Molti camminano da nemici della croce di Cristo

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L’apostolo Paolo scrisse ai Filippesi: “Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti camminano (ve l’ho detto spesso e ve lo dico anche ora piangendo), da nemici della croce di Cristo; la fine dei quali è la perdizione, il cui dio è il ventre, e la cui gloria è in quel che torna a loro vergogna; gente che ha l’animo alle cose della terra. Quanto a noi, la nostra cittadi­nanza è nei cieli, d’onde anche aspettiamo come Salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria, in virtù della potenza per la quale egli può anche sottoporsi ogni cosa”.1

Paolo sapeva che in seno al popolo di Dio c’erano molti che camminavano da nemici della croce di Cristo i quali naturalmente non si conducevano in modo degno del Vangelo, e perciò egli esortò i santi ad imitare lui e a guardare a coloro che cammina­vano secondo l’esempio di vita che avevano in lui e nei suoi collaboratori per il regno di Dio e non secondo il cattivo esem­pio dei nemici della croce di Cristo. Egli non cercò di tacere a proposito di costoro, perché ne descrisse chiaramente il loro carattere e disse quale era la fine che li aspettava; ma quello che voglio che notiate è che Paolo aveva parlato spesso a riguar­do della presenza di questi nemici della croce di Cristo e che quando scrisse ai Filippesi a proposito di costoro lo fece pian­gendo. Che avviene oggi invece in molte chiese? Avviene che alcuni ignorano l’esistenza di questi che camminano da nemici della croce di Cristo in mezzo alla fratellanza; altri li ricono­scono perché vedono che sono degli alberi cattivi che fanno frutti cattivi ma tacciono, perché pensano che parlarne non giovi all’edificazione della chiesa. Fratelli, io non mi tacerò ma “griderò come donna ch’è sopra parto”,2 perché voi dovete guardar­vi da questi uomini e non dovete imitarli perché sono degli operatori di scandali che si nascondono abilmente dietro la bandiera del Vangelo di cui loro dicono di essere dei ministri ma ciò non è vero, perché essi servono il loro ventre e non l’Evan­gelo.

Noi come discepoli di Cristo dobbiamo imitare Cristo e coloro che hanno rinunziato a loro stessi, che hanno preso la loro croce ed hanno seguito le orme di Cristo; e tra coloro che hanno rinuncia­to a loro stessi e hanno portato la loro croce dietro il Signore, ci sono stati gli apostoli Paolo, Pietro, Silvano, Timoteo, Giovanni e Giacomo. Certo, essi non sono più in questo mondo, ma comunque abbiamo i loro scritti che ci fanno capire in che manie­ra essi si condussero.

Veniamo ora alle parole di Paolo ai santi di Filippi.

– “Molti camminano da nemici della croce di Cristo”.3

Per capire cosa significhi camminare da nemici della croce di Cristo, bisogna prima di tutto parlare della croce di Cristo. Ora, noi credenti ci gloriamo della croce di Gesù Cristo perché per mezzo di essa il mondo, per noi, è stato crocifisso, e noi siamo stati crocifissi per il mondo, secondo che disse Paolo ai Galati: “Ma quanto a me, non sia mai ch’io mi glori d’altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso, e io sono stato crocifisso per il mondo”.4 Quando noi diciamo che per noi il mondo è stato croci­fisso, intendiamo dire che noi che siamo di Cristo abbiamo “crocifisso la carne con le sue passioni e le sue concupiscenze”.5 Ora, se il mondo e le cose che sono nel mondo cioè la concupi­scenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita sono state inchiodate sulla croce di Cristo, come possiamo noi metterci ad amare ciò che Cristo ha inchiodato sulla sua croce? Non pensate voi che mettersi ad amare il mondo e le sue concupiscenze significa condursi da nemici della croce di Cristo? Certo che è così. Perciò tutti coloro che con il loro cattivo esempio e con le loro ciance vogliono fare nascere in noi l’amore per il mondo e le sue concupiscenze, camminano da nemici della croce di Cristo. Quando un predicatore cerca di fare nasce­re nel suo uditorio l’amore per le ricchezze, per il denaro, per i piaceri della vita, e cerca di suscitare nei credenti il desi­derio di accumulare tesori sulla terra anzichè nel cielo, sappia­te che egli parla da nemico della croce di Cristo. Se voi leggete attentamente le parole di Cristo e quelle degli apostoli, notere­te che Cristo prima e poi gli apostoli esortarono i credenti in svariate maniere a condursi in modo santo e giusto, e ad avere l’animo alle cose di sopra e non a quelle che sono sulla terra, perciò chi viene a voi e non vi esorta a rinunziare alle mondane concupiscenze ma a riporvi la vostra affezione è un nemico della croce di Cristo. Quando si parla della croce di Cristo si parla di rinunzia, di sofferenze, di persecuzioni; perciò non è conce­pibile che uno predica la parola della croce e nello stesso tempo sia alla ricerca di fama, di potere temporale, del favore del mondo, di ricchezze terrene, ed ami il mondo con le sue concupi­scenze; se vi accorgete che chi predica non vuole rinunziare a se stesso e non vuole prendere la croce di Cristo ma cerca il favore del mondo, e dimostra con la sua condotta di amare il mondo che Cristo ha inchiodato sulla croce, guardatevi da lui perché non è un amico della croce di Cristo ma un suo acerrimo nemico.

– “La fine dei quali è la perdizione”.6

Coloro che camminano da nemici della croce di Cristo, camminano per una strada che mena alla perdizione. Perché? perché quelli che amano il mondo, amano la loro vita, e noi sappiamo che “chi ama la sua vita la perde”.7 Sì, tutti coloro che non vogliono rinunziare a loro stessi e non vogliono prendere la croce su loro, non erediteranno il regno di Dio.

– “Il cui dio è il ventre”.8

Ora, i nemici della croce di Cristo non servono il Signore nostro Gesù Cristo, ma il loro ventre, e per servire il loro ventre operano scandali e contrastano gli insegnamenti della Parola di Dio. Ma perché contrastano la parola di verità? perché essa si oppone ai desideri della carne ed alle mondane concupiscenze, cioè alle cose che essi amano. Paolo esortò i santi di Roma a guardarsi da costoro in questi termini: “Or io v’esorto, fratel­li, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro. Poiché quei tali non servono al nostro Signore Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici”.9 Quello che ancora alcuni non hanno capito è che non si può cercare il proprio interesse (denaro, fama, gloria degli uomini) nell’opera del Signore e contemporaneamente servire il Signore con fedeltà e con integrità di cuore; infatti essi pensano che quelli che predicano e cercano il loro interesse servono Cristo, ma se è così, Gesù non ha detto il vero perché egli disse: “Nessun domestico può servire a due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona”.10 Vi faccio degli esempi per farvi capire come chi serve il proprio ventre non può servire la giustizia; uno che prende piacere nella gozzoviglia e nelle ebbrezze non può amare la parola che dice: “Siate dunque temperati”,11 perché essa si oppone ai suoi carnali desideri. Anche chi ama il denaro non può amare la parola che dice: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”,12 o quella che dice: “Siate contenti delle cose che avete”,13 e questo perché la Parola si oppone nettamente ai suoi interessi personali. Questa è la ragione per cui coloro che servono il loro ventre non possono nello stesso tempo servire la giustizia e si oppongono con acerbe discussioni alla sana dottrina di Dio.

– “La cui gloria è in quel che torna a loro vergogna”.14

Quelli che servono il loro ventre si contraddistinguono da quelli che servono il nostro Signore perché essi si gloriano di cose che vanno a loro vergogna. Loro invece di vergognarsi delle loro male azioni si gloriano per averle compiute. Ascoltandoli ci si rende conto che è proprio così.

– “Gente che ha l’animo alle cose della terra”.15

La Parola dice chiaramente: “Abbiate l’animo alle cose di sopra, non a quelle che sono sulla terra”,16 ma costoro dissentono a parole e a fatti infatti cercano in tutte le maniere di diventare ricchi e famosi agli occhi del mondo.

Costoro hanno l’animo alle cose che sono sulla terra e questo loro sentimento si oppone nettamente a quello del credente che desidera dipartirsi dal corpo ed andare ad abitare col Signore nei luoghi celesti. Da come parlano e vivono costoro, si capisce chiaramente che essi non desiderano dipartirsi dal corpo per andare ad abitare con il Signore perché stanno bene sulla terra in mezzo alle loro ricchezze.

Ma quanto a noi, siccome la nostra cittadinanza è nei cieli, vogliamo andare là dove Cristo è seduto alla destra di Dio, là dove Dio fa regnare la pace e dove ci si riposa dalle proprie fatiche terrene. Mentre i nemici della croce di Cristo hanno il loro sguardo intento alle cose che si vedono noi abbiamo lo sguardo intento alle cose che non si vedono che sono eterne e conservate per noi nei cieli. Noi ora ci sentiamo attratti al cielo e non più alla terra; alle cose celesti e non più a quelle terrene che sono un soffio che passa, per questo le cose del mondo non ci attraggono più come una volta, per questo non sen­tiamo la necessità di diventare ricchi e famosi, o di vestire in maniera eccentrica e lussuosa, o di abitare delle ville delizio­se. Ma io vi domando: ‘Ma se noi avessimo gli stessi desideri della gente del mondo che differenza ci sarebbe tra noi e loro?’ Fratelli, noi dobbiamo dimostrare al mondo a fatti ed in verità che ci sentiamo pellegrini e forestieri su questa terra. Se diciamo con la bocca di essere sulla via che mena in cielo dob­biamo pure con i fatti dimostrare che vogliamo andare in cielo e la maniera per farlo è non conformandosi al presente secolo malvagio.

Ma se pure noi ci conformiamo all’andazzo di questo mondo cesse­remo di illuminare le tenebre ed esse non potranno vedere in noi un popolo che cammina alla luce del Cristo di Dio.

Abbiamo preso la croce su di noi e con essa vogliamo continuare a camminare uniti al nostro Signore; certo per noi che vogliamo camminare da amici della croce di Cristo le rinunzie e le tribo­lazioni sono tante, ma nell’attesa dell’apparizione del nostro Signore Cristo Gesù vale la pena sopportarle, perché alla fine del corso ci sarà assegnata la corona della vita che il Signore ha promesso a coloro che lo amano. A Dio sia la gloria in eterno. Amen.


1 Fil. 3:17-21

2 Is. 42:14

3 Fil. 3:18

4 Gal. 6:14

5 Gal. 5:24

6 Fil. 3:19

7 Giov. 12:25

8 Fil. 3:19

9 Rom. 16:17,18

10 Luca 16:13

11 1 Piet. 4:7

12 Matt. 10:8

13 Ebr. 13:5

14 Fil. 3:19

15 Fil. 3:19

16 Col. 3:2