Un giorno il «pastore» di una Chiesa dal pulpito fa un discorso simile alla Chiesa: «Fratelli, voi sapete che l’affitto che noi paghiamo è piuttosto alto, ma ho contattato una banca che mi ha offerto un mutuo ventennale che per noi è molto conveniente, mediante il quale potremo comprare un grande edificio che prima era adibito ad attività commerciale, dove avremo a disposizione molto più spazio per le nostre attività di quanto ne abbiamo qua, ed è in una posizione ancora più visibile di quanto lo sia questo nostro locale di culto. Pagando una rata mensile inferiore all’affitto che stiamo pagando, alla fine dei venti anni l’edificio sarà di nostra proprietà. Io considero la cosa positivamente, per l’avanzamento dell’opera di Dio. Propongo dunque che ogni membro della Chiesa si autotassi, al fine di raccogliere mese per mese la cifra della rata da pagare per il mutuo. Ma oltre alla autotassazione, c’è bisogno che dei fratelli facciano da garante del prestito bancario tramite i loro stipendi e le loro proprietà personali e quindi firmino un apposito documento». La proposta viene accettata dalla maggioranza, che vedono in questa decisione la mano di Dio, ma altri non rimangono affatto convinti e non vogliono partecipare al pagamento del mutuo e neppure vogliono farsi garante del prestito bancario, e vengono considerati dei ribelli e disavveduti che non hanno il senso delle cose di Dio! La Chiesa dunque si è in questa maniera resa schiava della banca, con tutte le nefaste conseguenze che ne conseguono con il serio rischio di cadere anche nelle mani della criminalità organizzata.
Fratelli, vi esorto a non dare ascolto ai quei «pastori» che ragionano in questa maniera, perché cercano il male delle Chiese, facendole diventare schiave delle banche, in quanto “chi prende in prestito è schiavo di chi presta” (Proverbi 22:7). Se dunque fate parte di una Chiesa dove ad un certo punto il «pastore» vuole fare contrarre alla Chiesa un mutuo, non accettate il suo suggerimento, rifiutatevi di autotassarvi come anche di fare da garante del prestito bancario, ricordandovi che “chi si fa mallevadore d’un altro ne soffre danno, ma chi odia la mallevadoria è sicuro” (Proverbi 11:15), da qui il comandamento della Sapienza: “Figliuol mio, se ti sei reso garante per il tuo prossimo, se ti sei impegnato per un estraneo, sei còlto nel laccio dalle parole della tua bocca, sei preso dalle parole della tua bocca. Fa’ questo, figliuol mio; disimpegnati, perché sei caduto in mano del tuo prossimo. Va’, gettati ai suoi piedi, insisti, non dar sonno ai tuoi occhi né sopore alle tue palpebre; disimpegnati come il cavriolo di man del cacciatore, come l’uccello di mano dell’uccellatore” (Proverbi 6:1-5). Non date assolutamente ascolto a chi vuole farvi entrare nella spirale dei debiti: ne avreste del danno.
garantemutuo
Rifiutati di fare da garante
Mettiamo che un credente decida di contrarre un debito con una banca (nonostante gli sia stato detto di non contrarlo), per esempio un mutuo ventennale per comprare una casa dove andare ad abitare con la propria famiglia, e questo credente chieda ad un altro credente di fargli da garante con i suoi beni, come si deve comportare quest’ultimo credente? «Fare da garante – come si legge sul sito prestiti.it – non è una semplice formalità ma un ruolo di grande responsabilità: qualora il debitore non riuscisse più a onorare il proprio debito, la banca si rivolgerebbe al garante per rientrare di quanto dovuto …». Egli deve rifiutarsi di fargli da garante per il mutuo perché è scritto: “Chi si fa mallevadore d’un altro ne soffre danno, ma chi odia la mallevadoria è sicuro” (Proverbi 11:15). Il mallevadore è «chi si fa garante, impegnandosi personalmente, per l’adempimento di un obbligo altrui».