Quando si legge la storia dell’esodo dei figli di Israele dal paese d’Egitto e del loro lungo viaggio nel deserto, è inevitabile che ci si domandi: ‘Come mai Dio, dopo averli liberati dalla dura schiavitù in Egitto, gli fece provare la fame, la sete, fece sì che fossero attaccati dai loro nemici, ecc.?’ Bene, la risposta ce la dà Mosè quando dice al popolo: “Ricordati di tutto il cammino che l’Eterno, l’Iddio tuo, ti ha fatto fare questi quarant’anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, e se tu osserveresti o no i suoi comandamenti” (Deut. 8:2).
Se dunque Dio provò gli Israeliti dopo averli riscattati dalla mano di Faraone, di certo proverà anche noi che siamo stati da Lui riscattati dalla potestà delle tenebre. E’ impossibile che Egli non lo faccia, perché per sapere se qualcuno lo teme e lo ama Dio non può fare altro che provarlo. Non meravigliamoci dunque delle distrette, delle necessità, degli attacchi da parte dei nostri nemici, perché sono tutte cose di cui si usa Dio per metterci alla prova; cioè per vedere se noi in mezzo alle avversità osserviamo o meno i suoi comandamenti e quindi per vedere se lo temiamo e lo amiamo veramente.
Studiamoci allora di passare ogni prova a cui ci sottopone Dio nella sua fedeltà; perché, come dice Giacomo, essendoci resi approvati, riceveremo la corona della vita che il Signore ha promesso a coloro che lo amano (cfr. Giac. 1:12). Non mormoriamo contro Dio in mezzo alla prova; non smettiamo di osservare i suoi comandamenti, ne avremmo solo del male. Continuiamo piuttosto a confidare in Lui con tutto il cuore, ad amarlo e a temerlo, e così ne avremo del bene da Lui, ricordiamoci infatti che alla fine il proposito di Dio rimane sempre quello di farci del bene (cfr. Deut. 8:16; Ger. 29:11) perché Egli ci ama.
A Lui sia la gloria ora e in eterno. Amen.