Iran, In carcere da mesi un pastore protestante iraniano. Rischia la condanna a morte per apostasia

La moglie di Youcef Nadarkhani è stata liberata nei giorni scorsi dopo quattro mesi di detenzione. L’arresto avviene mentre i cristiani evangelici lamentano una crescente pressione nei loro confronti, una persecuzione senza precedenti dall’avvento del regime degli ayatollah.

Teheran –. Il pastore Youcef Nadarkhani è stato accusato di “apostasia” il mese scorso dall’11° Camera della Corte di Assise della provincia di Gilan, nell’Iran del Nord. Il suo avvocato sta per presentare ricorso dopo aver rilevato “seri errori procedurali”. Nadarkhani è stato arrestato per aver messo in questione l’istruzione islamica nelle scuole. “Noi siamo una famiglia cristiana – avrebbe detto. – Voglio che i miei figli ricevano un’istruzione religiosa cristiana, non islamica”.

Fatemeh Passandideh, moglie di un noto pastore protestante iraniano, è stata liberata qualche giorno fa dopo quattro mesi di detenzione; ma suo marito, ancora in prigione, potrebbe dover affrontare una condanna a morte per apostasia, ha detto la “Church of Iran”.

La comunità cristiana che fa riferimento al pastore imprigionato ha espresso preoccupazione per l’esito del processo alla coppia, che ha due figli piccoli. Questo caso esplode nel momento in cui ci sono notizie di una pressione crescente da parte delle autorità verso la “Church of Iran”, un movimento protestante che comprende parecchie chiese “sotterranee” in una nazione rigorosamente islamica. “Church of iran” afferma di essere “oggetto di una campagna di persecuzione senza precedenti dall’avvento della rivoluzione del 1979. Parecchi membri del movimento sono stati arrestati a partire dall’ottobre dello scorso anno, fra cui il pastore Behrouz Khandjani, che è ancora in isolamento nel “braccio 100” dell’area di Shiraz”.

“Elam Ministries” un gruppo protestante specializzato nella missione verso i musulmani dichiara di conoscere il caso di almeno un giovane iraniano convertito ucciso qualche settimana fa da un parente a causa della sua conversione, lasciando moglie e due bambini. “Middle East Concern”, un gruppo di attivisti per i diritti umani afferma che almeno tre dei quindici cristiani arrestati a luglio a Mashhad sono ancora in prigione, e “sotto pressione affinché rinneghino la loro fede; ma si rifiutano di farlo”. “Middle East Concern” cita inoltre la notizia della TV iraniana secondo cui nove convertiti sono stati arrestati a Hamedan, con l’accusa di proselitismo, che potenzialmente comporta il rischio di una condanna a morte. “Elam Ministries” sostiene che nel 1979 c’erano meno di 500 cristiani provenienti dall’Islam. “Oggi le stime più prudenti parlano di almeno centomila credenti nel paese”.

Fonte: AsiaNews – riprodotto con autorizzazione

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Iran: le autorità rilasciano un pastore su cauzione

La tensione in Iran rimane alta, l’ambigua strategia di Ahmadinejad in termini di diplomazia internazionale continua senza intoppi, basti pensare alle ultime scaramucce verbali con Obama, presidente degli Stati Uniti d’America, riguardo ancora una volta la questione nucleare. Ma non vogliamo dimenticare che in Iran il regime insiste nel reprimere l’opposizione politica e i manifestanti, e in questa ondata di oppressione, che dura ormai da un anno, non disdegna un giro di vite anche nei confronti dei cristiani, forse per entrare sempre più nelle grazie dell’ala più estremista dell’oligarchia al comando nel paese.
Gli agenti delle forze di Sicurezza Investigativa dello Stato (SSI) il 2 febbraio scorso hanno arrestato il pastore Wilson Issavi, di 65 anni (vedi foto), poco dopo aver finito un incontro in casa di un amico a Isfahan. Assieme all’accusa di “conversione dei musulmani”, al pastore è stato imputato il fatto di non aver cooperato con la polizia, presumibilmente per aver continuato a realizzare incontri in casa dopo che gli agenti avevano imposto la chiusura della Chiesa Evangelica di Kermanshah (dove serviva), ordinandogli di non riaprirla. A quanto pare, Issavi in carcere è stato torturato e per le inumane condizioni della cella ha contratto una pericolosa infezione, per la quale è stato successivamente curato in ospedale.

Fin da subito il pugno di ferro utilizzato dalle autorità aveva fatto pensare al peggio; di fatto non erano mancate le minacce di esecuzione rivolte al povero pastore, così l’improvvisa notizia del rilascio su cauzione ha fatto esultare di gioia i familiari e gli amici. Alla gioia, in questi casi, si abbina purtroppo la preoccupazione per le reazioni delle fazioni più estremiste, sempre pronte a punire brutalmente chi viene “macchiato” da un arresto per motivi religiosi, come nel caso di Issavi.

Ora Issavi e la sua famiglia attendono il processo.
Fuori dalla chiesa di Issavi è stata montata una telecamera, con la quale le autorità monitorano chi eventualmente entra o esce dall’edificio. Isfahan, dove è ubicata la chiesa, è una città vicina a Tehran con almeno 1,5 milioni di abitanti ed è scenario di quello che gli esperti non esitano a definire un netto peggioramento delle condizioni dei cristiani. A quanto pare i bersagli principali sono proprio i leader delle comunità, oggetto di vessazioni, discriminazioni, interrogatori, incarceramenti, accuse e torture, di vario genere.

Altri tre cristiani, Maryam Jalili, Mitra Zahmati, e Farzan Matin, arrestati durante una riunione il 24 dicembre 2009 in una casa a Varamin assieme ad altri 12 credenti, sono stati rilasciati il 17 marzo 2010, anche se i termini del loro rilascio non sono chiari.
Per approfondimenti sulla situazione in Iran, leggete Iran: analizziamo la situazione – dossier.

Fonte: Porte Aperte Italia

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Iran: Isfahan, pastore protestante torturato perché “converte i musulmani”

Sua moglie, visitandolo in prigione ha notato segni di tortura. Rischia la pena capitale. A Isfahan è in atto una campagna repressiva contro i protestanti. La lotta al proselitismo è unita ai timori che le comunità ospitino oppositori del regime.

Teheran – Un pastore protestante, in prigione per voler “convertire i musulmani”, è sottoposto a torture e minacce. Secondo la Farsi Christian Network, la moglie del pastore, sig.ra Medline Nazanin, visitando di recente suo marito in prigione, ha notato evidenti segni di tortura e la sua salute era precaria.

Il rev. Wilson Issavi (v. foto), 65 anni, è stato arrestato lo scorso 2 febbraio a Isfahan, subito dopo aver concluso un incontro in una famiglia. Issavi è il pastore della Chiesa evangelica di Kermanshah a Isfahan, una comunità che è in Iran da 50 anni, affiliata alle Assemblee di Dio, diffusa fra le persone di etnia assira.

Le autorità di sicurezza hanno detto alla moglie che il pastore potrebbe subire la pena capitale per le sue azioni.

Durante il raid del 2 febbraio, la polizia ha arrestato tutti i membri del gruppo, ma poi ha liberato tutti meno il pastore Issavi e il padrone di casa.

Secondo Compass Direct News, a Isfahan è in atto una vera e propria campagna di repressione contro i cristiani protestanti. Il 28 febbraio scorso, Hamid Shafiee e sua moglie Reyhaneh Aghajary, entrambi convertiti dall’islam e leader di una chiesa domestica, sono stati arrestati e non si sa dove li abbiamo reclusi.

Il pastore Issavi è da tempo nel mirino della pubblica sicurezza. In passato è stato spesso interrogato e trattenuto dalla polizia. Il 2 gennaio scorso le forze dell’ordine hanno chiuso la chiesa di Kermanshah e ordinato a Issavi di non riaprirla. Per tutta risposta, il pastore ha continuato degli incontri nelle case dei fedeli.

I controlli e i divieti della polizia sembrano essere motivati da sospetti di proselitismo, ma anche da timori che i raduni possano nascondere attività di oppositori al regime degli ayatollah.

Fonte: AsiaNews/ Agenzie – riprodotto con autorizzazione

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Iran. Stretta contro la comunità cristiana, 9 arresti a Isfahan

26 Febbraio 2010

Stretta delle autorità iraniane contro la comunità cristiana di Isfahan, nell’Iran centrale. Un pastore evangelico, il reverendo Wilson Issavi e altri 8 fedeli sono stati arrestati oggi dalle forze di sicurezza, stando a quanto denunciato da Jeff King, presidente del gruppo ‘International Christian Concern’ (Icc).

“Issavi si trovava nell’abitazione di un amico ad Isfahan, quando c’è stato un inaspettato blitz degli agenti”, ha dichiarato King. “Il reverendo, i proprietari dell’abitazione e altre persone che si trovavano lì sono stati arrestati e immediatamente trasferiti in prigione”, ha aggiunto il presidente dell’Icc, che non ha voluto rivelare l’identità degli altri otto cristiani arrestati per motivi di sicurezza. Una nota dell’Icc giudica l’arresto di Issavi “un colpo devastante” per la comunità cristiana nella Repubblica Islamica.

L’arresto del reverendo, tuttavia, non è del tutto inatteso. Lo scorso 2 gennaio, infatti, le autorità avevano disposto la chiusura della chiesa evangelica di Kermanshah, che era una delle poche strutture religiose ancora a disposizione dei cristiani in Iran. Intorno al 15 gennaio, inoltre, sei iraniani di fede cristiana sono stati arrestati dagli uomini del ministero dell’Intelligence a Shiraz, nell’Iran centromeridionale, con l’accusa di proselitismo.

Fonte: L’Occidentale

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[World Watch List 2010] Persecuzione dei cristiani nel mondo, Prime dieci nazioni- #2 Iran

Quest’anno l’Arabia Saudita non occupa più il secondo posto nell’elenco: l’ha ceduto all’Iran, anche se in Iran il numero complessivo di punti è leggermente diminuito rispetto all’anno scorso. Infatti, nel 2009 non abbiamo avuto notizie di cristiani uccisi per la loro fede, come invece è successo nel 2008. L’ondata di arresti di credenti, però, scatenata nel 2008, è aumentata ulteriormente nel 2009: almeno 85 cristiani sono stati catturati. Si sospetta che questi arresti servano al governo iraniano per distrarre l’attenzione dai problemi interni, come per esempio i tumulti dopo la rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad a giugno, per dimostrare che il regime ha ancora il pieno controllo. Gran parte degli arrestati sono stati maltrattati in carcere. Benché la maggior parte di loro sia stata rilasciata, i processi sono ancora in corso e questi credenti possono essere condannati da un momento all’altro. Molti cristiani rilasciati vengono costantemente sorvegliati e minacciati; ovviamente questa politica di arresti terrorizza i cristiani iraniani. Va fatto notare inoltre che le autorità iraniane hanno chiuso alcune chiese nel 2009. La ragione principale di queste chiusure coatte è da ricercarsi nel fatto che molti ex-musulmani (recentemente convertiti al Cristianesimo) stavano frequentando i culti.

L’islam è la religione ufficiale in Iran e tutte le leggi e i decreti devono essere in armonia con l’interpretazione ufficiale della sharia. I cristiani delle etnie armene e assire sono riconosciuti e godono ufficialmente di libertà religiosa, ma anche tra loro vi sono credenti che hanno subito prigionie, abusi fisici, vessazioni e discriminazioni a causa della loro fede. Alle chiese armene e assire è permesso istruire i loro adepti nella loro lingua, ma è vietato predicare a persone musulmane di lingua farsi. Secondo le interpretazioni giudiziarie della sharia, ogni musulmano che abbandona l’islam per abbracciare un’altra religione rischia la pena di morte. Molti culti in chiesa sono controllati dalla polizia segreta. I credenti attivi nella chiesa o negli incontri nelle comunità familiari vengono messi sotto pressione, interrogati, arrestati e percossi. Dunque subiscono discriminazioni e vessazioni dalla società di cui fanno parte, che naturalmente è condizionata dalle autorità.

Fonte: Porte Aperte Italia

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