Due condanne mai scontate, una per abusi sulla propria figlia
Madrid, 28 mar. (Apcom) – Un pedofilo già condannato con ben due sentenze, di cui una per abusi sulla propria figlia, ma che non è mai andato in prigione e invece è tornato a colpire, uccidendo una bambina di cinque anni, Mari Luz Cortés. E’ la storia dello scandalo, simile a quelli già avvenuti in altri paesi europei, che in questi giorni sta scuotendo la Spagna, con violente polemiche che oggi sono arrivate fino ai vertici dell’ordine giudiziario ed esecutivo. Il presunto assassino, Santiago del Valle, ieri al suo arrivo al tribunale di Huelva (Andalusia) è stato accolto da centinaia di persone con lanci di pietre e urla di “assassino!”, e solo un imponente schieramento di polizia ha potuto evitare il suo linciaggio da parte della folla inferocita. Nei violenti scontri con le forze dell’ordine sono rimaste ferite cinque persone, mentre altre cinque sono state arrestate.
Da ieri sera Del Valle è in custodia cautelare insieme alla sorella, coinvolta anch’essa nei fatti: secondo quanto ha dichiarato due giorni fa agli inquirenti, avrebbe sì adescato la bambina per abusare di lei, ma non l’avrebbe uccisa. Il sospetto ha sostenuto infatti che si sia trattato di “un incidente”, di una caduta dalle scale. Mari Luz, figlia del pastore evangelico zingaro Juan José Cortés, era scomparsa lo scorso 13 gennaio. Ricercata in tutta la Spagna e anche all’estero, il suo corpo privo di vita era stato rinvenuto in un fiume vicino a Huelva, lo scorso 7 marzo.
Ma poco dopo l’arresto, avvenuto dopo un primo fermo a cui era seguito un rilascio, le assurde circostanze del caso sono cominciate ad emergere in tutta la loro gravità: l’uomo era stato condannato una prima volta nel 2002 per aver abusato della sua figlioletta di cinque anni, ma aveva fatto ricorso. Poi, nel 2005 la sentenza era stata confermata e il ritardo mentale di Del Valle non era stato considerato un’esimente completa: gli avevano dato due anni e nove mesi, che non ha mai scontato. Nel frattempo, nel 2004, aveva subito un’altra condanna per aver abusato di una bambina di 9 anni. Anche stavolta, due anni di galera mai scontati, perché gli era stata concessa la sospensione della pena a condizione di non commettere altri reati: secondo i media spagnoli, il giudice non avrebbe ricollegato l’imputato all’altro caso pendente su di lui per la mancanza di un sistema centralizzato di informazione sui processi in corso.
Il Consiglio generale del potere giudiziario (Cgpj, il Csm spagnolo) e la procura di Siviglia hanno aperto delle indagini per comprendere le responsabilità dell’accaduto: il giudice che emise la prima sentenza nel 2002, Rafael Tirado Marquez, ha attribuito la perdurante libertà del pedofilo a un congedo di cinque mesi della funzionaria incaricata di eseguire le sentenze, che non era stata sostituita dalla giunta regionale dell’Andalusia. Ma nel tribunale, secondo quanto riportato dal quotidiano ‘El Mundo’, alcuni colleghi della donna hanno fatto notare che i tempi del ragionamento non tornano, e che “la questione è molto più complessa”. Del caso, secondo la vicepremier Maria Teresa Fernandez de la Vega, si è interessato ieri anche lo stesso capo del governo José Luis Zapatero, che ne ha parlato con i ministri responsabili della Giustizia e dell’Interno: de la Vega ha definito oggi il caso di Mari Luz un “gravissimo” e “tragico errore giudiziario”. “Si dovranno chiarire i fatti fino in fondo e accertare le responsabilità fino in fondo, facendo ricadere tutto il peso della legge sui responsabili”, ha detto.
Nel frattempo è scoppiata la polemica sulle pene: da più parti si è chiesta la reintroduzione dell’ergastolo per i reati di pedofilia al posto della pena massima di 30 anni, e lo stesso leader dell’opposizione del Partido popular (Pp), MarianoRajoy, ha detto che non appena iniziata la nuova legislatura presenterà un progetto di riforma del codice penale per rafforzare le pene per i delitti sessuali sui minori. De la Vega è rimasta cauta: un aumento delle pene “non è una priorità”, ha detto, aggiungendo però che il governo “è sempre aperto a miglioramenti del sistema”. Il padre della piccola Mari Luz, Juan José Cortés, da parte sua ha chiesto l’ergastolo “non come castigo, ma come prevenzione”. Il pastore evangelico gitano negli ultimi giorni ha cercato in tutti i modi di raffreddare gli animi: “La giustizia a volte sbaglia – ha detto oggi – ma credo che molte volte metta la gente al suo posto, e questo è ciò che ora vogliamo: che Del Valle sia messo in prigione”.
Fonte: Alice News
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