Condannate in Algeria quattro persone: si erano convertite al cristianesimo

Algeria. Quattro persone convertitesi al cristianesimo sono state condannate oggi a pene detentive con il beneficio della condizionale. Il giudizio è stato emesso dal Tribunale correzionale di Tiaret, nel sud-ovest del Paese. I quattro sono stati riconosciuti colpevoli di “pratica illegale di un culto non musulmano”. Altre due persone sono state assolte. Da parte sua, il presidente dell’Alto Consiglio islamico, Cheikh Bouamrane, afferma dalle pagine del quotidiano al Khabar, che l’Algeria non è ostile ai cristiani, ma occorre che l’islam sia rispettato in uno Stato musulmano, come il cristianesimo è rispettato in uno Stato cristiano. Il leader musulmano denuncia quindi attività evangeliche clandestine contro l’islam. Islamologo ed ex decano dell’università di Algeri, Bouamrane, scrive la France Presse, ha ricordato che la legge del 28 febbraio 2006, che regola l’esercizio dei culti non musulmani, garantisce la libertà di coscienza, anche per la minoranza cristiana, ma che “il movimento di evangelizzazione – che si caratterizza come attività clandestina – attenta all’islam”, cosa “inaccettabile perché l’islam è la religione dello Stato e la religione della maggioranza degli algerini”. “Ciò che la legge domanda ai cristiani, come ai musulmani – ha detto il presidente dell’Alto Consiglio islamico – è di esercitare il loro culto in modo trasparente, nei luoghi previsti a tali scopi e di appartenere ad una associazione riconosciuta”. Cheikh Bouamrane ha accusato “alcuni responsabili della Chiesa riformata evangelica di cercare di seminare fitna (dissenso religioso) tra i bambini” e di “forgiare una minoranza politica alleata con alcune istituzioni straniere”, “una forma di neocolonialismo che si traveste da libertà di coscienza”. “Noi crediamo al dialogo tra civiltà, culture e religioni – ha concluso Bouamrane – e speriamo di essere trattati allo stesso modo dagli altri”. Intanto la Federazione protestante di Francia (FPF) ha manifestato il proprio sostegno ai cristiani dell’Algeria giudicati per esercizio illegale di un culto non musulmano. La Federazione “denuncia la denigrazione dei cristiani, accusati senza alcun fondamento di voler favorire l’ingerenza straniera nel loro Paese, e si interroga sui reali motivi che spingono i rappresentanti dei pubblici poteri a discreditare i loro stessi concittadini”. Il comunicato della Federazione, poi, “saluta il coraggio e la perseveranza degli algerini, cristiani e non, che difendono la libertà di coscienza, di culto, di espressione e di riunione nel loro Paese”. L’istituzione si associa anche “a tutte quelle voci che si elevano per difendere l’insieme delle libertà democratiche in Algeria, mettendo in guardia contro un ingranaggio repressivo”. La Federazione protestante, infine, afferma che “è un diritto testimoniare la propria fede, quale che sia la propria religione”. (T.C.)

Fonte: Radio Vaticana – 03/06/2008 14.21.36

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L’algerina convertita al cristianesimo rischia tre anni, ma farà appello

L’algerina convertita al cristianesimo, Habiba K., che rischia tre anni di carcere per aver praticato un culto non musulmano senza autorizzazione, è decisa a non arrendersi. “Abbiamo deciso di presentare ricorso in appello”, ha dichiarato l’avvocato Khalfoun. Il rinvio del verdetto di ieri con il pretesto di un approfondimento delle indagini “è un modo per insabbiare la questione” ha precisato Kalfhoun poco prima del processo contro altri due algerini cristiani accusati di distribuzione di materiale che minaccia la religione musulmana, che si è aperto questa mattina al tribunale di Tissemsilt, 60 chilometri tra Tiaret.

Fonte: PeaceReporter – 28.5.2008 13:34:00 – riprodotto con autorizzazione

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Algeria: Processata per la Bibbia, i giudici «frenano»

Slitta il verdetto in Algeria contro Habiba: «Ha praticato un culto non islamico senza permessi»

DI LORENZO FAZZINI
Sarà stata l’attenzione dei media stranieri oppure il sussulto di indignazione delle porzioni più illuminate della società algerina. Sta di fatto che il processo in Algeria contro una ragazza accusata di «aver praticato un culto non musulmano senza autorizzazione» ha prodotto per il momento un nulla di fatto. Ieri il tribunale di Tiaret, città a 300 chilometri da Algeri, ha chiesto un «approfondimento di informazioni» prima di emettere la sentenza su Habiba Kouider, 37 anni, diventata cristiana 4 anni fa. Il 20 maggio, a carico questa insegnante di asilo il procuratore statale aveva chiesto 3 anni di prigione con l’accusa di aver praticato una religione non islamica. Nei giorni Habiba, cristiana protestante, era stata arrestata su un autobus mentre si dirigeva ad Orano, città dove frequenta una corso di cristianesimo: nella sua borsa i poliziotti hanno trovato 12 tra Bibbie e Vangeli, un fatto che ha spinto lo zelante procuratore ad incriminare la donna. La vicenda ha sollevato una notevole attenzione sia a livello interno che internazionale: il quotidiano francese Le Figaro ha mandato un inviato per seguire il processo della Kouider; anche Rama Yade, segretario di Stato ai Diritti dell’Uomo, è intervenuta definendo «triste e choccante» la vicenda. «Tale fatto – ha dichiarato l’esponente francese – contravviene alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo». Anche il quotidiano algerino Liberté – intervistando un avvocato di Tiaret – ha scritto che «è tempo di bandire queste intenzioni indecenti che sono contro la libertà di coscienza». Sempre ieri e ancora a Tiaret si è aperto un altro processo contro sei protestanti algerini accusati di «proselitismo»: nei giorni scorsi erano stati arrestati all’uscita di una casa dove si erano riuniti per pregare. Il procuratore ha chiesto per gli imputati una condanna di 2 anni. «Il giudice avrebbe potuto chiudere oggi la vicenda di Habiba – ha dichiarato l’avvocatessa Khalfoun che difende la donna cristiana – visto che il reato non sussiste». Ora si dovrà aspettare del tempo per sapere la sorte di questa donna che – secondo il giornale El Watan – «non ha voluto rinunciare alla sua religione» di fronte alla minaccia di finire in tribunale. L’accusa è stata effettuata in base alla nuova normativa sui “culti non islamici” adottata nel marzo 2006: una direttiva governativa che obbliga i non musulmani a registrarsi presso le autorità pubbliche così come a notificare i luoghi di incontro religiosi. A gennaio un prete cattolico, padre Pierre Wallez, era stato condannato ad un anno di reclusione per aver presieduto un incontro con degli immigrati. A marzo l’ex presidente della chiesa protestante d’Algeria, Hugh Johnson, 75 anni, da 45 anni presente nel Paese, ha dovuto lasciare l’Algeria perché il ministero degli Esteri si è rifiutato di rinnovargli il permesso di soggiorno. Su 33 milioni di abitanti, i cristiani in Algeria sono meno dell’1 per cento della popolazione; i cattolici non superano le quattromila unità.

Fonte: Avvenire.it – 28 maggio 2008

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Algeria: Tre anni di carcere richiesti per una convertita al Cristianesimo

ALGERI, 21 maggio 2008 (AFP) – Il procuratore della Repubblica di Tiaret (ovest) ha richiesto martedì tre anni di carcere senza condizionale per una algerina convertita al cristianesimo e giudicata per esercizio illegale di un culto non musulmano, ha annunciato ieri all’AFP il presidente della Chiesa Protestante d’Algeria (EPA).

“Il processo di Habiba Kouider, 37 anni, si è svolto martedì al tribunale di Tiaret. Tre anni di carcere sono stati richiesti per questa donna accusata di praticare un culto non musulmano senza autorizzazione ufficiale”, ha dichiarato il pastore Mustapha Krim.

Il verdetto sarà emesso il 27 maggio, ha egli precisato.

Secondo il pastore, Habiba Kouider è stata arrestata da dei gendarmi all’inizio di aprile sulla strada che collega Tiaret ed Orano (340 e 430 km ad ovest di Algeri) in possesso di una decina di esemplari della bibbia.

Essa è stata perseguita nell’ambito di una nuova legge del 2006 che esige un’autorizzazione prefettizia per l’esercizio del culto non musulmano in Algeria.

Altri sei algerini anch’essi convertiti al cristianesimo devono comparire il 27 maggio davanti a questo stesso tribunale “per proselitismo religioso”, ha aggiunto il presidente della Chiesa Protestante. Essi sono stati arrestati due settimane fa dalla polizia a Tiaret. […]

Fonte: La Croix/AFP

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SOS di cristiani d’Algeria

Miei cari fratelli nella fede in tutto il mondo, ecco il racconto dell’umiliazione, dell’ingiustizia e della persecuzione che subiscono i vostri fratelli in Algeria quotidianamente, da parte della società ma in modo particolare da parte dei servizi di sicurezza e dallo Stato. L’ultima in data venerdì 9 maggio 2008 dopo la nostra uscita dal culto del venerdì, che noi facciamo di nascosto, per paura, presso un fratello nella città di Tiaret. Siamo quindi sorpresi dal nostro arresto in piena strada da parte delle forze di sicurezza vestite in borghese. Queste persone ci hanno portato via uno ad uno come dei criminali, essendo la fede in Cristo il nostro unico reato che diventa un crimine pericoloso in Algeria.

Fratelli miei, io non descriverò l’umiliazione che abbiamo subito da parte di questi agenti quando ci hanno condotto al Commissariato Centrale della città. Una volta arrivati ci hanno perquisito uno ad uno insultandoci, trattandoci come dei rinnegati: quelli che hanno rinnegato la loro religione per seguire quella dell’Occidente. Ci hanno detto che siamo i complici e le spie degli israeliani, e che quindi noi meritiamo di essere sgozzati senza pietà: aggressioni violente ed inumane. E’ normale arrestare una persona solo per la sua fede, in un paese che dice di essere democratico e rispettoso dei diritti dell’uomo e delle libertà individuali? Oltre a tutto ciò, gli agenti ci hanno tenuto tutta la notte del venerdì in una cella in condizioni più che pietose ed indescrivibili, senza darci la possibilità di telefonare ai nostri parenti e alle nostre famiglie. Ci hanno presentato il giorno dopo al Procuratore della Repubblica del tribunale di Tiaret, per farci delle domande umilianti e più che imbarazzanti: per esempio, “perché avete lasciato la religione dei vostri antenati? Per soldi?, e “a che prezzo vi hanno comprato?”. Alla fine ci hanno rilasciato con ordine di comparire in processo il 27 maggio 2008 per un’accusa più che assurda: “Distribuzione di documenti e libri al fine di destabilizzare la fede dei musulmani”. Qui sotto la copia dell’ordine di comparizione al processo.

Fratelli miei, ho scritto questo affinché voi siate informati della situazione. Abbiamo bisogno del vostro sostegno in questi momenti difficili […]

Fraternamente, Djillali.

Fonte: Collectif Algerie

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