Samballat e Tobia

“E quando Samballat, lo Horonita, e Tobia, il servo Ammonita, furono informati del mio arrivo, ebbero gran dispiacere della venuta d’un uomo che procurava il bene de’ figliuoli d’Israele” (Neh. 2:10). Ecco cosa disse Nehemia a proposito di Samballat e Tobia.

Ora, Nehemia era venuto per ricostruire le mura di Gerusalemme che erano in rovina da tanti anni oramai, Dio lo aveva benignamente assistito infatti egli aveva personalmente ricevuto dal re Artaserse delle lettere per i governatori d’oltre il fiume affinché lo facessero passare ed entrare in Giuda, e delle lettere per Asaf guardiano del parco del re affinché gli fornisse il legname di cui aveva bisogno, ma Samballat e Tobia quando seppero del suo arrivo furono grandemente dispiaciuti. Evidentemente quegli uomini non cercavano il bene dei figli di Israele, e difatti lo dimostrarono anche in appresso quando si fecero beffe di Nehemia e dei suoi collaboratori, e cercarono in svariate maniere di ostacolare la ricostruzione delle mura di Gerusalemme, ma i loro malvagi disegni furono frustrati da Dio che fece prosperare l’opera diretta da Nehemia e la fece giungere a compimento.

Ogni volta che Dio chiama qualcuno a edificare la sua Chiesa, non importa con quale ministerio, ci sono sempre dei Samballat e dei Tobia che con le loro parole e i loro atti cercano di scoraggiare il ministro di Dio e i suoi collaboratori o comunque coloro che lo apprezzano e lo aiutano per la sua opera. Costoro invece di rallegrarsi nel vedere che Dio ha scelto in mezzo a loro qualcuno per fargli compiere una particolare opera, si dispiacciono, si struggono l’anima e il cuore. Che follia mostrano costoro nello sprezzare il servo del Signore e quello che Dio gli ha messo in cuore di fare, e nel cercare in svariate maniere di ostacolare la sua opera! In verità costoro non sanno di trovarsi a combattere contro Dio stesso e che alla fine Dio farà ricadere sul loro capo tutta la loro malizia, tutta la caparbietà del loro cuore. Saranno coperti di vergogna, e tutti coloro che li vedranno diranno: ‘Ecco la fine che fanno tutti coloro che si mettono a combattere contro Dio!’.

Diletti, rallegriamoci quando qualcuno procura il bene dei figliuoli di Dio, e dispiaciamoci invece quando qualcuno cerca il loro male. Incoraggiamo (e non solo a parole) coloro che in svariate maniere fanno il bene ai figliuoli di Dio affinché progrediscano sempre di più, ma ammoniamo severamente coloro che nel loro mezzo cercano il loro male affinché smettano di compiere il male.

pensieri

Pensieri (Vol. 1)

Butindaro Giacinto, Roma 2015 – Versione aggiornata. Pagine 728.
Giacinto Butindaro

Un frammento di Neemia fra i rotoli di Qumran

Frammento di Nehemia
Frammento di Nehemia

Il frammento contiene il testo di Neemia 3,14-15 ed è datato tra la fine primo secolo a.C. e il primo decennio del primo secolo d.C.

Il tipo testuale è Proto-masoretico e ha una lezione (“e i suoi figli”= ובניו) conservata nei Settanta (Lxx).

Chi ha posseduto il frammento dagli anni Sessanta riferisce che proviene dalla quarta grotta di Qumran. La scrittura del frammento di Neemia è simile a quella del 4Q117, la copia di Esdra, ma numerosi dettagli indicano che non è lo stesso rotolo. Il frammento non è scritto in caratteri minuscoli ed è di alcuni decenni posteriore rispetto al 4QEsdra.

Se questo testo proviene da Qumran, costituisce la sola copia di Neemia trovata nelle grotte del sito. Gli studiosi ritengono che una copia di Esdra proveniente dalle grotte di Qumran testimonia anche l’esistenza di Neemia, dal momento che Esdra e Neemia di solito appaiono su un solo rotolo.

La traduzione del testo è la seguente (le differenze rispetto al testo ebraico sono in corsivo):

3,14 “[Malchijah, figlio di Rechab, capo della metà del distretto di Beth-haccherem, restaurò la Porta del letame]. E (ricevette l’aiuto dei) suoi figli; ed innalzò le sue porte, [i suoi] catenacci, [le sue sbarre.

3,15 E la Porta della Fontana] Shallum, figlio di Colhozeh, capo di mezzo distretto di Mizpah, ripristinò. Egli la ricostruì e la riparò, ed eresse] le sue porte, i suoi catenacci, [le sue sbarre, così come le mura della piscina di Shelah per il giardino del re fino] ai gradini [che scendono dalla città di Davide”.

Quel che più conta è che questo testo ebraico regge le supposizioni di alcuni critici del testo che sostengono che alcune parole sono andate perdute durante la trascrizione degli scribi. Una delle lezioni è sostenuta dalla traduzione greca.

Adattamento: R.P.
James H. Charlesworth, The Institute for Judaism and Christian Origins

Fonte: SBF Taccuino

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Israele: Scoperto un muro del periodo di Neemia

Nel corso degli scavi attualmente condotti nell’area della Città di Davide a Gerusalemme sono venuti alla luce i resti di un muro risalenti al tempo di Neemia.

La dott.sa Eilat Mazar, archeologa dell’università ebraica di Gerusalemme e direttrice degli scavi, ha proposto questa datazione in seguito allo scavo effettuato sotto una torre vicina, attribuita in precedenza al periodo asmoneo (142-137 a.C) ma che, invece, risulterebbe essere stata costruita alcuni secoli prima.

Sia la sezione di muro (30 metri) sia quella della torre (6 x 3) sono ora datate al quinto secolo a.C.

Un buon numero di bullae, punte di frecce e di sigilli rinvenuti appartengono a questo periodo.

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