La giustificazione

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La giustificazione

La dottrina dei teologi papisti

La giustificazione si ottiene per fede più le opere.

La teologia papista dice che per ottenere la giustificazione non è sufficiente credere, ossia che per essere dichiarati giusti da Dio non basta solo credere in Gesù Cristo. Ecco infatti come si esprime Bartmann: ‘Per ottenere la giusti­ficazione sono richiesti dall’adulto, oltre la fede, anche altri atti di virtù; la fede sola non giustifica – E’ di fede’.[1]

Questo equivale a dire che la giustificazione non si ottiene per la grazia di Dio ma per meriti propri, infatti se oltre la fede ci vuole qualche atto di virtù da parte dell’uomo ciò vuole dire che la giustificazione non è del tutto gratuita, perché Dio vuole che l’uomo faccia qualcosa di buono per conseguirla.

Ma che cosa deve fare l’uomo per conseguire la giustifica­zione secondo la teologia papista? Innanzi tutto deve farsi bat­tezzare perché il concilio di Trento ha affermato che la giusti­ficazione viene concessa da Dio mediante il battesimo: ‘Causa strumentale è il sacramento del battesimo, che è il sacramento della fede, senza la quale a nessuno, mai, viene concessa la giustificazione’,[2] e poi deve confessarsi al prete per ottenere la remissione dei cosiddetti peccati mortali compiuti dopo il batte­simo e compiere opere buone perché quest’ultime sono giustifican­ti ed espiatorie.

A sostegno di questa giustificazione per opere prendono le seguenti parole di Giacomo: “Abramo, nostro padre, non fu egli giustificato per le opere quando offrì il suo figliuolo Isacco sull’altare? Tu vedi che la fede operava insieme con le opere di lui, e che per le opere la sua fede fu resa compiuta; e così fu adempiuta la Scrittura che dice: E Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia; e fu chiamato amico di Dio. Voi vedete che l’uomo è giustificato per opere, e non per fede soltanto”,[3] e dicono che esse confermano pienamente la loro dottrina secondo la quale per ottenere la giustificazione non basta solo la fede perché Dio richiede altri atti di virtù, e che quindi esse abbattono uno dei princìpi fondamentali del ‘protestantesimo’! In difesa di questa dottrina sulla giustificazione il concilio di Trento ha emesso i seguenti anatemi: ‘Se qualcuno afferma che i sacramenti della nuova legge non sono necessari alla salvezza, ma superflui, e che senza di essi, o senza il desiderio di essi, gli uomini con la sola fede ottengono da Dio la grazia della giustificazione, anche se non sono tutti necessari a ciascuno; sia anatema’:[4] ‘Se qualcuno afferma che l’empio è giustificato dalla sola fede, così da intendere che non si richieda nient’altro con cui cooperare al conseguimento della grazia della giustificazione e che in nessun modo è necessario che egli si prepari e si disponga con un atto della sua volontà; sia anatema’.[5]

 


[1] Bartmann Bernardo, Manuale di Teologia dogmatica, Alba 1949, vol. II, pag. 315

[2] Concilio di Trento, Sess. VI, cap. VII. Ricordiamo che il concilio di Trento (1545-1563) fu la risposta della chiesa cattolica romana ai riformatori che predicavano la giustificazione per la sola fede.

[3] Giac. 2:21-24

[4] Concilio di Trento, Sess. VII, can. 4. Il termine anatema deriva dal greco anathema che significa ‘maledetto’.

[5] Concilio di Trento, Sess. VI, can. 9.