Spiegazione delle parole di Giacomo sul valore delle opere buone

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Giacomo, il fratello del Signore, ha detto: “Abramo, nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrit­tura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio. Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto”.[1] Vediamo adesso di spiegare queste sue parole. Innanzi tutto diciamo che Giacomo scrisse queste parole a dei credenti e non a degli increduli infatti poco prima dice: “Fratelli miei, la vostra fede nel nostro Signor Gesù Cristo, il Signor della gloria, sia scevra da riguardi persona­li….”;[2] dico questo per farvi comprendere che coloro a cui queste parole furono dirette avevano la fede e perciò erano stati di già giustificati secondo che è scritto: “Avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù”.[3] Ma perché Giacomo parlò loro in questa maniera? Perché alcuni credenti pur avendo la fede rifiutavano di compiere le opere buone pensando che anche senza le opere la loro fede sarebbe stata sufficiente a salvarli dall’ira di Dio, illudendo così loro stessi.[4] E allora lui prima li rimproverò dicendo: “Che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?”,[5] ed ancora: “Ma vuoi tu, o uomo vano, conoscere che la fede senza le opere non ha valore?”[6] facendogli capire che la sola fede nulla gli avrebbe valso, e poi facendogli l’esempio di Abramo e di Raab a conferma che le opere devono accompagnare la fede affinché questa abbia valore. Il discorso di Giacomo è imperniato sul fatto che se uno dice di avere fede, cioè di avere creduto in Cristo Gesù, ma non ha le opere la sua fede è senza valore, o, come dice in un altro luogo é morta. Sono parole dure quelle di Giaco­mo, ma esse ci fanno comprendere quanto siano importanti le opere buone per noi credenti; badate che Giacomo non ha detto affatto che la giustizia si ottiene mediante le opere della legge o che l’uomo pecca­tore viene perdonato o riceve la vita eterna in virtù delle sue opere buone; attribuire questo significato alle sue parole signi­ficherebbe dire che Giacomo aveva sovvertito l’Evangelo perché costringeva i Gentili a giudaizzare dicendo loro che si viene giustificati per le opere della legge. Il suo discorso invece ha come fine quello di scoraggiare qualsiasi credente dal pensare che dopo avere creduto anche se rifiuta di compiere opere buone sarà gradito lo stesso agli occhi di Dio e sarà salvato lo stesso. Quindi, se la fede in Dio senza le opere non ha valore come non ha valore il fatto che anche i demoni credono che v’é un Dio solo, bisogna concludere che la fede che ha valore è quella che ha le opere buone, e difatti questo è confermato dall’apostolo Paolo che dice ai Galati: “Quel che vale è la fede operante per mezzo dell’amore”,[7] ed ai Corinzi: “L’osservanza de’ comandamenti di Dio è tutto”.[8] Il paragone fatto da Giacomo è veramente appropriato; perché se uno ci riflette bene anche i demoni credono che c’é un Dio solo come lo crediamo noi; e se è per questo essi, quando Gesù era sulla terra, dimostrarono pure di sapere che Gesù era il Figliuolo di Dio, il Santo di Dio ed il Cristo infatti dissero a Gesù: “Tu sei il Figliuol di Dio!”,[9] ed ancora: “Io so chi tu sei: il Santo di Dio”,[10] e Luca dice che essi “sapevano ch’egli era il Cristo”.[11] Ma non perché i demoni credono che v’é un Dio solo, o perché sanno che Gesù é il Cristo ed il Figlio di Dio, questo significa che essi saranno salvati dal fuoco eterno; affatto, perché noi sappiamo pure che essi sanno che un giorno saranno gettati nel fuoco eterno per esservi tormentati per l’eternità perché dissero a Gesù: “Sei tu venuto qua prima del tempo per tormentarci?”;[12] questa è la sorte che gli è riservata. Così non perché uno ha creduto in Cristo si può permettere di rifiutare di compiere opere buone, perché in tale caso nulla gli gioverebbe avere un giorno creduto.

Torniamo alle opere buone; esse servono a rendere e a mantenere viva la nostra fede nel Signore difatti se un credente cessa o rifiuta di compiere opere buone per certo la sua fede morirà e sarà come una lampada spenta che non può dare luce. Giacomo lo ha detto chiaramente: “Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta”;[13] a che serve un corpo senza lo spirito in esso? A nulla, perché non può parlare, non può muoversi, non può aiutare nessuno. A che serve la fede senza le opere? A nulla, perché non opera nulla a pro di coloro che sono nel bisogno; essa è morta. Anche Paolo ha parlato in una maniera simile a Giacomo quando disse ai Romani: “Se vivete secondo la carne, voi morrete”;[14] quindi le suddette parole di Giacomo trovano una conferma anche negli scritti di Paolo. Se un credente difatti comincia a cammi­nare secondo la carne (rifiutando così di compiere opere buone) muore spiritualmente, benché dica di avere fede, di credere in Dio, di credere che Gesù è il Figlio di Dio, ecc.

Giacomo ha fatto l’esempio di Abramo per spiegare come il pa­triarca fu giustificato per le sue opere e non per la sua fede soltanto. Ora, per evitare malintesi cominciamo col dire che Abramo, secondo ciò che dice la Scrittura, quando credette alla promessa fattagli da Dio la sua fede gli fu messa in conto di giustizia secondo che è scritto: “Ed egli credette all’Eterno, che gli contò questo come giustizia”,[15] quindi lui ricevette il perdono dei suoi peccati mediante la sua fede, per grazia. Non fece nessuna opera meritoria od opera buona per ottenere la giustizia, perché pure lui fu giustificato da Dio mediante la fede. Difatti Paolo dice che “se Abramo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli non ha di che gloriarsi”[16] perché la Scrittura dice che egli credette a Dio e questa sua fede gli fu messa in conto di giustizia. Quindi, Abramo ebbe fede in Dio, ma il patriarca dimostrò di avere fede in Dio sia quando credette con il suo cuore nella promessa che Dio gli aveva fatto e sia quando offrì il suo fi­gliuolo Isacco sull’altare come gli aveva ordinato di fare Dio. Voi sapete infatti che dopo diversi anni da che Abramo aveva creduto, Dio mise alla prova Abramo ordinandogli di andare su un monte e offrire in olocausto il suo figliuolo Isacco. E Abramo ubbidì a Dio, ritenendo che Dio lo avrebbe risuscitato dai morti per adempiere a suo riguardo la promessa che aveva fatto.[17] Quindi egli credette che avrebbe ricuperato il suo figliuolo mediante una risurrezione, e che non lo avrebbe perduto perché Dio doveva mantenere le promesse fattegli. E per questa sua fede egli piacque a Dio infatti quando egli stava per scannare Isacco l’angelo di Dio gli disse: “Non metter la mano addosso al ragaz­zo, e non gli fare alcun male; poiché ora so che tu temi Iddio”[18] e gli giurò pure per se stesso che lo avrebbe benedetto e gli avrebbe moltiplicato la progenie come le stelle del cielo. Giacomo dice che Abramo fu giustificato per opere quando offrì il suo figliuolo e questo è vero perché Abramo mediante quell’opera che compì dimostrò di temere Dio e di credere fermamente nella sua promessa. Quindi possiamo dire che Abramo dimostrò con i fatti la fede che egli aveva in Dio; e per questo fu chiamato amico di Dio. Come Abramo pure noi che abbiamo creduto saremo chiamati amici di Cristo se facciamo ciò che egli ci comanda di fare secondo che é scritto: “Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando”;[19] ma se noi diciamo di credere in Cristo Gesù e poi rifiutiamo di osservare le sue parole come potremo dimo­strare di credere in lui e pretendere di essere chiamati amici di Cristo e di Dio? Ci metteremmo allo stesso livello di tante persone del mondo che si dicono Cristiani, dicono di crede­re in Gesù, ma essendo incapaci di compiere qualsiasi opera buona dimostrano di non credere in lui. Come la fede di Abramo fu resa compiuta mediante le sue opere, così anche la nostra fede sarà resa compiuta dalle nostre opere buone. L’apostolo Pietro spiega questo concetto nella sua seconda epistola in questa maniera: “Facendo queste cose, non inciamperete giammai, poiché così vi sarà largamente provveduta l’entrata nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo”.[20] Quali cose? Quelle di cui lui ha parlato poco prima: cioè aggiungendo alla fede la virtù, la conoscenza, la continenza, la pazienza, la pietà, l’amore fraterno e la carità.[21] Quindi anche Pietro credeva che aggiungendo alla nostra fede le opere buone (difatti la pietà, l’amore fraterno e la carità come si manifestano nella pratica se non facendo opere buone nei confronti di quelli di dentro prima e poi di quelli di fuori?) ci sarà provveduta l’entrata nel regno di Dio, o detto in un altra maniera renderemo sicura la nostra vocazione ed elezio­ne. Riflettiamo: perché dopo avere creduto si sente la necessità di compiere opere buone? Sì, si è sicuri di essere stati perdonati dal Signore, sì, si é sicuri di essere dei figliuoli di Dio, di avere la vita eterna; ma nonostante ciò in noi è sorto il grande desiderio di darci da fare per rendere sicura la nostra elezione, perché sentiamo che dicendo solo di credere senza fare nulla a pro dei santi alla gloria di Dio, non renderemmo ferma la nostra elezione. E poi va sempre tenuto presente che le opere buone spingono il prossimo, che ce le vede compiere, a glorificare Iddio infatti Gesù disse: “Così risplenda la vostra luce nel cospetto degli uomini, affinché veggano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è ne’ cieli”;[22] e quindi costituiscono una maniera per onorare Dio e la sua dottrina. Al contrario il rifiutare di compiere opere buone porta il nostro prossimo a biasimare il nome di Dio e la sua dottrina secondo che è scritto: “Per cagione vostra il nome di Dio è bestemmiato fra i Gentili”.[23]

Per concludere diciamo questo: la fede ha bisogno delle opere buone per essere compiuta, ma questo non significa che la fede non è sufficiente per essere giustificati perché la Scrittura afferma che “l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù”.[24] Lungi da noi perciò il metterci a fare come fecero i credenti della Galazia che dopo avere cominciato con lo Spirito volevano raggiungere la perfezione con la carne, dopo avere accettato Cristo vi avevano rinunciato perché volevano essere giustificati per la legge,[25] il che fece indignare e preoccupare Paolo che li ammonì severamente e disse loro che era di nuovo in doglie per loro finché Cristo fosse formato in loro.[26] Fratelli, badate a voi stessi, e tenete sempre presente che cercare di volere essere giustificati per le opere è un offesa nei confronti di Cristo perché si annulla la sua opera espiatoria. Siate zelanti nelle opere buone ma non pensate che esse possano aggiungere alcunché ai meriti di Cristo come purtroppo fanno i Cattolici romani.

 


[1] Giac. 2:21-24

[2] Giac. 2:1

[3] Gal. 2:16

[4] Ricordatevi che coloro a cui scrisse Giacomo erano credenti che uccidevano, invidiavano, contendevano, che erano diventati nemici di Dio perché avevano voluto diventare amici del mondo, credenti ricchi materialmente che calpestavano il diritto dei loro operai, credenti che avevano riguardo alla persona del ricco e disprezzavano il povero, e che mormoravano gli uni contro gli altri; quindi è perfettamente comprensibile il duro discorso di Giacomo.

[5] Giac. 2:14

[6] Giac. 2:20

[7] Gal. 5:6

[8] 1 Cor. 7:19

[9] Mar. 3:11

[10] Mar. 1:24

[11] Luca 4:41

[12] Matt. 8:29

[13] Giac. 2:26

[14] Rom. 8:13

[15] Gen. 15:6

[16] Rom. 4:2

[17] Cfr. Ebr. 11:17-19

[18] Gen. 22:12

[19] Giov. 15:14

[20] 2 Piet. 1:10,11

[21] Cfr. 2 Piet. 1:5-7

[22] Matt. 5:16

[23] Rom. 2:24

[24] Gal. 2:16

[25] Cfr. Gal. 5:4

[26] Cfr. Gal. 4:19