Spieghiamo quelle Scritture del Nuovo Patto che si riferiscono alla decima

Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > Non è giusto, sotto la grazia, imporre il pagamento della decima ai santi > Spieghiamo quelle Scritture del Nuovo Patto che si riferiscono alla decima

A questo punto voglio spiegare quei passi delle Scritture del Nuovo Patto che fanno riferimento direttamente o indirettamente alla decima, per farvi comprendere, con la grazia di Dio, che essi non si possono prendere per dire ai credenti: ‘Voi vi dovete mettere in testa di pagare la decima altrimenti derubate Dio e sarete colpiti di maledizione’ (come fanno alcuni con frode o per mancanza di conoscenza in seno alle chiese dei santi), perché essi non confermano affatto l’imposizione della decima sotto la grazia.

– Nell’epistola agli Ebrei è scritto: “Or quelli d’infra i fi­gliuoli di Levi che ricevono il sacerdozio, hanno bensì ordine, secondo la legge, di prendere le decime dal popolo, cioè dai loro fratelli..e poi qui, quelli che prendono le decime son degli uomini mortali; ma là le prende uno di cui si attesta che vive”.1

Innanzi tutto bisogna dire che “quelli che qui prendono le deci­me”,2 erano dei Leviti (quindi dei Giudei di nascita), che, quando la epistola fu scritta, ancora prendevano le decime dagli altri Giudei, secondo l’ordine della legge di Mosè, quindi, siccome che noi non siamo dei Giudei di nascita che sono sotto la legge e fra di noi Gentili non ci sono dei discendenti della tribù di Levi, questo non ci riguarda. Qualcuno dirà: ‘Ma qui è scritto: “Qui, quelli che prendono le decime”, perciò se il verbo è al presente, significa che anche sotto la grazia i santi in Cristo dovevano pagare la decima!’; vi rispondo dicendovi che il verbo non è al presente solo quando la Scrittura parla della decima, ma anche quando parla dei doni e dei sacrifici i quali venivano ancora offerti (in quel tempo) nel santuario terreno in Gerusalemme dai sacerdoti Giudei, infatti nella stessa epistola è scritto: “Ci sono quelli che offrono i doni secondo la legge, i quali mini­strano in quel che è figura e ombra delle cose celesti..”3 ed ancora: “Ogni sacerdote è in piè ogni giorno ministrando e off­rendo spesse volte gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati…”;4 oltre a ciò, notate in queste scritture l’espressione “secondo la legge”, perché essa si riferisce alla legge di Mosè e non a quella di Cristo, infatti i Leviti prende­vano le decime dal popolo per ordine di Mosè, e i sacerdoti offrivano i doni e i sacrifici nel tempio, sempre secondo la legge di Mosè, ma ricordatevi che quelli che facevano ciò erano dei Giudei di nascita che erano ancora sotto la legge e che non erano ancora stati affrancati da essa come invece lo siamo stati noi da Cristo Gesù.

Ma allora a questo punto, siccome che anche in relazione ai sacrifici di becchi offerti dai Giudei per i loro peccati, il verbo è al presente, noi pure dovremmo presentare su qualche altare ed in qualche santuario terreno dedicato al culto di Dio sacrifici di bestie grasse per i nostri peccati! Così non sia, perché è altresì scritto nella medesima epistola: “Si offrono doni e sacrifici che non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto..”,5 ed anche: “poiché la legge, avendo un’ombra dei futuri beni, non la realtà stessa delle cose, non può mai con quegli stessi sacrifici, che sono offerti conti­nuamente, anno dopo anno, rendere perfetti quelli che s’accostano a Dio”,6 ed ancora che “noi abbiamo un altare del quale non hanno diritto di mangiare quelli che servono il tabernacolo”.7

Il fatto che i sacerdoti e i Leviti anche dopo che Gesù fu assun­to in cielo, offrivano doni e sacrifici per i peccati e prendeva­no le decime dal popolo, non significa affatto che i Gentili, sotto la grazia, facevano o dovevano fare (in quel tempo) quelle medesime cose, benché quelle cose venivano da loro eseguite in ubbidienza alla legge che Dio diede a Mosè per tutto Israele.

Noi Gentili in Cristo Gesù che ci siamo convertiti a Dio, non siamo un popolo senza legge, che vive come gli piace o secondo la legge di Mosè, ma siamo un popolo che vive secondo la legge perfetta di Cristo.

Noi, (faccio un esempio) in questa nazione dobbiamo attenerci alla legge Italiana, cioè della nazione nella quale viviamo e della quale siamo cittadini, e per mezzo di questa legge abbiamo dei diritti e dei doveri. Ora, è chiaro che tra la legge Italiana e quella di un’altra nazione vi sono delle differenze, anche se ci possono essere pure delle leggi uguali tra loro; ma il fatto che ci siano delle leggi uguali in ambedue le legislazioni, non significa che il cittadino italiano, nella sua propria nazione, deve attenersi a tutte le leggi di quell’altra nazione; egli prende atto che anche quell’altra nazione, a riguardo di una cosa, ha la legge uguale o molto simile, ma prende pure atto che tutte le altre leggi di quella nazione sono molte diverse e riguardano solo i cittadini di quell’altra nazione.

Ora, tra la legge di Cristo, sotto il cui regno siamo noi, e la legge di Mosè, sotto la quale vivono i Giudei che non hanno creduto ancora, vi sono delle leggi che sono uguali; voglio dire che vi sono dei comandamenti nella legge dei Giudei che noi Gentili di nascita dobbiamo osservare, perché essi sono validi tutt’ora per noi sotto la grazia, e mi riferisco a questi: “Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua…”;8 “Ama il tuo prossimo come te stesso”;9 “Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini, non li consultate..”;10 “Non odierai il tuo fratello in cuore tuo..”;11 “Non ti vendicherai”,12 e molti altri che non nomino uno per uno; però vi sono molte altre leggi giuste che Dio diede a Israele, che noi Gentili in Cristo Gesù non dobbiamo osservare per non ricadere sotto la schiavitù della legge di Mosè dalla quale siamo stati liberati; e mi riferisco alle leggi sulla circoncisione della carne, sull’osservanza dei sabati, dei noviluni, delle feste e a quelle sugli animali puri ed impuri, quelle concernenti i sacri­fici e inoltre quello compreso della decima.

– Gesù Cristo, quando riprese gli scribi ed i Farisei, disse loro: “Guai a voi, scribi e Farisei, ipocriti, perché pagate la decima della menta e dell’aneto e del comino e trascurate le cose più gravi della legge: il giudicio, e la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre”;13 ma anche con queste parole non si può dimostrare che Dio ci comanda di pagare la decima.

Gesù rivolse queste parole agli scribi e ai Farisei che sedevano sulla cattedra di Mosè, i quali, se da un lato pagavano la decima persino sulle erbe, dall’altro trascuravano le cose più importan­ti della legge e cioè il giudicio, la misericordia e la fede. Le parole di Cristo mostrano che secondo la legge di Mosè, procac­ciare la giustizia, la misericordia e la fede era più importante che pagare la decima, nondimeno Gesù non disse agli scribi ed ai Farisei che avevano fatto o facevano male a pagare la decima, ma disse loro che avrebbero dovuto in primo luogo procacciare le cose più gravi della legge (la giustizia, l’amore di Dio, e la fede) senza tralasciare le altre cose della stessa legge. “Le altre cose”, che menzionò Gesù, comprendono anche il pagamento della decima, (perché vi sono altre cose assieme al pagamento della decima che i Giudei non dovevano trascurare); perché, secondo la legge, non dovevano essere trascurate neppure la legge sul sabato, quella sulle diverse feste giudaiche, quella sulla circoncisione della carne, le leggi relative alle vivande e molte altre.

Se io vi dicessi: ‘Fratelli, bisogna procacciare la giu­stizia, l’amore di Dio e la fede di cui la legge parla’, io vi direi di fare ciò che è giusto fare anche per noi Gentili in Cristo Gesù; ma se aggiungessi: ‘Senza tralasciare le altre cose di cui parla la legge’, allora farei male, perché comincerei in questa maniera a imporvi la circoncisione nella carne, l’osser­vanza del sabato e delle feste giudaiche, i precetti sulle vivan­de, il pagamento della decima ed altri precetti, facendo un uso illegittimo della legge nei vostri confronti. Perché farei un uso illegittimo della legge? perché Gesù disse che “la legge ed i profeti hanno durato fino a Giovanni”.14 Per questo motivo, noi alcune cose della legge le dobbiamo tralasciare, per non ricadere sotto il giogo della legge (dal quale siamo stati affrancati) e per non scadere dalla grazia.

L’apostolo Paolo scrisse ai santi in Efeso che Cristo ha abbattu­to il muro di separazione che c’era fra i Giudei e noi Gentili, infatti disse: “Dei due popoli ne ha fatto uno solo ed ha abbat­tuto il muro di separazione con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti..”,15 ed ai santi di Colosse scrisse: “Avendo cancellato l’atto accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell’atto ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce..”.16

Fratelli, ma questo muro di separazione che esisteva fra i Giudei e noi Gentili, nella pratica, da che cosa era costituito? Consi­derate i precetti sugli olocausti, sui sacrifici di azioni di grazie, sui sacrifici per il peccato, il precetto sul sabato, sui noviluni, sulle feste giudaiche, il precetto sulla circoncisione della carne, i precetti sui cibi con il divieto ai Giudei di mangiare certi cibi, il precetto sulla decima, il divieto fatto ai Giudei di non prendere in marito o in moglie persone delle altre nazioni; ditemi: ‘Ma non erano proprio questi ed altri precetti scritti nella legge, il muro di separazione che c’era fra i Giudei e noi Gentili e la causa dell’inimicizia che c’era fra noi e loro? Certo che erano essi la causa dell’inimicizia che esisteva fra noi e loro.

Ma Cristo morendo sulla croce ha annul­lato questa inimicizia che c’era fra noi e loro perché ha preso questi precetti e li ha inchiodati sulla croce. Sì, egli ha abbattuto il muro di separazione! Ditemi: ‘Come potrebbero dei Giudei mangiare, bere, adorare Iddio e cantare a Dio assieme a noi Gentili di nascita, incirconcisi nella carne, se quel muro di separazione che si ergeva tra i Giudei ed i Gentili non fosse stato abbattuto? Sarebbe impossibile! Ma grazie siano rese a Dio in Cristo Gesù per avere abbattuto, nella pienezza dei tempi, questo muro di separazione!

È necessario dire però, che benché Cristo ha abbattuto questo muro di separazione, in seguito, sorsero degli uomini Giudei che cercarono di ricostruirlo e di questo ne abbiamo una prova evi­dente quando quei Farisei che avevano creduto dissero in Gerusa­lemme, nel cospetto degli apostoli e degli anziani: “Bisogna circoncidere i Gentili, e comandare loro d’osservare la legge di Mosè”:17 ma gli apostoli e gli anziani capirono che se avessero comandato ai Gentili di farsi circoncidere e d’osservare la legge di Mosè avrebbero riedificato le cose che Cristo aveva distrutte e si sarebbero resi trasgressori; e perciò alle imposizioni di costoro non cedettero affinché il Vangelo rimanesse fermo.

Noi siamo giunti alla conclusione che siccome a Gerusalemme gli apostoli e gli anziani non ci hanno imposto a noi Gentili il pagamento della decima (non ritenendolo né così fondamentale e né così importante come invece oggi fanno niente di meno che dei predicatori del Vangelo che sono Gentili), e se Paolo, l’apostolo e il dottore dei Gentili, in tutte le sue epistole non ha espres­samente ordinato il pagamento della decima per sostenere l’opera di Dio, nessun ministro del Vangelo ha il diritto di imporre la decima ai santi.

Chi ha deciso di farlo, ha deciso di praticare oltre ciò che è scritto e di ordinare quello che gli apostoli non ordinavano alle chiese dei Gentili. Certo è che coloro che impon­gono la decima mettono sul collo dei credenti un giogo pesante e scomodo da portare; sapete perché? perché inducono i credenti a servire uno di quei “deboli e poveri elementi”18 (così li ha chia­mati Paolo).

– Paolo scrisse ai Corinzi: “Non sapete voi che quelli che fanno il servigio sacro mangiano di quel che è offerto nel tempio? e che coloro i quali attendono all’altare, hanno parte all’altare?”.19

Anche questo passo della Scrittura fa riferimento alla decima, perché le decime sotto la legge venivano portate nel tempio e di esse usufruivano coloro che esercitavano il loro servigio sacro nel tempio. Ma pure in questo caso non possiamo affermare che queste parole significano che a noi Gentili Dio ha comandato di attenerci al comandamento della decima.

Paolo, con queste parole, ha ricordato ai Corinzi che anche sotto la legge, quelli che erano stati chiamati da Dio ad adempiere un sacro ufficio nella sua casa traevano il loro sostentamento dai beni materiali che il popolo offriva a Dio; ha voluto spiegargli così che non c’è da meravigliarsi se sotto la grazia, Dio ha comandato che quelli che annunziano l’Evangelo devono vivere del Vangelo, perché anche sotto la legge quelli che ministravano nel tempio di Dio vivevano di quello che veniva offerto nel tempio.

E poi, se queste parole di Paolo significassero che noi dobbiamo pagare la decima, che significato attribuiremo a queste altre parole di Paolo: “Non sapete voi che coloro i quali corrono nello stadio, corrono ben tutti, ma uno solo ottiene il premio”?20

Forse che noi dobbiamo andare allo stadio a correre in qualche corsa per cercare di ottenere un premio? Affatto! perché in questo caso Paolo ha ricordato ai Corinzi che essi dovevano correre l’arringo che era davanti a loro in maniera tale da poter ottene­re il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù, e lo ha fatto usandosi di questo termine di paragone che era conosciu­to ai Corinzi.


1 Ebr. 7:5,8

2 Ebr. 7:8

3 Ebr. 8:4,5

4 Ebr. 10:11

5 Ebr. 9:9

6 Ebr. 10:1

7 Ebr. 13:10

8 Matt. 22:37; Deut. 6:5

9 Matt. 22:39; Lev. 19:18

10 Lev. 19:31

11 Lev. 19:17

12 Lev. 19:18

13 Matt. 23:23

14 Luca 16:16

15 Ef. 2:14,15

16 Col. 2:14

17 Atti 15:5

18 Gal. 4:9

19 1 Cor. 9:13

20 1 Cor. 9:24