Vi sono molti ribelli, cianciatori e seduttori di menti che non sopportano e non vogliono insegnare le cose che insegnava Paolo e che lui ha ordinato di insegnare

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L’apostolo Paolo, dopo avere detto che lui, prima di ogni altra cosa, esorta che si facciano supplicazioni, preghiere, interces­sioni e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono in autorità; dopo avere detto che lui vuole che le donne si vestano con verecondia e con modestia, non di trecce e d’oro o di perle o di vesti sontuose, e che non permette alla donna d’insegnare, né d’usare autorità sul marito: dopo avere detto come devono essere il vescovo e il diacono, cioè le carat­teristiche che devono avere, per essere eletti, sia coloro che aspirano all’ufficio di vescovo sia coloro che devono essere assunti nell’ufficio di diacono; dico, dopo avere scritto tutte queste cose dice a Timoteo queste parole, alle quali voglio che prestiate attenzione:

– “Io ti scrivo queste cose sperando di venir tosto da te; e, se mai tardo, affinché tu sappia come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la Chiesa dell’Iddio vivente, colonna e base della verità”1

– “Rappresentando queste cose ai fratelli, tu sarai un buon ministro di Cristo Gesù, nutrito delle parole della fede e della buona dottrina che hai seguita da presso”2

– “Ordina queste cose e insegnale”3

– “Bada a te stesso e all’insegnamento; persevera in queste cose, perché facendo così, salverai te stesso e quelli che ti ascolta­no”.4

Fratelli, voglio che sappiate che chi insegna e chi ordina le cose che Paolo ha ordinato a Timoteo di insegnare (vi sono anche delle altre cose che si convengono alla sana dottrina che Timoteo doveva insegnare, quali l’assistenza dovuta alle vedove da parte dei figli e dei nipoti e della chiesa, l’onore dovuto agli anzia­ni, la sottomissione dei servi ai loro padroni, e l’ordine ai ricchi secondo il mondo affinché fossero ricchi in buone opere) è un buon ministro di Cristo Gesù, perché espone alla fratellanza la buona dottrina che è secondo pietà; ma voglio che sappiate anche che coloro che non si attengono alle sane parole che Paolo ha scritto a Timoteo, ma le sprezzano, sono gonfi e non sanno nulla (“La follia è una donna turbolenta, sciocca, che non sa nulla, nulla”);5 essi vogliono essere dottori della legge di Cristo, ma non intendono né quello che dicono né quello che danno per certo, perché hanno rinunciato ad avere un cuore puro, hanno deviato dalla fede non finta e da una buona coscienza.

È come ha scritto Paolo che bisogna comportarsi nella casa di Dio, e badate che se Paolo ha scritto quelle cose e ha ordinato di insegnarle è perché lui le reputava utili alla chiesa; lui voleva che Timoteo sapesse come bisognava comportarsi nella chiesa di Dio, non voleva che egli fosse nell’ignoranza a tale riguardo.

Ma oggi, alcuni cianciatori e ribelli non solo non vogliono saperne di come bisogna comportarsi nella casa di Dio (secondo le parole di Paolo), ma non desiderano neppure che gli altri lo sappiano. A loro non interessa affatto di insegnare queste cose; hanno altre cose da insegnare. La loro condotta è da riprovare; insegnano quello che Paolo non insegnava e non ordinava neppure di insegnare (questo lo fanno per amor di disonesto guadagno), ma non insegnano quello che lui ha scritto chiaramente di insegnare e di ordinare. Che cosa ha portato tutto ciò? Questo, e cioè, che oggi, in molte chiese, i credenti sanno ben poco, se non nulla, sulla preghiera e sulla sua efficacia, sul come si deve vestire ed adornare la donna, su come devono essere i vescovi e i diaco­ni, sull’assistenza dovuta alle vedove, su come si devono compor­tare i servi verso i loro padroni, e su come devono essere i ricchi in questo mondo; e di conseguenza le preghiere che si devono fare per i fratelli, per gli increduli e per le autorità sono trascurate, le donne vanno vestite come pare e piace a loro, quelli che sono chiamati anziani e diaconi non hanno affatto le qualità necessarie per ricoprire il loro ufficio, la causa della vedova è ignorata, coloro che sono operai non sentono mai dire come si devono comportare in verso i loro padroni, ed ai ricchi in questo mondo non viene per nulla detto di essere ricchi in buone opere e di non essere alteri.

Molti credenti per molti anni hanno sentito parlare quasi esclu­sivamente del significato allegorico dato (arbitrariamente alcune volte) a eventi dell’antichità narrati nella Scrittura, ma non hanno quasi mai udito insegnare ed affermare con forza come bisogna comportarsi nella casa di Dio (cioè le cose che si con­vengono alla sana dottrina). Loro ignorano molte cose che è necessario sapere per condursi in modo degno di Dio perché esse non vengono loro insegnate (“Il mio popolo perisce per mancanza di conoscenza”,6 dice Dio in Osea); questi credenti non conoscono neppure la differenza che c’è tra il sacro ed il profano perché gli stessi loro conduttori non la conoscono e di conseguenza non possono fargliela sapere. Ma perché avviene questo? perché molti non predicano più la sana dottrina di Dio?

Chi tace e non vuole ordinare ed insegnare le cose che Paolo stesso ordinava ed insegnava e che nelle sue epistole a Timoteo e in quella a Tito ordinò loro di insegnare, lo fa per questi motivi:

– Non reputa le sane parole di Paolo utili alla chiesa.

Questo è un grave errore, perché Paolo non ha scritto nulla di inutile. Lui stesso disse a Tito: “Queste cose sono buone ed utili agli uomini”,7 ed anche: “Queste cose voglio che tu affermi con forza”;8 quindi guardatevi da tutti quei cattivi operai che sono cattivi non solo perché non si conducono in modo degno del Vangelo, ma anche perché non vogliono insegnare le cose che si convengono alla sana dottrina. Ma come potete definire servitore del Signore un predicatore che dice che le cose che Paolo ha detto a Timoteo e a Tito di insegnare erano utili per i credenti di quei tempi ma non per noi oggi? Svegliatevi; è ora che smette­te di definire buoni i cattivi operai che con le loro lusinghe e con i loro vani discorsi sono riusciti a farvi passare la sana dottrina di Dio come inutile da praticare e da insegnare, ed a sfruttarvi con le loro parole finte. Questi cianciatori approfit­tano della vostra semplicità ed ignoranza (voi avete pure la vostra colpa perché non vi curate di esaminare le Scritture per vedere se le cose stanno così come dicono costoro) per manipolar­vi a loro piacimento e per soddisfare tutte le loro brame e i loro interessi personali. Costoro vi dicono che voi vi dovete mettere in testa, non le cose che Paolo ha ordinato nelle sue epistole, ma di dare la decima! Questo sì che gli interessa; questo sì che lo reputano utile insegnare ed affermare con forza! Ma non può essere altrimenti, perché costoro sono tutti volti alla loro propria via e cercano il loro proprio interesse e non ciò che è di Cristo.

Questi abili parlatori mettono sul collo dei credenti dei pesi difficili a portare come appunto la decima (questo non fecero gli apostoli), che era un ordine che dovevano osservare quelli che erano sotto la legge di Mosè; essi esaltano e promettono ai loro uditori la prosperità economica ed il ‘successo’, e s’indignano e si turbano quando sentono dire a qualcuno che è peccato avere l’animo alle cose alte, che è peccato impedire il concepimento per non avere molti figli, che è peccato andare a mettersi mezzi nudi sulle spiagge del mare, che è peccato guardare la televisio­ne, che la donna non deve mettersi i pantaloni, i gioielli, la minigonna, che non deve truccarsi, che non deve avere il capo scoperto quando prega o profetizza per non disonorare il suo capo, e che non le è permesso né d’insegnare e né d’usare autori­tà sul marito (per citare solo alcune delle cose sconvenienti che non s’addicono ai santi e che devono essere riprovate senza mezzi termini per il bene dei santi).

Per costoro, coloro che parlano in questa maniera sono dei ‘legalisti’. Ora, se per ‘legalisti’ costoro intendono coloro che cercano di far ricadere i credenti salvati per grazia sotto la legge perché pensano che si venga giustificati per la legge, facendosi circoncidere nella carne, osservando il sabato e feste giudaiche, e osservando pratiche relative a vivande, allora noi non siamo dei ‘legalisti’, perché non siamo di quelli che vanno a mettere sottosopra gli animi dei credenti dicendo loro: ‘Se non siete circoncisi secondo il rito di Mosè e non osservate la legge di Mosè non potete essere salvati’. Ma se costoro per ‘legalisti’ intendono dei credenti che si studiano di attenersi a quello che sta scritto e vogliono santificarsi nel timore di Dio e dicono agli altri di fare lo stesso, rinunziando alle strane dottrine, alle concupiscenze mondane ed ai piaceri della vita, alle buffo­nerie, al parlare sconveniente, e ad un determinato modo di vestire indecente ed eccentrico (sia della donna che dell’uomo), allora noi siamo tra i ‘legalisti’, cioè tra coloro che vogliono osservare la legge di Cristo e dicono agli altri di fare lo stesso. Ma io voglio domandarvi questo: ‘Dicendovi di non impedi­re il concepimento, di non andare a divertirvi, di non andare a mettervi seminudi sulla spiaggia del mare, di non mettervi a raccontare ‘barzellette’, di non vestirvi in maniera indecente ed eccentrica come fa la gente del mondo, dicendovi di non guardare la televisione e di andarla a buttare, di non immischiarvi nella politica, di non avere l’animo alle cose alte ma di lasciarvi attirare dalle cose umili, sto forse tentando di farvi ricadere sotto la legge di Mosè? Sto forse imponendovi dei precetti umani o dei comandamenti d’uomini che voltano le spalle alla verità? Sto forse cercando di mettere su di voi dei pesi difficili a portare? Giovanni dice che “questo è l’amore di Dio: che osser­viamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravo­si”,9 e questo è in accordo con le parole di Gesù: “Il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”.10 Santificarsi nel timore di Dio non è qualcosa di così pesante che ci schiaccia, ma alcuni vo­gliono far passare il comandamento di santificarsi come qualche cosa di estremamente pesante, o come un comandamento che si riferisce solo ad una santificazione interna (del cuore, dicono loro), ma non esterna. Non spiegano chiaramente a che cosa i credenti devono rinunciare per piacere a Dio, e accusano quelli che invece spiegano chiaramente quali sono le cose che noi cre­denti non dobbiamo fare nella pratica per risplendere in questo mondo di tenebre e per conservarci puri da questo mondo, di essere dei ‘legalisti’, in altre parole, dei credenti che contri­stano lo Spirito Santo con i loro ordini. Loro dicono che siamo di coloro che impongono dei precetti quali: “Non toccare, non assaggiare, non maneggiare (cose tutte destinate a perire con l’uso)”,11 il che è solo una calunnia. Ma voglio che sappiate che non sono i cosiddetti ‘legalisti’ che contristano lo Spirito, ma i ‘libertini’, cioè quelli che fanno della libertà un’occasione alla carne, e che usano la libertà come manto per coprire la loro malizia. Essi hanno spezzato il giogo, hanno detto in cuore loro: ‘Noi non vogliamo più servire il Signore come fanno i bigotti, quelli che hanno i paraocchi; via le vecchie regole, noi siamo liberi e vogliamo fare come ci sentiamo perché dov’è lo Spirito del Signore quivi è libertà’; sì, ma quale libertà? Certamente non quella di conformarsi al presente secolo! Certamente non la libertà di fare, di parlare, di vestire come si vuole, andando dietro alle concupiscenze della carne.

Oggi, chi parla in maniera da non accontentare coloro che cammi­nano secondo i desideri della carne, e non si lascia trascinare dai venti di nuove dottrine che soffiano periodicamente, ma rimane attaccato alla fedel Parola, è ‘scomodo’ perché considera­to all’antica; è uno che non cerca l’unità della chiesa. Ma io vi domando: ‘Ma quelli che dicono che cercano o che voi dite che cercano l’unità della chiesa, cercano veramente l’interesse della chiesa o cercano il loro proprio interesse? Io so che alcuni parlano spesso di unità della chiesa ma mai della santità che deve procacciare la chiesa, infatti non parlano mai né di giu­stizia e né di temperanza, e non riprovano mai le opere infrut­tuose delle tenebre! Ora, se per unità della chiesa si intende mettersi d’accordo per mettere assieme tanti soldi per affittare uno stadio e fare tanta pubblicità tramite radio e televisione per delle riunioni tenute da predicatori che annunziano venti di dottrina, che ridono, scherzano e dicono male della dignità, e non vogliono che le sorelle si vestano con verecondia e modestia (per attirare così le persone del mondo alle loro riunioni) e che si mettano il velo sul capo per non scandalizzare gli incre­duli (come dicono loro) e poi fanno passare il cestino delle offerte almeno una volta davanti ai presenti, noi non siamo tra coloro che vogliono far spendere il danaro ai credenti in questa maniera, e che sono per questo ‘tipo’ di unità.

Noi siamo per l’unità della chiesa, ma per quella vera e non per quella falsa ed apparente. La vera unità è nel Signore Gesù, quindi nella verità, e siccome che noi sappiamo che Gesù disse: “Chiunque è per la verità ascolta la mia voce”,12 di conseguenza chi non ascolta la voce del Signore non è per la verità e perciò non è per la vera unità della chiesa.

Il Signore Gesù nella notte che fu tradito pregò il Padre anche per quelli che avrebbero creduto in lui per mezzo della parola degli apostoli infatti disse: “Che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi; affinché il mondo creda che tu mi hai mandato”13 e noi, leggendo il libro degli atti degli apostoli, riconosciamo che questa preghie­ra del Signore fu esaudita infatti leggiamo: “Quelli dunque i quali accettarono la sua parola (quella di Pietro), furono bat­tezzati; e in quel giorno furono aggiunte a loro circa tremila persone. Ed erano perseveranti nell’attendere all’insegnamento degli apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere….E tutti quelli che credevano erano insieme, ed avevano ogni cosa in comune; e vendevano le possessioni ed i beni, e li distribuivano a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. E tutti i giorni, essendo di pari consentimento assidui al tem­pio, e rompendo il pane nelle case, prendevano il loro cibo assieme con letizia e semplicità di cuore, lodando Iddio, e avendo il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salva­zione…E la moltitudine di coloro che avevano creduto, era d’un solo cuore e d’un’anima sola; né v’era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era comune tra loro”.14 Fratel­li, queste erano le caratteristiche dell’unità della chiesa primitiva. Tutti coloro che credevano erano perseveranti nell’at­tendere all’insegnamento sano dei santi apostoli, nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere; erano di pari consentimento ed avevano ogni cosa in comune e coloro che posse­devano dei poderi o delle case li vendevano e portavano il prezzo delle cose vendute e lo mettevano ai piedi degli apostoli; stava­no insieme, e tutti i giorni si ritrovavano nel tempio e rompeva­no il pane nelle case, prendevano il loro cibo assieme e lodavano d’una stessa bocca Dio, e quotidianamente vi erano persone che credevano nel Signore e si aggiungevano alla comunità dei reden­ti. Ma io vi domando: ‘Ma allora perché tanti parlano di unità e non parlano mai delle specifiche caratteristiche che deve avere questa unità?’ Per alcuni predicatori unità significa fare racco­gliere soldi tra le chiese delle diverse denominazioni e metterle assieme per prendere in affitto uno stadio per tenervi le loro predicazioni che assomigliano più a delle vere esibizioni teatra­li che a delle predicazioni; significa riuscire a pubblicizzare le loro riunioni come fanno i cantanti del mondo e poi significa fare accorrere alle loro riunioni tutti i pastori delle diverse chiese che hanno collaborato nell’evangelizzazione e farli sedere o davanti a loro o dietro a loro per fare vedere la loro cosid­detta ‘unità’. Che dire poi di quelli che nelle loro riunioni vanno avanti per accettare il Signore? Essi sono ‘il bottino’ (quando sono delle persone che si sono veramente ravvedute ed hanno creduto col cuore) che le diverse chiese si devono spartire in maniera equa. A loro non importa niente altro. Quando se ne vanno le cose tornano come prima perché molti di quei pastori che erano seduti assieme tornano ad invidiarsi, a sbranarsi ed a calunniarsi a vicenda; i credenti di quelle chiese non sentono più il desiderio di ritrovarsi assieme perché ognuno vuole vivere per conto suo e per i fatti suoi; e nessuno si sforza di procac­ciare il medesimo sentire ed il medesimo parlare infatti su molte dottrine continuano a rimanere le divergenze di prima perché quasi nessuno di quelli che hanno compreso in maniera retta una particolare dottrina si sforza di fare comprendere all’altro la verità attorno ad essa per paura che venga a crearsi tra loro ‘la divisione’.

Come si può parlare di unità con costoro quando da come parlano ed agiscono dimostrano di cercare il loro interesse e che a loro di una parte del consiglio di Dio non importa proprio nulla? Come si può parlare di unità con costoro quando cercano di piacere agli uomini invece che al Signore?

Si può pure stare assieme fisicamente, ma se ci sono interessi personali di ogni genere radicati nei cuori dei pastori e delle pecore allora non si potranno vedere le stesse cose che c’erano nella chiesa primitiva. Come sarebbe incoraggiante per tutti noi vedere tra il popolo di Dio (foss’anche solo nell’ambito locale) quell’amore verso Dio e verso la fratellanza, quella sincerità, quel pari consentimento su tutto il consiglio di Dio che esiste­vano in seno alla chiesa primitiva dopo che lo Spirito Santo fu sparso!

Che cosa si può vedere invece oggi? Quasi nulla di quello che c’era allora! perché? perché la carità dei più si è raffreddata.

Oggi, si possono vedere predicatori che si fanno beffe di una parte del consiglio di Dio, che si mettono ad annunziare strane dottrine, che non hanno un parlare sano e giusto, che sono disso­luti perché amano il mondo e i piaceri della vita, ma per il fatto che riescono a mettere assieme un certo numero di chiese per tenere delle riunioni di evangelizzazione in posti pubblici che hanno un certo prestigio agli occhi degli uomini, e riescono ad intrattenere l’uditorio con dei discorsi dolci e lusinghieri, con il Vangelo adulterato con le loro battute spiritose, vengono considerati dei servi del Signore, degli uomini che cercano l’unità delle chiese. E se tu non sei disposto a soffocare la verità e a calpestare la giustizia come fanno loro e non dai la tua mano d’associazione a questi cianciatori e ribelli, allora cominci ad essere guardato male e additato come ‘il settario’, e ti viene detto: ‘Fratello, stai attento, perché la lettera ucci­de, ma lo Spirito vivifica!’ Certo, l’antico patto uccide (perché è scritto: “Il peccato, colta l’occasione, per mezzo del comanda­mento, mi trasse in inganno; e, per mezzo d’esso, m’uccise”),15 ma le parole di Cristo e quelle degli apostoli no. Le cose che uccidono sono le loro strane dottrine, la loro arroganza, le loro battute spiritose, le loro invidie, la dissolutezza a cui si abbandonano, i loro giudizi ingiuriosi contro il diavolo, i loro vani ragionamenti che tengono per annullare l’ordine sul velo e quello relativo al modo di vestire delle donne, e non le sane parole che sono secondo pietà! Le sane parole degli apostoli non uccidono né chi le insegna e neppure chi le ascolta e le mette in pratica; però disturbano e fanno digrignare i denti a coloro che non sopportano la sana dottrina ed hanno volto le loro orecchie altrove, per avere a tutti i costi le folle.

Paolo disse a Timoteo: “Verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina; ma per prurito d’udire si accumuleranno dottori secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole”;16 e da quello che vediamo che sta avvenendo in mezzo al popolo di Dio riconosciamo che “il tempo che non sopporteranno la sana dottrina”17 di cui parlò Paolo è proprio quello in cui stiamo vivendo noi. Ascoltando molti di quelli che si chiamano dottori ci si rende conto che sono dottori che seguono i desideri della carne e che non camminano affatto secondo i desideri dello Spirito, infatti i loro discorsi vertono attorno a diverse e strane dottrine che annullano la dottrina di Dio. Una delle caratteristiche di questi dottori che hanno di­stolto le orecchie dalla verità per volgersi alle profane ciance (che rodono come la cancrena sia in loro che nei loro seguaci) è che non vogliono che il popolo di Dio si attenga alla verità che ci è stata trasmessa dal nostro Signore prima e poi dagli aposto­li; parlano in maniera da fare capire che loro posseggono la conoscenza della verità ‘aggiornata’, come se le parole di Gesù e quelle degli apostoli avessero bisogno di essere aggiornate.

Dicono spesso: ‘Lo Spirito Santo mi ha rivelato che…’, e cerca­no di persuadere gli uditori ad accettare le loro rivelazioni che secondo loro spiegano la Parola; ma come si possono accettare queste loro rivelazioni quando esse invece di confermare la sana dottrina l’annullano in diversi punti? Esse non sono delle rive­lazioni divine e quindi non possono essere definite né parte della sapienza di Dio e neppure parte della conoscenza di Dio. Questi loro insegnamenti che loro dicono che lo Spirito Santo gli ha rivelato non sono altro che vanità che scaturiscono dalla loro mente carnale ed imposture del loro cuore perciò non date loro retta per non essere sedotti.

Questi cianciatori procacciano la ribellione e sono a capo di comunità, alcune delle quali contano pure molti membri; vanno ad ascoltarli in molti; questi operatori delle arti seduttrici dell’errore sono spuntati e continuano a spuntare come funghi in mezzo ai pastori delle chiese. Noi non ci meravigliamo di ciò perché in questo vediamo l’adempimento di queste parole che l’apostolo Paolo rivolse agli anziani della chiesa di Efeso: “Di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sè”.18 Diletti, guardatevi da questi cattivi operai e ritiratevi da loro.

-Non vuole essere perseguitato a cagione di giustizia.

Predicare la sana dottrina che Paolo ha ordinato di insegnare a Timoteo e a Tito e che lui stesso insegnava nelle chiese, signi­fica essere perseguitati e calunniati con ogni sorta di parole mendaci. Ma d’altronde, non può essere altrimenti perché Paolo dice che “tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno perseguitati”.19 Per quale ragione pensate, Paolo disse a Timoteo: “Sopporta anche tu le sofferenze come un buon soldato di Cristo Gesù”,20 e: “Soffri afflizioni”?21 perché egli sapeva che Timoteo sarebbe stato perseguitato da quei credenti che non volevano attenersi alle sane parole che Timoteo aveva udito da Paolo. È inevitabile che si soffra nel proclamare le stesse parole dell’apostolo Paolo, perché esse vanno ‘contro corrente’, o meglio ‘contro l’andazzo’ che seguono molti credenti che hanno perso il desiderio di santificarsi nel timore di Dio. Questi credenti vogliono frequentare il locale di culto, sono disposti pure a fare qualche offerta, ad evangelizzare, a fare qualche preghiera, ma non sopportano sentire dire come si deve adornare la donna per piacere a Dio, non vogliono che si parli del velo, non vogliono sentire parlare contro l’impedire il concepimento, contro i piaceri della vita ed i divertimenti mondani che loro amano, e questo perché vogliono sia andare al culto e sia continuare ad amare il mondo; se qualcuno si mette a tenere questi discorsi, loro non rimangono indifferenti e si mobilitano per metterlo a tacere o mandarlo via, o farlo passare come uno che provoca divisioni o che predica l’apostasia.

È proprio così fratelli, si soffre quando si predica la giusti­zia.

-Non vuole perdere il sostegno finanziario dei ricchi.

L’alterigia e l’orgoglio sono molto diffusi tra i ricchi. Ora, quando qualcuno cerca a tutti i costi di avere il sostegno finan­ziario di alcuni ricchi che sono pure alteri d’animo, siate certi che farà delle rinunzie per non ritrovarsi senza le loro offerte in danaro. Una delle cose buone a cui decide di rinunziare un pastore che insegna per danaro è quella di insegnare la sana dottrina di Dio. Non c’è dunque da meravigliarsi se oggi in alcune chiese c’è silenzio assoluto su alcuni comandamenti degli apostoli. Paolo dice che “l’amore del danaro è radice d’ogni sorta di mali”,22 e nessuno può negare che alcuni tacciono su molte cose proprio perché amano il denaro. Costoro sanno che se comin­ciassero a predicare quello che non hanno mai predicato, alcuni non gli darebbero più il loro danaro; questa paura li tiene legati e costituisce per loro un bavaglio.

Gesù ha detto: “Nessun domestico può servire a due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o si atterrà all’uno e sprezzerà l’altro. Voi non potete servire a Dio ed a Mammona”,23 e questo è vero, perché uno che predica la Parola non può servire contemporaneamente Dio e il proprio ventre; tutti coloro che hanno pensato di potere servire sia Dio che Mammona si sono ritrovati a sprezzare Dio e la sua sana parola per compiacere agli uomini nel male. Mammona è un padrone che non permette a coloro che lo servono di servire Dio con integrità di cuore, né con sincerità e neppure con pura coscienza; ma non permette loro neppure di confidare con tutto il loro cuore in Dio, infatti è manifesto che quelli che servono Mammona, anche se predicano il Vangelo, usano l’astuzia, praticano la falsità, non s’appoggiano sulla potenza di Dio ma sulla forza persuasiva che ha il danaro e non si studiano affatto di avere una buona coscienza nel cospetto di Dio e degli uomini. Su questa terra ci si può arricchire anche predicando il Vangelo! ci sono quelli che ci sono riusciti; certo si sono sviati e corrotti (e predicano ancora) ed ora sono pieni di guai, però sono riusciti a farsi il loro impero sulla terra. Mammona è un padrone che porta quelli che lo servono a battere vie tortuose. Ma vi siete mai domandati perché “quelli che vo­gliono arricchire cadono in tentazione, in laccio e in molte insensate e funeste concupiscenze”?24 perché chi vuole arricchire si è messo ad amare il danaro, cioè si è messo a fare quello che Dio comanda di non fare (secondo che è scritto: “Non siate amanti del denaro”)25 e viene pagato dalla trasgressione, nella quale prende piacere, con la morte. Che pensate? Che uno che predica l’Evangelo ed ama e serve il danaro sia vivo spiritualmente? Affatto, perché è scritto che “il salario del peccato è la morte”.26 Può avere il nome di vivere ma è morto; di questo siatene certi.

– Non vuole perdere dei voti alle elezioni.

È un dato di fatto; chi vuole piacere agli uomini non può piace­re a Dio, perché i desideri degli uomini carnali si oppongono ai desideri di Dio. Oggi, in molte chiese c’è la consuetudine di tenere periodicamente delle elezioni per rieleggere il pastore, quindi chi vuole il voto degli ipocriti e dei ribelli che domeni­calmente fanno la loro comparsa nel locale di culto vestiti elegantemente con il loro falso sorriso e con le loro false parole, sa che deve tacere su diverse cose che concernono la sana dottrina per non ‘urtarli’ e per non perdere il loro ‘amen’. Quello che avviene nel ‘mondo della politica’ ci mostra che cosa alcuni sono disposti a dire e a fare pur di ottenere il voto dei fuorilegge. Sapete quanto valgono i voti per un candidato alle elezioni politiche? Molto. Sapete quante volte i giudici hanno scoperto che alcuni erano riusciti ad ottenere una certa posizio­ne sociale perché si erano alleati con coloro che avevano in abominio la legge? Molte. Sapete quante volte i giudici hanno scoperto che delle autorità, pur di avere il voto, avevano com­prato i voti o li avevano ricevuti perché avevano promesso ai loro elettori di trasgredire la legge che essi dovevano invece difendere? Molte. In seno al popolo di Dio purtroppo alcuni pastori agiscono nella stessa maniera per potere continuare a ricoprire la loro posizione, infatti annullano la sana dottrina di Dio per compiacere ai ribelli ed ottenere così il loro prezio­so e decisivo voto alle elezioni. Sì fratelli, i compromessi, vengono fatti anche nella chiesa; e sapete chi viene danneggiato per mezzo di essi? La chiesa di Dio, e di ciò se ne vedono le conseguenze.

Un’uomo di Dio che vuole attenersi alla sana dottrina, a cui non importa nulla né del danaro e né del voto dei ribelli, quando predica si contraddistingue in maniera evidente da coloro che invece non sono disposti a rinunziare al danaro e ai voti di alcuni, perché predica mosso da sincerità tutto il consiglio di Dio, senza nessun interesse personale, ma solo con lo scopo di presentare ogni uomo perfetto in Cristo. Perché gli apostoli Paolo, Silvano e Timoteo potevano dire ai Tessalonicesi: “Non abbiamo mai usato un parlare lusinghevole, come ben sapete, né pretesti ispirati da cupidigia; Iddio ne è testimone. E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri…”?27 perché loro servirono Dio, e non Mammona; loro cercarono la gloria che veniva da Dio e non quella che veniva dagli uomini.

Si soffre molto, se si vuole servire Dio nella predicazione della Parola come fecero i santi apostoli, perché si deve rinunziare alle cose nascoste e vergognose ed alla gloria degli uomini; però dall’altra parte si viene onorati da Dio, e ricompensati da Dio in molte maniere.


1 1 Tim. 3:14,15

2 1 Tim. 4:6

3 1 Tim. 4:11

4 1 Tim. 4:16

5 Prov. 9:13

6 Os. 4:6

7 Tito 3:8

8 Tito 3:8

9 1 Giov. 5:3

10 Matt. 11:30

11 Col. 2:21,22

12 Giov. 18:37

13 Giov. 17:21

14 Atti 2:41,42; 44-47; 4:32

15 Rom. 7:11

16 2 Tim. 4:3,4

17 2 Tim. 4:3

18 Atti 20:30

19 2 Tim. 3:12

20 2 Tim. 2:3

21 2 Tim. 4:5

22 1 Tim. 6:10

23 Luca 16:13

24 1 Tim. 6:9

25 Ebr. 13:5

26 Rom. 6:23

27 1 Tess. 2:5,6