Gran rumore per nulla

Ai giorni del profeta Isaia, il regno d’Egitto era un regno molto potente che come qualsiasi altra potenza terrena trasmetteva fiducia e sicurezza a coloro che cercavano la sua protezione. Tra coloro che avevano deciso di cercare la protezione dell’Egitto contro l’eventuale attacco da parte di altri regni stranieri, ci furono pure gli Israeliti che ovviamente per assicurarsi l’amicizia di Faraone gli mandarono regali e ricchezze in grande quantità. “I regali che uno fa gli apron la strada e gli danno adito ai grandi” (Prov. 18:16), dice la Sapienza, e tramite questi regali Israele potè rifugiarsi all’ombra di Faraone. Dio però si indignò nel vedere il suo popolo contrarre questa alleanza, e chiamò gli Israeliti figli ribelli che formavano disegni senza di lui, delle alleanze senza il suo spirito (cfr. Is. 30:1-2). E gli annunciò il suo giudizio dicendogli: “Ma la protezione di Faraone vi tornerà a confusione, e il ricetto all’ombra dell’Egitto, ad ignominia. I principi di Giuda son già a Tsoan, e i suoi ambasciatori son già arrivati a Hanes; ma tutti arrossiscono d’un popolo che a nulla giova loro, che non reca aiuto né giovamento alcuno, ma è la loro onta e la loro vergogna. È pronto il carico delle bestie pel mezzogiorno; attraverso un paese di distretta e d’angoscia, donde vengono la leonessa e il leone, la vipera e il serpente ardente che vola, essi portan le loro ricchezze sul dorso degli asinelli e i loro tesori sulla gobba de’ cammelli, a un popolo che non gioverà loro nulla. Poiché il soccorso dell’Egitto è un soffio, una vanità; per questo io chiamo quel paese: ‘Gran rumore per nulla’….. Perciò così dice il Santo d’Israele: Giacché voi disprezzate questa parola e confidate nell’oppressione e nelle vie oblique, e ne fate il vostro appoggio, questa iniquità sarà per voi come una breccia che minaccia rovina, che fa pancia in un alto muro, il cui crollo avviene a un tratto, in un istante, e che si spezza come si spezza un vaso del vasaio che uno frantuma senza pietà, e tra i rottami del quale non si trova frammento che serva a prender del fuoco dal focolare o ad attinger dell’acqua dalla cisterna. Poiché così avea detto il Signore, l’Eterno, il Santo d’Israele: Nel tornare a me e nel tenervi in riposo starà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia starà la vostra forza; ma voi non l’avete voluto! Avete detto: ‘No, noi galopperemo sui nostri cavalli!’ E per questo galopperete!… E: ‘Cavalcheremo su veloci destrieri!’ E per questo quelli che v’inseguiranno saranno veloci!… Mille di voi fuggiranno alla minaccia d’un solo; alla minaccia di cinque vi darete alla fuga, finché rimaniate come un palo in vetta a un monte, come un’antenna sopra un colle” (Is. 30:3-7, 12-17).

Parole chiare, molto chiare quelle di Dio. Esse ci insegnano che Dio si disgusta di quei suoi figliuoli che ripongono la loro fiducia nel braccio dell’uomo anziché in quello di Dio; che invece di rifugiarsi all’ombra dell’Onnipotente si rifugiavano all’ombra dei principi e dei potenti della terra. Ma di questo insegnamento oggi molti credenti non fanno alcun caso, perché cercano anch’essi il favore delle autorità terrene, contraggono alleanze con i principi della terra, chi per una ragione e chi per un’altra, essi vogliono farsi proteggere dai principi della terra da eventuali persecuzioni. E sì, perché con queste alleanze la Chiesa riceve l’aiuto dei principi contro eventuali discriminazioni nei suoi confronti. La Chiesa ormai in molti casi è un organizzazione umana come tante altre difesa ed aiutata dai principi di questo mondo che naturalmente non ti danno la loro protezione senza chiederti un corrispettivo che non per forza deve essere costituito da denaro, ma può essere anche fatto di voti elettorali, e favori di altro genere. Ovviamente questi ribelli sanno come mascherare questa alleanza che Dio detesta e farla apparire come niente di meno che una benedizione di Dio, a chi naturalmente? A quelli che come loro amano il mondo e non vogliono essere perseguitati, a quelli che non pregano quasi mai, che leggono molto raramente le Scritture, che purtroppo sono in grande numero.

Ma queste alleanze a suo tempo torneranno a confusione di coloro che le hanno contratte, e così tutti potranno vedere e riconoscere quanto l’aiuto del mondo è una vanità. Se Dio rese confusi gli Israeliti quando si allearono con l’Egitto, pensate voi che non farà lo stesso verso quei Cristiani che hanno deciso di appoggiarsi ai principi di questo mondo?

pensieri

Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro

Uscirono dall’Egitto ma non entrarono nel Suo riposo [Audio Streaming]

È on line il file audio della predicazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Uscirono dall’Egitto ma non entrarono nel Suo riposo” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 52 MB (128 Kbps), 10 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 55 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

Dio manda esercito di locuste contro l’Egitto [Video]

http://www.youtube.com/watch?v=DRWw8BtZIV4

Egitto infestato dalle locuste, piantagioni a rischio. – Tempi.it

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Israele, Festa delle Capanne: L’Egitto vieta l’esportazione di foglie di palma

foto da melach.org

A poche settimane dalla festa ebraica di Sukkot, l’Egitto ha annunciato che ha vietato l’esportazione di foglie di palma per Israele e le comunità ebraiche all’estero. Il Ministero dell’Agricoltura egiziano ha detto che il divieto resterà in vigore fino alla fine dell’anno. Fino ad oggi, Israele importava dall’Egitto circa 700.000 foglie di palma ogni anno prima della festa di Sukkot. Oltre due milioni ne vengono acquistate nelle comunità ebraiche della diaspora.

Per soddisfare la domanda, il ministro dell’Agricoltura ha detto che rilascerà dei permessi speciali che autorizzano l’importazione di foglie di palma da Spagna, Giordania e dalla Striscia di Gaza. Egli vuole anche incoraggiare gli agricoltori israeliani ad aumentare la produzione.

Via | infolive.tv

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Seri dubbi sulle monete egiziane di Giuseppe

Due archeologi evangelici hanno espresso riserve in merito alla notizia del ritrovamento di monete dell’antico Egitto, che recano il nome e l’immagine di Giuseppe, figlio di Giacobbe, tra manufatti non ancora classificati del Museo d’Egitto.

Steven Ortiz, professore associato di archeologia e contesti biblici al Southwestern Baptist Theological Seminary a Fort Worth (Texas), ha dichiarato che gli studiosi dovranno rivedere l’intero rapporto e le immagini dei manufatti per poter dare un giudizio sugli oggetti in questione. Lo studioso pensa che molto probabilmente questi oggetti siano amuleti o articoli di gioielleria. I primi dati diffusi, osserva, tendono a cercare un riferimento in versi del Corano in cui si menzionano monete legate alla figura di Giuseppe, ma non si basano su un’indagine completa dei ritrovamenti.

Il giornale Al Ahram del Cairo è stata la prima fonte a riportare un articolo su questo argomento, e uno successivo è apparso sul Jerusalem Post (25 settembre), che dipende dalla traduzione dell’articolo originale a cura del Middle East Media Research Institute (MEMRI). La ricerca non è apparsa su una rivista accademica. Il JP ha affermato che l’importanza del ritrovamento sta nel fatto che gli archeologi hanno trovato una prova scientifica che smentisce la tesi di alcuni storici secondo i quali le monete non furono usate nell’antico Egitto per il commercio, che invece avveniva tramite baratto.

egypt-coinsSecondo la traduzione del MEMRI, inizialmente si credeva che i manufatti fossero amuleti, ma un esame approfondito ha rivelato che gli oggetti recano l’anno in cui furono coniati insieme al loro valore. Si è appreso ancora che alcune monete sono del periodo del soggiorno di Giuseppe in Egitto e recano il suo nome e la sua effige.

La scoperta ha spinto i ricercatori a leggere i versi coranici che parlano di monete usate nell’antico Egitto. Robert Griffin, studioso di storia egiziana antica dell’Università di Memphis, ha riferito che non ha potuto offrire una valutazione senza vedere i manufatti o consultare le relazioni dei ricercatori. Perciò non è stato favorevole alla divulgazione della scoperta. Griffin ha dichiarato che la sua posizione è scettica, perché l’”interpretazione” di quegli oggetti come monete è molto soggettiva.

Nell’articolo di Al Ahram si legge che le monete provengono da diversi periodi e tra di esse ci sono monete che recano diversi segni che si fanno risalire al tempo di Giuseppe. Tra queste ce n’è una che ha un’iscrizione e un’immagine di una mucca, che ricorda il sogno del faraone delle sette mucche grasse e delle sette magre.

Una delle più popolari divinità nell’Egitto mitologico, ha osservato Griffin, era Hathor, rappresentata da una mucca o da una donna che indossa una corona con le corna. Lo studioso sostiene che Hator era ben conosciuta nell’ultima parte del Regno Medio e del Secondo Periodo Intermedio (circa 1800-1600 a.C.), epoca che corrisponde a quella della permanenza di Giuseppe.

Il quotidiano Al Ahram ha riferito che il nome di Giuseppe appare due volte su questa particolare moneta. Vi appaiono scritti in caratteri geroglifici sia il nome originale, Giuseppe, sia quello egiziano, Saba Sabani, che gli fu dato dal faraone quando divenne tesoriere del regno.

Per Griffin sarebbe interessante poter prendere visione in prima persona dell’iscrizione (leggenda ndr.) della moneta che gli studiosi pretendono siano i nomi (ebraico ed egizio ndr.) di Giuseppe. La translitterazione offerta in inglese del “nome egiziano” di Giuseppe è vicina nella forma ma non esattamente come sarebbe dovuta essere translitterata dal testo ebraico.

Tenendo conto di quanto si conosce fino a questo punto, Griffin dice che avrebbe avuto più di qualche perplessità nel sostenere che i suddetti manufatti costituiscono una prova inequivocabile della presenza di Giuseppe in Egitto.

Adattamento: R.P.
Fonte: SBF Taccuino / Baptist Press ( 5 ottobre 2009 )

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