In Cristo siamo stati arricchiti

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Vediamo ora quali sono i beni che fanno ricco chi li possiede.

Innanzi tutto bisogna dire che “Cristo è ogni cosa e in tutti”1 e che in Lui quindi noi abbiamo tutto pienamente “poiché la sua potenza divina ci ha donate tutte le cose che appartengono alla vita e alla pietà mediante la conoscenza di Colui che ci ha chiamati”.2 Gesù Cristo è quel tesoro nascosto nel campo che abbiamo trovato; Egli è la perla di gran prezzo che noi abbiamo trovato; Egli è il nostro oro. Gesù Cristo è il dono celeste che Dio ci ha donato; Egli è il vero Dio e la vita eterna. Gesù è anche la nostra pace e la nostra speranza, quindi chi ha ricevuto Cristo Gesù possiede ogni cosa e anche se è povero secondo il mondo è ricco in vista di Dio.

– I doni spirituali, quelli di ministerio, e la conoscenza delle cose di Dio sono dei beni preziosi.

Paolo scrisse ai Corinzi: “Io rendo del continuo grazie all’Iddio mio per voi della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù; perché in lui siete stati arricchiti in ogni cosa, in ogni dono di parola e in ogni conoscenza, essendo stata la testimo­nianza di Cristo confermata fra voi; in guisa che non difettate d’alcun dono…”.3 Da queste parole si deduce che i doni dello Spirito Santo, i doni di ministerio ed ogni conoscenza spirituale delle cose di Dio costituiscono dei beni spirituali preziosi, per cui chi li possiede è ricco.

– La fede è un bene prezioso.

Giacomo, nella sua epistola, dice: “Iddio non ha egli scelto quelli che sono poveri secondo il mondo perché siano ricchi in fede ed eredi del Regno che ha promesso a coloro che l’amano?”.4 Dio ha scelto i poveri secondo il mondo per arricchirli in fede, quindi la fede che noi credenti abbiamo ricevuto da Dio (secondo che è scritto: “Ciò non viene da voi; è il dono di Dio”)5 è un bene prezioso che fa ricchi coloro che la possiedono.

Anche Pietro confermò che la nostra fede è pregiata quando disse all’inizio della sua seconda epistola: “Simon Pietro, servitore e apostolo di Gesù Cristo, a quelli che hanno ottenuto una fede preziosa quanto la nostra nella giustizia del nostro Dio e Salva­tore Gesù Cristo”.6 Fratelli, vi dovete rendere conto che la fede che avete ricevuto non ce l’hanno tutti (secondo che è scritto: “Non tutti hanno la fede”)7 ed ha un grande valore nel cospetto di Dio, quindi non gettatela via, perché in tale caso gettereste via la salvezza dell’anima vostra condannandovi da voi stessi.

Sappiate però che esiste pure una fede finta che non vale nulla, appunto perché finta.

Dalle parole di Giacomo si comprende pure che coloro che hanno creduto (essendo eredi di Dio e coeredi di Cristo) sono eredi del regno di Cristo e di Dio, perciò anche se poveri materialmente sono ricchi e felici. Gesù attestò la beatitudine dei poveri che avevano creduto in lui quando, “alzati gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è vostro”.8 Noi proclamiamo che i poveri fra i santi sono felici e ricchi perché a Dio è piaciuto di farli eredi del suo regno.

– La sapienza di Dio è un bene prezioso.

È scritto: “Beato l’uomo che ha trovato la sapienza. Poiché il guadagno ch’essa procura è preferibile a quel dell’argento, e il profitto che se ne trae vale più dell’oro fino. Essa è più prege­vole delle perle, e quanto hai di più prezioso non l’equivale”.9 Ora, siccome che Dio disse all’uomo: “Temere il Signore: questa è la Sapienza”,10 di conseguenza chi ha timore di Dio ha pure la sapienza divina (perché il timore di Dio produce sapienza), ma chi non teme Dio non ha neppure sapienza. Oh, quanto è prezioso il timore di Dio per chi lo possiede! Esso è veramente il suo tesoro, secondo che è scritto in Isaia: “Il timore dell’Eterno è il tesoro di Sion”.11

Salomone fu un uomo molto savio perché possedette molta sapienza, ma altresì fu un uomo molto ricco materialmente. Le ricchezze che Salomone possedette furono veramente ingenti; basta dire a tale riguardo che “il peso dell’oro che giungeva ogni anno a Salomone, era di seicento sessantasei talenti (tenete presente che un talento equivaleva a circa quarantacinque chili) oltre quello che percepiva dai trafficanti e dai negozianti che gliene portavano, da tutti i re d’Arabia e dai governatori del paese che recavano a Salomone dell’oro e dell’argento”,12 e che al suo tempo “dell’ar­gento non si faceva alcun conto”13 perché “il re fece sì che l’ar­gento era in Gerusalemme così comune come le pietre”.14

Eppure, lo stesso Salomone disse: “C’è dell’oro e abbondanza di perle, ma le labbra ricche di scienza sono cosa più preziosa”,15 ed ancora: “L’acquisto della sapienza, oh, quanto è migliore di quello dell’oro”.16 Così la pensava Salomone che fu il più grande di tutti i re della terra per sapienza e ricchezze; ma purtroppo oggi non tutti la pensano nella stessa maniera, perché anche nel nostro mezzo alcuni considerano le ricchezze materiali più preziose della sapienza di Dio e si sbagliano grandemente.

Coloro che parlano meglio delle ricchezze materiali che della sapienza si sono sviati; coloro che innalzano i beni materiali (lo si capisce quando li si sente parlare) al di sopra della sapienza di Dio sono uomini corrotti di mente privi del timore di Dio; guardatevi da questa gente per non corrompervi e sviarvi dalla fede.

– La Parola di Dio è un bene molto più prezioso delle ricchezze materiali infatti è scritto: “La legge della tua bocca mi val meglio di migliaia di monete d’oro e d’argento”,17 e: “Io amo i tuoi comandamenti più dell’oro, più dell’oro finissimo”,18 ed ancora: “I giudizi dell’Eterno sono verità, tutti quanti sono giusti, sono più desiderabili dell’oro, anzi, più di molto oro finissimo”.19 Vedete fratelli, coloro che amano l’oro e l’argento non sono saziati né con l’oro e neppure con l’argento, ma coloro che amano la Parola di Dio vengono saziati da essa, perché essa li consola quando sono abbattuti, li fortifica quando sono debo­li, li riprende per non farli riempire di guai, li guida in ogni circostanza della loro vita e li ammaestra in ogni sapienza. Il denaro non è in grado di fare ciò che fa la parola di Dio quindi, benché utile a tutti noi, esso non deve e non può essere reputato più importante della Parola di Dio. Come sono ricchi coloro che fanno dimorare abbondantemente la Parola di Dio nel loro cuore! Ma come sono poveri quelli che invece non fanno dimorare la Parola di Cristo nel loro cuore! Amano il denaro più della Parola di Dio, che follia! Hanno il portafoglio pieno di denaro, ma il cuore vuoto o quasi della Parola di Cristo. Vogliono custodire con cura il loro denaro ma non vogliono custodire la Parola di Dio nel loro petto, perché non ci prendono più piacere e non ci prestano più attenzione.

Le sacre Scritture non sono più l’ogget­to della loro meditazione e del loro diligente studio; no, perché essi ora studiano e meditano come ingannare il loro prossimo per arricchirsi più velocemente possibile. Essi gareggiano in questa corsa dietro il lusso, o meglio dietro il vento, con quelli che hanno il cuore caparbio come il loro; sono poveri e miserabili, dimostrano di esserlo ma anche di volerlo essere.

– La buona reputazione e la stima sono dei beni preziosi.

È scritto: “La buona riputazione è da preferirsi alle molte ricchezze; e la stima, all’argento e all’oro”.20

Coloro che hanno una buona reputazione e godono della stima del prossimo sono coloro che temono Dio e osservano i suoi comanda­menti; per costoro la buona reputazione e la stima sono delle cose più importanti delle ricchezze e del danaro, e perciò prefe­riscono avere poco col timore di Dio e con una buona testimonian­za, che grandi entrate senza equità e con una cattiva testimo­nianza.

Voglio che sappiate anche che invece coloro che vogliono arric­chire non hanno né una buona reputazione e non sono neppure stimati perché essi “cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze”.21 Questo è quello che accade a coloro che cessano di essere contenti delle cose che hanno e cominciano ad amare il denaro. Guardatevi dunque da questi predi­catori avidi di guadagno a cui non importa nulla né della buona reputazione e né della stima, perché se vi fate trascinare nelle loro vie vi corromperete come loro.

Costoro con le loro ciance non rendono buona testimonianza dei credenti poveri infatti li fanno passare per gente che ha poca fede; ma io voglio ricordarvi che nella lettera agli Ebrei sono scritte le seguenti parole in riferimento agli antichi: “Furono lapidati, furono segati, furono uccisi di spada; andarono attorno coperti di pelli di pecora e di capra; bisognosi, afflitti, maltrattati (di loro il mondo non era degno), vaganti per deserti e monti e spelonche e per le grotte della terra”.22 Ecco come andarono attorno vestiti costoro (di pelli di pecora e di capra e non di vestiti magnifici); ecco qual’era la loro condizione sociale (bisognosi, e non milionari); ecco come furono trattati costoro dal mondo d’allora (furono afflitti e maltrattati, e non premiati con dei trofei); ecco dove furono costretti a vagare (per i deserti, i monti, le spelonche e le grotte della terra); ma sapete cosa dice la Scrittura di costoro di cui il mondo non era degno? Questo: “E tutti costoro, pur avendo avuta buona testimonianza per la loro fede, non ottennero quello ch’era stato promesso”.23 Quindi, se da un lato costoro furono bisognosi, af­flitti e maltrattati, dall’altro essi piacquero a Dio per la loro fede e per la loro condotta.

– Le buone opere costituiscono delle ricchezze.

Paolo disse a Timoteo di ordinare a quelli che erano ricchi in questo mondo di essere “ricchi in buone opere”;24 quindi coloro che sono zelanti nelle opere buone e abbondano in esse sono ricchi in vista di Dio anche se sono poveri.

Coloro che non dimenticano di esercitare la beneficenza e di fare parte agli altri dei loro beni si conducono da savi, e si fanno dei tesori nel cielo e perciò agli occhi di Dio sono ricchi benché possono essere agli occhi degli uomini dei poveri. Paolo, scrivendo ai Corinzi, fece loro conoscere la grazia di Dio con­cessa alle chiese della Macedonia per contribuire alla sovvenzio­ne destinata ai poveri fra i santi; egli disse loro: “Fratelli, vogliamo farvi sapere la grazia di Dio concessa alle chiese di Macedonia. In mezzo alle molte afflizioni con le quali esse sono provate, l’abbondanza della loro allegrezza e la loro profonda povertà hanno abbondato nelle ricchezze della loro liberalità. Poiché, io ne rendo testimonianza, secondo il potere loro, anzi al di là del potere loro, hanno dato volenterosi, chiedendoci con molte istanze la grazia di contribuire a questa sovvenzione destinata ai santi”.25 Queste chiese della Macedonia, benché pro­fondamente povere si dimostrarono ricche in buone opere perché contribuirono generosamente alla sovvenzione destinata ai santi, dando al di là di quello che potevano, e di questo ne rese testi­monianza Paolo.

Gesù, il fedel Testimone, rese questa testimonianza (simile a quella di Paolo) circa l’angelo della chiesa di Smirne, infatti gli disse: “Io conosco la tua tribolazione e la tua povertà (ma pure sei ricco)..”.26

Secondo queste Scritture vi sono dei poveri fra i santi che sono ricchi in vista di Dio perché possiedono dei tesori in cielo; e siccome che i tesori in cielo ce li si fa facendo elemosine ed ogni opera buona bisogna concludere che questi poveri sono ricchi in fede, perché dimostrano coll’osservare la Parola di Dio, di avere piena fiducia in essa. Ma voi pensate che un’uomo con poca fede venderebbe mai i propri beni per farne elemosine come disse Gesù? Ma pensate che un credente povero che dà al di là del suo potere abbia poca fede in Dio? Ma non sono forse quei ricchi che danno del loro superfluo che mostrano di avere poca fede in Dio? Vi ricordate quella povera vedova che gettò nella cassa delle offerte solo due spiccioli? Che disse Gesù di lei? Egli disse che ella aveva gettato nella cassa più di tutti quei ricchi che ve ne gettavano molto. Perché? perché lei vi gettò dentro tutto quello che possedeva per vivere, mentre i ricchi vi gettarono del loro superfluo. Quella povera vedova dimostrò la sua fede in Dio ed il suo amore verso il Signore in questa maniera. Quella povera donna sì che era ricca in fede ed in buone opere!

Quelli che invece non vogliono fare parte agli altri dei loro beni dimostrano mancanza di fiducia nella Parola di Dio. Sono i ricchi avari che dimostrano di non avere fede in Dio, e non i poveri che danno con liberalità.

Quindi non è affatto vero che chi è povero non ha una grande fede in Dio; io sono sicuro che quando saremo lassù nel cielo assiste­remo ad un ribaltamento delle classifiche fatte da molti sulla terra, perché vedremo fratelli che sulla terra erano poveri secondo il mondo, tanto ricchi, e alcuni che erano ricchi secondo questo mondo che invece possederanno dei tesori inferiori ai loro. Avremo modo di rallegrarci così tanto nel vedere manifesta­ta davanti ai nostri occhi l’eccelsa giustizia di Dio; ancora un breve tempo ed assisteremo pure a questo.

– Lo spirito benigno e pacifico ha un grande valore.

Pietro ha detto alle mogli nella sua prima epistola: “Il vostro ornamento non sia l’esteriore che consiste nell’intrecciatura dei capelli, nel mettersi attorno dei gioielli d’oro, nell’indossar vesti sontuose, ma l’essere occulto del cuore fregiato dell’orna­mento incorruttibile dello spirito benigno e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran prezzo”.27

La donna che ha il suo cuore fregiato di questo ornamento incor­ruttibile è una donna ricca, perché possiede qualcosa che è di gran prezzo, qualcosa che ha più valore persino dei gioielli d’oro e delle vesti sontuose. Le donne altezzose vogliono mostra­re di essere ricche mettendosi attorno dei gioielli d’oro e indo­ssando delle vesti sfarzose; la donna che teme Dio invece vuole mostrare di essere ricca nel Signore procacciando il bene altrui e procacciando la pace con tutti.

Quindi, secondo la Scrittura, tra una donna ricca vestita sfarzo­samente e adorna di gioielli d’oro molto costosi, ma nello stesso tempo astuta di cuore, rissosa e stizzosa, e una donna povera ma forte e virtuosa che veste modestamente ed ha un cuore ornato dello spirito benigno e pacifico, la più ricca è quest’ultima.

– Il vituperio di Cristo è una ricchezza.

Questa espressione potrà sembrare strana ed inverosimile, ma sta di fatto che ha un fondamento scritturale. La Scrittura dice: “Per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò d’essere chiamato fi­gliuolo della figliuola di Faraone, scegliendo piuttosto d’essere maltrattato col popolo di Dio, che di godere per breve tempo i piaceri del peccato; stimando egli il vituperio di Cristo ric­chezza maggiore dei tesori d’Egitto, perché riguardava alla rimunerazione”.28

Come potete vedere Mosè rifiutò d’essere chiamato figlio della figliuola di Faraone e scelse di essere maltrattato assieme al popolo d’Israele perché considerò il vituperio che avrebbe subito a cagione di Cristo una ricchezza; una ricchezza maggiore persino dei tesori d’Egitto. Anche noi dobbiamo reputare il vituperio di Cristo ricchezza maggiore dei tesori di questo mondo, e questo perché il vituperio di Cristo ha una grande ricompensa da parte di Dio. Beati e ricchi sono dunque tutti coloro che sono vitupe­rati a cagione di Cristo! Questa è un’espressione che quelli di fuori considerano assurda e fatta da gente che ha perduto il senno, appunto noi, ma non temete perché essa ha la piena confer­ma di Gesù Cristo che dice tutt’ora: “Beati voi, quando gli uomini v’avranno odiati, e quando v’avranno sbanditi d’infra loro, e v’avranno vituperati ed avranno ripudiato il vostro nome come malvagio, per cagione del Figliuol dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di letizia, perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; poiché i padri loro facevano lo stesso ai profeti”.29

Bisogna dire però che non tutti oggi la pensano come la pensava Mosè, infatti alcuni considerano la ricchezza materiale superio­re al vituperio di Cristo. Coloro che hanno questo sentimento devono diventare pazzi per diventare savi e ricchi in vista di Dio.

– La prova della nostra fede è molto preziosa.

Pietro ha detto: “Dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per essere rivelata negli ultimi tempi. Nel che voi esultate, sebbene ora, per un pò di tempo, se così bisogna, siate afflitti da svariate prove, affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato col fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo…”.30

Cari fratelli, la prova che facciamo in Cristo e con la quale la nostra fede è provata, è molto più preziosa dell’oro che perisce, quantunque l’oro sia provato col fuoco. Voglio mostrarvi come le ricchezze hanno un valore inferiore alla prova della nostra fede mettendo a confronto ciò che le ricchezze procurano con ciò che la nostra afflizione produce.

Le ricchezze fanno questo: procurano gran numero di amici ma anche molti dolori, fastidi e preoccupazioni a coloro che le bramano e se ne impossessano; ma non solo, esse ingannano coloro che confidano in esse e impediscono alla Parola di portare frutto in loro e alla fine li affondano nella distruzione e nella perdi­zione. Questa è la ragione per cui Salomone disse che “chi ama le ricchezze non ne trae profitto di sorta”31 e che esse “non servono a nulla nel giorno dell’ira”.32 Ma che produce invece la nostra afflizione? Paolo dice che “l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza”;33 come potete vedere l’afflizione produce direttamente pazienza e indirettamente produce pure esperienza e speranza. Giacomo ha confermato le parole di Paolo dicendo: “La prova della vostra fede produce pazienza e la pazienza compie appieno l’opera sua in voi onde siate perfetti e completi, di nulla mancanti”.34 Mediante le afflizioni noi siamo perfezionati da Dio e perciò siamo in obbli­go di rendere grazie a Dio pure per esse, perché esse producono in noi la pazienza, quella pazienza che ci è così preziosa nella nostra vita e di cui abbiamo tutti bisogno per ottenere quello che Dio ci ha promesso. Se le afflizioni non ci procurassero del bene a noi credenti, Paolo non avrebbe detto: “Io mi diletto in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angu­stie per amore di Cristo”;35 ma egli diceva queste parole perché egli sperimentava la potenza di Dio in mezzo alle sue afflizioni e perché per mezzo di esse egli veniva fortificato da Dio, così che poteva dire: “perché quando sono debole allora sono forte”.36

Non avete mai letto la Scrittura che dice: “Chi opprime il povero l’arricchisce”?37 Sapete perché il povero diventa ricco quando viene oppresso? perché la sua afflizione gli produce pazienza ed un peso eterno di gloria secondo che è scritto: “La nostra momen­tanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisu­rato peso eterno di gloria”,38 sì, perché le nostre afflizioni ci procurano pure gloria; questo lo confermò anche Pietro con queste parole: “affinché la prova della vostra fede, molto più preziosa dell’oro che perisce, eppure è provato con il fuoco, risulti a vostra lode, gloria ed onore alla rivelazione di Gesù Cristo”.39 Sono queste le ragioni per cui noi possiamo dire con ogni fran­chezza che il profitto che si trae dall’afflizione è molto più prezioso di quello che si ricava dall’oro che è provato col fuoco.

Una delle caratteristiche di quelli che predicano il messaggio della prosperità è che non vogliono parlare di sofferenze, di persecuzioni, come se fossero delle cose che i credenti non debbano sperimentare durante la loro vita. Ma le afflizioni e le persecuzioni sono all’ordine del giorno nella vita di quei cre­denti che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù, quindi non si può non parlarne perché questo significherebbe far apparire la vita di chi si converte al Signore come una vita senza tribola­zioni. La ragione per cui costoro non predicano su questi argo­menti è perché essi sanno che i discorsi attorno al benessere materiale sono molto più gradevoli da udire di quelli attorno alle persecuzioni ed alle sofferenze; loro ritengono che un cristiano non debba soffrire a motivo di giustizia, ma un cri­stiano che non soffre che tipo di cristiano è? Come possono dire costoro delle tali eresie quando Gesù stesso ha detto: “Nel mondo avrete tribolazione…Se hanno perseguitato me, perseguite­ranno anche voi”,40 e gli apostoli hanno detto che “dobbiamo entra­re nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni”?41 Non si può dimostrare né con le Scritture e neppure con i fatti che i cre­denti non sono chiamati a soffrire in questo mondo, anzi le Scritture e i fatti attestano esattamente il contrario. Prendiamo le seguenti parole di Paolo ai Corinzi: “Fino a questa stessa ora, noi abbiamo fame e sete, noi siamo ignudi, e siamo schiaf­feggiati, e non abbiamo stanza ferma, e ci affatichiamo lavorando con le nostre proprie mani; ingiuriati, benediciamo; perseguita­ti, sopportiamo; diffamati, esortiamo; siamo diventati e siamo tutt’ora come la spazzatura del mondo, come il rifiuto di tutti”;42 non stanno forse a dimostrare che coloro che annunziano la Parola di Dio hanno molti nemici e subiscono persecuzioni di ogni gene­re? Però esse non piacciono a questi predicatori. Il loro Vangelo è privo di afflizioni; le loro predicazioni vertono sul successo e sui soldi; ma d’altronde, come potrebbero mai mettersi a predicare la rinunzia a se stessi quando loro stessi ancora non vi hanno rinunziato?

Il loro messaggio è attraente e seducente anche per questa carat­teristica, perché è privo di questi argomenti. Ogni messaggio che non mette in risalto le afflizioni che un credente deve patire sulla terra troverà sempre tante persone disposte ad accettarlo, perché oggi quasi nessuno vuole sentire parlare di dovere soffri­re per il Vangelo. Quasi tutti vogliono solo sentire che Dio ci ama, che non ci farà mancare nulla, che è buono e pronto a perdonare chi va a lui. E se poi a queste parole vi si aggiunge che chi va al Signore non avrà più problemi, e Dio lo farà pro­sperare economicamente e lo farà vivere su questa terra come un figlio di re, allora il messaggio trova ancora un più largo consenso. Diletti, guardate di non essere sedotti da questi cianciatori, perché Gesù ha detto: “Chi non prende la sua croce e non viene dietro a me, non è degno di me”,43 ed ancora: “Così dunque ognun di voi che non rinunzi a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo”,44 mentre questi vorrebbero farvi seguire il Signore senza portare la vostra croce e senza rinunziare a voi stessi. Questo è impossibile farlo, perché il sentiero cristiano è pieno di sofferenze e di rinunzie; io, le orme di Cristo non le ho trovate su una strada comoda dove non ci sono necessità, persecuzioni, ed angustie, ma su una strada angusta dove quoti­dianamente ci sono delle lotte da affrontare e delle afflizioni da patire a motivo di giustizia. È su questa che ho cominciato a camminare ed è su questa che voglio terminare di camminare con il mio Signore; le strade comode senza persecuzioni ma con i piaceri della vita a portata di mano non hanno nulla a che fare con la via santa, non vi inoltrate per esse perché esse conducono lonta­no dal Signore e dai suoi comandamenti.


1 Col. 3:11

2 2 Piet. 1:3

3 1 Cor. 1:4-7

4 Giac. 2:5

5 Ef. 2:8

6 2 Piet. 1:1

7 2 Tess. 3:2

8 Luca 6:20

9 Prov. 3:13-15

10 Giob. 28:28

11 Is. 33:6

12 2 Cron. 9:13,14

13 2 Cron. 9:20

14 1 Re 10:27

15 Prov. 20:15

16 Prov. 16:16

17 Sal. 119:72

18 Sal. 119:127

19 Sal. 19:9,10

20 Prov. 22:1

21 1 Tim. 6:9

22 Ebr. 11:37,38

23 Ebr. 11:39

24 1 Tim. 6:18

25 2 Cor. 8:1-4

26 Ap. 2:9

27 1 Piet. 3:3,4

28 Ebr. 11:24-26

29 Luca 6:22,23

30 1 Piet. 1:5-7

31 Ecc. 5:10

32 Prov. 11:4

33 Rom. 5:3,4

34 Giac. 1:3,4 (Diod. e Luz.)

35 2 Cor. 12:10 (Diod. e Luz.)

36 2 Cor. 12:10

37 Prov. 22:16

38 2 Cor. 4:17

39 1 Piet. 1:7

40 Giov. 16:33; 15:20

41 Atti 14:22

42 1 Cor. 4:11-13

43 Matt. 10:38

44 Luca 14:33