Insegnamenti ed Esortazioni – Indice > La sottomissione alle autorità > I magistrati sono dei ministri di Dio
L’apostolo Paolo, continuando a parlare attorno alle autorità, dice: “I magistrati non sono di spavento alle opere buone, ma alle cattive. Vuoi tu non aver paura dell’autorità? Fà quel ch’è bene, e avrai lode da essa; perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai quel ch’è male, temi, perché egli non porta la spada invano; poich’egli è un ministro di Dio, per infliggere una giusta punizione contro colui che fa il male. Perciò è necessario star soggetti, non soltanto a motivo della punizione, ma anche per motivo di coscienza. Poiché è anche per questa ragione che voi pagate i tributi; perché si tratta di ministri di Dio, i quali attendono del continuo a quest’ufficio”.1
È scritto chiaramente che i magistrati sono dei ministri di Dio, cioè dei servitori di Dio che servono Dio punendo i malfattori, infatti i magistrati si levano in favore di quelli che subiscono soprusi, violenze ed oltraggi, per difendere la loro causa e fare loro giustizia. Secondo la legge, in Israele dovevano essere stabiliti dei giudici con il compito di assolvere l’innocente e condannare il colpevole, infatti è scritto: “Stabilisciti dei giudici e dei magistrati in tutte le città che l’Eterno il tuo Dio ti dà, tribù per tribù; ed essi giudicheranno il popolo con giusti giudizi”,2 quindi è la volontà di Dio che ci siano dei giudici e dei magistrati in una nazione, e che essi facciano giustizia.
Se noi facciamo il male saremo puniti dall’autorità, ma se facciamo il bene avremo lode da essa, cammineremo sicuri e tranquilli e la nostra coscienza non ci riprenderà. Vi ricordo che noi credenti dobbiamo stare soggetti alle autorità superiori, anche per motivo di coscienza (cioè per non sporcare la nostra coscienza), e non solo a motivo della punizione che ci verrebbe data nel caso ci ribellassimo ad esse.
Ora, noi credenti ci dobbiamo del continuo studiare di avere una coscienza pura dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini, e questo al fine di piacere a Dio; quindi, per evitare di diventare degli individui con la coscienza sporca, mostriamoci ubbidienti anche nei confronti delle autorità. Lo so, ci sono quelli, ai quali non importa nulla di avere una buona coscienza, ma non c’è da meravigliarsi di questo, perché pure ai tempi degli apostoli, vi furono coloro che gettarono via la buona coscienza, e sapete che fine fecero? Naufragarono quanto alla fede.
Luca ha scritto questo fatto accaduto a Filippi, mentre lui, Paolo, Sila e Timoteo si trovavano in questa città per annunziare l’Evangelo: “E avvenne, come andavamo al luogo d’orazione, che incontrammo una certa serva, che aveva uno spirito indovino, e con l’indovinare procacciava molto guadagno ai suoi padroni. Costei, messasi a seguire Paolo e noi, gridava: Questi uomini sono servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza. Così fece per molti giorni; ma essendone Paolo annoiato, si voltò e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei. Ed esso uscì in quell’istante. Ma i padroni di lei, vedendo che la speranza del loro guadagno era svanita, presero Paolo e Sila, e li trassero sulla pubblica piazza davanti ai magistrati, e presentatili ai pretori, dissero: Questi uomini, che son Giudei, perturbano la nostra città, e predicano dei riti che non è lecito a noi che siam Romani né di ricevere, né di osservare. E la folla si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, strappate loro di dosso le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe. E dopo aver loro date molte battiture, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di custodirli sicuramente. Il quale, ricevuto un tal ordine, li cacciò nella prigione più interna, e serrò loro i piedi nei ceppi”.3
In questa circostanza i magistrati agirono precipitosamente e ingiustamente nei confronti di Paolo e Sila, perché essi non avevano fatto nulla di male per meritare quella punizione; ma questo non significa che quei magistrati non erano dei servitori di Dio,e badate che Paolo da quel giorno in poi non cambiò affatto idea sull’ufficio del magistrato, tanto è vero che, tempo dopo, disse ai santi di Roma: “Il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene”4 (nonostante tempo addietro egli fosse stato battuto ingiustamente, proprio per ordine di alcuni magistrati). Quand’anche un magistrato agisse ingiustamente contro di noi, noi dobbiamo reputarlo ancora un ministro di Dio per il nostro bene, e guardiamoci dal maledirlo, perché in questo caso saremmo pure noi trovati colpevoli, perché è scritto: “Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite”.5 Comunque, bisogna dire che dopo che ci fu quel gran terremoto che scosse la prigione dalle fondamenta e dopo che il carceriere e la sua casa credettero nel Signore, i pretori (quei pretori che strapparono loro di dosso le vesti e comandarono che Paolo e Sila fossero battuti con le verghe), quando seppero che Paolo e Sila erano Romani ebbero paura e vennero e li pregarono di scusarli. Oltre a ciò, vi ricordo che Dio convertì il male da essi ricevuto in bene, perché fu proprio in seguito alla loro prigionia in quella prigione, che durante la notte, il carceriere preposto a custodirli, credette nel Signor Gesù con tutta la sua casa. Paolo stesso ha detto: “Or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio…”;6 e non è forse vero che anche quella prigionia subita ingiustamente contribuì al bene di Paolo e Sila e cooperò alla salvezza di un’intera famiglia? Fratelli, sappiatelo; non importa quale sia l’ingiustizia, la violenza, la persecuzione che quelli che amano Dio ricevono da delle autorità, Dio la convertirà in bene. La Scrittura non può essere annullata; se la persecuzione contro la chiesa non cooperasse più al bene di quelli che amano Dio, ciò significherebbe che Dio non ha più il potere di convertire il male in bene e che Egli ha mentito. Ma il nostro Dio regna assiso sul suo trono ed ha il pieno controllo di ogni circostanza della nostra vita e a suo tempo converte il male che riceviamo in bene a nostro favore e a favore di altri.
È impossibile che Dio abbia mentito, Egli non è un uomo come noi; nella sua grande fedeltà muterà ancora il nostro duolo in danza e molti, vedendo questo, temeranno il suo nome e riconosceranno la veracità della Parola di Dio.
1 Rom. 13:3-6
2 Deut. 16:18
3 Atti 16:16-24
4 Rom. 13:4
5 Rom. 12:14
6 Rom. 8:28