Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > La cena del Signore > Il significato che ha la cena del Signore
Dopo avere detto cosa Cristo ha fatto per noi mediante l’offerta del corpo della sua carne e mediante il suo sangue, voglio soffermarmi sul significato che ha la cena del Signore.
Innanzi tutto bisogna dire che Gesù istituì la santa cena nella notte in cui mangiò la Pasqua con i suoi discepoli e nella quale fu anche tradito. La Pasqua (la festa dei Giudei) fu istituita da Dio quando gli Israeliti erano ancora in Egitto; vediamo ora in quale circostanza fu istituita e quale sia il suo significato.
Gli Israeliti dimorarono in Egitto come Dio aveva detto ad Abramo, e gli Egiziani li sottoposero ad una dura servitù; poi Dio udì i loro gemiti e si ricordò del suo patto con Abrahamo, con Isacco e con Giacobbe e mandò loro Mosè come capo e come liberatore per trarli dall’Egitto. Dio mandò contro Faraone e contro gli Egiziani che avevano maltrattato il suo popolo, grandi giudizi; il giudizio di Dio che costrinse Faraone a lasciare andare Israele fu quello dello sterminio dei primogeniti. Faraone aveva indurato il suo cuore, rifiutandosi di lasciare andare Israele; Dio, questo lo vide e disse a Mosè: “Io farò venire ancora una piaga su Faraone e sull’Egitto; poi egli vi lascerà partire di qui…Verso mezzanotte, io passerò in mezzo all’Egitto; e ogni primogenito nel paese d’Egitto morrà; dal primogenito di Faraone che siede sul suo trono, al primogenito della serva che sta dietro la macina e ad ogni primogenito del bestiame”.1 Dio disse a Mosè che in quella notte del quattordicesimo giorno del mese di Abib, egli avrebbe percosso ogni primogenito degli Egiziani e avrebbe fatto uscire le sue schiere dal paese d’Egitto, ma Egli disse pure a Mosè cosa essi avrebbero dovuto fare in quella notte affinché il distruttore non entrasse nelle loro case per colpirli. Dio disse a Mosè e ad Aaronne di parlare a tutta la raunanza e di dire loro di prendere, il decimo giorno di quel mese, un agnello per famiglia; esso doveva essere senza difetto, maschio dell’anno, e doveva essere da loro immolato e mangiato il quattordicesimo giorno di quello stesso mese. Ecco cosa Dio comandò a tale proposito: “Lo serberete fino al quattordicesimo giorno di questo mese, e tutta la raunanza d’Israele, congregata, lo immolerà sull’imbrunire. E si prenda del sangue d’esso, e si metta sui due stipiti e sull’architrave della porta delle case dove lo si mangerà. E se ne mangi la carne in quella notte; si mangi arrostita al fuoco, con pane senza lievito e con dell’erbe amare”.2 Il sangue dell’agnello pasquale messo sugli stipiti e sull’architrave avrebbe servito di segno agli Israeliti, perché il distruttore, quando sarebbe passato per l’Egitto, quando avrebbe visto quel sangue sarebbe passato oltre e non li avrebbe distrutti; la carne dell’agnello invece doveva essere arrostita e mangiata con pane senza lievito e con delle erbe amare, coi fianchi cinti, con i calzari ai piedi e col bastone in mano, in fretta, perché in quella notte gli Israeliti avrebbero dovuto andarsene dall’Egitto ed essi dovevano tenersi pronti per la partenza. Gli Israeliti fecero come Dio aveva ordinato a Mosè e ad Aaronne e in quella notte mangiarono la Pasqua e Dio li trasse fuori dall’Egitto dopo una schiavitù secolare; Dio, parlando di quel giorno, disse: “Quel giorno sarà per voi un giorno di ricordanza, e lo celebrerete come una festa in onore dell’Eterno; lo celebrerete d’età in età come una festa d’istituzione perpetua…Osservate dunque la festa degli azzimi; poiché in quel medesimo giorno io avrò tratto le vostre schiere dal paese d’Egitto”,3 e difatti, per i Giudei la Pasqua è un giorno di ricordanza che essi celebrano ogni anno, nel quale essi ricordano la loro uscita dal paese d’Egitto ed anche il fatto che il Signore passò oltre le loro case quando colpì gli Egiziani.
Paolo disse: “Anche la nostra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata”;4 noi credenti siamo stati cosparsi con il sangue di Gesù Cristo e sappiamo che nel giorno dell’ira di Dio, quando Dio riverserà la sua ardente indignazione sul mondo degli empi, coloro sui quali Dio vedrà il sangue dell’Agnello che è stato immolato, saranno liberati dall’ira, secondo che è scritto: “Essendo ora giustificati per il suo sangue, sarem per mezzo di lui salvati dall’ira”.5 Gesù istituì la santa cena proprio durante la festa della Pasqua, in cui tutti i Giudei ricordavano il loro esodo dall’Egitto, e il giorno dopo avere mangiato la Pasqua coi suoi discepoli, Lui, l’Agnello di Dio senza difetto e senza macchia, fu immolato sulla croce, procurando mediante la sua morte espiatoria una liberazione al suo popolo ancora maggiore di quella che aveva ricevuto secoli addietro. L’angelo del Signore che era apparso a Giuseppe prima che Gesù nascesse, gli aveva detto: “Tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati”6 e difatti tutti i Giudei che hanno creduto in Gesù Cristo (i quali costituiscono il residuo eletto) sono stati liberati mediante il suo sangue dai loro peccati e dalla maledizione della legge.
Gesù, la notte in cui fu tradito, mentre mangiava la Pasqua con i suoi discepoli, prese del pane, rese grazie, lo ruppe e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo il quale è dato per voi; fate questo in memoria di me”,7 e dopo avere cenato prese anche il calice, rese grazie e lo diede loro dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue…fate questo, ogni volta che ne berrete, in memoria di me”;8 dalle parole di Gesù qui sopra citate e da quelle dell’apostolo Paolo ai Corinzi (circa la cena del Signore) emerge chiaramente questo e cioè che noi quando mangiamo il pane e beviamo del calice del Signore, annunziamo la morte di Cristo finch’egli venga, in altre parole ricordiamo la morte di Gesù Cristo avvenuta secoli addietro; per noi il giorno in cui mangiamo il pane e beviamo del calice del Signore è un giorno di ricordanza che siamo lieti di celebrare alla gloria di Dio.
Paolo ha detto: “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è egli la comunione col sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo, non è egli la comunione col corpo di Cristo? Siccome v’è un unico pane, noi, che siamo molti, siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane”;9 noi sappiamo che il pane che noi rompiamo rappresenta il corpo di Cristo, mentre il frutto della vigna che è nel calice rappresenta il sangue di Cristo, essi sono dei simboli e quando noi mangiamo il pane abbiamo comunione col corpo di Cristo e quando beviamo del calice del Signore abbiamo comunione col sangue di Cristo.
Coloro che hanno comunione con il Signore (e quindi con il corpo di Cristo e con il sangue di Cristo) sono coloro che sono stati santificati in virtù dell’offerta del corpo di Cristo e che sono stati cosparsi con il sangue di Gesù, cioè i figliuoli di Dio. Gesù Cristo è risorto dai morti con un corpo glorioso, e con questo corpo glorioso è andato in cielo alla destra di Dio; ma è altresì vero che sulla terra vi è il corpo di Cristo che è la Chiesa di Dio. Paolo disse che “chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui”10 e che noi “siamo diventati una stessa cosa con lui per una morte somigliante alla sua”,11 quindi noi, per la grazia di Dio, siamo il corpo di Cristo.
Una persona che non è ancora nata di nuovo (e perciò non è ancora un solo spirito con il Signore) non essendo ancora un membro del corpo di Cristo, non può avere comunione con i membri della famiglia di Dio, ma non può avere comunione neppure col corpo di Cristo che è rappresentato dal pane che noi rompiamo.
1 Es. 11:1,4,5
2 Es. 12:6-8
3 Es. 12:14,17
4 1 Cor. 5:7
5 Rom. 5:9
6 Matt. 1:21
7 Luca 22:19
8 Matt. 26:28; 1 Cor. 11: 25
9 1 Cor. 10:16,17
10 1 Cor. 6:17
11 Rom. 6:5