Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > Con la vostra perseveranza guadagnerete le anime vostre
Cari fratelli nel Signore, noi siamo in obbligo di rendere grazie a Dio per voi perché pure voi avete creduto nel nostro Signore Gesù Cristo, essendo stati pure voi sin dal principio eletti a salvezza mediante la santificazione nello Spirito e la fede nella verità; ma noi siamo in obbligo pure di ricordarvi che noi “siamo diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio”.1
Con questo mio scritto voglio esortarvi a perseverare nella fede fino alla fine onde pure voi otteniate in quel giorno “la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che l’amano”;2 e lo faccio traendo i miei ragionamenti dalle Scritture.
Parlerò del popolo d’Israele e del suo esempio di disubbidienza per farvi capire come gli Israeliti dopo avere creduto in Dio finirono col tirarsi indietro, e a motivo della loro incredulità perirono nel deserto e non poterono entrare nel riposo di Dio; ritengo che ciascuno di noi debba ricordarsi della condotta caparbia e ribelle di questo popolo al fine di non seguire il suo stesso esempio di disubbidienza.
I figliuoli d’Israele, secondo quello che insegna la Scrittura, scesero in Egitto con Giacobbe mentre Giuseppe era governatore d’Egitto, e questo perché Giuseppe, dopo che si fece conoscere ai suoi fratelli, volle che Giacobbe suo padre e tutto il suo parentado scendessero in Egitto.
Essi vennero in Egitto e si stanziarono nel paese di Goscen dove poterono vivere tranquillamente durante tutta la vita di Giuseppe e dove poterono sopravvivere durante la grave carestia che Dio aveva mandato sulle nazioni in quegli anni. Ma dopo che Giuseppe morì, “sorse sopra l’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe”,3 il quale, vedendo che gli Israeliti erano diventati più numerosi degli Egiziani e temendo che in caso di guerra essi si sarebbero uniti ai loro nemici per combattere contro di loro e poi se ne sarebbero andati dall’Egitto, decise di cominciare a maltrattare gli Israeliti e di ridurli in schiavitù per impedire che essi moltiplicassero maggiormente. Questa schiavitù e questo maltrattamento a cui furono sottoposti gli Israeliti durarono molto tempo, ma tutto ciò avvenne per volontà di Dio perché molto tempo prima Dio aveva parlato ad Abramo e gli aveva detto che i suoi discendenti avrebbero dimorato in un paese straniero e vi sarebbero stati schiavi e vi sarebbero stati oppressi per quattrocento anni. Ma come Dio aveva predetto la schiavitù d’Israele in Egitto così aveva predetto pure la sua liberazione infatti Egli aveva detto sempre ad Abramo: “E, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze..E alla quarta generazione essi torneranno qua”4 (nel paese di Canaan).
E questo è quello che avvenne, infatti Dio mandò in Egitto Mosè per liberare Israele dalla mano di Faraone, e dopo avere operato per mezzo di lui grandi e terribili giudizi contro Faraone e gli Egiziani, Egli trasse il suo popolo dalla fornace di ferro dove per quattro secoli era stato rinchiuso.
Quando Dio divise il mare Rosso davanti agli Israeliti e li fece passare a piedi asciutti in mezzo ad esso la Scrittura dice che “Israele vide la gran potenza che l’Eterno aveva spiegata contro gli Egiziani; onde il popolo temè l’Eterno, e credette nell’Eterno e in Mosè suo servo”.5 Nei salmi è confermato che gli Israeliti credettero nel Signore dopo avere visto questo prodigio infatti è scritto: “Allora credettero alle sue parole, e cantarono la sua lode”;6 tenetele davanti agli occhi vostri queste espressioni perché esse dimostrano che gli Israeliti dopo che uscirono con baldanza e grande allegrezza dal paese d’Egitto credettero in Dio e nel suo servo Mosè.
Ma che cosa avvenne in seguito, durante il proseguimento del loro viaggio attraverso il deserto? Avvenne questo, che è scritto nei salmi: “Ben presto dimenticarono le sue opere; non aspettarono fiduciosi l’esecuzione dei suoi disegni, ma si accesero di cupidigia nel deserto, e tentarono Dio nella solitudine. Ed egli dette loro quel che chiedevano, ma mandò la consunzione nelle loro persone. Furono mossi d’invidia contro Mosè nel campo, e contro Aaronne, il santo dell’Eterno. La terra s’aprì, inghiottì Datan e coperse il seguito d’Abiram. Un fuoco s’accese nella loro assemblea, la fiamma consumò gli empi. Fecero un vitello in Horeb, e adorarono un immagine di getto; così mutarono la loro gloria nella figura d’un bue che mangia l’erba. Dimenticarono Dio, loro salvatore, che aveva fatto cose grandi in Egitto, cose meravigliose nel paese di Cham, cose tremende al Mare Rosso. Ond’egli parlò di sterminarli; ma Mosè, suo eletto, stette sulla breccia dinanzi a lui per stornare l’ira sua onde non li distruggesse. Essi disdegnarono il paese delizioso, non credettero alla sua parola; e mormorarono nelle loro tende, e non dettero ascolto alla voce dell’Eterno. Ond’Egli, alzando la mano, giurò loro che li farebbe cadere nel deserto, che farebbe perire la loro progenie fra le nazioni e li disperderebbe per tutti i paesi”.7 Ma chi furono quelli che si gettarono alle spalle la legge di Dio e rifiutarono di credere a Dio, quando questi disse loro: “Ecco l’Eterno, il tuo Dio, t’ha posto il paese dinanzi; sali, prendine possesso, come l’Eterno, l’Iddio dei tuoi padri, t’ha detto; non temere e non ti spaventare”8? Essi furono quegli stessi Israeliti che Dio aveva tratto dall’Egitto con allegrezza e con giubilo e che alle acque del mare Rosso avevano creduto nelle parole di Dio. Tra tutti i peccati che Israele commise nel deserto voglio soffermarmi su quello dell’incredulità.
Ora, secondo la Parola di Dio, gli Israeliti, quando Dio divise il mare Rosso davanti a loro, avevano creduto alle parole che Dio aveva rivelato al suo servo Mosè e avevano pure temuto Dio alla vista di quel prodigio; quindi, il fatto che essi in seguito si ribellarono ai comandamenti di Dio e non credettero all’ordine di Dio che gli comandava di prendere possesso del paese di Canaan sta a dimostrare che essi non furono costanti, cioè che essi non perseverarono nella fede e nel timore di Dio. Ma considerate anche questo e cioè che coloro che non perseverarono nella fede e nel timore di Dio non furono delle persone che non avevano visto Dio operare miracoli ma furono uomini e donne che avevano visto con i loro occhi Dio operare delle cose tremende, sia in Egitto e sia nel deserto, i quali dopo che erano stati liberati dal giogo di quella schiavitù secolare si erano rallegrati grandemente perché dopo molto tempo poterono assaporare la libertà.
Dio si disgustò di quella generazione di persone dal cuore incostante e dallo spirito infedele e disse: “Sempre erra il cuore loro; ed essi non hanno conosciuto le mie vie, talchè giurai nell’ira mia: Non entreranno nel mio riposo!”.9 Questa fu la testimonianza che Dio rese di quegli Israeliti e la sentenza che Egli emanò contro di loro. Dio giurò di non fare entrare quei ribelli nel suo riposo a motivo della loro incredulità; certo Dio annunziò pure a loro una buona notizia quando essi giunsero ai confini del paese di Canaan ma quella parola non servì loro a nulla perché essi rifiutarono di credere in essa infatti è scritto: “La parola udita non giovò loro nulla non essendo stata assimilata per fede da quelli che l’avevano udita”.10 Il comportamento di quei ribelli non deve essere seguito ma solo ricordato perché esso ci serve d’ammaestramento e ci fa capire quale sia la sorte che attende quelli che dopo avere creduto smettono di credere nella parola di Dio.
Veniamo ora a noi, perché la nostra storia, in alcune cose, assomiglia a quella d’Israele.
Noi per un certo tempo della nostra vita siamo vissuti sotto la potestà di Satana il quale con la sua forza e con la sua astuzia ci angariava e ci aveva ridotto allo stremo; questo non lo ricordiamo con piacere, (oggi noi ci vergogniamo di tutte quelle cose che abbiamo fatto quand’eravamo sotto la sua potestà), però dobbiamo ricordarlo perché serve a tutti noi per comprendere quanto grande e gloriosa sia la liberazione che Dio ha operato per noi. Sì, perché pure noi siamo stati liberati da una schiavitù, ma non dalla schiavitù di qualche despota di questa terra, ma dalla schiavitù del peccato e da quella del diavolo. Ricordiamo tutti con piacere il giorno in cui, per la grazia di Dio, siamo stati liberati da questa schiavitù, perché in quel giorno sentimmo le nostre iniquità che gravavano su noi rotolare via da noi, sentimmo quel giogo che ci schiacciava venire tolto da sopra noi; siamo grati a Dio per avere operato ciò mediante Cristo Gesù, Colui che Egli ha mandato in questo mondo per liberarci dai nostri peccati e dalla potestà di Satana.
Il nostro cuore in quel giorno traboccò di gioia, di una gioia che non avevamo mai provato sotto la potestà di Satana ed al servizio del peccato; io personalmente devo dire che il giorno che mi ravvidi dei miei peccati e invocai il nome del Signore chiedendogli di avere pietà di me, prima piansi perché Dio mi aveva rattristato (“la tristezza secondo Dio produce un ravvedimento che mena alla salvezza”),11 ma poi giubilai perché Egli mutò la mia tristezza in letizia liberandomi dai miei peccati e perdonandomi. In quel giorno assaporai la vera libertà che c’è in Cristo Gesù, gustai la vera pace che dà il Signore, gustai la gioia della salvezza; finalmente dopo tanti anni di dura servitù potevo dichiararmi un affrancato dal Signore nostro Gesù, un figliuolo di Dio; grazie siano rese a Dio per avermi salvato, ma anche per avere salvato ciascuno di voi dal dominio del diavolo. Per noi in quel giorno cominciò un nuovo cammino, quello unito al Signore Cristo Gesù; abbiamo cominciato per fede perché fu per fede che ottenemmo la liberazione dai nostri peccati e dal dominio del diavolo, e per fede dobbiamo continuare ad andare avanti fino alla fine per entrare nel riposo di Dio.
Nella lettera agli Ebrei lo scrittore esorta diverse volte i santi a perseverare nella fede e dice loro cosa accade al credente se esso si tira indietro.
È scritto: “Guardate, fratelli, che talora non si trovi in alcuno di voi un malvagio cuore incredulo, che vi porti a ritrarvi dall’Iddio vivente; ma esortatevi gli uni gli altri tutti i giorni, finchè si può dire: ‘Oggi’, onde nessuno di voi sia indurato per inganno del peccato; poiché siamo diventati partecipi di Cristo, a condizione che riteniamo ferma sino alla fine la fiducia che avevamo da principio, mentre ci viene detto: Oggi, se udite la sua voce, non indurate i vostri cuori, come nel dì della provocazione”.12
Fratelli, voglio che sappiate che come un cuore che crede in Dio è un cuore buono, così un cuore incredulo è un cuore malvagio; ma non solo dovete saperlo, dovete pure stare attenti che in nessuno di voi si crei un malvagio cuore incredulo. È chiamato malvagio perché porta la persona a non credere nella Parola di Dio e gli impedisce di ereditare la vita eterna. Ora, noi sappiamo che Dio dice: “Il mio giusto vivrà per fede; e se si tira indietro, l’anima mia non lo gradisce”;13 quindi, siccome che un malvagio cuore incredulo porta a ritirarsi da Dio e a farci diventare agli occhi di Dio delle persone non gradite, (appunto perché “senza fede è impossibile piacergli”),14 dobbiamo vegliare affinché l’incredulità non penetri in noi e ci faccia tirare indietro a nostra perdizione.
La Scrittura insegna che “quante sono le promesse di Dio, tutte hanno in lui il loro sì”15 e che esse si ereditano per fede e pazienza. Ora, Dio ci ha fatto questa promessa, cioè la vita eterna, infatti Egli ha detto tramite il suo Figliuolo: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; ed io do loro la vita eterna, e non periranno mai”,16 ma sia ben chiaro che noi erediteremo la vita eterna a condizione che perseveriamo fino alla fine nella fede; questo significa che noi abbiamo bisogno di costanza al fine di ottenere la vita eterna che ci è stata promessa. Quando noi diciamo che abbiamo bisogno di costanza, intendiamo dire che sentiamo la necessità di credere nella promessa della vita eterna ogni giorno, o sarebbe meglio dire ad ogni istante, perché sappiamo che essa la si eredita per fede e pazienza, ma la si perde se si smette di credere in Dio.
La storia del popolo d’Israele nel deserto ci insegna come essi non poterono ereditare la terra promessa a motivo della loro incredulità; Dio aveva promesso loro in Egitto tramite Mosè di dare loro un paese splendido dove scorreva il latte ed il miele ed essi inizialmente avevano creduto in Dio, ma quando essi furono sul punto di doversi impossessare del paese che Dio aveva loro promesso indurirono il loro cuore e rifiutarono di credere in Dio perché ritennero che Dio non poteva farli entrare nel paese che gli aveva promesso perché esso era abitato dai giganti. La paura dei giganti li portò a dubitare della promessa di Dio ed essi non ne ottennero l’adempimento. Guardiamoci quindi anche noi dal mettere in forse le promesse di Dio, perché farlo significa ritenere Dio bugiardo secondo che è scritto: “Chi non crede a Dio l’ha fatto bugiardo”.17 “Sia Dio riconosciuto verace, ma ogni uomo bugiardo”,18 quindi, siccome che Colui che ci ha promesso la vita eterna non può mentire continuiamo ad avere piena fiducia nella sua promessa fino alla fine senza vacillare per incredulità.
Nel riposo di Dio è riserbato d’entrare solo a coloro che credono fino alla fine, ma è negato l’accesso a tutti coloro che si tirano indietro come gli Israeliti nel deserto, quindi, come dice la Scrittura, studiamoci “d’entrare in quel riposo, onde nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza”.19
1 Ebr. 3:14
2 Giac. 1:12
3 Es. 1:8
4 Gen. 15:14,16
5 Es. 14:31
6 Sal. 106:12
7 Sal. 106:13-27
8 Deut. 1:21
9 Ebr. 3:10,11
10 Ebr. 4:2
11 2Cor. 7:10
12 Ebr. 3:12-15
13 Ebr. 10:38
14 Ebr. 11:6
15 2Cor. 1:20
16 Giov. 10:27,28
17 1Giov. 5:10
18 Rom. 3:4
19 Ebr. 4:11