Il M.A.D. e l’adire alle vie legali contro i diffamatori dei ministri di culto [Audio Streaming]

bibbia microfonoÈ on line il file audio della confutazione di Giacinto Butindaro dal titolo “Il M.A.D. e l’adire alle vie legali contro i diffamatori dei ministri di culto” trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 98 MB (128 Kbps), 19 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 104 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.

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Il M.A.D. e l’adire alle vie legali contro i diffamatori dei ministri di culto

Nello Statuto dell’Ente di culto M.A.D., che sta per Ministero Assemblee di Dio, con sede a Napoli (e il cui comitato esecutivo è composto dal Moderatore Vincenzo D’Avanzo, dal segretario Edoardo Piacentini, dal Tesoriere Luca Sala, e dal componente Ciro Piccolo), e che in base a quello che si legge sul loro sito è ‘una comunione spirituale, cristiana e fraterna di Ministri, servitori dell’evangelo come Paolo, l’apostolo, che lo era anche della chiesa; “al prezzo di molte sofferenze, egli lavorava e combatteva per lei, e annunciava i divini misteri, nascosti ai savi e agli intelligenti, ma rivelati al più giovane credente” ‘, ed anche ‘servizio a Dio, cooperazione secondo l’ufficio dato da Dio a ciascuno dei suoi per annunziare nella sua pienezza la Parola di Dio’, si legge che l’Ente di culto M.A.D. si propone tra le altre cose ‘la tutela sulla diffamazione verso i ministri di culto aderenti, onde salvaguardare la loro reputazione e la loro onorabilità, stabilendo anche di adire a vie legali’ (Statuto M.A.D., articolo 7. 1 – http://www.ministeroad.org/).

Ora, fratelli, come potete ben vedere, nello statuto di questo Ente di culto, si legge espressamente che esso si propone di querelare coloro che diffamano i ministri di culto che aderiscono al M.A.D., che in base alle loro stesse parole sono servitori dell’evangelo come l’apostolo Paolo che in base all’ufficio dato da Dio a ciascuno di essi annunziano la Parola di Dio nella sua pienezza. Ma questo loro proposito è assolutamente contrario alla dottrina di Dio, e adesso ve lo dimostro.

Innanzi tutto spieghiamo cosa significa ‘diffamare’, per coloro che non lo sanno. Diffamare significa: ‘Nuocere alla reputazione di qualcuno diffondendo maldicenze sul suo conto’, in altre parole significa calunniarlo, cioè accusarlo falsamente.

Stabilito ciò, dobbiamo considerare come si è comportato Gesù Cristo, il nostro Maestro e Signore, quando fu diffamato o calunniato, sì perchè Gesù Cristo, il Figlio di Dio, fu diffamato, ed anche pesantemente dai suoi nemici. Vediamole dunque queste diffamazioni o calunnie che furono lanciate dagli uomini contro il Giusto e il Santo.

Ecco cosa dissero contro Gesù Cristo per denigrarlo e rovinare la sua reputazione.
– che era un mangione ed un beone, oltre che un amico dei pubblicani e dei peccatori, secondo che disse Gesù stesso: “È venuto il Figliuol dell’uomo mangiando e bevendo, e dicono: Ecco un mangiatore ed un beone, un amico dei pubblicani e de’ peccatori!” (Matteo 11:19);
– che era un peccatore, infatti i Farisei dissero al cieco nato dopo che questi fu guarito da Gesù: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quell’uomo è un peccatore” (Giovanni 9:24);
– che cacciava i demoni per l’aiuto di Satana, secondo che è scritto: “Costui non caccia i demonî se non per l’aiuto di Beelzebub, principe dei demonî” (Matteo 12:24);
– che era Beelzebub, secondo che disse Gesù ai suoi discepoli: “Basti al discepolo di essere come il suo maestro, e al servo d’essere come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebub il padrone, quanto più chiameranno così quei di casa sua!” (Matteo 10:25)
– che aveva uno spirito immondo, secondo che è scritto: ” …. dicevano: Ha uno spirito immondo” (Marco 3:30).
– che era un seduttore, secondo che è scritto: “Altri dicevano: No, anzi, travia la moltitudine!” (Giovanni 7:12; cfr. Matteo 27:63);
– che bestemmiava, secondo che è scritto: “I Giudei presero di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù disse loro: Molte buone opere v’ho mostrate da parte del Padre mio; per quale di queste opere mi lapidate voi? I Giudei gli risposero: Non ti lapidiamo per una buona opera, ma per bestemmia; e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio” (Giovanni 10:31-33);
– che era fuori di sè, cioè pazzo, secondo che è scritto: “Or i suoi parenti, udito ciò, vennero per impadronirsi di lui, perché dicevano: È fuori di sé” (Marco 3:21-22);
– che vietava di pagare le tasse a Cesare, secondo che è scritto: “Poi, levatasi tutta l’assemblea, lo menarono a Pilato. E cominciarono ad accusarlo, dicendo: Abbiam trovato costui che sovvertiva la nostra nazione e che vietava di pagare i tributi a Cesare, e diceva d’esser lui il Cristo re” (Luca 23:1-2).

Come reagì il Maestro a tutte queste false accuse, cioè a tutte queste diffamazioni? Ricorse forse alle vie legali contro i suoi diffamatori o calunniatori, o li minacciò di farlo? No, niente di tutto ciò. Egli sopportò pazientemente, rimettendosi “nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:23), cioè nelle mani dell’Iddio e Padre suo.

E noi, suoi discepoli, siamo chiamati a seguire le sue orme, secondo che dice l’apostolo Pietro: “Ma se facendo il bene, eppur patendo, voi sopportate pazientemente, questa è cosa grata a Dio. Perché a questo siete stati chiamati: poiché anche Cristo ha patito per voi, lasciandovi un esempio, onde seguiate le sue orme; egli, che non commise peccato, e nella cui bocca non fu trovata alcuna frode; che, oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; che, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva nelle mani di Colui che giudica giustamente” (1 Pietro 2:20-23).

Paolo, che fu costituito da Dio apostolo dei Gentili, seguì le orme di Cristo anche in questo, infatti disse ai santi di Corinto a proposito delle sofferenze che lui e i suoi collaboratori pativano per amore degli eletti: “Poiché io stimo che Dio abbia messi in mostra noi, gli apostoli, ultimi fra tutti, come uomini condannati a morte; poiché siamo divenuti uno spettacolo al mondo, e agli angeli, e agli uomini. Noi siamo pazzi a cagion di Cristo; ma voi siete savî in Cristo; noi siamo deboli, ma voi siete forti; voi siete gloriosi, ma noi siamo sprezzati. Fino a questa stessa ora, noi abbiamo e fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaffeggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siam tuttora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti” (1 Corinzi 4:9-13). Avete notato cosa dice l’apostolo? “Diffamati, esortiamo”, e non “diffamati, portiamo i nostri diffamatori davanti al tribunale’.

Peraltro, l’apostolo Paolo si compiaceva nelle sofferenze che pativa a motivo di Cristo, secondo che disse: “Io mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo” (2 Corinzi 12:10), e questo perchè quando egli era debole allora era forte, cioè la potenza di Cristo si manifestava in lui. Ecco perchè dinnanzi alle diffamazioni che subiva a motivo di Cristo, non cercava di portare i suoi diffamatori dinnanzi ai tribunali di Cesare ma si limitava ad esortarli! E non è forse quello che fece anche Gesù quando lo accusarono di avere uno spirito immondo, secondo che è scritto: “E gli scribi, ch’eran discesi da Gerusalemme, dicevano: Egli ha Beelzebub, ed è per l’aiuto del principe dei demonî, ch’ei caccia i demonî. Ma egli, chiamatili a sé, diceva loro in parabole: Come può Satana cacciar Satana? E se un regno è diviso in parti contrarie, quel regno non può durare. E se una casa è divisa in parti contrarie, quella casa non potrà reggere. E se Satana insorge contro se stesso ed è diviso, non può reggere, ma deve finire. Ed anzi niuno può entrar nella casa dell’uomo forte e rapirgli le sue masserizie, se prima non abbia legato l’uomo forte; allora soltanto gli prederà la casa. In verità io vi dico: Ai figliuoli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e qualunque bestemmia avranno proferita; ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha remissione in eterno, ma è reo d’un peccato eterno. Or egli parlava così perché dicevano: Ha uno spirito immondo” (Marco 3:22-30)?

Quindi, siccome l’apostolo Paolo ebbe a dire ai santi: “Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” (1 Corinzi 11:1), ed anche: “Siate miei imitatori, fratelli, e riguardate a coloro che camminano secondo l’esempio che avete in noi” (Filippesi 3:17), ed ancora: “Le cose che avete imparate, ricevute, udite da me e vedute in me, fatele; e l’Iddio della pace sarà con voi” (Filippesi 4:9), studiamoci di seguire l’esempio di Paolo e dei suoi fedeli collaboratori. E questo perchè essi insegnavano e praticavano la dottrina di Dio che è in Cristo Gesù.

Alla luce dunque dell’esempio di Gesù Cristo e di quello degli apostoli e delle sane parole degli apostoli, le suddette parole dello statuto del M.A.D. devono essere rigettate e riprovate con forza perchè contrastano la verità che è in Cristo Gesù.

Coloro che le hanno approvate ed approvano insegnano una dottrina diversa, e vi ricordo a tale proposito le dure parole dell’apostolo Paolo contro chi insegna una dottrina diversa: “Se qualcuno insegna una dottrina diversa e non s’attiene alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo e alla dottrina che è secondo pietà, esso è gonfio e non sa nulla; ma langue intorno a questioni e dispute di parole, dalle quali nascono invidia, contenzione, maldicenza, cattivi sospetti, acerbe discussioni d’uomini corrotti di mente e privati della verità, i quali stimano la pietà esser fonte di guadagno” (1 Timoteo 6:3-5).

Fratelli, non associatevi con coloro che non si attengono alla dottrina degli apostoli, e non prendono ad esempio la loro condotta, anzi guardatevi e ritiratevi da essi, come dice l’apostolo Paolo ai santi di Roma: “Or io v’esorto, fratelli, tenete d’occhio quelli che fomentano le dissensioni e gli scandali contro l’insegnamento che avete ricevuto, e ritiratevi da loro. Poiché quei tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore de’ semplici” (Romani 16:17-18).

La grazia sia con voi

Giacinto Butindaro

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Felice Antonio Loria, presidente delle ADI, e l’adire alle vie legali contro altri fratelli

Felice A. Loria

Felice Antonio Loria, presidente delle ADI, durante il XXI Convegno Pastorale delle ADI, tenutosi a Paestum (SA) nel 2010, ha affermato quanto segue: ‘Bisogna, cari fratelli nel ministerio, che la smettiamo di curarci soltanto l’orticello nostro. Va bene? Purtroppo è un handicap che regna nella nostra opera, ognuno si cura il proprio orticello, e questo non è possibile, perchè quando è nata questa opera non è nata con questo intento, non è nata con questo intento. Ogni tanto togliete, allungate lo sguardo, siate lungimiranti. Viene la comunità locale? Giusto, c’è la comunità nazionale. Beati quelli che si adoperano per la pace, perchè saranno chiamati figli di Dio. E sappiano gli spiritualoidi che stanno in giro e qualcuno a volte c’è pure nel mezzo di noi, che noi prima di adire le vie legali, abbiamo cercato e stiamo cercando le vie della pace. Va bene? E’ chiaro? Stiamo cercando le vie della pace, le stiamo cercando con lagrime, con tempo, con viaggi, rischiando la vita, non siamo dei guerrafondai, Gesù non ci ha insegnato così!’

XXI Convegno Pastorale – Paestum (SA) Studio Biblico n. 3 – 30/04/2010 “Collaboratori nella comunione”, dal min. 23:24 al min. 25:20 di questo video tratto da qua http://tube.griv.it/player.php?fid=151

[vimeo http://vimeo.com/21501779]

Dunque, coloro che sono contrari ad adire alle vie legali contro altri fratelli, anche quando si tratta di salvaguardare gli interessi dell’Opera, o come la chiama Loria ‘la comunità nazionale’, che è costituita dalle Assemblee di Dio in Italia, sono chiamati dal presidente delle ADI ‘spiritualoidi’, che naturalmente è un soprannome che lui dà a costoro per biasimarli, e non per elogiarli (e questo si capisce anche dal tono di voce adirato e minaccioso da lui usato quando li ha chiamati così). Infatti il suffisso ‘òide’ in numerose parole composte, indica somiglianza, analogia, affinità d’aspetto, di natura, o forma attenuante, rispetto a quanto indicato dal termine cui è aggiunto, talora con valore spregiativo, e questo è il nostro caso.

Ora, siccome che mi sento, assieme ad altri fratelli, tirato in ballo perchè noi pubblicamente abbiamo riprovato il fatto che le ADI in alcune circostanze siano ricorse alle vie legali contro altri fratelli per difendere come dicono loro il bene comune; e lui si rivolge agli ‘spiritualoidi che stanno in giro’ (sia quindi fuori dalle ADI che al suo interno), mi sento di dire a Felice Antonio Loria quanto segue:

‘Fermo restando che il vostro sforzo di cercare di risolvere delle dispute con altri fratelli in maniera pacifica è da lodare, certamente non è da lodare il fatto che poi li avete comunque portati davanti ad un tribunale di increduli per ottenere giustizia, perchè questo è condannato dalla Parola di Dio. Non hai mai letto quello che dice l’apostolo Paolo ai santi di Corinto in merito a coloro che – quando avevano delle dispute su cose di questa vita con altri fratelli – portavano altri fratelli dinnanzi agli infedeli anzichè dinnanzi ai santi? Ascolta le sue parole:

Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio” (1 Corinzi 6:1-10).

Non è abbastanza chiaro l’apostolo Paolo? Tu mi dirai: ‘Ma Paolo non dice che è peccato, piuttosto dice che non è un onore per i santi, ma è una vergogna’.

Al che ti rispondo che sbagli grandemente, e te lo dimostro mediante le Scritture.

Noi sappiamo che il peccato è la violazione della legge (cfr. 1 Giovanni 3:4), per cui quando un comportamento va contro uno dei comandamenti di Dio quel comportamento è peccato agli occhi di Dio. Che cosa facevano quei credenti di Corinto, nel portare altri fratelli dinnanzi ai tribunali degli infedeli? Facevano un torto ad altri fratelli, infatti Paolo dice: “Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli”. Si trasgredisce un comandamento di Dio facendo un torto ai fratelli? Sì, lo si trasgredisce. Perché Gesù, quando quel ricco gli chiese cosa doveva fare per ereditare la vita eterna, gli rispose: “Tu sai i comandamenti: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza; non far torto ad alcuno; onora tuo padre e tua madre” (Marco 10:19). Ora, come puoi vedere, quello di ‘non far torto ad alcuno’, Gesù Cristo lo ha citato come un comandamento divino, al pari di quello di non uccidere, di non commettere adulterio, di non rubare, di non dire falsa testimonianza, e di onorare padre e madre. E dunque, dato che nel portare altri fratelli dinnanzi ai tribunali degli infedeli si fa loro un torto, il comportamento è peccato.

Ma poi come si può dire che Paolo non dice che è peccato portare davanti al giudice altri fratelli, quando dice: “Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?”, e gli ingiusti in questione sono coloro che fanno torto e danno ai fratelli nel portarli davanti ai tribunali degli infedeli? Dovresti proprio spiegarlo alla fratellanza!

Dunque, io ti esorto ad abbandonare questo vostro modo di agire nelle dispute con altri fratelli, che non è assolutamente sano, in quanto contrasta la verità che è in Cristo Gesù e porta grande discredito alla via della verità. E ti dico pure questo: ‘Ricordati che è meglio subire torti dagli altri – anche se questi sono dei fratelli – che fargliene!’ Ecco perchè Paolo domanda ai santi di Corinto: “Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno?” e subito dopo gli dice: “Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli”.

Concludo dicendoti questo: Sappi che Dio vi ha dato del tempo per ravvedervi, quindi non indurate la vostra cervice ma sottomettetevi alla Sua Parola. Non avete intenzione di ravvedervi? Peggio per voi, porterete la pena della vostra ostinatezza. Quanto a me, sono netto del vostro sangue, perchè non mi sono tratto indietro di avvertirvi ed ammonirvi da parte di Dio.

Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

14 Maggio 2011 – Aggiornamento >> Leggi: Importante precisazione che concerne le vicende giudiziarie ADI-AD

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