La salvezza – La dottrina dei teologi papisti in termini generali

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La dottrina dei teologi papisti in termini generali

La chiesa cattolica romana afferma che ‘il Figliuol di Dio si fece uomo per salvarci, cioè per redimerci dal peccato…’.[1] Quindi, essa insegna il giusto in questo; ma passando a spiegare il come Cristo ci salva essa afferma una eresia perché dice che Cristo ‘ci redense dal peccato originale che cancella in noi col Battesimo, e ci redime dai peccati nostri colla Penitenza che perdonandoceli, ci condona anche l’Inferno per essi meritato, e ci riacquista il diritto al Para­diso’.[2] Che cosa vogliono dire queste parole? Questo, che quando il bambino viene battezzato (cioè – per loro – quando gli viene versata l’acqua benedetta sul capo) viene liberato dalla schiavitù del peccato, viene giustificato dinanzi a Dio, gli viene cancellato il peccato originale, ed ottiene di entrare in paradiso (senza fede quindi); poi quando è cresciuto e compie dei peccati mortali, che sono i soli che secondo la teologia papista lo privano della grazia divina e lo rendono degno di pena o morte eterna all’inferno, allora si deve andare a confessare dal prete, che lo redime da essi, lo giustifica, e glieli rimette, assolvendolo e dandogli delle opere di penitenza da compiere per espiarli appieno perché i meriti di Cristo non bastano: l’uomo deve anche lui dare la sua parte di soddisfazione per i suoi peccati a Dio! Così, tramite la confessione fatta al prete e l’osservanza delle opere prescritte­gli, egli può ricuperare la grazia perduta, e meritarsi il paradiso.[3] In sostanza la salvezza di cui parlano i teologi papisti non si ottiene per fede soltanto (e quindi non per grazia di Dio) il che equivale a dire che Cristo in realtà non è venuto a salvarci ma ad aiutarci affinché ci salvassimo da noi stessi.

Ho voluto fare questa premessa per fare capire, senza entrare per ora nei dettagli di questi due sacramenti essenziali alla salvez­za (questo lo faremo quando parleremo specificatamente di essi), che la teologia papista insegna non la salvezza per (sola) fede, come la insegna la sacra Scrittura, ma una salvezza per mezzo del battesimo quando si è fanciulli (o quando si è adulti) e per mezzo della penitenza (il che implica sempre – si tenga presente questo – il dovere fare qualcosa per espiare i propri peccati) quando si è cresciuti. E’ vero che parlano anche loro di fede, ma (oltre a fare delle strane distinzioni di fede come quella tra la fede teologale e quella di fiducia) fanno capire chiaramente, e ripeto chiaramente, che per la sola fede non si viene salva­ti, per la sola fede non si ottiene la remissione dei peccati, per la sola fede non si viene giustificati, per la sola fede non si ottiene la vita eterna. Il loro messaggio in sostanza è questo: ‘Non basta credere per essere salvati, giustificati, perdonati, ed entrare in paradiso’.

Ora, come ho accennato prima, per la teologia papista c’è una redenzione, una remissione dei peccati, una giustificazione con il relativo diritto di andare in paradiso, che si ottiene senza fede e senza opere con il battesimo per infusione dopo pochi giorni in cui si è nati; e poi c’è un’altra redenzione, un’altra remissione dei peccati, un’altra giustificazione con il diritto di andare in paradiso che si ottiene mediante il sacramento della penitenza quando si è più grandi – dopo avere commesso i cosid­detti peccati mortali – compiendo opere di misericordia e morti­ficazioni. Io in questa prima parte del libro confuterò maggiormente la dottrina che dice che l’affrancamento dal peccato, la giustificazione, la remissione dei peccati, e la vita eterna si ottengono per opere meri­torie, in altre parole la salvezza per opere prescritta agli adulti dalla chiesa papista che possiamo benissimo chiamare autoredenzione. Sì, perché nei fatti la redenzione offerta dal cattolicesimo agli uomini è un autore­denzione perché essa si fonda essenzialmente sui meriti umani che consistono nel cattolicesimo in digiuni, morti­ficazioni, atti di misericordia, elemosine, preghiere e cerimonie cosiddette sacre. Questo è un dato di fatto; ma i teologi papisti san ben mascherare questa autoredenzione parlando di grazia. Ma di una grazia suddivisa in due specie; grazia santificante e grazia sacramentale che vengono conferite all’uomo dai loro sacramenti. Senza entrare nei dettagli mi limito a dire che questa loro grazia conferita dai sacramenti mette in grado l’uomo di meritarsi, e ripeto meritarsi, la salvezza eterna.

Ora, con la grazia di Dio, dimostrerò che non è affatto in virtù di opere che si viene liberati dai peccati, che non è in virtù di opere che si viene giustificati, che non è in virtù di opere che si ottiene la remissione dei peccati, e che non è in virtù di opere che si ottiene la vita eterna,[4] ma solo ed esclusivamente mediante la fede, quindi per la grazia di Dio (gratuitamente). E che perciò ogni merito umano è escluso nella maniera più assoluta; ogni sforzo umano compiuto per guadagnarsi la salvezza è vano ed offensivo nei confronti di Cristo Gesù.

La salvezza è per grazia, totalmente per grazia; l’uomo non deve guadagnarsela, ma deve solo riceverla dalla mano di Dio. Questo è il messaggio che sta alla base del Vangelo; se esso manca, manca l’Evangelo. E nella chiesa cattolica romana manca proprio questo, il Vangelo della grazia di Dio. Adesso lo dimostrerò.

 


[1] Ibid., pag. 71

[2] Ibid., pag. 71

[3] Per comprendere bene la dottrina papista sulla salvezza è indispensabile conoscere ciò che i teologi dicono sul battesimo e sulla confessione. Per questo vi invito a leggere attentamente l’esposizione dettagliata di questi loro due sacramenti. E’ una dottrina piuttosto complicata, di questo me ne rendo perfettamente conto fratelli, ma una volta capito il meccanismo, diventa più facile individuare gli errori papisti e confutarli.

[4] L’affrancamento dal peccato (che costituisce anche la liberazione dal presente secolo malvagio che giace nel maligno), la giustificazione, la remissione dei peccati e l’ottenimento della vita eterna (che implicitamente significa l’essere salvati dall’inferno) sono tutte cose strettamente connesse, perché secondo la Scrittura l’uomo viene affrancato dal peccato, giustificato, perdonato, ed ottiene la vita eterna (scampando alle fiamme dell’inferno perché l’ira di Dio viene rimossa da sopra lui) quando si ravvede e crede nel Signore. In effetti si può dire che queste cose sono tutti degli aspetti della salvezza di Dio che è in Cristo Gesù. Ecco perché quando diciamo che siamo stati salvati, diciamo nello stesso tempo più cose, e cioè che siamo stati liberati dal dominio del peccato e dal presente secolo malvagio, siamo stati giustificati, abbiamo ottenuto la remissione dei peccati, abbiamo ottenuto la vita eterna e siamo perciò sicuri di scampare alle fiamme dell’Ades quando moriremo. Io ho ritenuto trattare questi aspetti della salvezza separatamente per rendere più chiara possibile sia l’esposizione della dottrina cattolica romana che l’esposizione della dottrina di Dio. E dato che ho parlato della salvezza, non si dimentichi che un altro suo aspetto è la redenzione del nostro corpo che deve ancora compiersi secondo che dice Paolo ai Romani: “Anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo” (Rom. 8:23). E questo perché, come dice Paolo subito dopo, “noi siamo stati salvati in isperanza” (Rom. 8:24). Questa redenzione corporale si compirà alla risurrezione che avrà luogo alla venuta di Cristo. Quindi quando diciamo che siamo stati salvati intendiamo dire anche che, dato che facciamo parte del numero degli eletti chiamati al regno e alla gloria, in quel giorno il nostro corpo sarà redento dalla corruzione, dalla debolezza, e dalla mortalità perché sarà reso simile al corpo della gloria di Gesù Cristo (cfr. Fil. 3:21); saremo in altre parole resi partecipi della gloria ottenuta da Cristo alla sua risurrezione. Gloria a Dio in eterno. Amen.