Una banda di affaristi si è insinuata fra noi

Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > Vi sono molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti che non sopportano e non vogliono insegnare le cose che insegnava Paolo e che lui ha ordinato di insegnare > Una banda di affaristi si è insinuata fra noi

Giovanni ha scritto: “Or la Pasqua dei Giudei era vicina, e Gesù salì a Gerusalemme. E trovò nel tempio quelli che vendevano buoi, e pecore e colombi, e i cambiamonete seduti. E fatta una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio, pecore e buoi; e sparpagliò il danaro dei cambiamonete, e rovesciò le tavole; e a quelli che vendevano i colombi, disse: Portate via di qui queste cose; non fate della casa del Padre mio una casa di mercato. E i suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo della tua casa mi consuma”.1

Fratelli, “tutto quello che fu scritto per l’addietro, fu scritto per nostro ammaestramento”,2 quindi, pure questo episodio verifi­catosi durante il ministerio di Gesù, è stato scritto per inse­gnarci qualcosa. È impossibile che Dio abbia voluto che esso fosse trascritto senza una ragione perché la Scrittura dice che “Dio ha fatto ogni cosa per uno scopo”.3 Ora, Dio ha voluto che fosse conservato il ricordo di questo episodio nel corso dei secoli nel seno della sua casa. Ma che ammaestramento traiamo dalla lettura di queste parole? Questo: che durante la vita terrena di Gesù vi erano coloro che avevano mutato la casa di Dio in una casa di mercato e che il Figlio di Dio, mosso dallo zelo per la casa di Dio, la purificò, perché non sopportò la vista di quel commercio che veniva fatto nella casa di Dio che era adibita al culto del Signore. Ci dovrebbe fare riflettere una cosa attor­no a questo episodio, e cioè che quei commercianti non si misero a svolgere il loro commercio nelle prossimità del tempio che era in Gerusalemme o in un luogo adatto al mercato; no, ma proprio dentro il tempio, e così facendo profanarono quel santo luogo che era santificato da Colui che l’abitava.

Ora, nel tempio si dovevano recare i sacerdoti leviti per com­piervi gli atti del culto prescritti dalla legge. Ma nel tempio si recavano pure i Giudei, i quali, secondo la legge, dovevano offrire a Dio dei sacrifici, e tra gli animali che dovevano essere sacrificati vi erano i buoi, le pecore e i colombi e Gesù trovò nel tempio proprio quelli che li vendevano. È sufficiente andare in un mercato di animali per rendersi conto di quanta confusione e sporcizia e di quanto fetore vi siano in esso; pensate dunque alla confusione e all’immondizia che c’erano nel tempio!

I buoi, le pecore e i colombi che venivano venduti nel tempio erano necessari ai Giudei, i quali li compravano per offrirli poi a Dio; Gesù sapeva tutto questo, ma che fece? Rimase indifferente dinnanzi a quella compravendita che si svolgeva nella casa del Padre suo? Fece forse finta di non vedere e di non sentire nulla? No, ma fece una sferza di cordicelle e cacciò fuori del tempio i buoi e le pecore, rovesciò con le sue mani le tavole dei cambia­monete e le sedie dei venditori dei colombi, e “non permetteva che alcuno portasse oggetti attraverso il tempio”.4 Oltre a ciò, Gesù in quel tempio pronunciò delle parole dure infatti disse nel suo insegnamento: “Non è egli scritto: La mia casa sarà chiamata casa d’orazione per tutte le genti? ma voi ne avete fatta una spelonca di ladroni”;5 ecco come chiamò Gesù quelli che si erano messi a fare commercio nel tempio, ‘dei ladroni’. I venditori di quegli animali avrebbero potuto dire: ‘Ma noi non siamo dei ladri, ma degli onesti commercianti, che ci siamo messi qua nel tempio per vendere ai nostri fratelli, ad un prezzo giusto, le cose di cui hanno bisogno!’, ed ancora: ‘Ma anche noi serviamo il Signore in questa maniera; perché dunque chiamarci ladroni?’. Io non so se quelle persone proferirono quelle parole; una cosa so: Gesù li chiamò ladroni, e disse che la casa di Dio era stata mutata in una spelonca di ladroni. Quindi, quella casa che era stata mutata in una casa di mercato era nello stesso tempo una spelonca di ladroni; lo so, Gesù usò delle parole dure, ma Egli sapeva bene quello che diceva; Egli non diceva una cosa per un’altra.

Gesù nei suoi insegnamenti ha detto che “il ladro non viene se non per rubare e ammazzare e distruggere”,6 e questo lo ha confer­mato dicendo che sulla terra “i ladri sconficcano e rubano”.7 Noi sappiamo quindi che il ladro ha un fine malvagio e non un fine buono (questo ce lo insegnò Gesù, anche quando nella parabola del buon samaritano disse che “un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbattè in ladroni i quali, spogliatolo e feritolo, se ne andarono, lasciandolo mezzo morto”);8 ma sappiamo pure che egli non si presenta solo con il viso coperto da un passamontagna e con un’arma in mano, ma talvolta anche a viso scoperto, con un volto lucente, vestito elegantemente e con dei prodotti da ven­derti. Chi fa il ladro escogita ogni sorta di macchinazione e fa uso di qualsiasi pretesto per derubare il suo prossimo.

Oggi, in seno alla casa di Dio, di uomini senza scrupoli, che fanno professione di conoscere Dio e di credere in Dio, ma in realtà sono dei ladroni, non ne mancano. Ti si presentano sorri­denti, cordiali, vestiti elegantemente, ma nel loro cuore macchi­nano di estorcerti il danaro. E come? Offrendoti i loro prodotti costosi e belli a vedersi con gli occhi; e non potrebbe essere altrimenti, perché essi devono suscitare in te la brama di com­prarli. Ma non lo vedete che molti locali di culto sono diventati dei mercati? Ma non lo vedete che molte riunioni di evangelizza­zione sono state trasformate in dei veri mercati, dove chi cerca il suo proprio interesse si presenta con la sua bancarella perso­nalizzata? Gratuitamente puoi solo guardare quello che vendono, perché essi non ti regalano nulla, e se qualcosa è offerta in omaggio è offerta a condizione che tu compri qualcosa da loro, o perché vogliono adescarti e farti diventare loro cliente. Si deve riconoscere che molti speculatori hanno piantato le loro tende in mezzo al campo di Dio, e questo lo vede pure la gente del mondo. Per i quali, poi, noi credenti dobbiamo essere un esempio; ma purtroppo, nel nostro mezzo molti di quelli che un giorno hanno creduto, invece di essere un esempio a quelli del mondo non sono altro che una loro ‘fotocopia’. La differenza che c’è tra gli stands e le bancarelle che ci sono in molti locali di culto, sotto le tende di evangelizzazione, negli auditori presi in affitto per evangelizzare, e gli stands e le bancarelle che i cattolici romani istallano nei luoghi dove si riuniscono loro e nei luoghi dove vanno a fare i loro pellegrinaggi (quali Lourdes, Fatima, Assisi), sta nel fatto che quello che si vende nel nostro mezzo non è contaminato dalla tradizione cattolica romana che annulla la Parola di Dio; ma per il resto, il commercio è il medesimo e le tecniche usate nella vendita sono le stesse, infat­ti anche nel nostro mezzo la pubblicità è molto diffusa, anche tra di noi ci sono gli esperti di ‘Marketing’, anche nel nostro mezzo ‘compri tre, paghi due’; anche nel nostro mezzo si vedono rispettate scrupolosamente le regole che impone un vero commer­cio. Commercio, sì, questa è la parola che descrive perfettamente quello che avviene nel nostro mezzo.

Ma vediamo ora di descrivere un pò più da vicino questo commercio che ha preso piede in mezzo ai fedeli. Considerando la maggiore parte dei libri messi in vendita ci si accorge che le loro coper­tine sono affascinanti, voglio dire che sono delle copertine che non hanno nulla da invidiare alle copertine dei libri della gente del mondo, infatti vi sono dei libri che hanno delle fotografie stampate sul loro fronte che sono molto suggestive, tanto che appena si scorgono si vanno ad imprimere nella mente di chi le guarda. D’altronde voi sapete bene che nel commercio su ogni prodotto, chi lo fabbrica, ci mette una foto o un disegno parti­colare e questo per fare venire il desiderio di comprarlo in chi lo vede. Per chi mette in commercio un prodotto è di suprema importanza dargli una ‘facciata’ che sia la più presentabile, seducente ed unica possibile perché sa che il successo commercia­le del prodotto dipenderà pure dal simbolo, dalla foto o dal disegno che vi si metterà addosso. Parlate con i pubblicisti che studiano del continuo come attrarre le persone ad un prodotto e vi daranno i loro suggerimenti per vendere di più un libro, tra cui appunto il come deve essere una copertina. Ma per colpire, il libro deve pure avere un titolo suggestivo, ed ecco allora che gli autori si inventano dei titoli particolari per fare venire in chi lo legge la brama di acquistarlo. Ci sono dei libri cristiani che hanno dei titoli veramente unici e veramente seducenti; anche da questo si capisce che dietro di essi si nasconde l’astuzia. E che dire poi della pubblicità che viene fatta dei libri? Anche essa è molto diffusa tra di noi e non può essere altrimenti, perché ogni prodotto commerciale ha bisogno di essere pubbliciz­zato per essere venduto e fatto conoscere al pubblico. Alla fine di ogni libro vi è la pubblicità di altri libri fatta con o senza fotografie. La maniera in cui vengono presentati i libri cristia­ni assomiglia molto alla maniera in cui vengono pubblicizzati i libri di politica, di filosofia e i romanzi d’amore.

Ma vale la pena poi comprare questi libri dai titoli e dalle copertine suggestive? Debbo dirvi che in molti casi no, perché non sono di edificazione all’anima assetata di giustizia. Ma il fatto è che molti libri cristiani che sono venduti non si atten­gono neppure alla sana dottrina in molti punti. Molti libri sul matrimonio per esempio parlano a favore dell’impedire il concepi­mento; parlano anche a favore del matrimonio con persone divor­ziate; in essi vi sono scritte anche delle cose intime che ri­guardano la coppia di cui non si deve parlare ma di cui certi autori prendono piacere a parlare perché sanno che quasi tutti desiderano sentire parlare di queste cose. Alcuni di essi, se si tolgono i versetti delle Scritture, sono uguali a quelli che scrivono gli scrittori del mondo sullo stesso soggetto; altri ancora incoraggiano i giovani fidanzati a darsi all’impurità!

Ci sono pure i libri che incoraggiano gli uomini ad avere l’animo alle cose alte e le donne ad adornarsi di gioielli d’oro ed a vestirsi sfarzosamente; insomma quei libri scritti da quei dotto­ri che non sopportano la sana dottrina, che vanno dietro le loro voglie e hanno distolto le orecchie dalla verità.

Se poi si va ai libri sulla venuta del Signore e sulla fine del mondo e sull’anticristo allora ci si accorge che ognuno ha le sue peculiari opinioni su quello o su quell’altro evento (tempi e modi in cui avverrà) e che ognuno da le sue particolari interpre­tazioni ai versetti che parlano di questi argomenti; il tempo verrebbe meno se mi mettessi a dire quanti speculano su questi argomenti e come costoro si sono arricchiti con le loro specula­zioni.

Ma d’altronde ai commercianti di questi libri poco importa del contenuto dei libri che vendono o che fanno stampare perché a loro quello che importa è vendere. A riprova di questo basta considerare che in molte librerie evangeliche adesso sono messe in vendita pure delle Bibbie Cattoliche vale a dire quelle con l’Imprimatur dello Stato Pontificio; le quali oltre a non essere affatto delle fedeli traduzioni, contengono i libri apocrifi che non sono canonici perché non ispirati da Dio e contengono pure ai margini le arbitrarie e perverse interpretazioni che l’orga­nizzazione cattolica romana ha dato nel corso dei secoli a molti passi delle Scritture per sostenere le sue eresie di perdizione.

Ma il commercio non si limita ai libri perché in una libreria cristiana evangelica si può trovare di tutto in questi giorni; puoi trovare cassette musicali con della musica moderna incisa su di esse che quando uno l’ascolta gli pare di trovarsi in una discoteca o ad uno di quei concerti dove i giovani vanno drogati e ubriachi ad ascoltare i loro cantanti preferiti. Pare di non credere ai propri occhi quando si vedono le copertine di questi dischi e di queste audio cassette, perché sono ‘mondane’; puoi trovare pure magliette con dei versetti scritti su di esse; puoi trovare penne, spille lucenti e portachiavi con su scritto: Gesù ti ama, Dio è amore, ecc…; puoi trovare una sfilza di video cassette con registrate le riunioni di questi predicatori che amano farsi riprendere con la telecamera mentre predicano o meglio mentre lusingano ed intrattengono con le loro battute il loro uditorio e mentre pregano sugli ammalati; puoi trovare video cassette di cantanti che cantano delle canzoni non spirituali a suon di musica moderna; insomma puoi trovare e portarti a casa di tutto, basta che domandi ciò che t’interessa e lo paghi in con­tanti. Ma ditemi: ‘Se questo non è commercio che cosa è?’

Ah! che vergogna! Il popolo di Dio che dovrebbe fare luce a questo mondo si ritrova a imitare le vie della gente del mondo. Noi non siamo contro lo scrivere libri di insegnamenti, o libri di testimonianze, anzi siamo a favore di questo; ma siamo contro il vergognoso commercio e la inaudita speculazione che c’è nel nostro mezzo. Gesù ha detto: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”;9 questo significa camminare nella luce; è facendo così che si è di esempio a questo mondo di tenebre che non ti dà nulla se tu non gli dai dei soldi. Ma se pure noi ci mettiamo a fare commercio della Parola di Dio, delle rivelazioni che Egli ci da, dei miracoli che egli compie nel nostro mezzo, della testimonianza della nostra conversione, non ci metteremo a fare certamente quello che è giusto nel cospetto di Dio. Lo so, questo discorso dà fastidio a quei commercianti che hanno trovato una fonte inesauribile di guadagno nel vendere ai credenti Bib­bie, libri di dottrina e di testimonianze, ma è ora che si fac­cia. E giunta l’ora che sia riprovato questo vergognoso commercio che c’è nel nostro mezzo.

Noi siamo pronti a riprovare il commercio delle reliquie, delle statue raffiguranti Maria, Pietro, Paolo; il fatto che i preti vogliono esser pagati per celebrare le loro messe in favore dei morti; siamo pure pronti a ricordare ed a riprovare il fatto che alcuni secoli fa il perdono dei peccati veniva offerto dall’orga­nizzazione cattolica romana agli uomini in cambio di denaro, e facciamo bene; questa prontezza la dobbiamo conservare perché è cosa giusta riprovare tutte queste cose. Ma che dire del commer­cio che c’è nel nostro mezzo? Non è anche esso da riprovare? Certo, non si vendono statue e neppure assoluzioni dai propri peccati e neppure reliquie, ma è pure sempre un commercio. “Sono diventato vostro nemico dicendovi la verità?”10 Fratelli, è ora che vi svegliate dal sonno; è ora che non facciate più finta di niente dinnanzi a tutto ciò; fino ad ora siete stati a guardare; rientrate in voi stessi e cominciate pure voi a riprovare questo disgustoso commercio.

L’obbiettivo di questi avvoltoi è solo quello di vendere per guadagnare; sono disposti a collaborare con tutti, pur di farsi nuovi clienti pronti a comprare le loro mercanzie. Sono soci dei ladri e degli adulteri; a loro non importa proprio nulla se colui con cui collaborano ha una cattiva testimonianza da quelli di fuori perché rapace, adultero, amante del danaro, e questo perché tra di loro si sono concertati in modo da dividersi ‘il bottino’. Parlano tanto di collaborazione tra chiese e pastori; ma se vai a vedere da vicino su che cosa si basa questa apparente collabora­zione e comunione che c’è fra loro che stanno assieme, ti rende­rai subito conto che essa è imperniata sui loro interessi finan­ziari che sono enormi e irrinunciabili per loro, perché cupidi di disonesto guadagno. Non fanno nulla per nulla, non ti danno nulla per nulla; fanno tutto per danaro! Sto parlando di gente che serve Mammona e che dice di conoscere Dio. Ma il nostro Dio è amore e ci ha dato e ci continua a dare tutto gratuitamente, senza venderci nulla per danaro. Il nostro Dio ha detto: “Venite, comprate senza danaro, senza pagare, vino e latte”.11 Ma allora quale dio servono questi commercianti? Quale dio conoscono costo­ro? Il loro dio è il loro ventre; sì, perché è quello che essi servono. Dio, nella sua bontà ci ha dato e ci dà tutto senza farci pagare! Egli ci ha dato la vita eterna gratuitamente, la sua Parola gratuitamente, la sapienza e la conoscenza gratuita­mente, i doni di ministerio e i doni dello Spirito Santo gratui­tamente e ogni altro bene pure gratuitamente. Ma ditemi: ‘Avete forse mai pagato Dio per quello che vi dà? Vi ha mai fatto cono­scere qualche tariffa, inerente a qualcuno dei suoi buoni prodot­ti? Dio non ci ha mai dato un catalogo di vendita con apposto accanto a ciascuno dei suoi prodotti il relativo prezzo di vendi­ta; però questo è proprio quello che avviene oggi nel nostro mezzo. Di tanto in tanto ci vediamo arrivare nelle nostre mani e nelle nostre case, cataloghi molto lunghi con su scritti i libri in vendita e i loro prezzi. ‘Tutto normale’, qualcuno dirà. Ma che vi mettete a fare adesso? A chiamare ‘normale’ ciò che è anormale? Ma non è forse ora che investighiate le Scritture per vedere se le cose stanno proprio così? All’insegnamento, alla testimonianza! Volgiamoci alle sacre Scritture per vedere come agirono quelli che scrissero dei libri nell’antichità come i profeti e gli apostoli.

Iniziamo a parlare di Mosè che scrisse la legge; è scritto: “E Mosè scrisse questa legge e la diede ai sacerdoti figliuoli di Levi che portano l’arca del patto dell’Eterno, e a tutti gli anziani d’Israele. Mosè diede loro quest’ordine: ‘Alla fine d’ogni settennio, al tempo dell’anno di remissione, alla festa delle Capanne, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo ch’egli avrà scelto, leggerai questa legge dinanzi a tutto Israele, in guisa ch’egli l’oda..”.12

Ora, Mosè scrisse il libro della legge; certo, pure lui ci mise del tempo per scriverlo, pure lui dovette impiegare del materiale per scriverlo, ma che fece con questo prezioso libro? Lo mise in vendita forse, sempre però per l’edificazione e l’ammaestramento del popolo d’Israele? Affatto, egli lo diede gratuitamente ai sacerdoti Leviti ed agli anziani affinché essi lo leggessero dinanzi al popolo, al tempo stabilito. Pensate a questo per un momento; Mosè in fin dei conti avrebbe potuto mettere in vendita il libro della legge; lui era l’autore di esso, avrebbe potuto rivendicare il diritto di vendita, o meglio i diritti d’autore. Il fatto è però, che Mosè, innanzi tutto “era un uomo molto mansueto”,13 e non un uomo arrogante; poi era anche un fedele servitore del Signore in tutta la casa di Dio (secondo che disse Dio di lui: “È fedele in tutta la mia casa”)14 che si studiava di condursi onestamente; ma poi bisogna dire che egli non aveva il diritto di vendere quello che Dio gli aveva dato gratuitamente, cioè la conoscenza di come furono create tutte le cose al princi­pio e l’ordine in cui furono create, la conoscenza delle storie di Noè, di Abrahamo, di Isacco, di Giacobbe e di Giuseppe. Dell’esodo dei figliuoli d’Israele, dei tremendi giudizi di Dio sugli Egiziani, e delle opere potenti che Dio operò nel deserto per Israele Mosè ne fu un testimone oculare; avrebbe potuto scrivere un ‘libro di testimonianze’, incaricare degli scribi di farne molte copie e poi metterle in vendita. E chi non le avrebbe comprate? Ma voglio che meditate anche su questo: “Quando l’Eter­no ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli dette le due tavole della testimonianza, tavole di pietra, scritte col dito di Dio”;15 come potete vedere fu Dio a scrivere i dieci coman­damenti su quelle tavole di pietra, e questo è confermato dalla Scrittura che dice poco dopo: “Le tavole erano opera di Dio, e la scrittura era scrittura di Dio, incisa sulle tavole”.16 Ora, Dio trasse dalla pietra due tavole di pietra e su di esse scrisse le dieci parole con il suo dito, e poi le diede a Mosè gratuitamen­te; Dio compì un lavoro per il suo popolo, ma lo compì gratuita­mente; non volle denaro in cambio, perché non ne chiese né a Mosè e neppure al popolo suo. Quindi, come avrebbe potuto Mosè poi, quando scrisse con la sua mano il libro della legge per il popolo di Dio, metterlo in vendita? Egli sapeva che un eventuale messa in vendita del libro della legge sarebbe stata in abominio a Dio, per questo non ardì fare una tale cosa. Paolo ha detto: “Siate dunque imitatori di Dio, come figliuoli suoi diletti”;17 non pensa­te che sia bene imitare Dio anche in questo? O pensate che Dio ci ha lasciato un esempio che noi non possiamo seguire in questa generazione di grande consumismo?

Veniamo ora ad altri profeti, i quali scrissero pure loro, per vedere come agirono pure loro.

Di Samuele è scritto: “Allora Samuele espose al popolo la legge del regno, e la scrisse in un libro, che depose nel cospetto dell’Eterno”;18 anche il profeta Samuele scrisse un libro e pure lui non lo mise in vendita. Egli agì sempre onestamente verso il popolo, tanto che un giorno i Giudei gli dissero pubblicamente: “Tu non ci hai defraudati, non ci hai fatto violenza, e non hai preso nulla dalle mani di chicchessia”.19 Se Samuele avesse cercato di arricchirsi con il libro che aveva scritto o avesse cercato di far pagare le cosiddette ‘spese di produzione’, vi assicuro che il popolo non avrebbe dato quella testimonianza di lui.

Veniamo ora al profeta Isaia; Dio gli disse: “Or vieni e traccia queste cose in loro presenza sopra una tavola, e scrivile in un libro, perché rimangano per i dì a venire, sempre in perpetuo”.20 Forse che Isaia mise in vendita il libro che prende il nome da lui che ne fu l’autore? Affatto! E come avrebbe potuto metterlo in vendita e poi dire al popolo: Così parla l’Eterno: “Venite, comprate senza danaro, senza pagare, vino e latte”?21

Anche il profeta Geremia scrisse un libro per ordine di Dio. È scritto: “Or avvenne, l’anno quarto di Joiakim, figliuolo di Giosia, re di Giuda, che questa parola fu rivolta dall’Eterno a Geremia, in questi termini: ‘Prenditi un rotolo da scrivere e scrivici tutte le parole che t’ho dette contro Israele, contro Giuda e contro tutte le nazioni, dal giorno che cominciai a parlarti, cioè dal tempo di Giosia, fino a quest’oggi. Forse quei della casa di Giuda, udendo tutto il male ch’io penso di fare loro, si convertiranno ciascuno dalla sua via malvagia, e io perdonerò la loro iniquità e il loro peccato’. Allora Geremia chiamò Baruc, figliuolo di Neria; e Baruc scrisse in un rotolo da scrivere, a dettatura di Geremia, tutte le parole che l’Eterno aveva dette a Geremia. Poi Geremia diede quest’ordine a Baruc: ‘Io sono impedito, e non posso entrare nella casa dell’Eterno; perciò, và tu, e leggi dal libro che hai scritto a mia dettatura, le parole dell’Eterno, in presenza del popolo, nella casa dell’Eterno, il giorno del digiuno…”.22 In questo caso, sia la dettatura del libro fatta da Geremia e sia la stesura del libro e la sua pubblica lettura compiute da Baruc furono fatte gratuita­mente.

Anche gli apostoli scrissero; vediamo come agirono l’apostolo Giovanni e l’apostolo Paolo con i loro scritti.

L’apostolo Giovanni mise per iscritto diverse cose che Gesù fece ed insegnò; egli scrisse anche tre epistole, ed il libro della rivelazione. Voglio brevemente soffermarmi sulla stesura del libro della rivelazione. Giovanni era sull’isola di Patmo a motivo della Parola di Dio e della testimonianza di Gesù, e in un giorno di domenica fu rapito in Ispirito, ed udì dietro a lui una gran voce, come d’una tromba, che gli disse: “Quel che tu vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese: a Efeso, a Smirne, a Pergamo, a Tiatiri, a Sardi, a Filadelfia e a Laodicea”.23 Egli scrisse in un libro tutto ciò che il Signore gli fece vedere e lo mandò alle sette chiese dell’Asia. Giovanni diede gratuitamente alle chiese quello che il Signore gli aveva dato gratuitamente; anche lui non ardì mettere in vendita nessuno dei suoi scritti perché non stimò la pietà essere guadagno.

L’apostolo Paolo è l’apostolo a cui Dio ha dato la grazia di scrivere la maggior parte delle epistole che abbiamo. Egli ha scritto molte epistole che contengono molti insegnamenti e molte esortazioni che sono di grande utilità alla Chiesa di Dio; ora, io vi domando: ‘Paolo, mise mai in vendita le sue epistole? Anche lui ebbe delle ‘spese di produzione’ da sostenere; infatti egli spese del tempo ed usò della carta (la pergamena) e dell’in­chiostro per scriverle. Ma che fece egli? Forse che alla fine di ciascuna di esse, mise per iscritto la somma di danaro che lui richiedeva per coprire le spese di produzione che aveva affronta­to? Eppure Paolo avrebbe potuto mettere in vendita le sue episto­le, e di sicuro gli acquirenti li avrebbe trovati subito in seno alle chiese, ma lui reputava che la buona reputazione fosse da preferire alle molte ricchezze e la stima all’argento e all’oro. Le epistole di Paolo almeno avrebbe valso la pena acquistarle anche ad un prezzo molto alto, perché erano parola di Dio! Paolo avrebbe potuto diventare un uomo molto ricco in seno alle chiese se avesse messo in vendita i suoi scritti, o avesse messo in piedi ‘una casa editrice’ con i suoi collaboratori per mettere in vendita le sue epistole. Avrebbe potuto pagare dei traduttori e degli scribi i quali avrebbero pensato a scrivere le sue epistole nelle lingue straniere ed a farne molte copie e poi mandarle ai credenti che c’erano nelle nazioni straniere. Poi avrebbe potuto giustificare la messa in vendita dei suoi scritti dicendo: ‘Io ho il diritto di vivere dell’Evangelo, perciò metto in vendita le mie epistole, per avere i soldi per mangiare e bere e per pagare i frequenti viaggi che faccio assieme ai miei collaboratori a motivo dell’Evangelo, e poi ci sono tante spese da affrontare per far tradurre le mie epistole e farle scrivere!’; ma lui non agì così e non parlò così.

Qualcuno dirà: ‘Ma Paolo scrisse solo una copia per ogni episto­la!’; sì questo è vero, ma è altresì vero che anche se ne avesse dovute scrivere migliaia di esemplari per ciascuna epistola non le avrebbe messe in vendita ugualmente, e questo perché Paolo aveva ricevuto dal Signore la grazia di essere fedele, e Gesù ha detto che “chi è fedele nelle cose minime, è pure fedele nelle grandi”.24

Gesù ha detto pure che “chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi”;25 per questo coloro che mettono in vendita piccole quantità di Bibbie o di altri libri cristiani cercano di guadagnarci anche sulle grosse quantità. Ricordatevi che chi è cupido di disonesto guadagno cerca di guadagnare sia con le piccole quantità di ‘merce’ e sia con le grandi.

Lo ripeto: Noi non siamo contro la stesura di libri di dottrina o di testimonianze e neppure contro la loro traduzione e la loro divulgazione, ma siamo contro il chiedere soldi per essi e la loro messa in vendita per guadagnarci, perché la Scrittura ci insegna che non è giusto farlo. Se Paolo rinunciò ad agire ed a parlare come fanno molti predicatori oggi, lo fece perché lui si esercitava ad avere una coscienza pura sia davanti a Dio che davanti agli uomini. Questa è la ragione per cui molti si mettono a mercanteggiare con le cose sante di Dio, perché a loro di avere una buona coscienza non importa proprio nulla; ma neppure di avere una buona testimonianza; loro vogliono avere solo una bella apparenza, ma la loro ipocrisia sarà manifesta a tutti un giorno.

Oggi, sono molte e svariate le giustificazioni che vengono date a questa vergognosa vendita delle predicazioni e degli insegnamen­ti, e della propria testimonianza, ma esse non possono essere confermate dalle Scritture. La verità è che alla base di questo lucroso mercato che c’è in mezzo al popolo di Dio, c’è l’amore del danaro, la mancanza di fede in Dio e la mancanza di timore di Dio, tutte cose che vengono abilmente coperte con parole finte.

A questo punto qualcuno dirà: ‘Ma allora cosa deve fare uno che vuole scrivere un libro di testimonianze o di insegnamenti?’ Deve scriverli a sue spese, pubblicarli a sue spese, e darli gratuita­mente a coloro che li vogliono leggere (fermo restando il diritto di accettare le offerte volontarie che i fratelli avranno in cuore di fargli). Qualcuno dirà: ‘Ma guarda che le spese sono molte!’ Allora? Che pensate? Che Dio non le conosca o non sia più in grado di provvedere i soldi necessari, le attrezzature neces­sarie o i collaboratori necessari? Quando l’opera è da Dio, Dio fa arrivare tutti i soldi che sono necessari, le attrezzature necessarie e i collaboratori necessari; è sufficiente mettersi a pregare e a domandare a lui ogni cosa. Forse adesso mi dirai: ‘Ma per fare così ci vuole fede!’ Certo, che ci vuole fede; però ricordati che essa “viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Dio”.26 La fede non viene sentendo parlare i servi di Mammona, o gli affaristi o i commercianti che vogliono avere il denaro non confidando in Dio ma seguendo le loro vie tortuose, ma dall’udire la Parola di Dio. Oggi alcuni parlano di avere fede in Dio, e poi mandano il conto corrente postale per ricordare di pagare l’abbonamento; parlano di avere fede in Dio e poi se scrivono qualcosa lo mettono subito in vendita, senza pensarci minimamente a dare gratuitamente i loro scritti (loro dicono: ‘Ma chi me lo fa fare?’); esattamente come fa la gente del mondo, né più, né meno, anzi, alcune volte peggio. È raro trovare quelli che hanno deciso di rinunciare alle cose nascoste e vergognose per condursi come si condussero i profeti e gli apostoli prima di noi. Ma forse sto parlando di fare qualcosa che nessuno può fare in questi tempi così malvagi? Non credo; forse sarebbe meglio dire che sto dicendo qualcosa che quasi nessuno è disposto a fare, perché ha paura che Dio non riesca a supplire alle spese che si devono affrontare, e perché quasi nessuno oggi è disposto a rinunciare all’illecito guadagno che si può trarre anche dalle cose di Dio che i santi desiderano leggere e sentire.

Qualcun’altro, sentendo dire queste cose, dirà: ‘Ma anche se sono messe in vendita le Scritture o delle porzioni di esse, per mezzo di esse le persone del mondo vengono salvate lo stesso e i cre­denti edificati lo stesso!’ Certo, che la Parola di Dio non cambia, anche se viene venduta; è vero che il Vangelo di Dio rimane “potenza di Dio per la salvezza di ogni credente”27 anche se viene messo in vendita; è vero pure che noi credenti siamo edifi­cati anche quando leggiamo gli Scritti sacri che sono messi in vendita, e non può essere altrimenti, però questo non giustifica la maniera in cui viene divulgata la Parola di Dio. Anche se Gesù stesso avesse messo in vendita le sue predicazioni, l’efficacia della Parola da lui trasmessa non sarebbe mutata, però avrebbe commesso un peccato in questo caso, e avrebbe dato motivo di scandalo, e questo avrebbe costituito un ostacolo al Vangelo. Anche se Paolo avesse messo in vendita le sue epistole per una qualsiasi ragione, anche per guadagnarsi da vivere, l’efficacia delle sue parole non sarebbe mutata e noi continueremmo ad essere edificati nel leggerle; ma lui non ardì metterle in vendita per non dare motivo di scandalo e per non creare alcun ostacolo al Vangelo di Dio. Paolo disse: “Non siate d’intoppo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio”,28 ed ancora: “È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che possa essere d’intoppo al fratello”,29 ma queste cose non le disse sola­mente ma le applicò pure a se stesso per non scandalizzare il suo prossimo.

Considerate quello che vi dico adesso: Se Paolo, che era un apostolo di Cristo chiamato ad essere apostolo per volontà di Dio, pur avendo il diritto di non lavorare come ministro del Vangelo, rinunziò a fare uso di questo diritto a Corinto (per non creare alcun ostacolo all’Evangelo di Cristo, e per non dare alcuna occasione a quelli che desideravano un’occasione), e a Tessalonica (perché volle mostrare personalmente ai credenti come si dovevano condurre), e si mise a lavorare (pur avendo il dirit­to di non lavorare), è impensabile che egli mettesse in vendita le sue epistole perché questo avrebbe fornito un’occasione di maldicenza ai suoi avversari, avrebbe fatto scandalo, e sarebbe stato in piena contraddizione con le sue stesse parole. È vero che Paolo fece tante rinunzie per non creare alcun ostacolo al Vangelo di Dio, ma è altresì vero che lui in virtù di tutte le sue rinunzie poteva affermare apertamente ai Corinzi: “Questo, infatti, è il nostro vanto: la testimonianza della nostra co­scienza, che ci siamo condotti nel mondo, e più che mai verso voi, con santità e sincerità di Dio, non con sapienza carnale, ma con la grazia di Dio”.30 Quanti sono oggi quelli che predicano l’Evangelo che possono dire le stesse parole di Paolo? Dio lo sa quanti sono e chi sono; certo è che coloro che mettono in vendita la verità del Vangelo non possono in alcun modo affermare di condursi verso il mondo ed i credenti con santità e sincerità di Dio e questo perché infrangono il comandamento scritto che dice: “Acquista verità e non la vendere”.31

Fratelli, nessuno vi seduca in alcuna maniera, perché il fine non giustifica i mezzi illeciti, anche se il fine è buono. Ricordate­vi che quando noi compariremo davanti al tribunale di Cristo dovremo pure rispondere delle maniere che abbiamo usate nella divulgazione del Vangelo. Non è il Vangelo di Dio che sarà giudi­cato in quel giorno, ma quelli che lo hanno predicato, in altre parole, saranno giudicate tutte le nostre opere. Noi non abbiamo il diritto di predicare l’Evangelo in qualsiasi maniera, perché se fosse così avremmo pure il diritto quando evangelizziamo coloro che non conoscono Dio di chiedere loro dei soldi per la fatica che abbiamo impiegato e per il tempo che abbiamo speso per evangelizzarli. Se tu vai ad evangelizzare e dopo aver parlato ad un peccatore gli offri dei fogli di carta con dei versetti della Scrittura scritti sopra di essi (per guadagnarlo sempre a Cristo naturalmente) e gli dici: ‘Amico, mi devi dare questa somma di danaro o un offerta se vuoi riceverli, perché io ho affrontato delle spese per farli, e non avendo un lavoro secolare devo guadagnarmi da vivere in questa maniera!’, tu non ti condurresti con santità e con sincerità di Dio verso quella persona, ma gli saresti d’intoppo. Ma poniamo pure il caso che egli accetti i tuoi fogli di carta e accetti di darti il denaro che gli chiedi, e poi vieni a sapere che egli ha creduto in Cristo ed è stato salvato dai suoi peccati; che penseresti in questo caso? Di avere agito onestamente verso quella persona perché essa è stata salva­ta dal Signore? Ti assicuro che un tale ragionamento è vano e perverso perché si oppone alla giustizia ed alla santità di Dio.

Fratelli, è ora che rientrate in voi stessi e che riconosciate che non possiamo giustificare un certo modo di fare o di parlare solo perché la maggioranza lo accetta e lo tollera. Se io avessi voluto continuare a parlare e ad agire come fanno quelli del mondo, non mi sarei convertito al Signore per seguirlo. E se tu pensi di poterti santificare e piacere a Dio seguendo l’esempio della maggior parte di quelli che in questa generazione dicono di avere creduto stai illudendo te stesso. Leggi la vita dei santi profeti, quella degli apostoli, ma soprattutto quella del nostro Signore Gesù. Imita Cristo, segui lui, non ti potrai corrompere se decidi di imitare Cristo, ma se invece ti metti in testa di imitare o certi famosi evangelisti che fanno scandali di frequen­te perché stimano la pietà essere fonte di guadagno, o certi pastori che invece di dare il buon esempio danno quello cattivo perché anche loro fanno le cose per soldi ti assicuro che ti corromperai in breve tempo, e poi anche tu comincerai a dire: ‘Ma lo fanno tutti!’ e: ‘Non è possibile che loro che sono da tanti anni nella fede e che sono così famosi stiano agendo malamente’. Investiga le Scritture, prega Dio, domandagli sapienza ed Egli ti farà intendere il timore di Dio e la rettitudine.


1 Giov. 2:13-17; Sal. 69:9

2 Rom. 15:4

3 Prov. 16:4

4 Mar. 11:16

5 Mar. 11:17; Is. 56:7; Ger. 7:10

6 Giov. 10:10

7 Matt. 6:19

8 Luca 10:30

9 Matt. 10:8

10 Gal. 4:16

11 Is. 55:1

12 Deut. 31:9-11

13 Num. 12:3

14 Num. 12:7

15 Es. 31:18

16 Es. 32:16

17 Ef. 5:1

18 1 Sam. 10:25

19 1 Sam. 12:4

20 Is. 30:8

21 Is. 55:1

22 Ger. 36:1-6

23 Ap. 1:11

24 Luca 16:10

25 Luca 16:10

26 Rom. 10:17; cfr. Rom. 10:17 Diod.

27 Rom. 1:16

28 1 Cor. 10:32

29 Rom. 14:21

30 2 Cor. 1:12

31 Prov. 23:23