La legge sui diritti d’autore difende gli interessi economici degli affaristi senza scrupoli che sono fra noi

Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > Vi sono molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti che non sopportano e non vogliono insegnare le cose che insegnava Paolo e che lui ha ordinato di insegnare > Una banda di affaristi si è insinuata fra noi > La legge sui diritti d’autore difende gli interessi economici degli affaristi senza scrupoli che sono fra noi

Voglio dirvi qualcosa d’altro, e cioè che chi annunzia l’Evangelo ha sì il diritto di vivere dell’Evangelo come ha ordinato il Signore, ma non ha (dinnanzi a Dio) il diritto esclusivo di pubblicare gli insegnamenti sani scritti nella Parola di Dio e neppure quello di stabilire tariffe e chiedere compensi per le sue predicazioni e per i suoi insegnamenti scritti perché questo modo di agire non s’addice ai santi. Per questa ragione noi non siamo d’accordo a scrivere sulle Bibbie e sui libri cristiani: ‘Tutti i diritti riservati’, o frasi come questa: ‘È vietata la riproduzione totale o parziale di quest’opera (comprese le copie fotostatiche) senza il consenso scritto dell’Editore o dell’auto­re’. Ora, in questa nazione vi è una legge che tutela il diritto d’autore. Vediamo cosa affermano alcuni articoli di questa legge che è del 22 Aprile 1941: L’articolo 12 dice: ‘L’autore ha il diritto esclusivo di pubblicare l’opera. Ha altresì il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo, originale o derivato, nei limiti fissati da questa legge, ed in particolare con l’esercizio dei diritti esclusivi indicati negli articoli seguenti. È considerata come prima pubblicazione la prima forma di esercizio del diritto di utilizzazione’; l’ar­ticolo 13 dice: Il diritto esclusivo di riprodurre ha per oggetto la moltiplicazione in copie dell’opera con qualsiasi mezzo, come la copiatura a mano, la stampa, la litografia, la incisione, la fotografia, la fonografia, la cinematografia ed ogni altro proce­dimento di riproduzione; l’articolo 17 dice: Il diritto esclusivo di mettere in commercio ha per oggetto di porre in circolazione, a scopo di lucro, l’opera o gli esemplari di essa e comprende altresì il diritto esclusivo di introdurre nel territorio dello Stato le riproduzioni fatte all’estero, per porle in circolazio­ne; l’articolo 68 dice tra le altre cose questo: È libera la riproduzione di singole opere o brani di opere per uso personale dei lettori, fatta a mano o con mezzi di riproduzione non idonei a spaccio o diffusione dell’opera nel pubblico.

Come potete ben vedere questa legge difende gli interessi econo­mici di chi scrive e mette in vendita i suoi libri, perché vieta a coloro che comprano un libro di riprodurlo e di divulgarlo pubblicamente (anche gratuitamente) senza il previo consenso dell’autore o dell’editore.

Ma fino a quando sono le persone del mondo che fanno ricorso a questa legge per tutelare i loro scritti che trattano cose di questo mondo e cose profane la cosa è comprensibile e passa inosservata perché loro scrivono e mettono in circolazione i loro scritti a scopo di lucro (questo è il loro lavoro); però se un servitore del Signore scrive delle cose che concernono il Regno di Dio, e poi mette in circolazione i suoi scritti a scopo di lucro e fa ricorso a questa legge per salvaguardare i suoi inte­ressi economici allora la cosa non può passare inosservata e non può essere tollerata perché una tale condotta non s’addice ai servitori del Signore.

Il punto capitale di questo discorso è che se uno di noi scrive un libro di testimonianze o d’insegnamento non ha né il diritto esclusivo di pubblicarlo (perché tutti i credenti hanno il dirit­to di diffondere a voce e per iscritto una opera compiuta da Dio o una rivelazione concessa da Dio, e tutti i credenti hanno il diritto di riprodurre e di diffondere pubblicamente un insegna­mento scritto, senza il previo consenso del credente che ha sperimentata l’opera di Dio o che ha ricevuto la rivelazione o che ha rivolto l’insegnamento e l’ha messo per iscritto) e neppu­re quello di metterlo in vendita (questo diritto non ce l’ha né l’autore e neppure chi decide di riprodurre e diffondere lo scritto) quindi, in questo, non ci possiamo mettere ad agire come fanno gli scrittori dei libri mondani che si appoggiano su questa legge per non vedere i loro interessi economici intaccati.

Certo è che se uno di noi si mette invece a scrivere delle cose relative al regno di Dio per guadagnarci, allora sì che si preoc­cuperà di far tutelare il suo ‘diritto d’autore’, facendo ricorso alla legge nel caso la sua opera venisse senza il suo consenso divulgata pubblicamente da terzi a scopo di lucro o anche non a scopo di lucro. Ma questo avviene quando l’autore dell’opera cerca il suo proprio interesse. Invece, chi scrive un libro non a scopo di lucro ma alla gloria di Dio e per l’edificazione della chiesa non solo non si arroga il diritto esclusivo di riprodurlo e diffonderlo, ma non lo mette neppure in vendita, ed incoraggia i lettori a riprodurlo e a divulgarlo se sentono in cuore di farlo e non si preoccupa neppure se terzi lo riproducono e lo divulgano senza il suo previo consenso, anzi è contento se altri lo riproducono e lo divulgano. Qualcuno dirà: ‘E se lui non lo mette in vendita, ma chi lo riproduce e lo divulga senza il suo consenso lo mette in vendita come si comporterà?’ Certamente non lo denuncerà, e non farà ricorso alla legge per punire l’autore della messa in vendita dei suoi scritti, e questo perché sa che all’Eterno “appartiene la vendetta”.1

Ma a questo punto voglio dirvi qualcosa d’altro: voi sapete che le sacre Scritture nel corso dei secoli sono state contorte. Abbiamo una conferma che questo veniva fatto già mentre gli apostoli erano in vita infatti Pietro nella sua seconda epistola dice: “Nelle quali epistole (quelle di Paolo) sono alcune cose difficili a capire, che gli uomini ignoranti e instabili torcono, come anche le altre Scritture, a loro propria perdizione”;2 quindi siccome che l’autore delle epistole era Paolo, egli avrebbe dovuto perseguire penalmente od in qualche altra maniera quegli uomini scellerati che avevano contorto i suoi scritti. Lo fece forse? Affatto! Altrimenti non avrebbe potuto dire: “Ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo”.3

Voi sapete che secondo la legge di questa nazione l’autore di un libro ha il diritto di perseguire penalmente chi si impossessa del suo scritto e lo mette in commercio senza il suo permesso; quindi, secondo questa legge, se qualcuno si impossessa dello scritto (con tutti i diritti riservati) di uno scrittore cristia­no e lo riproduce e lo mette in commercio senza il suo permesso, questo può essere denunciato dall’autore per farsi risarcire i danni. Ma se uno scrittore credente agisse così allora agirebbe secondo la legge di Mosè che dice: “Occhio per occhio e dente per dente”,4 e non secondo la parola di Cristo che dice: “Non contra­state al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra”!5

Gli scellerati hanno contorto le epistole degli apostoli anche dopo che essi sono morti, ma noi sappiamo che essi non rimarranno impuniti; essi hanno adulterato la Parola di Dio e Dio dall’alto riverserà su loro la sua indignazione perché è scritto: “L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà ed ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia..”.6

Ma vi è un’altra cosa da dire che è questa, e cioè che se gli apostoli fossero in vita non si rallegrerebbero affatto nel vedere i loro scritti messi in vendita tra la fratellanza al pari di qualsiasi prodotto commerciale con i diritti di pubblicarli e di metterli in vendita riservati all’Editore!

Voi sapete che “Elia deve venire e ristabilire ogni cosa”,7 come disse Gesù, e che egli verrà prima che venga il giorno del Signo­re; mi domando come reagirà nel constatare che la sua storia assieme a tutte le altre Scritture sono messe in vendita e che per tradurre e riprodurre e divulgare pubblicamente la sua storia come quella degli altri profeti bisogna chiedere il permesso ad una casa editrice!

Ma allora se parliamo di diritti riservati, (parlo come uno fuori di sè) noi Gentili a chi avremmo dovuto chiedere il consenso per tradurre, pubblicare e divulgare gli scritti sacri dell’antico testamento? Forse al popolo d’Israele, cioè ai Giudei, perché ad essi furono affidati gli oracoli di Dio e ad essi appartengono la legislazione, i patti e le promesse?

E poi per quanto riguarda gli scritti di Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Paolo, Pietro, Giacomo, e Giuda vi è forse mai stato bisogno per i primi traduttori o per coloro che li hanno ripro­dotti e divulgati pubblicamente mentre essi erano ancora in vita di chiedere il previo consenso orale o scritto degli autori di essi?

Ma noi sappiamo che la Parola di Dio che essi hanno trascritta è proceduta da Dio, la sapienza con la quale hanno scritto pure è proceduta da Dio, la conoscenza delle cose di Dio pure è procedu­ta da Dio e non da degli uomini, quindi se mai dovessimo chiedere dei consensi li dovremmo chiedere a Dio che è l’autore ed il donatore di tutte le cose. Ma non c’è bisogno di chiedere questo consenso a Dio, e questo perché Dio ha già da molto tempo ordina­to di divulgare la sua Parola infatti ha detto in Geremia: “Colui che ha udito la mia parola riferisca la mia parola fedelmente”.8

Ma allora perché questa scritta: Tutti i diritti riservati, compare pure su quasi tutti i libri che parlano delle cose di Dio? perché viene proibita la riproduzione parziale o totale dello scritto e la sua divulgazione senza il previo consenso dell’autore (spesso questi diritti vengono fatti pagare come li fanno pagare la gente del mondo)?

La ragione principale è che siccome che questi scrittori e le case editrici che pubblicano i loro libri fanno quello che fanno a scopo di lucro, per difendere i loro propri interessi economici hanno fatto ricorso a questa legge; d’altronde è risaputo che un’eventuale riproduzione e divulgazione gratuita dello stesso scritto fra i credenti apporterebbe un danno economico all’autore o alla casa editrice, perché le vendite diminuirebbero (quindi alla radice di questo male che serpeggia fra i santi c’è l’amore del denaro). Io mi domando alcune volte: Che cosa avverrebbe se qualche credente riproducesse e divulgasse gratuitamente una versione delle sacre Scritture con tutti i diritti riservati senza chiedere o pagare il consenso alla casa editrice che dice di avere tutti i diritti riservati? Sarebbe subito denunciato all’autorità e fatto passare come malfattore?

E poi chi sono mai quei credenti che vogliono che si chieda a loro il permesso per tradurre, riprodurre e diffondere uno scrit­to che parla di un’insegnamento o di una rivelazione o di guari­gioni e miracoli compiuti da Dio, quando gli apostoli non dissero mai e non fecero mai sapere che se qualcuno voleva riprodurre o divulgare i loro scritti doveva chiedere il permesso a loro?

La domanda si può formulare anche in questa maniera: Avevano gli apostoli che erano gli autori delle loro epistole il diritto di dire che tutti coloro che volevano tradurre o riprodurre e divul­gare le loro epistole dovevano prima chiedere a loro il loro con­senso perché essi avevano il diritto esclusivo di tradurle, di riprodurle e di diffonderle? Non lo dissero, quindi non lo aveva­no. Leggendo le loro epistole si comprende che esse circolavano liberamente tra le chiese d’allora e che esse per ordine degli stessi apostoli venivano lette pubblicamente, quindi alla loro riproduzione e divulgazione gli apostoli non misero nessun ostacolo; fratelli è adesso che noi siamo abituati a leggere queste scritte sulle Bibbie “ma da principio non era così”.

Ora, noi non sappiamo se al tempo degli apostoli vi fosse una legge che tutelasse il diritto d’autore come oggi, ma poniamo il caso che ci fosse, pensate voi che gli apostoli avrebbero messo pure loro sulle loro epistole la scritta ‘Tutti i diritti riser­vati’? e che essi avrebbero preteso che i fratelli che avevano in cuore di tradurle e di pubblicarle chiedessero il loro permesso per tradurle e per divulgarle gratuitamente?

Il fatto è fratelli che quando un credente si svia dalla sempli­cità e dalla purità rispetto a Cristo e si conforma al presente secolo avviene che comincia ad agire in tutto e per tutto come la gente del mondo e cessa di riprovare un certo modo di agire tortuoso anche perché si sente sostenuto da certe leggi dello Stato che legittimano ciò che noi credenti non abbiamo il diritto di fare; ma siate certi che non sarà sostenuto dalla testimonian­za della sua coscienza perché essa lo accuserà giorno e notte, ed egli non potrà metterla a tacere fino a che seguirà la durezza del suo cuore. Faccio un esempio per spiegarvi ciò: in questa nazione vi è una legge che conferisce a una donna il diritto d’abortire, ma se una donna credente decide di abortire perché non vuole un altro figlio si rende colpevole di un grave peccato davanti a Dio e la sua coscienza l’accuserà anche se quello che ha fatto è legittimato da una legge di questa nazione. Questo è quello che avviene anche quando un traduttore o uno scrittore cristiano afferma, aiutato dalla legge, di avere tutti i diritti riservati sugli Scritti sacri o su dei libri cristiani e che è necessario il suo consenso (cioè è necessario comprarlo) per tradurli, riprodurli e divulgarli; la sua coscienza lo accusa. Ma dove sono quella semplicità e quella purità di coscienza che caratterizzavano la vita del nostro Signore Gesù e quella dei santi apostoli?

Che cosa fanno allora i credenti davanti a queste scritte, o meglio davanti a questa legge dei diritti d’autore? La verità è che alcuni la ‘infrangono’ perché ritengono che per riprodurre e diffondere qualcosa che parla delle cose di Dio non ci sia biso­gno di chiedere il permesso a nessuno; mentre altri per non disubbidire all’autorità (questa è la conclusione a cui arrivano) si guardano dal fare delle riproduzioni e dal darle gratuitamente ad altri senza il previo consenso di chi lo richiede. E tutto questo perché avviene? perché i credenti si vengono a trovare in queste situazioni imbarazzanti? perché dei credenti devono pagare i diritti d’autore ad altri credenti? perché molti essendosi messi a fare commercio con le cose di Dio si sono conformati al mondo per tutelare i propri interessi e costringono gli altri ad adeguarsi alle leggi. Se invece tra il popolo di Dio non ci fosse nessun interesse personale e nessun commercio attorno alle Scrit­ture e ai libri d’insegnamento e di testimonianze allora non verrebbero apposte queste scritte legittimate dalla legge, e tutte le cose (le traduzioni, le riproduzioni e la divulgazione) avverrebbero senza ostacoli e senza pericoli, nella semplicità. Ma dov’è la differenza tra noi e quelli del mondo? Tra la tradu­zione, la riproduzione e la divulgazione degli Scritti sacri e dei vari libri cristiani che vengono effettuate nel nostro mezzo e la traduzione, la riproduzione e la divulgazione dei libri profani che fanno quelli del mondo che differenza passa? Possono quelli di fuori vedere nei credenti un esempio? Possono quelli del mondo dire che hanno bisogno di imparare dai cristiani perché loro non aiutano per denaro ma disinteressatamente perché mossi dall’amore di Cristo che è in loro? Bisogna dire che tranne che in alcuni pochi casi, no, perché la luce che c’era è diventata tenebre e quindi è scomparsa, e perciò quelli di fuori non vedono nessuna differenza tra il loro modo di agire e quello (di molti) che c’è nel nostro mezzo. Ma quale esempio possono dare al mondo dei credenti che si sono convertiti al mondo? Io credo che se tutti i credenti che si sono messi a commerciare le cose di Dio rinunciassero ad appoggiarsi alla legge sui diritti d’autore (per quel che concerne le cose relative al regno di Dio) e tornassero alla legge di Cristo osservandola, tornerebbero a spuntare tra noi quella semplicità e quell’onestà che c’erano all’inizio nella chiesa primitiva.

Mettiamo al bando gli interessi personali degli affaristi, met­tiamo al bando il mercato che c’è nella casa di Dio; purifichiamo la casa di Dio buttando fuori il facile commercio che c’è in essa; santifichiamo il Signore della gloria che dimora in mezzo a noi camminando in modo degno del Vangelo.


1 Ebr. 10:30

2 2 Piet. 3:16

3 1 Cor. 4:12

4 Matt. 5:38; Es. 21:24

5 Matt. 5:39

6 Rom. 1:18

7 Matt. 17:11

8 Ger. 23:28