), perché mai ci si dovrebbe scandalizzare oggi nel sentirci dire che c’è differenza tra la ricezione dello Spirito Santo al momento della nuova nascita e la ricezione dello Spirito al momento in cui si viene riempiti di Esso?

Dunque, c’è una differenza tra la ricezione dello Spirito quando si crede e la ricezione dello Spirito quando in seguito si viene battezzati con lo Spirito Santo. Nella prima si riceve solo una misura di Spirito e non si riceve potenza e non ci si mette a parlare in lingue, nella seconda si viene riempiti di Spirito Santo, si viene rivestiti di potenza e si comincia a parlare in altre lingue. Gli antipentecostali però con i loro discorsi vorrebbero fare credere che gli apostoli non avevano ricevuto lo Spirito Santo prima del giorno della Pentecoste, la chiamano una eccezione assieme a quella dei credenti di Samaria. Essi vorrebbero far credere che gli apostoli, dato che lo Spirito Santo non era ancora stato dato, non avevano lo Spirito Santo. Siamo d’accordo che gli apostoli non erano ancora stati battezzati con lo Spirito Santo prima del giorno della Pentecoste, e questo perché Gesù prima di ascendere in cielo disse loro: “Poiché Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo fra non molti giorni” (Atti 1:5), ma questo non significa che essi non avessero ancora ricevuto per nulla lo Spirito Santo, perché come abbiamo visto quando Gesù apparve loro fece loro ricevere una misura di Spirito Santo soffiando su di loro e dicendo loro: “Ricevete lo Spirito Santo”.

I circa dodici discepoli ad Efeso

Ma veniamo ora ai circa dodici uomini di Efeso che secondo Martella quando Paolo li incontrò non erano discepoli di Cristo.

Luca dice: “Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato la parte alta del paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli, ai quali disse: Riceveste voi lo Spirito Santo quando credeste? Ed essi a lui: Non abbiamo neppur sentito dire che ci sia lo Spirito Santo. Ed egli disse loro: Di che battesimo siete dunque stati battezzati? Ed essi risposero: Del battesimo di Giovanni. E Paolo disse: Giovanni battezzò col battesimo di ravvedimento, dicendo al popolo che credesse in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù. Udito questo, furon battezzati nel nome del Signor Gesù; e dopo che Paolo ebbe loro imposto le mani, lo Spirito Santo scese su loro, e parlavano in altre lingue, e profetizzavano. Erano, in tutto, circa dodici uomini” (Atti 19:1-7). Vorrei fare notare però che la Riveduta non è corretta a proposito della domanda di Paolo a quei credenti infatti la Diodati dice: “Avete voi ricevuto lo Spirito Santo, dopo che avete creduto?” e così anche la Versione inglese di Re Giacomo (King James Version), il che attesta in maniera chiara che la ricezione dello Spirito, cioè il battesimo con lo Spirito Santo, era consueto che i credenti la sperimentassero dopo avere creduto, e non solo questo, ma anche che fosse accompagnata dal parlare in altre lingue. Ma torniamo a quei discepoli; erano veramente dei credenti? Certo, e questo lo si deduce dal fatto che nella prima domanda Paolo gli chiese se avevano ricevuto lo Spirito Santo quando (o meglio dopo) che avevano creduto? Avrebbe mai Paolo usato il verbo credere nei loro confronti se essi non fossero già stati dei credenti in Cristo? No, perciò essi avevano veramente creduto che Gesù era il Cristo. E poi, ammesso e non concesso che quegli uomini fossero discepoli di Giovanni Battista, Giovanni aveva proclamato agli uomini che essi dovevano credere in “in colui che veniva dopo di lui, cioè, in Gesù” (Atti 19:4), quindi mi pare ovvio che i discepoli fatti da Giovanni sapevano tutti che il Messia in cui credere non era Giovanni ma Gesù di Nazareth. I discepoli fatti da Giovanni in altre parole erano dei seguaci di Cristo, perché Giovanni era venuto affinchè gli uomini credessero in Cristo per mezzo di lui.

Martella dunque sbaglia grandemente quando dice che in Efeso quei discepoli incontrati da Paolo non erano discepoli di Cristo e che Paolo dovette istruirli su Gesù! Ma come si possono dire simili cose? La Scrittura poi non dice che Paolo li istruì su Gesù, perché essi non solo avevano sentito parlare di Gesù ma ci avevano creduto, e difatti erano discepoli di Cristo.

Vorrei peraltro ricordare che negli Atti quando è menzionato il termine ‘discepoli’ è sempre in riferimento a credenti in Cristo, e quindi a discepoli di Cristo. Ecco le prove:

– “Or in que’ giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio degli Ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell’assistenza quotidiana. E i dodici, raunata la moltitudine dei discepoli, dissero: Non è convenevole che noi lasciamo la parola di Dio per servire alle mense.” (Atti 6:1-2)

– “E la parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in Gerusalemme; e anche una gran quantità di sacerdoti ubbidiva alla fede” (Atti 6:7)

– “Or Saulo, tuttora spirante minaccia e strage contro i discepoli del Signore, venne al sommo sacerdote” (Atti 9:1)

– “E Saulo rimase alcuni giorni coi discepoli che erano a Damasco” (Atti 9:19)

– “E passati molti giorni, i Giudei si misero d’accordo per ucciderlo; ma il loro complotto venne a notizia di Saulo. Essi facevan perfino la guardia alle porte, giorno e notte, per ucciderlo; ma i discepoli, presolo di notte, lo calarono a basso giù dal muro in una cesta. E quando fu giunto a Gerusalemme, tentava d’unirsi ai discepoli; ma tutti lo temevano, non credendo ch’egli fosse un discepolo” (Atti 9:23-26).

– “E perché Lidda era vicina a Ioppe, i discepoli, udito che Pietro era là, gli mandarono due uomini per pregarlo che senza indugio venisse fino a loro” (Atti 9:38)

– “E fu in Antiochia che per la prima volta i discepoli furon chiamati Cristiani” (Atti 11:26)

– “E i discepoli determinarono di mandare, ciascuno secondo le sue facoltà, una sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea, il che difatti fecero, mandandola agli anziani, per mano di Barnaba e di Saulo” (Atti 11:29-30).

– “E i discepoli eran pieni d’allegrezza e di Spirito Santo” (Atti 13:52)

– “Ma essendosi i discepoli raunati intorno a lui, egli si rialzò, ed entrò nella città; e il giorno seguente, partì con Barnaba per Derba. E avendo evangelizzata quella città e fatti molti discepoli, se ne tornarono a Listra, a Iconio ed Antiochia, confermando gli animi dei discepoli, esortandoli a perseverare nella fede, e dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti 14:20-22).

– “Giunti colà e raunata la chiesa, riferirono tutte le cose che Dio avea fatte per mezzo di loro, e come avea aperta la porta della fede ai Gentili. E stettero non poco tempo coi discepoli” (Atti 14:27-28).

– “Perché dunque tentate adesso Iddio mettendo sul collo de’ discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiam potuto portare?” (Atti 15:10)

– “Ed essendosi fermato quivi alquanto tempo, si partì, percorrendo di luogo in luogo il paese della Galazia e la Frigia, confermando tutti i discepoli” (Atti 18:23)

– “Poi, volendo egli passare in Acaia, i fratelli ve lo confortarono, e scrissero ai discepoli che l’accogliessero” (Atti 18:27)

– “Or avvenne, mentre Apollo era a Corinto, che Paolo, avendo traversato la parte alta del paese, venne ad Efeso; e vi trovò alcuni discepoli … “ (Atti 19:1)

– “Ma siccome alcuni s’indurivano e rifiutavano di credere, dicendo male della nuova Via dinanzi alla moltitudine, egli, ritiratosi da loro, separò i discepoli, discorrendo ogni giorno nella scuola di Tiranno” (Atti 19:9)

– “Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i discepoli non glielo permisero” (Atti 19:30).

– “Or dopo che fu cessato il tumulto, Paolo, fatti chiamare i discepoli ed esortatili, li abbracciò e si partì per andare in Macedonia” (Atti 20:1)

– “E di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé” (Atti 20:30)

– “E trovati i discepoli, dimorammo quivi sette giorni. Essi, mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non metter piede in Gerusalemme” (Atti 21:4)

– “E vennero con noi anche alcuni de’ discepoli di Cesarea, menando seco un certo Mnasone di Cipro, antico discepolo, presso il quale dovevamo albergare” (Atti 21:16)

Chissà perché però, per Martella il termine ‘discepoli’ di Atti 19:1 non si riferisce a dei discepoli di Cristo! E’ evidente il motivo, perché Martella deve portare avanti la sua falsa dottrina sul battesimo con lo Spirito Santo che secondo lui si riceve alla nuova nascita o quando si crede, e quindi quei circa dodici discepoli non potevano essere dei Cristiani prima di ricevere il battesimo con lo Spirito Santo. Questo naturalmente significa usare l’astuzia del diavolo, è chiaro questo. Ma sono persuaso che tutto ciò contribuisca a far aprire gli occhi a coloro che vanno dietro le ciance di questo uomo.

E’ vero che quei circa dodici discepoli non avevano ricevuto ancora lo Spirito Santo, ma qui è da intendersi il battesimo con lo Spirito Santo che non salva ma conferisce potenza e una misura di Spirito Santo maggiore di quella che si ha già come credenti.

Ma Martella, senza accorgersene naturalmente, finisce con il contraddirsi in maniera grossolana, infatti afferma: ‘C’è da notare che Paolo attesta come cosa scontata che lo Spirito Santo si riceve nel momento in cui si crede in Gesù Cristo’!

Infatti, ammesso e non concesso che i credenti ricevevano lo Spirito quando credevano, ciò che avvenne quando Paolo impose loro le mani conferma che quando i credenti anticamente ricevevano lo Spirito Santo si mettevano a parlare in altre lingue! Come mai allora oggi – vorremmo domandare noi a Martella e ai suoi contenziosi studenti – quando i credenti ricevono il battesimo con lo Spirito quando credono non si mettono a parlare in altre lingue?!!! Questo è il punto: lo ripeto: ‘Come mai ciò non avviene?’ Formulo la domanda in questi altri termini: ‘Se quando Paolo impose le mani a quei discepoli affinché ricevessero lo Spirito Santo, avvenne quello che succedeva a quei tempi quando i credenti credevano, ciò significa che in quei giorni era normale che quando uno credeva si metteva a parlare in altre lingue; come mai allora oggi quando le persone credono nel Signore non avviene quello che avvenne a quei credenti dopo che Paolo impose loro le mani?’ Il punto in altre parole è proprio questo; se lo Spirito Santo si riceve quando si crede, per forza di cose quando lo si riceve dovrebbe accadere che chi ha creduto si mette a parlare in lingue, perché quei discepoli cominciarono a parlare in lingue quando lo ricevettero; come mai allora oggi quando le persone credono non si mettono a parlare in lingue? E’ evidente il motivo, perché quando esse credono ricevono solo una misura di Spirito Santo e non la pienezza; esse non ricevono il battesimo con lo Spirito Santo. Il battesimo con lo Spirito lo riceveranno in seguito e quando ciò avverrà si metteranno a parlare in altre lingue. Dunque quando uno crede lo Spirito Santo viene a dimorare in lui (quand’anche non sapesse che esiste il battesimo con lo Spirito Santo) in una certa misura, ma quando viene battezzato con lo Spirito Santo riceve una misura maggiore di Spirito Santo. Questo conferma che il battesimo con lo Spirito Santo si riceve DOPO avere creduto nel Signore.

Ma voglio proseguire facendo alcune altre domande: ‘Ammesso e non concesso che sia così come dice Martella, e cioè che il battesimo con lo Spirito Santo si riceveva all’atto del credere, come avviene oggi, ciò significa che era automatico ricevere il battesimo con lo Spirito Santo quando si credeva; come mai allora Paolo impose le mani a quei credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo?’

E poi se fosse stato automatico ricevere il battesimo con lo Spirito Santo quando si credeva, senza che ci fosse nessuna evidenza, come mai Paolo domandò loro se avevano ricevuto lo Spirito Santo QUANDO AVEVANO CREDUTO? Se Paolo credeva che quando si crede si riceve implicitamente lo Spirito Santo, perché mai gli fece quella particolare domanda? Secondo me è logico che Paolo avrebbe dovuto astenersi dal fare una simile domanda a dei discepoli, se avesse creduto che il battesimo con lo Spirito si riceve quando si crede! Se io infatti credessi questo non sarei spinto a fare una simile domanda a dei credenti appena li incontro. Sarebbe come se gli chiedessi se quando hanno creduto hanno ricevuto Cristo. Questo ovviamente conferma che la vera traduzione di quel passo è “Avete voi ricevuto lo Spirito Santo dopo che avete creduto?” Quello che ho voluto dire con tutto ciò è che Paolo non avrebbe mai chiesto a quei credenti se avevano ricevuto qualcosa che si riceve automaticamente quando si crede, perché sarebbe stato come se gli avesse chiesto “Avete voi ricevuto la vita eterna quando avete creduto? o ‘Avete voi ottenuto la remissione dei peccati quando avete creduto?’ o ‘Avete voi ottenuto pace con Dio quando avete creduto?’ e così via. Ma egli chiese loro se avevano ricevuto qualcosa che si riceve DOPO che si crede, e cioè il battesimo con lo Spirito Santo.

Ovviamente Martella, pur sostenendo che quei discepoli incontrati da Paolo non erano discepoli di Cristo, deve per forza riconoscere che quegli uomini quando furono battezzati con lo Spirito (ricordatevi però che secondo Martella questo battesimo si riceve quando si crede) parlavano in lingue; non lo può negare, è evidente. Cosa dice allora in merito a quei circa dodici uomini di Efeso? Perché parlarono in lingue quando ricevettero il battesimo con lo Spirito? Lui dice che ‘l’accompagnamento delle lingue e della profezia alla conversione e all’effusione dello Spirito doveva dimostrare alla «comunità battista» di Efeso la superiorità di Cristo su Giovanni, del Signore sul suo precursore’! Ma non è affatto così, questa risposta è assolutamente falsa, perché ammesso e non concesso che quegli uomini fossero stati membri della ‘comunità battista’ di Efeso, i membri di quella comunità sapevano già che Cristo Gesù era superiore a Giovanni il Battista, e questo perché essi sapevano che Giovanni aveva detto: “Ben vi battezzo io con acqua, in vista del ravvedimento; ma colui che viene dietro a me è più forte di me, ed io non son degno di portargli i calzari; egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con fuoco” (Matteo 3:11), ed anche: “Io battezzo con acqua; nel mezzo di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dietro a me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio de’ calzari” (Giovanni 1:26-27). E quindi la spiegazione data da Martella non regge per nulla.

Infine voglio dire qualcosa sull’affermazione di Martella secondo cui quello di Efeso fu l’ultimo caso di credenti che quando ricevettero il battesimo con lo Spirito (ricordatevi sempre però che secondo Martella questo battesimo si riceve quando si crede) parlarono in lingue; i casi precedenti erano stati quello del giorno della Pentecoste e quello di Cornelio e quelli di casa sua. Lui dice infatti che in quei casi le lingue servivano come conferma del battesimo con lo Spirito, ma più tardi, e precisamente dopo il capitolo diciannove degli Atti, non avvenne più così. Questa deduzione è arbitraria naturalmente, ma serve al Martella per sedurre i suoi lettori.

I credenti a Samaria

Come abbiamo visto, Martella a riguardo dei credenti di Samaria afferma che ‘la fede dei Samaritani in Gesù non coincise con il momento della rigenerazione’, per cui prima i Samaritani credettero e furono battezzati, e poi furono rigenerati quando ricevettero l’imposizione delle mani da parte degli apostoli, il che avvenne tempo dopo.

Vediamo come stanno veramente le cose. La Scrittura dice che essi credettero a Filippo che annunciava loro la buona novella del Regno di Dio e poi furono battezzati (cfr. Atti 8:12). Ora, che essi credettero veramente è fuori di dubbio, per cui essi nacquero da Dio quando credettero. Il fatto è però che viene anche detto che gli apostoli in Gerusalemme vi mandarono Pietro e Giovanni affinché pregassero per loro affinché ricevessero lo Spirito Santo. Come mai? Perché Filippo, l’evangelista, non aveva il dono di imporre le mani ai credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo.

I credenti di Samaria quindi diventarono dei figli di Dio quando credettero a Filippo, e ovviamente anche loro ricevettero una certa misura di Spirito Santo tramite cui potevano dire di essere dei figli di Dio. Ma quando Pietro e Giovanni pregarono per loro, essi ricevettero la pienezza dello Spirito Santo ossia furono ripieni di Spirito Santo come lo erano stati gli apostoli il giorno della Pentecoste. Il fatto poi che gli apostoli pregarono per quei credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo sta ad indicare che ci sono alcuni fratelli dotati di un particolare dono di Dio che è quello di imporre le mani ad altri fratelli affinché ricevano lo Spirito Santo. E difatti Pietro parlando della potestà di imporre le mani ai credenti affinché ricevessero lo Spirito Santo – potestà che aveva sia lui che Giovanni – parlò di “dono di Dio” (Atti 8:20).

Ma poi vorrei dire qualcosa d’altro per confutare le asserzioni di Martella, e cioè che Luca ci dice che “Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo” (Atti 8:5), e quindi dato che poco dopo c’è scritto che i Samaritani credettero a Filippo, secondo che è scritto: “Ma quand’ebbero creduto a Filippo che annunziava loro la buona novella relativa al regno di Dio e al nome di Gesù Cristo, furon battezzati, uomini e donne” (Atti 8:12), è evidente che essi credettero che Gesù era il Cristo. Ma non dice forse Giovanni che “chiunque crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama Colui che ha generato, ama anche chi è stato da lui generato” (1 Giovanni 5:1)? Ed ancora, non dice sempre Giovanni: “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figliuoli di Dio; a quelli, cioè, che credono nel suo nome; i quali non son nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma son nati da Dio” (Giovanni 1:12-13)? Notate come Giovanni dice che coloro che credono nel nome del Figliuolo di Dio sono nati da Dio. E’ evidente dunque che quei credenti di Samaria erano dei figli di Dio, rigenerati da Dio, ancora prima che ricevessero lo Spirito Santo per mezzo dell’imposizione delle mani degli apostoli Pietro e Giovanni.

Ma che va cianciando dunque Martella? E tutto questo perché, lo ripeto, c’è differenza tra la ricezione dello Spirito che avviene alla rigenerazione, in cui una misura di Spirito Santo viene a dimorare nel cuore del credente, e la ricezione dello Spirito, in cui si viene riempiti di Spirito Santo e si comincia a parlare in altra lingua secondo che lo Spirito dà di esprimersi. Qualcuno forse dirà: ‘Ma nel caso dei samaritani non c’è scritto che quando ricevettero lo Spirito parlarono in lingue, e quindi questo conferma che non sempre quando si riceve lo Spirito ci si mette a parlare in altra lingua!’ Le cose però non stanno affatto così perché anche nel loro caso ci fu il parlare in altra lingua, anche se non viene esplicitamente menzionato. Come facciamo a dire questo? Dal fatto che viene detto che Simone vide “che per l’imposizione delle mani degli apostoli era dato lo Spirito Santo” (Atti 8:18); se non ci fosse stato il segno esteriore delle lingue, Simone non avrebbe potuto accorgersi di questo.

Conclusione

Fratelli nel Signore, vi ho dimostrato che Nicola Martella erra grandemente per mancanza di conoscenza delle Scritture e della potenza di Dio. Lui può dire tutto quello che vuole, e così anche i suoi studenti, ma i fatti stanno a dimostrare che le cose stanno così.

Quindi esorto tutti coloro che in una maniera o nell’altra sono in contatto con Martella a ritirarsi da lui, perché mente contro la verità e la contrasta apertamente.

La grazia del nostro Signore Gesù sia con coloro che lo amano con purità incorrotta

Giacinto Butindaro

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