Amiamoci gli uni gli altri

“Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giov. 13:35). Queste parole furono pronunciate da Gesù Cristo la notte in cui fu tradito e arrestato, e furono rivolte ai suoi discepoli. Vorrei che notaste che Egli non disse che tutti riconosceranno in noi dei suoi discepoli se in mezzo a noi ci saranno coloro che parleranno in lingue nuove, se ci saranno delle guarigioni, dei miracoli, dei ministeri, delle visioni, dei sogni; ma se noi abbiamo amore gli uni per gli altri. Il segno distintivo dei discepoli di Cristo è dunque l’amore. E questo perché Gesù Cristo stesso, il nostro Maestro, non solo ha insegnato ad amare ma ha dimostrato questo amore verso di noi morendo sulla croce per i nostri peccati. Quando il nostro pensiero va a Gesù la prima cosa a cui pensiamo è il suo amore, il suo sacrificio compiuto per amore nostro; non sono i miracoli, non sono le guarigioni o i segni che lui compì per lo Spirito Santo, ma l’amore. I miracoli e le opere potenti vengono dopo e questo perché l’amore viene prima dei doni dello Spirito Santo. Cosa che è confermata da Paolo che ai santi di Corinto, prima dice di procacciare la carità e poi dice: “Non lasciando però di ricercare i doni spirituali” (1 Cor. 14:1). I doni ci devono essere certo, ma prima ci deve essere l’amore, altrimenti se non c’è l’amore potremmo avere tutti tanta fede da spostare persino le montagne e gli alberi, ma saremmo degli squillanti cembali o dei rami risonanti.

Oggi, non è difficile incontrare credenti che mettono del continuo enfasi sui doni dello Spirito Santo, sulle potenti manifestazioni dello Spirito Santo, che cercano queste manifestazioni con grande ardore, – cosa giusta contro cui non c’è nulla da dire – e poi, dico, e poi, si dimenticano di consolare l’afflitto, di incoraggiare chi ne ha bisogno, di aiutare materialmente il pastore, di aiutare i poveri che sono nel loro mezzo, di visitare gli ammalati, le vedove, gli orfani che ci sono nel loro mezzo. Costoro si dimenticano che se il Signore non fa loro mancare nulla e gli da beni materiali in abbondanza non è per goderseli solo loro questi beni, ma per farne parte a chi ne ha bisogno. Costoro si dimenticano che Dio li fa camminare con i loro piedi non solo per andare al locale di culto, ma anche per potere andare a visitare gli orfani, le vedove, gli ammalati. Costoro si dimenticano che Dio la lingua non gliela ha data solo per parlare in lingue o per cacciare i demoni o per evangelizzare, ma anche per consolare gli afflitti, per levarsi in favore della giustizia.

Oggi, si sente parlare di amore ma il problema è che pochi sono coloro che praticano l’amore. C’è un egoismo terrificante in seno alle Chiese, pare che tutto il Cristianesimo si limiti ad andare al culto una volta la settimana o due o tre volte, e di recarsi qualche volta a qualche evangelizzazione, e basta. Fuori dal locale di culto la maggior parte dei credenti non si cercano, non sanno neppure dove abitano i fratelli spesso. Alcuni non sanno neppure come fa di cognome il fratello che si siede magari accanto a lui nel locale di culto. C’è un’indifferenza verso i bisogni spirituali e materiali del proprio fratello che è veramente grande; una cosa che fa soffrire molto chi si trova in qualche bisogno; una cosa certamente da condannare. E chi sperimenta questa indifferenza capisce molto bene le mie parole.

Tante volte pensando al grande amore che Cristo ha manifestato per noi tutti e poi vedendo l’indifferenza di tanti fratelli sia verso me che verso altri o che non contraccambiano l’amore che gli si mostra, mi viene da domandarmi: ‘Ma se Gesù ha dato la sua vita per salvare noi, non dobbiamo anche noi dare la nostra vita per i nostri fratelli?’ Non ha forse Gesù stesso detto: “Com’io v’ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giov. 13:34)? E no, pare proprio che molti vogliono solo essere amati, ma di amare non gli importa proprio nulla. E’ bello essere amati, essere cercati, essere stimati, essere sopportati, essere perdonati, essere aiutati; vero? Ma è altresì bello amare, cercare, stimare il fratello, sopportare e perdonare. E’ bello ricevere, ma è bello anche dare, anzi Gesù ha detto che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (cfr. Atti 20:35). L’amore non deve essere a senso unico ma deve essere reciproco. Un po’ come tra marito e moglie; non deve essere solo il marito ad amare la moglie, ma anche la moglie il marito. Ma ripeto, ad alcuni piace essere amati ma non amare. Questo non è da Dio.

Che queste mie parole siano uno stimolo per voi fratelli a contraccambiare l’amore che vi viene mostrato …. amiamoci gli uni gli altri.

pensieri

Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro