L’armatura di Dio

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Noi credenti non abbiamo da noi stessi nessun’arma efficace con la quale opporci al diavolo, di questo siamo pienamente consci perché in noi, vale a dire nella nostra carne, non abita alcun bene; ma grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo perché Egli nella sua bontà e nella sua sapienza ci ha fornito un arma­tura completa e potente. Completa perché non permette al diavolo di fare breccia nel credente da nessuna parte perché essa proteg­ge il credente da ogni lato; potente, perché è così potente che con essa riusciamo ad opporci al diavolo, e a distruggere le sue fortezze e i ragionamenti ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio. L’armatura di Dio ci serve sia per difenderci e sia per attaccare i nostri nemici quindi faremo bene a rive­stircene per vivere una vita vittoriosa sulla terra nell’attesa dell’apparizione del nostro Signore Gesù Cristo. Paolo ha detto che noi dobbiamo rivestirci della completa armatura di Dio onde possiamo stare saldi contro le insidie del diavolo e affinché possiamo resistere nel giorno malvagio e restare in piedi. L’apo­stolo ha parlato di ‘giorno malvagio’ perché sapeva che il giorno in cui il diavolo ci insidia per farci cadere in tentazione è un cattivo giorno. Quindi tenendo presente la ragione per cui abbia­mo bisogno di indossare l’armatura di Dio, vediamo queste armi che Dio ha tirato fuori dalla sua armeria per equipaggiare il suo esercito di soldati che si trova in mezzo a questo mondo di tenebre.

– “State dunque saldi avendo presa la verità a cintura dei fian­chi”.1

Come dei buoni soldati del Signore noi dobbiamo cingerci i fianchi con la verità, ciò significa che noi credenti dobbiamo dire la verità e non dobbiamo né amare la menzogna e neppure praticarla perché è scritto: “Bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri”.2 Diletti, dite la verità; la menzogna offre un rifugio debole e temporaneo a coloro che ne fanno la loro città di rifugio e la loro fortezza perché Dio a suo tempo distrugge questa loro for­tezza in un attimo e li rende confusi per mostrare loro che di Lui non si può fare beffe nessuno. Gesù ha detto che “non v’è niente di coperto che non abbia ad essere scoperto, né di occulto che non abbia ad essere conosciuto”,3 perciò pure le menzogne che vengono dette per coprire le male azioni, l’ipocrisia e la frode, a suo tempo verranno rese palesi dal nostro Dio.

Prendiamo questo episodio accaduto nella vita di Abramo che ci fa comprendere come la verità anche se viene astutamente nascosta viene ad essere conosciuta.

È scritto: “Or venne nel paese una carestia; e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi, perché la fame era grave nel paese. E come stava per entrare in Egitto, disse a Sarai sua moglie: ‘Ecco, io so che tu sei una donna di bell’aspetto; e avverrà che quando gli Egiziani t’avranno veduta, diranno: Ella è sua moglie; e uccideranno me, ma a te lasceranno la vita. Deh, dì che sei mia sorella, perché io sia trattato bene a motivo di te, e la vita mia sia conservata per amore tuo’. E avvenne che quando Abramo fu giunto in Egitto, gli Egiziani osservarono che la donna era molto bella. E i principi di Faraone la videro e la lodarono dinnanzi a Faraone; e la donna fu menata in casa di Faraone. Ed egli fece del bene ad Abramo per amore di lei; ed Abramo ebbe pecore e buoi e asini e servi e serve e asine e cammelli. Ma l’Eterno colpì Faraone e la sua casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai, moglie d’Abramo. Allora Faraone chiamò Abramo e disse: ‘Che m’hai tu fatto? perché non m’hai detto ch’era tua moglie? perché hai detto: È mia sorella? ond’io me la sono presa per moglie. Or dunque eccoti la tua moglie; prenditela e vattene!..”.4

Ora, Abramo si era presa per moglie Sarai che era figliuola di suo padre ma non figliuola di sua madre, quindi era vero che Sarai era sua sorella ma era altresì vero che ella era sua mo­glie. Lui quando stava per entrare in Egitto ebbe paura infatti pensò che gli Egiziani vedendo la bellezza di Sarai lo avrebbero ucciso per impossessarsi di sua moglie, e quindi disse a Sarai di dire che era sua sorella e che lui gli veniva fratello, per proteggere la sua vita. Faraone naturalmente sentendo dire ad Abramo che Sarai era sua sorella se la prese per moglie, perché credette ad Abramo. Ma a Dio non piacque che Faraone si fosse presa Sarai per moglie e perciò colpì Faraone e la sua casa con grandi piaghe per indurlo a restituire Sarai ad Abramo. Noi non sappiamo in che maniera Faraone venne a sapere che Sarai era la moglie di Abramo; una cosa è certa e cioè che lo venne a sapere. E quando lo venne a sapere riprese Abramo per avergli detto che era sua sorella e non sua moglie.

Come potete vedere ciò che Abramo cercò di tenere nascosto non potè rimanere nascosto a Faraone per molto tempo e questo perché Dio fece venire alla luce la verità.

I seguenti esempi mostrano come Dio rende confusi e punisce quelli che mentono:

> Ghehazi, il servo di Eliseo, mentì ad Eliseo quando questi gli chiese: “Donde vieni, Ghehazi?”,5 infatti gli rispose: “Il tuo servo non è andato in verun luogo”,6 mentre invece egli, poco prima, spinto dalla sua cupidigia, era andato appresso a Naaman e si era fatto dare dei vestiti e dell’argento e li aveva nascosti all’insaputa di Eliseo. Eliseo seppe che Ghehazi gli aveva menti­to perché Dio gli fece sapere quello che lui aveva fatto di nascosto, e gli preannunziò il giudizio di Dio su di lui dicendo­gli: “La lebbra di Naaman s’attaccherà perciò a te ed alla tua progenie in perpetuo”.7 In questo caso Ghehazi disse una menzogna per coprire la sua malvagia azione ma fu reso confuso mediante una rivelazione divina e punito da Dio con la lebbra.

> È scritto: “Ma un certo uomo, chiamato Anania, con Saffira sua moglie, vendè un possesso, e tenne per sè parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e portatane una parte, la pose ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: Anania, perché ha Satana così riempito il cuore tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritenere parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta venduto, non ne era il prezzo in tuo potere? perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio. E Anania, udendo queste parole, cadde e spirò”.8

Anania era un credente che mentì agli apostoli attorno a quella somma di denaro che portò ai loro piedi dopo avere venduto un suo possesso, e per avere proferito quella menzogna contro Dio, Dio lo fece morire.

Notate che anche qui un uomo di Dio, in questo caso un apostolo, venne a sapere in maniera soprannaturale che qualcuno aveva detto una menzogna attorno a qualche cosa.

> I falsi profeti che sorsero in mezzo al popolo d’Israele prati­carono la menzogna infatti dicevano a quelli che camminavano secondo la caparbietà del loro cuore malvagio: “L’Eterno ha detto: Avrete pace”, 9quando non v’era alcuna pace per loro pro­messagli da Dio. Dio fu testimone di tutte le menzogne che quei profeti dissero usando il suo nome, e disse che Egli avrebbe messo allo scoperto le loro menzogne davanti a tutti quelli a cui avevano profetizzato la pace. Dio disse ad Ezechiele: “Quando il popolo edifica un muro, ecco che costoro lo intonacano di malta che non regge…dì a quelli che lo intonacano di malta che non regge, ch’esso cadrà; verrà una pioggia scrosciante, e voi, o pietre di grandine, cadrete; e si scatenerà un vento tempestoso; ed ecco, quando il muro cadrà, non vi si dirà egli: E dov’è la malta con cui l’avevate intonacato?”10 (la malta che non regge erano le visioni vane che quei profeti avevano).

Questo, in realtà è quello che avvenne quando l’esercito dei Caldei assediava Gerusalemme ed era sul punto di espugnarla infatti la Scrittura dice che Geremia disse al re Sedechia che aveva creduto alle menzogne dei profeti: “E dove sono ora i vostri profeti che vi profetavano dicendo: – Il re di Babilonia non verrà contro di voi né contro questo paese?”.11 Come potete vedere quei falsi profeti che dicevano delle menzogne usando il nome del Signore vennero resi confusi da Dio, perché il Signore manifestò a tutti che le loro profezie e i loro presagi erano menzogne.

Ma non solo Dio rese vani i loro presagi, ma anche li punì. Abbiamo un esempio di come Dio punì un profeta per avere profe­tizzato al popolo delle menzogne usando il nome di Dio, nel profeta Anania il quale fu messo a morte da Dio.

Voi dovete sempre tenere presente che il padre della menzogna è il diavolo, e quindi ogni menzogna procede dal diavolo e non da Dio; e noi come credenti non dobbiamo fare posto al diavolo cominciando a dire menzogne, perché questo farebbe indignare Dio che ci punirebbe di certo e ci renderebbe confusi.

La menzogna è menzogna; e la menzogna detta a sostegno della verità è pure essa menzogna, anche se viene praticata allo scopo ‘di difendere e di onorare’ il Vangelo. Sappiate che il Vangelo non ha bisogno delle menzogne né per essere difeso, né per essere creduto, e questo lo dico perché so che ci sono alcuni predicato­ri che incitano dei credenti malati a testimoniare che sono stati guariti dal Signore quando ancora sono malati, e questo per dimostrare a tutti che Gesù guarisce tutt’ora; ma la menzogna si palesa tale quando gli altri s’accorgono che in realtà essi non sono stati guariti da quella malattia o quando succede che quel credente che aveva detto di essere stato guarito da una certa malattia muore pochi giorni dopo, proprio di quella malattia. Purtroppo, avvengono questi scandali in mezzo alla fratellanza, scandali che non portano nessuno a glorificare Iddio, anzi la dottrina di Dio e la via della verità vengono vituperate da quelli di fuori a cagione di queste menzogne. E perché avviene questo? perché essendo che mancano i miracoli e le guarigioni vere, alcuni, per attirare le folle alle loro riunioni decidono di fare uso della menzogna per suscitare interesse in coloro che udranno i loro annunci pubblicitari.

Ma vi è un’altra cosa orrenda che avviene in mezzo al popolo di Dio, ed è questa; alcuni spargono voci calunniose sul conto di altri credenti per distruggerli moralmente e per fare loro acqui­stare una cattiva reputazione fra gli altri. Spargere una calun­nia su qualcuno vuole dire mettere in giro delle accuse infondate contro qualcuno, infondate perché non hanno nessun fondamento e nessun motivo di essere fatte perché inventate. Oggi, alcuni prendono piacere a danno della loro vita a calunniare il loro prossimo dimenticando volontariamente che “chi scava una fossa vi cadrà e la pietra torna addosso a chi la rotola”.12 Vi ricordo fratelli innanzi tutto che è scritto: “Non spargere alcuna voce calunniosa”13 e poi che per ricevere una accusa contro qualcuno è necessario che l’accusa sia confermata da due o tre testimoni (fededegni e non falsi) e che non è sufficiente un solo testimo­ne, quindi se sentite qualcuno accusare Tizio aspettate che l’accusa sia confermata da qualcun’altro per accettarla o comin­ciate a fare delle ricerche da voi stessi per vedere se le cose stanno veramente così perché oggi alcuni calunniano con la loro lingua per rovinare il prossimo. Lo ripeto fratelli: Non spargete nessuna calunnia e non date retta alla lingua bugiarda per amore della verità.

Diletti, chi dice la verità sta al sicuro e non teme di rimanere confuso perché la verità non rende confusi coloro che l’amano e la dicono.

Per affrontare i nostri nemici è necessario dire la verità per non rimanere noi stessi confusi dinnanzi a loro; sì, perché se un figliuolo di Dio fa ricorso alla menzogna, che poi non è altro che un’arma del nemico che noi combattiamo, certamente rimarrà confuso dinnanzi al nemico stesso che gliela rinfaccerà alla prima occasione.

Quello che io ho imparato nel corso della mia vita è che è meglio confessare gli uni agli altri i propri falli dicendo la verità anzichè coprire le proprie trasgressioni con la menzogna.

– “Essendovi rivestiti della corazza della giustizia.”14

Noi credenti dobbiamo procacciare la giustizia perché è scritto: “Cercate la giustizia”.15 Vediamo ora in che maniera dobbiamo pro­cacciare la giustizia di Dio.

Noi come figliuoli di Dio non dobbiamo mostrare riguardi persona­li in verso nessuno perché Giacomo dice: “Se avete dei riguardi personali, voi commettete un peccato essendo dalla legge convinti quali trasgressori”,16 quindi noi non dobbiamo considerare la persona di pelle bianca superiore alla persona di pelle nera o gialla o rossa; non dobbiamo considerare il ricco più del povero, e neppure il savio secondo la carne (chi è laureato o diplomato) superiore a chi è analfabeta o a chi ha fatto poche scuole; non dobbiamo neppure tollerare il male quando a farlo sono i nostri amici e non tollerarlo quando invece lo fanno i nostri nemici, e questo perché si tende a giustificare le male azioni di quelli che ci amano e rispettano mentre si tende a condannare quelle di quelli che non ci amano e non ci rispettano. Dio non ha riguardi personali in verso nessuno e noi come figliuoli di Dio dobbiamo imitarlo; non è facile, ma neppure impossibile. Dio ci aiuti a imitarlo pure in questo per condurci in modo degno del Vangelo.

Inoltre non dobbiamo neppure appropriarci dei beni altrui in maniera disonesta e dobbiamo dare retta alla sapienza che dice: “Meglio poco con giustizia che grandi entrate senza equità”.17 Secondo quello che insegna la Scrittura noi non dobbiamo pratica­re l’usura e non dobbiamo neppure prestare ai nostri fratelli ad interesse secondo che è scritto: “Non farai al tuo fratello prestiti a interesse, né di denaro, né di viveri, né di qualsivo­glia cosa che si presta a interesse”.18

Non dobbiamo neppure falsificare le bilance o qualsiasi altra unità di misura perché è scritto: “Non commetterete ingiustizie nei giudizi, né con le misure di lunghezza, né coi pesi, né con le misure di capacità. Avrete stadere giuste, pesi giusti…”.19

La Scrittura insegna che coloro che pensano che è meglio avere grandi entrate senza equità, cioè frodando il prossimo, che poco con giustizia sono degli stolti che a suo tempo ricevono da Dio la condegna mercede delle loro ingiustizie perpetrate a danno del loro prossimo.

Nel libro del profeta Amos abbiamo una evidente prova delle ingiustizie che gli Israeliti commettevano in quei giorni, e di come Iddio prima li riprese e poi disse loro come li avrebbe puniti se non si fossero convertiti dalle loro vie malvage. Gli Israeliti avevano gettato a terra la giustizia infatti opprimeva­no gli umili, calpestavano i poveri esigendo da essi donativi di frumento; non vedevano l’ora che finisse il sabato per aprire i loro granai e scemare l’efa, aumentare il siclo, falsificare le bilance per rubare, comprare il misero per denaro ed il povero se doveva dare loro un paio di sandali; erano arrivati al punto di mettersi a vendere pure la vagliatura del grano! Ma il fatto è che essi agivano in maniera ingiusta e poi si recavano nei corti­li della casa dell’Eterno per offrirgli il profumo, i loro olo­causti e i loro sacrifici di azioni di grazie; e convocavano pure delle solenni raunanze nelle quali cantavano dei canti accompa­gnati dalla musica dei loro salteri. Ma Dio non gradì affatto il culto di quei ribelli e disse loro: “Io odio, disprezzo le vostre feste, non prendo piacere nelle vostre solenni raunanze. Se m’offrite i vostri olocausti e le vostre oblazioni, io non li gradisco; e non fo conto delle bestie grasse, che m’offrite in sacrifici di azioni di grazie. Lungi da me il rumore dei tuoi canti! ch’io non oda più la musica dei tuoi salteri! Ma corra il diritto com’acqua, e la giustizia, come un rivo perenne!”.20 Fra­telli, la sapienza dice che “praticare la giustizia e l’equità è cosa che l’Eterno preferisce ai sacrifici”,21 quindi guardiamoci dal pensare che anche se non procacciamo la giustizia il nostro culto sarà accetto lo stesso a Dio, per non lusingare noi stessi e per non essere giudicati da Dio come lo furono gli Israeliti che non vollero ascoltare il profeta Amos. Dio preannunziò agli Israeliti i giudizi che Egli avrebbe esercitato contro di loro e disse loro tra le altre cose: “Il paese non tremerà esso a motivo di questo? Ogni suo abitante non ne farà egli cordoglio? Il paese si solleverà tutto quanto come il fiume, ondeggerà, e s’abbasserà come il fiume d’Egitto…Ecco, io farò scricchiolare il suolo sotto di voi, come lo fa scricchiolare un carro pieno di covoni. Muterò le vostre feste in lutto, e tutti i vostri canti in lamen­to; coprirò di sacchi tutti i fianchi, e ogni testa sarà rasa. Getterò il paese in lutto come per un figlio unico, e la sua fine sarà come un giorno d’amarezza”.22 E come Dio disse così avvenne infatti Dio mandò un forte terremoto prima e poi mandò contro Israele l’esercito Assiro che distrusse il paese e ne portò in cattività gli abitanti. Dio, dopo avere pazientato molti anni, riversò il suo furore sugli Israeliti ingiusti.

Fratelli, Dio non tollera l’ingiustizia e riversa la sua ardente ira sugli ingiusti ancora in questa generazione perché Egli non muta, quindi esaminiamo attentamente le nostre vie.

Una cosa che noi credenti dobbiamo fare, quando sorgono delle liti in seno alla fratellanza, è questa e cioè quella di chiamare i fratelli che fanno torto ad altri fratelli in giudizio davanti ai santi e non davanti agli infedeli. Questo significa che un credente che riceve un torto da un altro credente non deve mai portarlo in giudizio davanti ai tribunali querelandolo e denun­ziandolo. Voglio ricordarvi che nella chiesa di Corinto erano sorte delle liti fra i fratelli e che Paolo li ammonì per avere portato i credenti in giudizio davanti a degli infedeli anzichè dinnanzi ai santi. Ecco come Paolo li ammonì: “Ardisce alcuno di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinnanzi agli ingiusti anzichè dinnanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicare delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicare di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunciare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinnanzi agli infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’avere fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?”.23 Noi sappiamo che anche portare un fratello in giudizio davanti agli increduli non è conforme a giustizia e che coloro che lo fanno sono degli ingiusti. I giudizi tra fratelli e fratelli attorno alle cose di questa vita devono essere espressi sempre da degli altri fratelli e mai dagli increduli perché in tale caso si farebbero dei torti e dei danni ai santi. Fratelli, tenete presente che noi un giorno giudicheremo il mondo perché è scritto nei salmi: “Esultino i fedeli adorni di gloria, cantino di gioia sui loro letti. Abbiano in bocca le alte lodi di Dio, e una spada a due tagli in mano per fare vendetta delle nazioni e infliggere castighi ai popoli; per legare i loro re con catene e i loro nobili con ceppi di ferro, per eseguire su loro il giudi­zio scritto. Questo è l’onore che hanno tutti i suoi fedeli”;24 quindi, sulla terra, quando abbiamo da giudicare di cose di questa vita possiamo farlo benissimo da noi senza l’aiuto degli infedeli che non conoscono Dio. Noi giudicheremo pure quegli angeli che lasciarono la loro dignità primiera per commettere fornicazione con le figliuole degli uomini, i quali sono per ora custoditi negli antri tenebrosi, quindi non dobbiamo portare in giudizio davanti agli increduli nessuno dei santi per amore di giustizia perché noi abbiamo l’autorità e la sapienza necessarie per giudicare con giustizia le cause fra i fratelli in lite.

Un’altra cosa che noi dobbiamo fare per procacciare la giustizia è quella di fare parte dei nostri beni a coloro che sono nel bisogno, secondo che è scritto: “Non dimenticate di esercitare la beneficenza e di fare parte agli altri dei vostri beni”.25 Questo lo dobbiamo fare per principio di uguaglianza ed affinché ci sia uguaglianza nel popolo di Dio “secondo che è scritto: Chi aveva raccolto molto non n’ebbe di soverchio, e chi aveva raccolto poco, non n’ebbe mancanza”.26 Gesù ci ha lasciato l’esempio in questo perché “essendo ricco, s’è fatto povero”27 per amore nostro, onde, mediante la sua povertà, noi diventassimo ricchi.

Ricordatevi che “la giustizia protegge l’uomo che cammina nell’integrità”,28 appunto come la corazza protegge il soldato, e che Dio ama i giusti.

– “E calzati i piedi della prontezza che dà l’Evangelo della pace”.29

Noi, come si conviene a dei santi, dobbiamo essere pronti a fare ogni opera buona ed inoltre dobbiamo essere sempre pronti a rispondere a nostra difesa a chiunque ci domanda ragione della speranza che è in noi, ma con dolcezza e rispetto avendo una buona coscienza come ci ha lasciato scritto l’apostolo Pietro. La sapienza dice che Dio odia “i piedi che corrono frettolosi al male”;30 da ciò si comprende che alcuni hanno dei piedi pronti e veloci a fare il male. Ma il buon soldato di Cristo Gesù ha i suoi piedi calzati della prontezza che gli dà la Buona Novella della pace per premurarsi a fare il bene ogni qual volta ne ha l’opportunità. Egli non è impreparato, ma bene preparato a com­piere opere buone e ad evangelizzare e non dice al suo prossimo: ‘Ti aiuterò un’altra volta, non adesso’, e neppure: ‘Adesso non saprei risponderti a quello che mi chiedi circa la mia speranza’.

– “Prendendo oltre a tutto ciò lo scudo della fede, col quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno”.31

“La fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono”,32 e noi che abbiamo creduto in Cristo abbiamo ciascuno una certa misura di fede assegnataci da Dio.

Ora, la fede è paragonata allo scudo che il soldato romano aveva per ripararsi dai dardi che il nemico gli lanciava in battaglia; e questo paragone è appropriato, perché per noi la fede in Dio è veramente lo scudo con il quale possiamo spegnere tutte le frecce infuocate del diavolo. Sì perché il nostro avversario scaglia contro di noi dei dardi infuocati che noi possiamo spegnere solo con lo scudo della fede.

Uno dei dardi infuocati del diavolo è rappresentato dal dubbio; pare una cosa da nulla il dubbio ma non lo è, perché chi fa posto al dubbio nel suo cuore non può ricevere l’adempimento delle fedeli promesse di Dio nella sua vita. Dubitando non si può ricevere nulla dal Signore, ma credendo invece si possono vedere le promesse di Dio adempiersi nella nostra vita. Nelle nostre distrette, in mezzo alle svariate afflizioni con le quali la nostra fede è messa alla prova dobbiamo continuare ad avere fiducia in Dio e nella sua Parola; allora sì che vedremo la gloria di Dio apparire su di noi.

Vediamo ora alcuni esempi di uomini che nella distretta con lo scudo della fede in Dio hanno ottenuto adempimento di promesse ed hanno spento i dardi infuocati del diavolo.

> Dio aveva promesso ad Abramo un figlio e che avrebbe reso la sua progenie numerosa come le stelle del cielo. La Scrittura dice: “E senza venire meno nella fede, egli vide bensì che il suo corpo era svigorito (aveva quasi cent’anni), e che Sara non era più in grado d’essere madre; ma, dinnanzi alla promessa di Dio, non vacillò per incredulità, ma fu fortificato per la sua fede dando gloria a Dio ed essendo pienamente convinto che ciò che aveva promesso, Egli era anche potente da effettuarlo”.33 Come potete vedere Abramo era vecchio e benché non avesse più alcun vigore per generare un figlio, pure, dinnanzi alla promessa di Dio non dubitò né della fedeltà di Dio e neppure della sua potenza; certo, la sua fede fu messa alla prova, ma alla fine egli ottenne l’adempimento della promessa perché credette fermamente che Dio avrebbe fatto partorire Sara nella sua vecchiaia, anche se questa non aveva più i corsi ordinari delle donne e non era più in grado d’essere madre.

Questo ci insegna che dinnanzi alle promesse di Dio non v’è nulla di troppo difficile per il Signore; che non c’è distretta o biso­gno dal quale il nostro Dio non ci possa tirare fuori, ma da parte nostra ci deve essere un’attitudine di piena fiducia in Dio per vedere Dio operare in nostro favore.

> Shadrac, Meshac e Abed – Nego dissero al re Nebucadnetsar, quando questi li minacciò di buttarli nella fornace del fuoco se essi non avessero adorato la statua che egli aveva fatto: “Ecco, il nostro Dio che noi serviamo, è potente da liberarci, e ci libererà dalla fornace del fuoco ardente, e dalla tua mano, o re”;34 e poco dopo essere stati gettati nella fornace del fuoco ne uscirono illesi perché essi, per fede “spensero la violenza del fuoco”.35 Questo è un altro esempio di come con la fede in Dio si può guardare in faccia a qualsiasi distretta con la certezza che la liberazione del Signore è vicina. Nella distretta, il giusto spera nel Signore contro speranza; egli vede che le circostanze gli sono tutte avverse e sa che nessun uomo può liberarlo da essa perché il soccorso dell’uomo è una vanità, ma possiede le promes­se di Dio nelle quali ripone la sua fiducia e invoca Dio affinché lo liberi. E Dio, nella sua fedeltà, lo libera dimostrando a lui e ai suoi avversari di essere in verità “l’Iddio delle liberazio­ni”36 e che chi crede in Lui non viene svergognato.

> Vediamo ora come Daniele e i suoi tre compagni per fede “scampa­rono al taglio della spada”.37

Il secondo anno del regno di Nebucadnetsar, Nebucadnetsar ebbe dei sogni che lo turbarono, ed egli fece chiamare i magi, gli astrologi, gl’incantatori e i Caldei affinché gli spiegassero i suoi sogni. Ma il re non raccontò loro il sogno perché volle che fossero loro a farglielo conoscere con la sua interpretazione. A questa richiesta i Caldei gli risposero: “Non c’è uomo sulla terra che possa fare conoscere quello che il re domanda; così non c’è mai stato re, per grande e potente che fosse, il quale abbia domandato una cosa siffatta a un mago, a un astrologo, o a un Caldeo. La cosa che il re domanda è ardua; e non v’è alcuno che la possa fare conoscere al re, tranne gli dèi, la cui dimora non è fra i mortali. A questo, il re s’adirò, montò in furia, e ordinò che tutti i savi di Babilonia fossero fatti perire. E il decreto fu promulgato, e i savi dovevano essere uccisi; e si cercavano Daniele e i suoi compagni per uccidere anche loro. Allora Daniele si rivolse in modo prudente e sensato ad Arioc, capo delle guardie del re, il quale era uscito per uccidere i savi di Babilonia. Prese la parola e disse ad Arioc, ufficiale del re: perché questo decreto così perentorio da parte del re? Allora Arioc fece sapere la cosa a Daniele. E Daniele entrò dal re, e gli chiese di dargli tempo; che avrebbe fatto conoscere al re l’interpretazione del sogno”.38

Daniele credette che Dio gli avrebbe fatto conoscere questo segreto per poterlo riferire al re, ma non solo lo credette, ma lo confessò pure perché disse al re di dargli tempo che glielo avrebbe fatto conoscere. Anche Daniele aveva “lo stesso spirito di fede che è in quella parola della Scrittura: Ho creduto, perciò ho parlato”,39 infatti lui credette e parlò ancora prima di ricevere la conoscenza di quel segreto. Dal parlare di Daniele al re comprendiamo cosa significa “la fede è certezza di cose che si sperano”.40

Ora, Daniele dopo avere parlato al re “andò a casa sua, e informò della cosa Hanania, Mishael e Azaria, suoi compagni, perché implorassero la misericordia dell’Iddio del cielo, a proposito di questo segreto, onde Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte col resto dei savi di Babilonia”.41 Essi pregarono Dio affinché gli facesse conoscere la cosa che il re voleva sapere e Dio li esaudì. Così Daniele andò dal re a dirgli il sogno e la sua interpretazione, e lui, i suoi compagni e tutti i savi di Babilonia non furono messi a morte.

Il nostro Dio è il rivelatore dei segreti tutt’ora; noi lo cre­diamo fermamente e lo proclamiamo. Egli con fede può essere invocato ancora oggi a proposito di un segreto perché Egli dice: “Invocami, e io ti risponderò, e t’annunzierò cose grandi e impenetrabili, che tu non conosci”;42 diletti, che cosa avete bisogno di conoscere circa la volontà di Dio specifica per voi? Che ministerio adempiere, dove andare a predicare il Vangelo, la sorella o il fratello che vi dovete sposare, o altre cose parti­colari? V’è nel cielo un Dio grande che rivela i segreti, invoca­telo e otterrete da Dio la rivelazione di cui avete bisogno, ma invocatelo con fede senza stare punto in dubbio altrimenti non riceverete nulla dal Signore. Io che vi scrivo l’ho invocato diverse volte attorno a cose specifiche che riguardavano la volontà di Dio specifica in verso me e Dio mi ha esaudito; Lui non mi ha deluso, perché è fedele.

> “Il quattordicesimo anno del re Ezechia, Sennacherib, re d’Assi­ria, salì contro tutte le città fortificate di Giuda, e le prese”,43 e si propose di espugnare anche Gerusalemme. E mentre si trovava a Lakis mandò i suoi servi a Gerusalemme a dire agli abitanti della città santa di arrendersi a lui. I servi di Senna­cherib parlarono “contro l’Eterno Iddio e contro il suo servo Ezechia”,44 e lo stesso re d’Assiria scrisse pure delle lettere insultando l’Iddio di Ezechia dicendo che Egli non avrebbe potuto liberare il suo popolo dalla sua mano. Ezechia si trovò in grande angoscia, ma egli non si lasciò spaventare dalle parole di Senna­cherib; ripose la sua fiducia in Dio ed esortò il popolo a non sgomentarsi perché Dio era con loro per combattere le loro batta­glie. Egli entrò nella casa di Dio e pregò Dio con fede affinché liberasse la città dalla mano del re d’Assiria. Questa è la preghiera che Ezechia rivolse a Dio: “O Eterno degli eserciti, Dio d’Israele, che siedi sopra i cherubini! Tu solo sei l’Iddio di tutti i regni della terra; tu hai fatto il cielo e la terra. O Eterno, inclina il tuo orecchio, ed ascolta! O Eterno, apri i tuoi occhi, e vedi! Ascolta tutte le parole che Sennacherib ha mandate a dire per oltraggiare l’Iddio vivente! È vero, o Eter­no; i re d’Assiria hanno devastato tutte quelle nazioni e le loro terre, e hanno dato alle fiamme i loro dèi; perché quelli non erano dèi; ma erano opera di mano d’uomo, legno e pietra, e li hanno distrutti. Ma ora, o Eterno, o Dio nostro, liberaci dalle mani di Sennacherib, affinché tutti i regni della terra conoscano che tu solo, sei l’Eterno!”.45 Dio rispose a questa preghiera fatta con fede infatti “mandò un angelo che sterminò nel campo del re d’Assiria tutti gli uomini forti e valorosi, i principi ed i capi. E il re se ne tornò svergognato al suo paese”.46

Il re Ezechia vinse per fede l’esercito del re d’Assiria. Anche in questo caso un uomo sperimentò una grande liberazione di Dio mediante la sua fede; semplicemente perché confidò con tutto il suo cuore in Dio.

In verità mediante la fede che Dio ci ha dato si possono speri­mentare potenti liberazioni, dico si possono, perché la fede è necessaria esercitarla in mezzo alla distretta per vedere Dio operare in nostro favore. Il soldato può pure averlo lo scudo ma rimane il fatto che se non lo usa quando il nemico gli lancia contro i suoi dardi non gli sarà di nessuna utilità. Così noi, se nel bisogno ci confidiamo nel braccio dell’uomo e non nel braccio dell’Eterno non possiamo affermare che ci stiamo opponendo al diavolo con lo scudo della fede e questo perché rifiutiamo di riporre la nostra fiducia in Dio; possiamo dire di avere fede in Dio con la bocca, ma sta di fatto che gli uomini vedendo i fatti che attestano il contrario non potranno affermare che siamo di quelli che hanno piena fiducia nel loro Dio. Se si dice di avere fiducia in Dio bisogna altresì dimostrare con la propria vita di confidare in Dio; di parole finte la gente del mondo ne sente tante e da tante persone; studiamoci di non fargliele sentire pure noi!

> Un altro esempio di fede che mi pare grande è quello di quella donna dal flusso di sangue che per la sua fede nel Signore fu guarita dal suo flagello dopo dodici anni di sofferenze.

È scritto: “Or una donna che aveva un flusso di sangue da dodici anni, e molto aveva sofferto da molti medici, ed aveva speso tutto il suo senz’alcun giovamento, anzi era piuttosto peggiora­ta, avendo udito parlare di Gesù, venne per di dietro tra la calca e gli toccò la veste, perché diceva: Se riesco a toccare non foss’altro che le sue vesti, sarò salva. E in quell’istante il suo flusso ristagnò; ed ella sentì nel corpo d’essere guarita di quel flagello. E Gesù, voltatosi e vedutala, disse: ‘Stà di buon animo, figliuola; la tua fede t’ha guarita”.47

Anche in questo caso una persona che era nel bisogno e che nessu­no poteva aiutare ripose la sua fiducia nel Signore e per mezzo della sua fede ottenne ciò che desiderava. Quella donna non dubitò neppure per un istante; aveva sentito parlare di Gesù e delle sue opere potenti a favore degli infermi ed era convinta che se avesse toccato il lembo della sua veste sarebbe stata guarita. Avanzò fra la calca che affollava Gesù e gli toccò la veste e fu guarita all’istante; in questo caso lo scudo della fede si rivelò un arma potente contro la malattia. La fede nel Signore si è rivelata sempre un’arma invincibile contro la quale tutti i dardi del diavolo si sono andati ad infrangere senza potere impedire al credente di ricevere l’adempimento delle promesse di Dio.

> Al di sopra di tutti gli esempi di fede si erge quello che ci ha lasciato il nostro Signore Gesù Cristo.

La Scrittura dice: “Anche noi, dunque, poiché siam circondati da sì gran nuvolo di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, corriamo con perseveranza l’arringo che ci sta dinnanzi, riguardando a Gesù, duce e perfetto esempio di fede, il quale per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la croce sprezzando il vituperio, e s’è posto a sedere alla destra del trono di Dio”.48

Nel libro del profeta Isaia è scritto: “Dopo avere dato la sua vita in sacrificio per la colpa, egli vedrà una progenie, prolun­gherà i suoi giorni, e l’opera dell’Eterno prospererà nelle sue mani. Egli vedrà il frutto del tormento dell’anima sua, e ne sarà saziato; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti”.49 Ora, il Signore sapeva che per rendere giusti molti doveva prima offrire se stesso per le nostre iniquità, e quindi doveva prima soffrire e poi risuscitare (infatti Paolo dice che Cristo “è risuscitato a cagione della nostra giustifica­zione”).50 Egli, sapendo questo innanzi, cioè avendo questa grande gioia davanti a lui, che molti mediante le sue sofferenze sareb­bero stati condotti alla gloria, per fede, sopportò la croce sprezzando il vituperio. Il nostro Signore non si tirò indietro dinnanzi alla morte ma l’affrontò per fede, certo che il Padre suo non avrebbe lasciato la sua anima nell’Ades e che Egli non gli avrebbe fatto vedere la corruzione. Ricordatevi che pure Gesù dovette avere fede in Dio per adempiere la volontà del Padre e che se noi oggi giubiliamo nel Signore per avere ottenuto la liberazione dai nostri peccati lo dobbiamo alla fede incrollabile che il Figlio di Dio, nei giorni della sua carne, ebbe in Dio suo Padre.

Dio è grande fratelli, abbiate fede in Lui in mezzo alle vostre distrette; non fate posto al dubbio che il diavolo cerca di mettervi nella mente perché esso vi distruggerebbe.

Per farvi capire come dubitando le promesse di Dio risultano inefficaci vi ricordo un episodio che avvenne sul mare di Tibe­riade ai giorni di Gesù.

È scritto: “Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario. Ma alla quarta vigilia della notte Gesù andò verso loro, camminando sul mare. E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turba­rono e dissero: È un fantasma! E dalla paura gridarono. Ma subito Gesù parlò loro e disse: State di buon animo, sono io; non temete! E Pietro gli rispose: Signore, se sei tu, comandami di venire a te sulle acque. Ed egli disse: Vieni! E Pietro, smontato dalla barca, camminò sulle acque e andò verso Gesù. Ma vedendo il vento, ebbe paura; e cominciando a sommergersi, gridò: Signore, salvami! E Gesù, stesa subito la mano, lo afferrò e gli disse: O uomo di poca fede, perché hai dubitato?…”.51 In questo caso l’apostolo Pietro ricevette da Cristo l’ordine di andare a lui sulle acque e quando udì proferirgli le parole: “Vieni”,52 smontò subito dalla barca e si mise a camminare sulle acque alla volta di Gesù. Ma che successe di lì a poco? Successe che Pietro veden­do il vento ebbe paura e questa paura lo portò a dubitare dell’ordine di Cristo, ed il dubbio lo fece affondare nelle acque tanto che gridò al Signore di salvarlo. Come potete vedere Pie­tro, inizialmente credette e per mezzo della sua fede camminò sulle acque ma in seguito dubitò e cominciò a sommergersi. Il vento soffiava anche quando lui pieno di fede cominciò a cammina­re sulle acque, quindi il fatto che lui ad un certo punto comin­ciò a sommergersi nell’acqua sta a indicare che lui non perseverò nella fede fino in fondo ma si fece prendere dalla paura di non farcela. Da questo episodio accaduto nella vita di Pietro impa­riamo che lo scudo della fede durante la nostra vita lo dobbiamo tenere sempre a portata di mano per opporlo ai nostri nemici quando questi tentano di farci dubitare delle promesse di Dio mediante la paura. Sì, perché si viene trascinati a dubitare della fedeltà e della potenza di Dio proprio dalla paura di non farcela, di rimanere svergognati o dalla paura di rimanere soli contro tutti. Vi ricordate gli Israeliti nel deserto? Non fu forse per la paura che ebbero dei giganti, che essi si ribellaro­no a Dio e non ebbero fiducia nel suo nome? Certo, fu proprio per la paura che ebbero che non credettero alla parola di Dio e non poterono ereditare la terra che Dio aveva promesso di dare loro. Teneteli presenti davanti a voi questi episodi perché essi fanno intendere come alla nostra fede in Dio, il diavolo oppone il dubbio distruttore.

Diletti, nelle vostre distrette, mantenetevi fermi nella fede fino alla fine, a costo di rimanere soli contro tutti, e vedrete le grandi liberazioni che Dio opererà per voi, alla gloria del suo nome; sì, perché Dio vi libera da tutte le vostre distrette affinché il suo nome sia glorificato per mezzo di voi, secondo che è scritto: “Invocami nel giorno della distretta: io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai”.53

– “Prendete anche l’elmo della salvezza”.54

Siccome l’elmo, il soldato se lo mette sul capo, e Paolo dice che dobbiamo prendere “per elmo la speranza della salvezza”,55 noi ci dobbiamo armare di questo pensiero, e cioè che noi siamo stati salvati in isperanza.

Ora, fermo restando che noi che abbiamo creduto siamo stati salvati dai nostri peccati ed abbiamo la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore rimane il fatto che ancora non abbiamo otte­nuto “la redenzione del nostro corpo”;56 questa è la ragione per cui noi diciamo di aspettare quella che Paolo chiama “la piena redenzione di quelli che Dio s’è acquistati”,57 la quale sarà manifestata quando il nostro Signore Gesù apparirà dal cielo. È proprio così fratelli; per questo noi figliuoli di Dio in questa tenda, che è la nostra dimora terrena, “gemiamo”,58 perché deside­riamo che ciò che è mortale (il nostro corpo) sia sopravvestito della nostra abitazione che è celeste. Noi sappiamo che questo nostro buon desiderio sarà esaudito alla risurrezione dei giusti, quando al suono della tromba di Dio i morti in Cristo risuscite­ranno ed i santi che saranno trovati viventi saranno mutati in un batter d’occhio per andare insieme ai risorti ad incontrare il Signore nell’aria. Quello è il giorno della nostra salvezza che noi vediamo avvicinarsi in gran fretta e che speriamo di vedere. È vero che quando parliamo della nostra redenzione parliamo di qualche cosa che non vediamo ma d’altronde non può essere altri­menti perché “la speranza di quel che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe egli ancora?”;59 ma noi abbiamo la fede che Dio ci ha dato, la quale è certezza di cose che si sperano, e sorretti da questa fede, con la pazienza prodotta dalle nostre afflizioni e mediante la consolazione delle Scritture noi aspettiamo ciò che non vediamo, sicuri che il Signore Gesù ci salverà dall’ira a venire quando in quel giorno verrà con gli angeli della sua potenza a prendere a noi suoi eletti per portarci nel cielo. Per entrare nel Paradiso con un corpo dobbiamo possedere un corpo immortale ed incorruttibile perché “carne e sangue non possono eredare il regno di Dio”,60 e per ottenerlo dobbiamo aspettare quel giorno: Dio ha stabilito così, è il suo disegno, quindi fratelli continuiamo ad attendere il Signore perché di certo, egli, al tempo fissato da Dio appari­rà dal cielo “a quelli che l’aspettano per la loro salvezza”61 (ai santi) e ci darà un corpo glorioso e potente con il quale potre­mo eredare il Regno eterno del nostro Signore Gesù Cristo.

– “E la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio”.62

La Parola di Dio è chiamata “la spada dello Spirito”63 perché essa è ispirata dallo Spirito Santo infatti Pietro dice che “nessuna profezia della Scrittura procede da vedute particolari; poiché non è dalla volontà dell’uomo che venne mai alcuna profezia, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo”;64 anche Paolo conferma ciò, quando dice: “Ogni Scrittura è ispirata da Dio”.65 Sappiate che noi credenti con questa spada mettiamo paura ai nostri avversari perché con essa riusciamo a distruggere le loro fortezze, cioè tutti quei ragio­namenti che si elevano contro la conoscenza di Dio. È con la Parola di Dio che noi annulliamo tutte le false dottrine che il diavolo è riuscito ad introdurre nel mondo ed anche in seno alla fratellanza; non v’è una falsa dottrina che la Parola di Dio non possa distruggere, questo è quello che noi abbiamo e stiamo sperimentando; siamo consolati nel constatare che non v’è arma del nemico che possa resistere dinnanzi a questa potente spada. Per l’avversario sono rovine quando tenta di ergere i suoi vani ragionamenti contro la sana dottrina di Dio, e questo perché la Scrittura non può essere annullata da lui; il diavolo si oppone ad essa ma non riesce a distruggerla.

Fratelli, la conoscenza delle Scritture è necessaria nel nostro combattimento perché noi ci troviamo a combattere dei nemici che con la loro astuzia cercano di farci passare la menzogna per verità e la verità per menzogna e dobbiamo perciò sguainare la spada dello Spirito e forbirla contro di loro per non essere sedotti e sviati dalla verità.

Dell’efficacia della Parola di Dio nel combattimento contro il diavolo abbiamo una chiara dimostrazione nella tentazione che il Signore affrontò, infatti Gesù Cristo a tutte le tre tentazioni del tentatore gli rispose con la Parola di Dio perché per ben tre volte gli disse: “Sta scritto”.66 Gesù citò la legge per difendersi dagli attacchi dell’avversario; non cercò di persuadere il diavo­lo che aveva torto con discorsi persuasivi di sapienza umana o con eccellenza di parole o con parole insegnate dalla sapienza umana, ma con la Parola di Dio. Questo ci insegna che al diavolo ci si deve opporre con la parola di Dio non adulterata per non rimanere soverchiati dalle sue macchinazioni. Dico con la Parola di Dio non adulterata perché l’esempio di Eva nel giardino dell’Eden ci insegna che opporsi al diavolo con la parola di Dio mischiata alla menzogna non serve a nulla. Quando il serpente disse ad Eva: “Come! Iddio v’ha detto: Non mangiate del frutto di tutti gli alberi del giardino?”,67 la donna gli rispose così: “Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell’albero ch’è in mezzo al giardino Iddio ha detto: Non ne mangiate e non lo toccate, che non abbiate a morire”.68 La donna disse delle parole che Dio non aveva affatto detto all’uomo, infatti Dio non aveva detto all’uomo di non toccare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, ma solo di non mangiarlo, mentre la donna disse che Dio aveva detto pure di non toccarlo. Anche il fatto che la donna disse: “Che non abbiate a morire”69 anzichè: ‘Per certo morrete’, ci fa capire come la donna rese la minaccia del Signore un pò più debole di quella che Egli aveva rivolta all’uomo. Le parole dell’Eterno sono potenti e pure ma se noi le adeguiamo ai gusti degli altri faremo perdere loro potenza e purezza perciò dobbiamo stare attenti a citare le parole di Dio così come sono scritte senza cercare di ammorbidire ciò che non piace alla carne o ai ribelli perché duro.

Considerando quelle specifiche tentazioni che affronto Gesù, possiamo vedere come pure la legge di Mosè, se usata legittima­mente è un’arma efficace contro il diavolo, e questo ci ricorda le parole di Paolo ai santi di Roma: “Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia; anzi, stabiliamo la legge”,70 e quelle che rivolse a Timoteo: “Or noi sappiamo che la legge è buona, se uno l’usa legittimamente..”.71 Dico questo per ribadire che la legge è la Parola di Dio al pari delle parole di Gesù e di quelle degli apostoli, e che noi non dobbiamo sprezzare la legge ma conoscerla per essere in grado di proclamarla per distruggere tutto ciò che è contrario alla sana dottrina. Anche in questa generazione vi sono degli uomini come Jannè e Iambrè che contra­stano Mosè (la legge di Mosè) affermando che i comandamenti che Dio diede a Mosè sono inadeguati ai tempi. Quando parlo dei comandamenti della legge non mi riferisco a quelli relativi alle feste giudaiche o al sabato o alla circoncisione o alle vivande, ma a quelli che condannano l’incredulità, l’adulterio, la frode, la menzogna, i peccati contro natura, la bestemmia, la stregone­ria (non importa se essa viene chiamata magia bianca o nera), e tante altre iniquità che vengono perpetrate sulla terra, e che una certa categoria di persone riprovate quanto alla fede e prive della verità chiamano cose buone ed utili agli uomini.

Fratelli, prendete la parola della verità e sbandieratela al fine di confutare le perverse dottrine di quelli di fuori; levatevi in favore del Vangelo dimostrando con la legge ed i profeti che Gesù di Nazaret è il Cristo, il Figlio dell’Iddio vivente, Colui del quale hanno parlato Mosè ed i profeti; “la parola di Cristo abiti in voi doviziosamente”72 al fine di averla pronta sulle vostre labbra per opporvi ai contraddittori e convincerli. Custoditela nel vostro petto per tirarla fuori ed edificare la chiesa; sì, perché pure voi potete edificare la chiesa, ma lo potete fare facendo uso della verità e non della menzogna. Il diavolo usa le menzogne per distruggere i santi, ma noi ci opponiamo a lui con la verità per distruggere le sue fortezze e vedere i redenti edificati, ammaestrati, corretti, e consolati dalle Sacre Scrit­ture.

– “Orando in ogni tempo, per lo Spirito, con ogni sorta di pre­ghiere e di supplicazioni; ed a questo vegliando con ogni perse­veranza e supplicazione per tutti i santi, ed anche per me, acciocchè mi sia dato di parlare apertamente per fare conoscere con franchezza il mistero del Vangelo, per il quale io sono ambasciatore in catena; affinché io l’annunzi francamente, come conviene ch’io ne parli”.73

Da queste parole si comprende chiaramente come sia la preghiera fatta mediante lo Spirito Santo e sia la preghiera fatta con la propria intelligenza siano delle armi efficaci contro i nostri nemici. Quella della preghiera è un’arma come potete vedere; per questo noi diciamo di lottare in preghiera per i santi, perché siamo consci di combattere in loro favore quando preghiamo per loro. Quando noi preghiamo Dio in favore dei nostri fratelli domandiamo a Dio di fare, in una maniera o nell’altra, sempre del bene ai santi; proprio quello che il diavolo non vuole che essi ricevano dalla mano di Dio.

Diletti, non sottovalutate la preghiera perché per mezzo di essa i fratelli vengono aiutati, consolati, corretti, e benedetti dal Signore ; considerate che voi con le vostre preghiere potete fare del bene a fratelli che non conoscete o che non vedete vicino a voi mentre voi pregate per loro, al fine di capire come voi pure, nella vostra cameretta, nel segreto, potete combattere la buona guerra. Sappiate che non combattono la buona guerra solo quelli che annunziano la via della salvezza agli increduli nei posti remoti della terra, o quelli che predicano la Parola nel locale di culto, ma anche quelli che pregano con fervore a pro di tutti i santi; siate tra questi, per amore del Signore e del suo popo­lo. L’amore verso la fratellanza si mostra anche pregando per la fratellanza; sappiatelo questo.

Mi voglio ora soffermare su quello che Paolo ha detto di chiedere a Dio per lui.

L’apostolo Paolo desiderava annunziare l’Evangelo con ogni fran­chezza e riteneva che i santi potessero aiutarlo a predicare con franchezza pregando Dio per lui. Noi pure crediamo di avere bisogno delle vostre preghiere per annunziare con franchezza il mistero del Vangelo, per questo vi domandiamo di pregare per noi affinché possiamo annunziare la Parola come si conviene. Sì, perché è così che la Parola deve essere predicata, e non con discorsi persuasivi di sapienza umana o con eccellenza di Parola per non rendere inefficace la Parola di Dio. Qualcuno dirà: ‘Ma come può essere resa inefficace la Parola?’ La Parola viene resa inefficace appunto quando viene trasmessa con discorsi persuasivi di sapienza umana o con eccellenza di parola perché Paolo ha scritto: “Cristo non mi ha mandato a battezzare ma ad evangeliz­zare; non con sapienza di parola, affinché la croce di Cristo non sia resa vana”;74 quindi il diavolo ha tutto l’interesse a fare sì che la Parola di Cristo venga annunziata con sapienza di parola. E questo suo interesse lo manifesta perché è riuscito ad intro­durre nella predicazione della parola della croce fatta da alcuni quegli elementi che lui sa, renderanno vana la croce di Cristo, e questi elementi dannosi al Vangelo sono i discorsi persuasivi di sapienza umana e l’eccellenza di parola. Per eccellenza di parola si intendono tutti quei verbi e tutte quelle parole il cui signi­ficato è sconosciuto alla maggioranza delle persone e che sono usati spesso e volentieri nei loro discorsi dai politici, gli scienziati, gli economisti, i professori, i filosofi, e ahimè, anche da alcuni che predicano la Parola, e questo mi addolora perché in questa maniera la parola della croce di Cristo viene svuotata della sua efficacia.

Per comprendere in che maniera deve essere predicato l’Evangelo è sufficiente leggere come Cristo evangelizzava e come predicavano gli apostoli dato che sono trascritte pure alcune predicazioni sia dell’apostolo Pietro che dell’apostolo Paolo. Leggendo le predicazioni degli apostoli si arriva alla inevitabile ed inequi­vocabile conclusione che oggi molti non annunziano la Parola con quella stessa franchezza e con quella gravità che caratterizzava­no le loro predicazioni. Oggi, molti predicano l’Evangelo con le barzellette e le battute, mescolando il sacro con il profano; mi si spezza il cuore nel constatare che sono più seri alcuni falsi profeti quando predicano le loro menzogne che molti predicatori del Vangelo quando predicano la verità. È vergognoso e scandalo­so vedere predicatori che intrattengono il loro uditorio con le loro battute ed i loro scherzi; e si mettono a ridere pure con gusto per le cose da nulla che dicono e che non edificano affat­to!

Ma vi è un’altra cosa che rattrista e cioè che molti parlano, parlano, senza riuscire a dire quello che dovrebbero dire con ogni franchezza, e questo perché infarciscono le loro predicazio­ni con la loro tanto amata sapienza umana. Dio disse a Gerusalem­me: “Il tuo vino è stato tagliato con acqua”;75 ora, noi sappiamo che se il vino viene mescolato con l’acqua perde il suo sapore originale e che più acqua vi si mette e meno forte diventa. Non è forse quello a cui si assiste oggi? Non è forse vero che la Parola di Dio in molti casi, invece di essere annunziata con lo Spirito viene annunziata con discorsi persuasivi di sapienza umana? Non è forse vero che alcune predicazioni non hanno quasi nessun sapore proprio perché sono infarcite di cose sconvenienti? La parola è meno forte di quella che annunziavano gli apostoli, irriconoscibile alcune volte, perché stravolta da discorsi inuti­li nei quali prendono piacere solo quella gente che bada più all’estetica che alla sostanza.

Quasi tutti cercano di ammorbidire ciò che non deve essere ammor­bidito, e di parlare solo di cose piacevoli; e questo per evitare che l’uditorio sia scosso, affinché chi ascolta non si metta a piangere e non si metta a gridare: ‘Che devo fare per essere salvato?’ È tutto diverso il messaggio del Vangelo da come veniva proclamato dagli apostoli e questo anche perché molti hanno tolto certe espressioni forti dalle loro predicazioni e le hanno rese meno forti anche con la complicità di alcuni tradutto­ri delle Scritture. È raro sentire predicare Cristo e lui croci­fisso e attorno alla sua gloriosa risurrezione come ne parlavano gli apostoli e questo perché ha messo radice in seno alla fratel­lanza un particolare modo di predicare l’Evangelo che non edifica e che differisce a vista d’occhio da quello trascritto. Ma d’al­tronde per soddisfare i gusti della maggioranza che vuole sentire cose piacevoli e non parole che incutono timore o paura, bisogna per forza di cose imparare a predicare in questa maniera!

Da quello che si vede pare proprio che i peccatori nella raunanza dei giusti si devono trovare a loro agio, o come dicono alcuni a casa loro; essi non devono essere presi da tremito o dalla paura delle fiamme eterne e non devono neppure sentirsi dei così gran peccatori nel cospetto del nostro Dio. Questo è quello che rie­scono a fare alcuni facendo pure applaudire i credenti per dare un caloroso benvenuto ai peccatori nel loro mezzo! Ma c’è dell’altro, perché questi predicatori parlano del peccato alla loro maniera facendolo passare per niente di così grave, niente di così pesante per chi ne è schiavo; gli si sente spesso dire: ‘Venite a Gesù e lui risolverà tutti i vostri problemi e trovere­te in lui un grande amico’, ma mai: “Convertitevi dalle vostre vie malvage”,76 o: “Salvatevi da questa perversa generazione”,77 o ancora: “Ravvedetevi e credete all’evangelo”;78 e questo perché essi non vogliono sembrare agli occhi dei più ‘troppo seri’ o ‘esagerati’ o ‘antiquati’ (così vengono etichettati da alcuni quelli che esortano i peccatori a ravvedersi) e temono di fare sentire in pericolo ed in colpa i peccatori. Ma io vi domando: ‘Ma secondo voi i peccatori come si devono sentire?’ Come delle persone che hanno solo guai e dolori perché non vogliono ascolta­re la voce di Dio o anche come delle persone schiave del peccato e di Satana che possono essere liberate dal Signore solo se si ravvedono e credono nel nome di Gesù Cristo?

Ravvedimento? Ma pare proprio che questa generazione non si debba ravvedere da nessun peccato perché santa e giusta e irreprensibi­le, perché è un vocabolo in disuso nelle predicazioni. Un verbo così usato nelle predicazioni da Gesù e dagli apostoli oggi è così trascurato, naturalmente sempre per la paura di spaventare i peccatori. Secondo alcuni, alla fin fine ai peccatori non biso­gna fargli capire che ravvedersi è una questione di vita eterna o di tormento ed infamia eterna, perché pensano di guadagnare le anime senza parlargli del ravvedimento. Ma come si può pensare una tale cosa quando Gesù un giorno disse: “Se non vi ravvedete, tutti similmente perirete”,79 e quando la Scrittura dice che “se il malvagio non si converte Egli aguzzerà la sua spada; egli ha teso l’arco suo e lo tiene pronto; dispone contro di lui strumenti di morte; le sue frecce le rende infuocate”?80 Diletti, i peccatori non si devono lusingare perché così facendo gli si tende una rete davanti ai loro piedi e li si inganna; essi sono sulla via della perdizione che conduce nel fuoco inestinguibile, e non su qualche via che alla fin fine da qualche parte fa capo al paradiso di Dio. Essi devono essere scongiurati ad abbandonare la via nella quale sono e non devono essere fatti sentire affatto tranquilli su questa loro via.

Ritengo che è necessario che si torni a predicare il ravvedimento dalle opere morte con forza, senza paura di niente e di nessuno; ma che vogliamo fare capire ai peccatori? Che unirsi a noi signi­fica cambiare religione, o significa solo cambiare le pratiche relative al culto? Noi dobbiamo fare capire ai peccatori che unirsi a noi significa unirsi al popolo di Dio acquistato da lui con il suo proprio sangue, e che possono farlo solo ravvedendosi dalle loro opere morte e credendo nel nostro Signore Gesù Cristo. È ora di alzare la voce e di predicare il ravvedimento per vedere delle anime convertirsi veramente al Signore. Giuda dice a tutti noi: “Salvateli, strappandoli dal fuoco”,81 ma pare che alcuni con il loro modo di parlare non li vogliono salvare i peccatori strappandoli dal fuoco, perché si rallegrano nel veder­li ridere e a loro agio nella raunanza dei giusti e non nel vederli piangere e rattristati nel sentire la fine che li aspetta se non si ravvederanno. Ma d’altronde oggi il motto che molti sbandierano è: ‘Più siamo e meglio è!’, perché non pensano altro che a gonfiare la loro denominazione per farla apparire grande e sempre più prestigiosa agli occhi della società e delle altre denominazioni; più sono numericamente e più sicuri e più potenti si sentono alcuni, non gli importa nulla se le anime che vanno ad ascoltarli non si ravvedono perché l’importante per loro è che il locale la domenica sia pieno in ogni ordine di posto per non portare disonore al nome prestigioso della propria denominazione. E poi costoro pensano, è meglio non parlare di ravvedimento ed avere le offerte dei ribelli, che parlarne e vedere le offerte diminuire.

E poi che dire del fuoco eterno? È così raro sentirne parlare che pare proprio o che sia scomparso o che non sia mai esistito. Eppure il fuoco in quel luogo continua a bruciare, eppure è stato preparato dal Signore per il diavolo e per i suoi angeli e là vi saranno gettati il giorno del giudizio tutti coloro che hanno rifiutato di ubbidire al Vangelo. Ma allora perché viene trala­sciato di parlarne, quando è un luogo così reale come qualsiasi luogo su questa terra?

Fratelli, chi annunzia l’Evangelo deve farlo con lo Spirito Santo, con potenza e gran pienezza di convinzione affinché i peccatori si ravvedano dai loro peccati e credano nel Vangelo, quindi pregate Dio per i suoi servitori affinché gli conceda questo.

Ma voglio dire un’altra cosa e cioè che se gli apostoli fossero in vita oggi, predicherebbero come facevano allora e non mute­rebbero modo di parlare per piacere al loro uditorio o a qualche denominazione. Adesso, alcuni per cattivarsi l’amicizia ed il sostegno finanziario di alcuni gruppi denominazionali non parlano più di tutta la sana dottrina di Dio ma solamente di una piccola parte per non urtare l’animo di quelli che rifiutano di accettare l’altra parte; ma allora se è così, cattiviamoci pure l’amicizia dei peccatori, degli ubriachi, dei sodomiti, dei ladri e dei fornicatori dicendo loro solo che Gesù li ha amati e ha dato la sua vita anche per loro, e non diciamogli di ravvedersi dalle loro opere morte, e non diciamogli neppure che se non si ravvedo­no periranno nel fuoco eterno, perché questo potrebbe urtarli! Lungi da noi questo! Paolo disse ai Galati: “Vado io forse cer­cando di conciliarmi il favore degli uomini, ovvero quello di Dio? O cerco io di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere agli uomini, non sarei servitore di Cristo”,82 quindi chi cerca il favore di Dio non si tira indietro dall’annunziare nessuna parte del consiglio di Dio perché a lui non importa nulla del favore degli uomini; chi lo fa invece dimostra di tenere il favore degli uomini in più alta considerazione del favore di Dio ed in questo agisce male.

Giovanni il Battista riprese Erode il Tetrarca a motivo di Ero­diada, moglie di suo fratello, che lui s’era sposata (ed anche per tutte le malvagità che egli aveva commesse), e non gli disse: ‘Erode, ascolta, Erodiada ti è lecito tenertela se lei ha lascia­to il marito perché lui le è stato infedele’, o: ‘Ti è lecito tenertela se lei e Filippo di pari consentimento hanno deciso di divorziare’, ma gli disse: “Non t’è lecito di tenere la moglie di tuo fratello!”,83 e basta; e per questa ragione Erodiada gli serba­va rancore e bramava farlo morire. Certamente, se Giovanni avesse cercato il favore degli uomini o quello dello stesso Erode che viveva nell’adulterio non avrebbe ripreso Erode in quella manie­ra.

Anche Gesù se avesse cercato il favore degli uomini non avrebbe chiamato Dio suo Padre, e non avrebbe ripreso neppure gli scribi ed i Farisei a motivo della loro malvagità ed ipocrisia.

L’apostolo Paolo sapeva che i filosofi greci non credevano nella risurrezione dei morti, ma ciò nonostante ad Atene, quando ebbe l’opportunità di parlare nell’Aeropago non cercò di non menzio­narla per paura della reazione degli Ateniesi e dei forestieri che l’ascoltavano.

Davanti a Felice, il governatore, quando questi lo mandò a chia­mare l’apostolo parlò con franchezza di giustizia, di temperanza e del giudizio a venire tanto che Felice tutto spaventato lo mandò via. Paolo non lusingò affatto Felice perché non fu preso dalla paura che parlargli in quella maniera avrebbe potuto signi­ficare attirarsi la sua inimicizia e magari rimanere in prigione ancora più tempo del previsto.

A Cesarea, nella sala d’udienza, davanti al re Agrippa ed a Berenice ed ai tribuni ed ai principali della città Paolo parlò con franchezza di come si era convertito al Signore e come il Signore Gesù gli era apparso in una visione e gli aveva parlato non curante di quale sarebbe stata la reazione di quelli che lo ascoltavano.

Ed il tempo verrebbe meno se parlassi di come parlarono i profeti al popolo d’Israele, ai suoi capi, ai suoi sacerdoti, ai suoi pastori che avevano abbandonato l’Eterno e la sua legge. Ma lo sapete perché i profeti soffrirono scherni, flagelli, catene e prigione e molti di loro furono uccisi di spada e lapidati? perché parlarono con franchezza da parte di Dio, senza omettere nulla di quello che Dio comandava loro di dire al popolo caparbio e ribelle. Se volete sapere cosa significhi parlare con franchez­za andate a leggere quello che dissero i profeti antichi ai ribelli e capirete come essi esposero le loro vite e le misero a repentaglio proprio perché con ogni franchezza dissero al popolo ciò che doveva fare e ciò che doveva smettere di fare per piacere a Dio. Ma quale battute dissero mai i profeti ai ribelli per rallegrarli?


1 Ef. 6:14

2 Ef. 4:25

3 Luca 12:2

4 Gen. 12:10-19

5 2Re 5:25

6 2Re 5:25

7 2Re 5:27

8 Atti 5:1-5

9 Ger. 23:17

10 Ez. 13:10-12

11 Ger. 37:19

12 Prov. 26:27

13 Es. 23:1

14 Ef. 6:14

15 Sof. 2:3

16 Giac. 2:9

17 Prov. 16:8

18 Deut. 23:19

19 Lev. 19:35,36

20 Amos 5:21-24

21 Prov. 21:3

22 Amos 8:8; 2:13; 8:10

23 1Cor. 6:1-9

24 Sal. 149:5-9

25 Ebr. 13:16

26 2Cor. 8:14,15

27 2Cor. 8:9

28 Prov. 13:6

29 Ef. 6:15

30 Prov. 6:18

31 Ef. 6:16

32 Ebr. 11:1

33 Rom. 4:19-21

34 Dan. 3:17

35 Ebr. 11:34

36 Sal. 68:20

37 Ebr. 11:34

38 Dan. 2:10-16

39 2Cor. 4:13

40 Ebr. 11:1

41 Dan. 2:17,18

42 Ger. 33:3

43 2Re 18:13

44 2Cron. 32:16

45 Is. 37:16-20

46 2Cron. 32:21

47 Mar. 5:25-29; Mat. 9:22

48 Ebr. 12:1,2

49 Is. 53:10,11

50 Rom. 4:25

51 Matt. 14:24-31

52 Matt. 14:29

53 Sal. 50:15

54 Ef. 6:17

55 1Tess. 5:8

56 Rom. 8:23

57 Ef. 1:14

58 Rom. 8:23

59 Rom. 8:24

60 1Cor. 15:50

61 Ebr. 9:28

62 Ef. 6:17

63 Ef. 6:17

64 2Piet. 1:20,21

65 2Tim. 3:16

66 Matt. 4:4,7,10

67 Gen. 3:1

68 Gen. 3:2,3

69 Gen. 3:3

70 Rom. 3:31

71 1Tim. 1:8

72 Col. 3:16

73 Ef. 6:18-20

74 1Cor. 1:17

75 Is. 1:22

76 Ez. 33:11

77 Atti 2:40

78 Mar. 1:15

79 Luca 13:3

80 Sal. 7:12,13

81 Giuda 23

82 Gal. 1:10

83 Mar. 6:18