Contro la carne Halal

Fratelli nel Signore, è sempre più comune vedere nelle nostre città Macellerie Islamiche o Carne Halal nei supermercati. La carne Halal è la carne di animali uccisi secondo il rito islamico.

L’uccisione halal (cioè lecita) di animali, viene effettuata dal macellaio pronunciando la basmala, orientando la testa dell’animale in direzione della Mecca.

La basmala è la formula araba ‘Bi-smi ‘llāhi al-Rahmāni al-Rahīmi’ (In nome di Dio, Clemente, Misericordioso) con cui si aprono tutte le sure del Corano (il libro considerato sacro dai Mussulmani) salvo la sura IX. E quindi in questa maniera la carne viene dedicata al dio dei Mussulmani che essi chiamano Allah, e che non è l’Iddio di cui parla la Bibbia.

La Mecca è una città dell’Arabia Saudita occidentale, che è per antonomasia la città santa (prima di Medina e Gerusalemme) per i musulmani. È la città in cui è nato Maometto (colui che i Mussulmani chiamano ‘il profeta di Dio’), che è il fondatore dell’Islam. Al centro della Mecca si trova la Kaʿba, talvolta scritta Kaaba, ossia cubo, una costruzione che costituisce il luogo più sacro dell’Islam. Incastonata a circa 1 metro d’altezza nell’angolo est della Kaʿba c’è La Pietra Nera, che è una roccia nera, grande quasi come un pallone, che è considerata dai musulmani l’ultimo frammento della ‘Casa Antica’, fatta scendere da Dio direttamente dal Paradiso sulla Terra e andata pressoché interamente distrutta dal Diluvio Universale. Per i Mussulmani, la Pietra Nera fu messa in salvo da Noè all’interno di una caverna nei pressi di Mecca e da lì l’oggetto sarebbe stato recuperato da Abramo nel momento in cui questi, con l’aiuto del figlio Ismaele, si sarebbe messo a costruire la nuova Kaʿba. Secondo una tradizione popolare islamica piuttosto diffusa, la Pietra Nera è invece l’occhio di un angelo incaricato di prender nota dei pellegrini che adempiono il comandamento islamico di effettuare almeno una volta nella loro vita il pellegrinaggio alla Mecca e nei suoi immediati dintorni. La Ka’ba viene nella pratica adorata dai Mussulmani, perchè è un idolo; anche se loro negano la loro idolatria.

Ora, la Scrittura dice che noi ci dobbiamo astenere dalle carni sacrificate o dedicate agli idoli, secondo che è scritto:

“Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani” (Atti 15:28-29),

e questo perchè sono sacrificate o dedicate ai demoni e noi non dobbiamo avere comunione con i demoni per non provocare Dio a gelosia, secondo che dice Paolo ai Corinzi:

“Che dico io dunque? Che la carne sacrificata agl’idoli sia qualcosa? Che un idolo sia qualcosa? Tutt’altro; io dico che le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demonî e non a Dio; or io non voglio che abbiate comunione coi demonî. Voi non potete bere il calice del Signore e il calice de’ demonî; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demonî. O vogliam noi provocare il Signore a gelosia? Siamo noi più forti di lui?” (1 Corinzi 10:19-22).

La carne halal rientra quindi tra quelle carni che i Gentili dedicano ai demoni, da cui ci dobbiamo astenere.

Nessuno vi tragga in errore, citandovi tutti quei passi biblici che ci permettono di mangiare ogni cibo, perchè il divieto – confermato dagli apostoli e dagli anziani a Gerusalemme – di mangiare carni sacrificate agli idoli permane tuttora. E nessuno vi tragga in errore neppure dicendovi che alla fin fine il dio dei Mussulmani è lo stesso Dio di cui parla la Bibbia, perchè non è assolutamente così, in quanto il loro Allah è un dio straniero in quanto nega di avere un figlio il cui nome è Gesù Cristo, e nega che Egli sia morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Per l’Allah dei Mussulmani, Gesù non morì sulla croce e neppure nacque per morire sulla croce.

Adesso è bene che sappiate questo, e cioè che Paolo dice:

“Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appartiene la terra e tutto quello ch’essa contiene. Se qualcuno de’ non credenti v’invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza. Ma se qualcuno vi dice: Questa è cosa di sacrificî, non ne mangiate per riguardo a colui che v’ha avvertito, e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell’altro; infatti, perché la mia libertà sarebb’ella giudicata dalla coscienza altrui? E se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie? Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio. Non siate d’intoppo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio: sì come anch’io compiaccio a tutti in ogni cosa, non cercando l’utile mio proprio, ma quello de’ molti, affinché siano salvati” (1 Corinzi 10:25-33).

Quindi, è evidente che nel momento che venite a sapere che quella carne che si vende al mercato o che vi viene messa davanti affinché la mangiate è carne halal, avete il dovere di astenervi da essa.

Chi ha orecchi da udire oda

Giacinto Butindaro

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Table to Table: sfamare i poveri in terra di Israele

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Nel 2008 Table to Table ha garantito 600 mila pasti e 1.200 tonnellate di cibo dato a cucine di centri per anziani e giovani, rifugi per senza dimora in varie parti del Paese. «La cosa incredibile – spiega Natalie Marxs, dello staff dell’associazione – è che facciamo tutto con cibo che altrimenti verrebbe buttato via».

Table to Table nasce nel 2003 da un’idea di Joseph Gilter, un professore universitario tornato definitivamente in Israele qualche anno prima e colpito dalla crescente povertà di alcuni strati della società israeliana. Così Gilter, decide di organizzare un gruppo di volontari e rimboccarsi le maniche, rifacendosi direttamente al grande patrimonio della cultura ebraica: nel 2006 nasce ad esempio, il progetto Leket, un termine preso dalla Torah che indica il comando dato agli ebrei di lasciare un decimo dei frutti dei propri campi in modo che i poveri se ne possano cibare. Così, oggi, circa 50 mila volontari di Table to Table raccolgono ogni anno i frutti lasciati apposta nei campi da una sessantina di grandi coltivatori israeliani. In alta Galilea l’associazione raccoglie 60 tonnellate di frutta e verdura a settimana, cibo rifiutato dalla grande distribuzione solo perché esteticamente imperfetto. Altra iniziativa è la Campagna Chamez, ovvero la raccolta del pane lievitato dopo la Pasqua. I volontari inoltre si occupano di raccolta diurna di cibo presso panetterie e ristoranti, così come di una raccolta «serale», ritirando il cibo avanzato da festeggiamenti e matrimoni organizzati da circa 200 società di catering e ristoranti convenzionati. Nel 2009 la crisi si fa sentire anche per Table to Table: la scarsità di denaro e lavoro comporta anche festeggiamenti meno sontuosi e minor cibo raccolto dai volontari. A questo si aggiunga una stagione più avara di piogge e una produzione di frutti inferiore al solito.

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In Oriente e in America latina non è una novità, né tantomeno urta la sensibilità della popolazione: “Mangiate gli insetti fa molto bene”. A dirlo sono alcuni specialisti degli Stati Uniti, che vedono in cavallette, formiche, vespe e maggiolini un’importante risorsa alimentare. Soprattutto adesso, in epoca di caro-cibo e crisi ambientale. Conferma di ciò arriverebbe da un gruppo di ricercatori dell’Ohio.

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Fonte: Tgcom

“…tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da riprovare, se usato con rendimento di grazie; perché è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera.” (1 Timoteo 4:4,5)

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