La Chiesa Cattolica Romana – Indice > La salvezza > La giustificazione > Le parole di Giacomo non confermano la dottrina papista sulla giustificazione
Se Abramo fosse stato giustificato, ossia se al patriarca Dio avesse imputato la giustizia, mediante la fede e le opere che seguirono, egli avrebbe avuto di che gloriarsi davanti a Dio perché avrebbe potuto dire che la giustizia gli era stata imputata da Dio non solo per fede ma anche per le sue opere (e quindi non interamente per grazia ma anche per i suoi meriti personali), ma Abramo non poteva dire nulla di ciò perché Paolo dice che egli “credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia”;[1] quel “ciò” si riferisce esclusivamente al suo atto di fede e non all’atto di fede più delle opere. Abramo credette alla promessa che Dio gli aveva fatto, e cioè che Egli avrebbe reso la sua progenie simile alle stelle del cielo che non si possono contare, e in virtù di ciò fu giustificato in quell’istante in cui credette con il suo cuore in quelle parole di Dio. Non è forse scritto che “col cuore si crede per ottener la giustizia”?[2] che c’è dunque di strano se Abramo per avere soltanto creduto col suo cuore in quella promessa di Dio fu da lui giustificato?
Ma c’è qualcos’altro da dire: Paolo ai Romani afferma che “la promessa d’esser erede del mondo non fu fatta ad Abramo o alla sua progenie in base alla legge, ma in base alla giustizia che vien dalla fede”;[3] questo significa che l’eredità fu da Dio data ad Abramo in base alla giustizia che viene dalla fede e non in base alla giustizia che viene dalle opere. In altre parole Abramo divenne erede del mondo per mezzo della fede e non per mezzo di opere giuste compiute. E questo perché egli credette alla promessa che Dio gli avrebbe dato così tanti figliuoli (l’eredità che viene da Dio) come le stelle del cielo. Se infatti egli non avesse creduto come avrebbe potuto vedere l’adempimento di quella promessa divina di diventare padre di una moltitudine? Non sta forse scritto che per fede i profeti “ottennero adempimento di promesse”?[4] Che dire allora a proposito della promessa che Dio fece ad Abrahamo dopo che vide che il patriarca non gli aveva rifiutato il suo unico figliuolo? Diremo che quando Abramo ubbidì a Dio e andò sul monte Moriah ad offrire il suo figliuolo Isacco, dopo che Dio lo fermò gli confermò quella promessa che anni prima gli aveva fatto, infatti gli giurò: “Siccome tu hai fatto questo e non m’hai rifiutato il tuo figliuolo, l’unico tuo, io certo ti benedirò e moltiplicherò la tua progenie come le stelle del cielo”.[5] Gliela confermò significa che Abramo già aveva la promessa di Dio, infatti essa gli fu fatta quando ancora Isacco non era neppure nato, e quindi non fu per meriti che egli divenne padre di molte nazioni, ma solo per la sua fede avuta da lui in Dio prima di essere circonciso e prima di offrire Isacco sul monte Moriah. Per questo Paolo dice ai Galati che “se l’eredità viene dalla legge, essa non viene più dalla promessa; ora ad Abramo Dio l’ha donata per via di promessa”,[6] ed ai Romani che “se quelli che son della legge sono eredi, la fede è resa vana, e la promessa è annullata”,[7] per attestare che come Abramo fu costituito erede del mondo per la sua fede, così anche noi siamo stati costituiti eredi del Regno di Dio per fede senza le opere; perché se l’eredità fosse per fede più le opere allora la promessa sarebbe annullata.
Adesso veniamo a delle conseguenze pratiche a cui porterebbero le parole di Giacomo se volessero dire quello che gli fanno dire i teologi papisti. Se è la fede più le opere che giustifica, e non solo la fede, occorrerebbe stabilire quante opere e di che genere ci vogliono dopo avere creduto per essere giustificati (Abramo offrì in sacrificio il suo figliuolo, Rahab praticò l’ospitalità verso degli stranieri, ma che dovrebbe fare l’uomo per ottenere questa giustificazione dopo avere creduto?), ed allora sorgerebbero le seguenti domande: Come si farebbe a stabilire la quantità di opere da compiere per conseguire questa giustificazione, quale criterio bisognerebbe adottare? Come potrebbe chi ha creduto essere sicuro di essere giustificato in qualsiasi momento della sua vita vivendo con il dubbio di non avere fatto forse abbastanza? Non è forse vero che un uomo non potrebbe mai essere sicuro di essere stato giustificato interamente da Dio se seguisse la teologia papista? Certo che sarebbe così; ma questo è proprio quello che vogliono i papi; tenere le persone continuamente nel dubbio della loro giustificazione per indurli a fare opere dopo opere. E così le anime rimangono schiave del papato.
Inoltre, se la giustificazione si ottenesse per fede più le opere, come potrebbe uno che si trova in fin di vita ottenerla? Essa gli sarebbe preclusa perché impossibilitato a compiere opere buone.[8] In sostanza, se un morente chiedesse che cosa deve fare per essere salvato perché vuole essere salvato, gli si dovrebbe dire che la fede solo non basta, ci vogliono anche le opere: non significherebbe questo farlo piombare nella più profonda disperazione invece che essergli di consolazione? E che notizia gli annunceremmo? Certamente non la Buona Notizia della pace.
Ed ancora, se oltre la fede ci vogliono le opere per essere dichiarati giusti da Dio ciò significa che nel momento in cui uno crede in Cristo non gli viene imputata tutta la giustizia di Dio che viene dalla fede come dice la Scrittura ma solo una parte perché rimarrebbe al credente il dovere di fare qualche cosa per assicurarsi la parte mancante di giustizia. Ma tutto questo non si concilia in nessuna maniera con questi passi della Scrittura: “Il termine della legge è Cristo, per esser giustizia ad ognuno che crede”;[9] “E a lui voi dovete d’essere in Cristo Gesù, il quale ci è stato fatto da Dio sapienza, e giustizia, e santificazione, e redenzione…”.[10] Quindi l’interpretazione che gli danno i Cattolici a quelle parole di Giacomo non può che essere falsa perché essa non attribuisce più interamente alla fede il potere di fare giustificare l’uomo, ma lo divide tra la fede e le opere.
Ma veniamo ora ai fatti per vedere se Giacomo ha voluto dire quello che dicono i Cattolici romani. I Cattolici dicono che la fede più le opere giustifica e che la fede solo non giustifica; di conseguenza essi dovrebbero essere sicuri di essere giustificati perché hanno la fede e le opere. Ma i fatti dimostrano che essi non sono per nulla sicuri di essere giustificati. Com’è possibile ciò? E’ possibile perché loro in realtà non hanno creduto col cuore per ottenere il dono della giustizia; se infatti avessero veramente creduto avrebbero ottenuto questo dono e non sarebbero più nel dubbio. Il fatto quindi che loro non ardiscono affermare di essere stati giustificati una volta per sempre, quantunque dicono di credere, perché stanno ancora compiendo le opere necessarie a conseguire la giustificazione, significa che essi non hanno creduto affatto. E che sia così, cioè che non hanno veramente creduto in Cristo Gesù, è confermato dal fatto che non sono sicuri di essere perdonati, di avere la vita eterna e così via. Non ha forse detto Pietro che chiunque crede in Gesù riceve la remissione dei peccati mediante il suo nome?[11] Come mai dunque essi che dicono di credere non hanno la certezza di avere tutti i loro peccati rimessi, ma devono del continuo andare dal prete e compiere opere di soddisfazione? Non disse forse Gesù che “chi crede ha vita eterna”?[12] Come mai dunque essi dicono di credere ma non hanno la vita eterna?
Allora questo fatto di dire che oltre la fede ci vogliono le opere per essere giustificati non è altro che un abile sofisma per mascherare la propria incertezza ma anche il proprio orgoglio perché chi parla così ritiene che Cristo non ha fatto abbastanza per giustificarlo. Egli dimostra la propria insolenza perché in questa maniera fa passare Dio per uno che non può giustificare del tutto un uomo in virtù della sola sua fede, facendo così passare Dio per bugiardo. Ecco quello che avviene nella chiesa cattolica romana, si fa passare Dio per bugiardo. O uomini e donne abbiate piena fiducia nelle parole veraci di Dio anziché in quelle false dei vostri teologi ed otterrete all’istante la giustificazione. Credete che Cristo sulla croce morendo ha espiato tutti i vostri debiti e vi ha acquistato il dono della giustizia e che basta la fede per ottenere l’espiazione dei vostri debiti e ricevere il dono della sua giustizia; e vedrete come all’istante vi sentirete lavati con il sangue di Cristo e giustificati nel suo cospetto per la vostra fede, e quindi per grazia di Dio. Fatelo, prima che sia troppo tardi, non date retta ai sofismi papisti, il Signore è pronto a giustificarvi.
[1] Rom. 4:3↩
[2] Rom. 10:10↩
[3] Rom. 4:13↩
[4] Ebr. 11:33↩
[5] Gen. 22:16,17↩
[6] Gal. 3:18↩
[7] Rom. 4:14↩
[8] Va detto però che i teologi papisti, per accontentare un po’ tutti, con gli ennesimi sofismi accordano la giustificazione pure al morente senza battesimo e senza penitenza! Come? Con il battesimo di desiderio o quello di sangue, e l’olio santo (tutte cose che analizzeremo più avanti).↩
[9] Rom. 10:4↩
[10] 1 Cor. 1:30↩
[11] Cfr. Atti 10:43↩
[12] Giov. 6:48↩