Uscirono dall’Egitto ma non entrarono nel Suo riposo [Audio Streaming]

È on line il file audio della predicazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Uscirono dall’Egitto ma non entrarono nel Suo riposo” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 52 MB (128 Kbps), 10 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 55 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

Dio manda esercito di locuste contro l’Egitto [Video]

http://www.youtube.com/watch?v=DRWw8BtZIV4

Egitto infestato dalle locuste, piantagioni a rischio. – Tempi.it

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Israele, Festa delle Capanne: L’Egitto vieta l’esportazione di foglie di palma

foto da melach.org

A poche settimane dalla festa ebraica di Sukkot, l’Egitto ha annunciato che ha vietato l’esportazione di foglie di palma per Israele e le comunità ebraiche all’estero. Il Ministero dell’Agricoltura egiziano ha detto che il divieto resterà in vigore fino alla fine dell’anno. Fino ad oggi, Israele importava dall’Egitto circa 700.000 foglie di palma ogni anno prima della festa di Sukkot. Oltre due milioni ne vengono acquistate nelle comunità ebraiche della diaspora.

Per soddisfare la domanda, il ministro dell’Agricoltura ha detto che rilascerà dei permessi speciali che autorizzano l’importazione di foglie di palma da Spagna, Giordania e dalla Striscia di Gaza. Egli vuole anche incoraggiare gli agricoltori israeliani ad aumentare la produzione.

Via | infolive.tv

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Seri dubbi sulle monete egiziane di Giuseppe

Due archeologi evangelici hanno espresso riserve in merito alla notizia del ritrovamento di monete dell’antico Egitto, che recano il nome e l’immagine di Giuseppe, figlio di Giacobbe, tra manufatti non ancora classificati del Museo d’Egitto.

Steven Ortiz, professore associato di archeologia e contesti biblici al Southwestern Baptist Theological Seminary a Fort Worth (Texas), ha dichiarato che gli studiosi dovranno rivedere l’intero rapporto e le immagini dei manufatti per poter dare un giudizio sugli oggetti in questione. Lo studioso pensa che molto probabilmente questi oggetti siano amuleti o articoli di gioielleria. I primi dati diffusi, osserva, tendono a cercare un riferimento in versi del Corano in cui si menzionano monete legate alla figura di Giuseppe, ma non si basano su un’indagine completa dei ritrovamenti.

Il giornale Al Ahram del Cairo è stata la prima fonte a riportare un articolo su questo argomento, e uno successivo è apparso sul Jerusalem Post (25 settembre), che dipende dalla traduzione dell’articolo originale a cura del Middle East Media Research Institute (MEMRI). La ricerca non è apparsa su una rivista accademica. Il JP ha affermato che l’importanza del ritrovamento sta nel fatto che gli archeologi hanno trovato una prova scientifica che smentisce la tesi di alcuni storici secondo i quali le monete non furono usate nell’antico Egitto per il commercio, che invece avveniva tramite baratto.

egypt-coinsSecondo la traduzione del MEMRI, inizialmente si credeva che i manufatti fossero amuleti, ma un esame approfondito ha rivelato che gli oggetti recano l’anno in cui furono coniati insieme al loro valore. Si è appreso ancora che alcune monete sono del periodo del soggiorno di Giuseppe in Egitto e recano il suo nome e la sua effige.

La scoperta ha spinto i ricercatori a leggere i versi coranici che parlano di monete usate nell’antico Egitto. Robert Griffin, studioso di storia egiziana antica dell’Università di Memphis, ha riferito che non ha potuto offrire una valutazione senza vedere i manufatti o consultare le relazioni dei ricercatori. Perciò non è stato favorevole alla divulgazione della scoperta. Griffin ha dichiarato che la sua posizione è scettica, perché l’”interpretazione” di quegli oggetti come monete è molto soggettiva.

Nell’articolo di Al Ahram si legge che le monete provengono da diversi periodi e tra di esse ci sono monete che recano diversi segni che si fanno risalire al tempo di Giuseppe. Tra queste ce n’è una che ha un’iscrizione e un’immagine di una mucca, che ricorda il sogno del faraone delle sette mucche grasse e delle sette magre.

Una delle più popolari divinità nell’Egitto mitologico, ha osservato Griffin, era Hathor, rappresentata da una mucca o da una donna che indossa una corona con le corna. Lo studioso sostiene che Hator era ben conosciuta nell’ultima parte del Regno Medio e del Secondo Periodo Intermedio (circa 1800-1600 a.C.), epoca che corrisponde a quella della permanenza di Giuseppe.

Il quotidiano Al Ahram ha riferito che il nome di Giuseppe appare due volte su questa particolare moneta. Vi appaiono scritti in caratteri geroglifici sia il nome originale, Giuseppe, sia quello egiziano, Saba Sabani, che gli fu dato dal faraone quando divenne tesoriere del regno.

Per Griffin sarebbe interessante poter prendere visione in prima persona dell’iscrizione (leggenda ndr.) della moneta che gli studiosi pretendono siano i nomi (ebraico ed egizio ndr.) di Giuseppe. La translitterazione offerta in inglese del “nome egiziano” di Giuseppe è vicina nella forma ma non esattamente come sarebbe dovuta essere translitterata dal testo ebraico.

Tenendo conto di quanto si conosce fino a questo punto, Griffin dice che avrebbe avuto più di qualche perplessità nel sostenere che i suddetti manufatti costituiscono una prova inequivocabile della presenza di Giuseppe in Egitto.

Adattamento: R.P.
Fonte: SBF Taccuino / Baptist Press ( 5 ottobre 2009 )

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Egitto, scoperto in una biblioteca un frammento della Bibbia più antica

Il pezzo del Codex Sinaiticus era nascosto in un volume del 18° secolo custodito
nel monastero di Santa caterina sul Sinai ed è stato riconosciuto da un ricercatore greco

IL CAIRO – Uno studente greco, alle prese con le ricerche per il suo dottorato, ha scoperto in Egitto un frammento disperso della Bibbia più antica finora conosciuta. Il frammento del Codex Sinaiticus, il manoscritto considerato la Bibbia più antica ancora esistente, è stato trovato al monastero di Santa Caterina sul Sinai, in Egitto, uno dei luoghi dove le pergamene del manoscritto del IV secolo D.C. sono custodite. Era stato riciclato per la rilegatura di un volume del 18° secolo da due monaci che non riuscivano a procurarsi dell’altra pergamena, ed era scomparso.

Nikolas Sarris, uno studente greco che sta completando il suo dottorato in Gran Bretagna, ha riconosciuto per caso il frammento della Bibbia del Sinai mentre esaminava una serie di fotografie di manoscritti presso la biblioteca del monastero. Le pergamene della Bibbia del Sinai sono ripartite tra il monastero di Santa Caterina sul Sinai in Egitto, la Biblioteca Russa di San Pietroburgo, la British Library di Londra e la Biblioteca dell’Università di Lipsia in Germania e di recente sono state digitalizzate e messe online in un progetto al quale hanno preso parte esperti provenienti dai quattro Paesi.

Sarris ha collaborato alla digitalizzazione per la British Library ed è perciò stato in grado di riconoscere all’istante il pezzo di manoscritto. “E’ stato un momento molto emozionante. Anche se non è la mia specializzazione, avevo lavorato al progetto online e il Codex mi era rimasto impresso nella memoria. Ho controllato l’altezza delle lettere e delle colonne e in breve ho realizzato che avevo davanti una parte mai vista del Codex”.

Lo studioso ha quindi contattato Padre Justin, il bibliotecario del monastero, che ha confermato che si trattava di un pezzo di pergamena appartenente all’antica Bibbia che corrisponderebbe al capitolo 1 e al verso dieci del libro di Giosuè. Solo una parte del frammento trovato da Sarris è visibile sulla superficie della rilegatura, ma altre parti potrebbero essere nascoste negli strati inferiori. La biblioteca di santa Caterina non ha gli strumenti necessari per esaminare la rilegatura senza danneggiare la pergamena ma, ha sottolineato Padre Justin, potrebbe presto dotarsi delle tecnologie adatte.

Fonte: Repubblica.it

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