È on line il file audio della confutazione di Giacinto Butindaro dal titolo Contro la ‘teologia del doppio patto’ trasmessa in diretta ieri sera. Il file è un MP3 e pesa circa 74 MB (128 Kbps), 14 MB (24 Kbps). L’audio dura circa 80 minuti. L’archivio delle registrazioni è alla seguente pagina. Qui sotto lo puoi ascoltare in audio streaming.
Ebrei per Gesù
Israele: Gesù per gli Ebrei
Le melodie delle preghiere suonano come musica country cristiana, ma le parole che i partecipanti stanno cantando con tanto sentimento sono in ebraico. Circa 80 credenti messianici – quasi i due terzi di loro sono ebrei, gli altri sono cristiani evangelici – sono radunati per il loro servizio di preghiera del venerdì pomeriggio in una sala di un centro commerciale di Gerusalemme. Il leader è “Yonatan”, cresciuto nella capitale in una tradizionale casa ebrea. Ha incontrato Yeshua – il nome messianico di Gesù – circa 30 anni fa dopo una ricerca spirituale che lo ha portato attraverso la meditazione orientale, la Kabbala e altri insegnamenti.
A un lato di Yonatan ci sono due candele per lo Shabbat. Dall’altro lato, un chitarrista, due tastieristi e un vocalist che stanno suonando delle fiorite e armoniose melodie. La musica cresce e i partecipanti si alzano in piedi cantando: “Desidero cadere davanti a te, desidero cadere ai tuoi piedi”. I loro occhi sono chiusi, alcuni sembra stiano per piangere, altri dicono a bassa voce “hallelujah”. Sollevano le loro mani, nel tipico gesto dei cristiani evangelici in segno di abbandono.
Yonatan predica che non c’è differenza tra il Dio della Torah e il Dio del Nuovo Testamento, che Gesù è l’incarnazione del Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe – in un tempo nuovo.
Alcuni partecipanti parlano al microfono offrendo la loro testimonianza. Intanto i bambini sono in una camera a seguire la lezione sulla Bibbia, raggiungeranno i genitori alla fine della funzione. Yonatan annuncia la prossima festività della Hanukka, e invita tutti coloro che sono interessati a restare ancora per pregare.
Un pomeriggio freddo di fronte al frenetico Dizengoff Center di Tel Aviv, tre giovani indossano una maglietta rossa con la scritta “Yehudim L’ma’an Yeshua” – “Ebrei per Gesù” – stanno distribuendo volantini. Queste brochures recano la bandiera di Israele con il messaggio blu e bianco “Gesù è la salvezza”. Molti passanti accettano il volantino senza interrompere il loro cammino, come se i volantini pubblicizzassero un ristorante o un negozio di abbigliamento. Dan Sered, un giovane di 30 anni, nato a Herzliya e capo della sezione israeliana dell’organizzazione dice che molti israeliani non sanno chi è Gesù.
Malgrado ciò che molte persone possano pensare, i termini “Ebrei per Gesù” e “Ebrei messianici”, non sono intercambiabili. Ebrei per Gesù è un’organizzazione molto attiva creata dagli ebrei messianici. La loro intraprendenza infastidisce molti ebrei messianici in Israele, anche se non tutti.
Fuori al Dizengoff Center, gli Ebrei per Gesù ricevono una inusuale reazione ostile. Alcuni individui si fermano per discutere di religione, una adolescente dice ai suoi amici di conoscere Gesù e di aver dormito con lui. Un ragazzo chiama la polizia ma ciò non spaventa Sered, perché non sta violando la legge secondo cui i minori non possono essere convertiti senza il consenso dei genitori. Se anche arrivasse la polizia, che già lo conosce, prenderebbe solo i suoi dati.
Il movimento Ebrei per Gesù, che opera dagli anni ‘80, ha un ufficio a Tel Aviv. La sua principale attività è lo studio personalizzato della Bibbia con persone interessate a conoscere meglio la figura di Gesù. Hanno una frequenza mensile di 40 o 50 persone e lo scorso hanno, come dichiara Sered, circa 100 persone hanno fatto una professione di fede a Yeshua.
Gli Ebrei messianici hanno una terribile reputazione in Israele. Gli israeliani che non conoscono nulla di loro personalmente tendono ad avere paura. La comunità è per lo più vista come un culto segreto che adesca ebrei vulnerabili e li converte al cristianesimo. Ci sono almeno due organizzazioni haredi “antimissionarie”, che li denunciano e li perseguitano. Sono Yad L’achim (Mano ai fratelli) e Lev L’achim (Cuore per i fratelli), che sono ai limiti della legge, se non al di fuori di essa. Gli haredi attivisti provano a bandire i capi messianici dai loro quartieri affiggendo volantini o poster con le loro foto. (Sered dice che c’è una campagna contro di lui). Yad L’achim ammette apertamente l’invio di spie nelle comunità messianiche e di riferire al Ministro degli Interni per evitare che messianici entrino nel paese attraverso l’immigrazione e ricevano la cittadinanza. (Yad L’achim si comporta allo stesso modo con Hare Krishna, Scientology, Testimoni di Geova e altre religioni o sette pseudo religiose che operano conversioni in Israele).
L’impressione di William, un cristiano sionista occidentale vissuto in Israele molti anni, è che gli ebrei messianici sono un gruppo pacifico di israeliani nativi e immigranti, che generalmente provengono dalla corrente tradizionale della società, sono assetati di spiritualità e hanno trovato una nuova “comunità di fede”. Dei 7000 ebrei messianici stimati in Israele la metà sono russi immigrati di recente che non sono cresciuti come ebrei. Tra di loro ci sono pochi “ebrei kosher” – regolari ebrei israeliani con madre e padre ebrei.
I messianici non hanno un capo unico o dirigenti; a nessun membro sono riconosciuti particolari doni divini. Non c’è chi è considerato più vicino a Dio degli altri o chi abbia poteri divini. Ognuna delle 100 o più comunità è di fatto un gruppo a sé, con una grande forza di fiducia nella congregazione. La comunità non è chiusa né ai nuovi convertiti viene fatto il lavaggio del cervello o vengono ‘bombardati di amore’. I nuovi arrivati non sono allontanati dalle loro famiglie o amici e chiunque voglia lasciare la comunità è libero di farlo.
Mentre gli Ebrei per Gesù non sono i soli che convertono gli stranieri per le strade, i messianici sono franchi nel parlare di Gesù a ogni ebreo (o pagano) che mostra interesse. Yonatan crede che Gesù sia il messia, il salvatore dell’umanità, e non può rifiutarsi di parlare di lui, sarebbe come negare una cura.
La loro religione e la loro cordialità attraggono coloro che sono in ricerca spirituale, spesso persone che attraversano una crisi personale o sono in difficoltà economiche. Molti di loro hanno seguito il loro marito o la loro moglie nella comunità portando con sé i figli. I messianici non costringono gli ebrei ad unirsi a loro più degli Chabad, Aish Hatorah, Bretslav o di altri movimenti ebrei. Tenuto conto delle vessazioni da parte di Yad L’achim e Lev L’achim, l’opposizione da parte del Ministro degli Interni e gli occasionali atti di violenza subiti dai loro membri, i messianici sembrano più una minoranza perseguitata che una minaccia.
Ad ogni modo i loro avversari hanno ragione riguardo a un fatto: la religione in cui essi credono non è il giudaismo ma il cristianesimo. Credere che Gesù è il figlio di Dio, che è resuscitato e che tornerà un giorno a salvare l’‘umanità non è giudaismo, questa è l’essenza, il credo, del cristianesimo.
Gli ebrei messianici credono che Gesù del Nuovo Testamento sia il messia di cui si parla nel Tanach. Come prova, citano passi da entrambe le raccolte di libri, che sono uniti in un unico volume che costituisce la loro Bibbia. Essi celebrano le festività nazionali ebraiche e israeliane, non quelle cristiane. Usano circoncidere i loro figli secondo la tradizione ebraica. Ma quasi tutti sono battezzati “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. In termini di identità, coloro che nascono e crescono come ebrei sono ebrei. Oltre a ciò sono tutti appassionati sionisti e patrioti israeliani, che considerano il servizio militare molto importante. Ma la loro religione non è distinguibile dal cristianesimo evangelico; essi si considerano “messianici” o “credenti” più che “ebrei messianici”. Pregano nelle chiese evangeliche cristiane e i cristiani evangelici pregano nelle loro comunità – preferiscono non usare il termine “sinagoga” – ma senza cambiamenti nelle parti essenziali del testo o dei rituali.
Eitan Kashtan, un ebreo israeliano che, con la moglie, diciotto anni fa ha scelto Gesù e ora pubblica letteratura cristiana e guida una comunità a Rishon Lezion, dice che non c’è differenza tra giudaismo messianico e cristianesimo evangelico, e se la classe dirigente israeliana non avesse messo in dubbio il loro giudaismo, ora non avrebbero dovuto lavorare duramente per metterlo in evidenza. Lui è ebreo dalla nascita, ma in fatto di fede, non c’è differenza tra lui e un cristiano evangelico.
Seduto nel suo ufficio al Kibbutz Givat Brenner, Kashtan, 48 anni, è il tipico israeliano rilassato ed estroverso cresciuto laico e che, insieme a sua moglie ha trovato Yeshua dopo essere stato convinto a leggere i testi del Tanach e del Nuovo Testamento. Era cresciuto credendo che la religione fosse solo un insieme di regole invece vi ha trovato l’amore, la forza e la santità.
Il suo risveglio spirituale è avvenuto in una comunità cristiana evangelica americana dove suo suocero si è convertito, e dove Kashtan ha preso lavoro come progettista del sistema di computer della comunità.
Ciò avvenne nel 1991. Oggi i due figli più grandi di Kashtan sono ebrei messianici che prestano il servizio militare in corpi scelti, i cui membri conosco il loro credo. I due figli più giovani della famiglia non hanno ancora adottato la fede.
In un caffè del Dizengoff dopo il volantinaggio, l’affabile ed energico Sered racconta che è cresciuto come laico ma poi ha cominciato a chiedersi chi fosse il messia mentre studiava per il suo bar mitzva. All’età di diciannove anni si convinse che Gesù era il messia dopo l’annuncio fattogli da un’ebrea messianica di nome Dina, che poi è diventata sua moglie. Fu battezzato in una chiesa protestante di New York.
Ofer, un collega molto vicino a Sered, dice che ha accettato Gesù circa due anni fa, in un periodo difficile quando aveva grande desiderio di trovare Dio. Nel passato aveva condotto una vita dissoluta. Nato in una famiglia tradizionale ebrea a Gerusalemme, lavorava come guardia di sicurezza quando comprò una copia usata del Vangelo di Giovanni, cominciò a leggerla e fu allora che si verificò il suo cambiamento e divenne credente. Sua moglie lo seguì. Tre mesi dopo la lettura del libro fu battezzato a Yardenit, al fonte battesimale dove il fiume Giordano defluisce dal Lago di Galilea. Per Ofer è stata un’esperienza forte che lo ha condotto ad una nuova vita grazie al Messia Yeshua.
Gli ebrei messianici dicono che in genere le loro famiglie sono rimaste come scioccate dalla loro conversione al cristianesimo, ma che alla fine ci si sono abituate e i rapporti si sono ristabiliti.
Kashtan, Sered e Ofer vivono con le loro famiglie in quartieri laici in rispetto reciproco con i loro vicini. I messianici dicono che solamente gli ebrei ortodossi militanti gli provocano problemi; la maggior parte degli ebrei israeliani vicini sono del tutto tolleranti.
Non è stato sempre così. David Tal, cresciuto in una famiglia di ebrei messianici a Rishon Lezion e Bat Yam negli anni ‘70, dice che, quando erano bambini, furono perseguitati e una volta 300 Haredim fecero una dimostrazione fuori della sua abitazione. I suoi insegnanti, ricorda, non lo trattarono mai male. Era interessante tuttavia studiare la storia e sentire che Gesù era una persona terribile.
Da allora la comunità è cresciuta tanto che i messianici ora non sono visti come extraterrestri, e gli Israeliani tradizionalisti sono diventati molto più mondani. Oggi sono accettati dalla società come afferma Tal, 46 anni, che è ancora amico di molti della comunità anche se la lasciò quando era adolescente quando decise di non credere in Dio.
Sebbene la società lasci per lo più la comunità a se stessa, quando le viene rivolto interesse, è di solito negativo.
La persecuzione degli ebrei messianici da parte degli ebrei ortodossi è cresciuta durante il periodo del reportage. Gruppi di ebrei ortodossi hanno pubblicato comunicati nelle riviste religiose definendo gli ebrei messianici “pericolosi” e chiedendo la loro espulsione da Israele.
L’organizzazione Yad L’Achim considera i messianici come “missionari” e “seguaci” che infrangono la legge, e fa tutto il possibile in termini legali per rendere infelice la vita di queste persone. In una intervista del 2005 il leader dell’organizzazione, Rabbi Shalom Dov Lifschitz, ha dichiarato che quando scoprono un missionario, pubblicano la sua identità su manifesti e giornali e la trasmettono anche a voce. Telefonano al posto do lavoro – molti impiegati ebrei non vogliono avere a che fare con i missionari. Così è sufficiente leggere il suo nome sul giornale per allontanarlo. Ma non tutti gli impiegati lo fanno.
Binyamin Klugger, capo dell’ufficio dello Yad L’achim di Gerusalemme, ha dichiarato che si è infiltrato segretamente tra i messianici per alcuni mesi (finchè non lo hanno scoperto), e ha fatto in modo da impedire la aliya a un ebreo messianico americano informando il Ministero degli Interni che ha negato la sua domanda di cittadinanza.
Calev Myers, un avvocato di Gerusalemme, che rappresenta molti ebrei messianici, dice che il Ministero degli Interni è ancora ben fornito di personale ortodosso, burocrati ebrei ortodossi assunti quando Shas ne aveva il controllo, e quegli impiegati vanno a braccetto con Yad L’achim nel raggirare la legge e negare agli ebrei messianici i loro diritti.
Racconta che una sua cliente, una donna cristiana americana, sposata con un ebreo messianico israeliano e che ha vissuto con lui per nove anni, non ha ancora visto accolta la sua domanda per la cittadinanza, quando, secondo la legge, la richiesta sarebbe dovuta essere accettata da quattro anni. La pratica è stata bloccata per essere esaminata da Yad L’Achim per accertare se la donna è una messianica.
A volte i messianici sono stati bersaglio di gravi violenze. Sono stati lanciati ordigni incendiari contro gli edifici delle assemblee a Gerusalemme e contro il Kiryat Yam, tutte e due le volte nel cuore della notte, non causando feriti. Come racconta Myers il luogo del battesimo della comunità di Beersheba una volta è stato preso d’assalto dagli attivisti haredi, mentre ad Arad, i messianici che si recano per le preghiere del sabato ricevono spesso sputi e insulti dagli haredim locali.
Lo scorso anno ci sono stati due attacchi particolarmente gravi, entrambi citati al Dipartimento di Stato. E’ stata condotta una campagna contro i messianici a Or Yehuda, dal vice sindaco Uzi Aharon, associato allo Shas, che ha raggiunto il culmine il 15 maggio quando ha mandato un gruppo di studenti da una scuola ebrea locale di haredi in giro per la città a raccogliere i Nuovi Testamenti (distribuiti dai messianici), che sono stati poi bruciati di fronte a una sinagoga mentre migliaia di studenti danzavano intorno ai libri in fiamme.
Il 20 marzo, dopo un violento attacco contro il pastore ebreo messianico David Ortiz ad Ariel, suo figlio di 15 anni, Ami, è stato ferito gravemente quando è esploso una bomba nascosta in un cestino del Purim che era lasciato sulle scale dell’abitazione della famiglia.
Nessuno è mai stato processato per nessun serio atto di violenza contro gli ebrei messianici, e Yad L’achim nega ostinatamente ogni coinvolgimento in tali crimini.
La bomba che ha condotto Ami Ortiz all’ospedale, tuttavia, è l’attacco più grave mai compiuto contro la comunità messianica. Gli investigatori di polizia sospettano delle stesse persone che pensano abbiano lasciato il tubo bomba sulle scale del Prof. Ze’ev Sternhell, uomo di sinistra, lo scorso settembre, e, negli ultimi due anni, sulle scale di casa di tre attivisti arabi.
Adattamento: R.P.
Fonte: SBF Taccuino / Larry Derfner, The Jerusalem Post ( 12 febbraio 2009 )
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Israele: Ebrei messianici sotto i riflettori
«Io ho annunziato, salvato, predetto, e non è stato un dio straniero in mezzo a voi; voi me ne siete testimoni, dice il SIGNORE… » (Isaia 43:12)
di Gershon Nerel
In Israele l’interesse del pubblico per gli ebrei credenti in Yeshua continua ad essere alimentato da reportage dei media in ebraico e in inglese. Venerdì 13 febbraio 2009 è apparso un altro lungo articolo su Up Front, il supplemento settimanale del Jerusalem Post in lingua inglese. L’attenzione dei lettori su questo articolo è stata attirata da un vistoso titolo sulla prima pagina del Jerusalem Post. Il titolo diceva: «La fede avanza: 7.000 credono in Gesù come loro Redentore». Nel supplemento è stato aggiunto un sottotitolo: «Con grande irritazione dell’establishement in Israele».
Il servizio sugli ebrei messianici occupava sei intere pagine con foto a colori. Sulla copertina del supplemento settimanale si poteva vedere la foto di due giovani. Portavano T-shirt rosse con la scritta ebraica: «Yehudim Lema’an Yeshua» (Ebrei per Gesù) e distribuivano volantini per strada. Larry Derfner, il reporter del Jerusalem Post è riuscito a fare un articolo completo e obiettivo. Ha abilmente evitato di destare o confermare pregiudizi nei lettori.
Nel suo articolo cita, senza censurarle, molte dichiarazioni di ebrei credenti in Yeshua. Qui di seguito alcuni esempi. «Yeshua è l’incarnazione del Dio di Abraamo, di Isacco e di Giacobbe – in una nuova epoca». «Io sono nato ebreo, ma nella fede non c’è differenza tra me e un cristiano evangelico». «Se mi rifiutassi di parlare di Gesù ai miei simili, sarebbe come se conoscessi la medicina per guarire l’AIDS e la tenessi per me».
Dall’articolo si viene a sapere che il 50 percento dei circa 7.000 ebrei messianici in Israele sono nuovi immigrati dall’ex Unione Sovietica. Secondo altre stime, il numero degli ebrei messianici in Israele dovrebbe però arrivare a circa 10.000. Tra questi ci sono anche centinaia di nuovi immigrati dall’Etiopia. Su questo gruppo il giornalista scrive che «molti di loro preferiscono tenere per sé la loro fede». Simili credenti «nicodemiti» si possono trovare anche tra gli immigrati da altri paesi. Per paura della pressione sociale, economica e giuridica preferiscono per il momento tenere segreta la loro fede.
Nell’articolo si fa anche notare che ci sono ebrei messianici che soffrono sotto angherie e persecuzione. La cattiva disposizione contro questi credenti viene aizzata da almeno due “Organizzazioni anti-missionarie” ultra-ortodosse, e precisamente Yad L’achim (Mano ai fratelli) e Lev L’achim (Cuore per i fratelli). Queste istituzioni arrivano ai limiti del legalmente lecito e del decoro, e qualche volta vanno anche oltre, denigrando e attaccando gli ebrei messianici. Gli attivisti ultra-ortodossi cercano di screditare pastori e anziani di comunità nei loro immediati dintorni attaccando in posti pubblici pashkevilim, cioè manifesti con le loro fotografie e con minacce.
Secondo i dati esposti dal giornalista, in Israele ci sono circa 100 comunità messianiche. Ciascuna di loro costituisce un gruppo chiuso in se stesso, ma esiste tuttavia «una grande fluttuazione» nell’appartenenza alla comunità. Il reporter dichiara inoltre che gli ebrei messianici non gestiscono alcun centro chiuso in cui «i nuovi convertiti sono sottoposti a un lavaggio del cervello o a un ‘bombardamento con amore’». I nuovi arrivati nelle comunità messianiche non vengono nemmeno allontanati dalle loro famiglie o dai loro amici. Se un membro vuole abbandonare la comunità, né lui né altri vengono obbligati a rimanere.
Nel suo resoconto l’autore dell’articolo cerca di comportarsi come «obiettivo osservatore dall’esterno». Da una parte scrive: «Gli ebrei messianici in questo paese hanno una reputazione pessima», perché come attivi «missionari» parlano apertamente di Yeshua ad ogni ebreo (o non ebreo) che manifesta interesse. D’altra parte i «messianici» per il reporter non sono una setta, perché i credenti ebrei in Yeshua non hanno né una singola figura leader né un gruppo di leader, e a nessuna persona del loro ambiente attribuiscono proprietà divine. Nella sua esposizione mette anche in evidenza due aspetti contraddittori dello scenario ebreo-messianico in Israele: da una parte si nota una tendenza dei figli a non seguire la fede in Yeshua dei loro genitori; dall’altra si può osservare in altre famiglie una continuità della fede in Yeshua che passa di generazione in generazione, come per esempio in Yad Hashmona, un villaggio messianico (Moshav) nella zona collinare ebraica.
Alla fine dell’articolo il giornalista descrive un concerto di musica messianica organizzato da credenti in Yeshua. A questa manifestazione hanno partecipato circa 1.000 visitatori. L’autore scrive: «Mille credenti messianici, di cui molti hanno genitori ebrei, si sono riuniti in una specie di ‘casa protetta’ per cantare inni a Gesù. Non sembravano minacciosi, anzi piuttosto innocui e vulnerabili. In questo spazio al sicuro dagli occhi del pubblico hanno potuto esprimere liberamente la loro fede.»
Fonte: (Nachrichten aus Israel, aprile 2009 – trad. www.ilvangelo-israele.it)
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