Offensiva anticristiana in India

Le feste di Natale devastate dalla violenza

ROMA, lunedì, 4 febbraio 2008 (ZENIT.org).- La comunità cristiana in India, da lungo tempo sotto pressione, ha subito pesanti aggressioni durante il periodo natalizio. Gli estremisti indù hanno attaccato le celebrazioni cristiane nell’India orientale, saccheggiando e bruciando una serie di chiese locali, secondo quanto riportato dall’Associated Press (AP) il 26 dicembre.

La persecuzione ha avuto luogo nello Stato di Orissa, che secondo AP è un territorio che ha una storia di violenze contro le minoranze cristiane. È lo stesso Stato in cui, nel 1999, un missionario australiano, Graham Staines, e i suoi due figli, sono stati bruciati vivi, mentre dormivano nella loro auto dopo una lezione sulla Bibbia.

In seguito a queste aggressioni di Natale, che sono proseguite nei giorni successivi, quasi 700 cristiani hanno trovato rifugio nei campi di accoglienza statali, secondo il Times of India del 29 dicembre. Il giornale afferma che due poliziotti sono stati sospesi per non aver evitato la violenza sui cristiani della Vigilia di Natale. Il Governo ha anche trasferito un funzionario distrettuale per non aver adottato misure adeguate.

Maggiori dettagli sulle aggressioni sono riportate in un comunicato stampa della Conferenza episcopale indiana del 31 dicembre. “Vi sono stati ripetuti attacchi contro i cristiani, ad opera dei fondamentalisti presenti nello Stato, sin dal giorno di Natale, eppure non è stata presa alcuna adeguata misura a tutela delle comunità minoritarie, che continuano a vivere nella paura e nell’ansia”, lamenta il documento.

Secondo il comunicato, nel periodo 22-27 dicembre, una chiesa parrocchiale grande e circa 50 chiese locali nei villaggi sono state distrutte. In aggiunta sono stati attaccati e danneggiati 6 conventi, 3 presbiteri, 2 seminari minori e 6 ostelli da parte degli estremisti. In un villaggio, Barakhama, non meno di 400 case sono state bruciate e 5 persone sono state uccise.

La Conferenza episcopale in India ha subito invitato il Governo federale ad avviare le opportune indagini e a risarcire i feriti e i familiari delle persone uccise.

Migliaia le persone coinvolte

Ulteriori dati sugli attacchi di Orissa sono state riportate da Compass Direct News il 2 gennaio. Un memorandum presentato alla Commissione nazionale sui diritti umani riferisce di quasi 90 chiese bruciate, oltre alla morte di 9 persone. Circa 600 sono le case che hanno preso fuoco o che sono state distrutte e nell’insieme sono circa 5.000 le persone interessate dalle violenze.

Il memorandum è firmato dall’arcivescovo Vincent Concessao di Delhi, da Joseph D’Souza, presidente dell’All India Christian Council, e da altri esponenti cristiani.

Le autorità federali hanno subito condannato le aggressioni. Il 1° gennaio, il Times of India ha riferito che il primo ministro Manmohan Singh, ha scritto a Gladys Staines, vedova del missionario australiano ucciso nel 1999, per assicurarle che il Governo avrebbe preso le dovute azioni.

“Le assicuro che il Governo prenderà tutte le necessarie misure per salvaguardare i diritti fondamentali e le libertà di tutti i settori della nostra società, e per proteggere la libertà religiosa come sancita dalla Costituzione”, ha scritto Singh, secondo il Times of India.

La lettera risponde a quella che Gladys Staines aveva scritto al Primo ministro dopo le violenze di dicembre a Orissa. Staines sta lavorando attualmente per portare avanti il progetto del marito di istituire un ospedale oncologico a Baripada.

Non è un caso

L’offensiva di dicembre ad Orissa non è casuale, secondo un rapporto pubblicato il 18 gennaio dall’Indian Catholic News Service. La Commissione nazionale per le minoranze ha affermato che l’esplosione di violenza è stata organizzata e deriva dall’atmosfera anticristiana che si respira nello Stato.

Durante gli ultimi giorni è stata condotta nella zona una campagna anticonversione da parte del Vishwa Hindu Parishad (VHP) e del Sangh Parivar. La Commissione ha anche accusato le autorità locali di non adottare le misure idonee a tenere sotto controllo la situazione.

Ulteriori elementi sulle tensioni di Orissa sono state riportate da Santhosh Sebastian Cheruvally, in una riflessione pubblicata il 14 gennaio sul sito Internet della Conferenza episcopale indiana.

Nel maggio del 2005 il leader del VHP Swami Laxmananand Saraswati, ha organizzato una grande celebrazione indù ad Orissa per celebrare la riconversione di quasi 350 cristiani tribali. Ad aumentare la tensione ci ha pensato un’organizzazione induista, la Jan Kui Kalyan Samiti, che ha organizzato proteste contro i privilegi riservati ai dalit cristiani.

Cheruvally ha anche fornito spiegazioni dettagliate sull’ideologia cosiddetta “Hindutva” che influenza gli estremisti indù. Questa corrente nasce come reazione alla colonizzazione dell’India e considera ogni valore straniero, sia esso occidentale o specificamente cristiano, come un elemento nemico dell’India.

Aumentano le persecuzioni

Gli eventi di Orissa si pongono alla fine di un anno che ha visto aumentare il numero degli attacchi contro i cristiani. Ajay Topno, un missionario cristiano appartenente alla Trans World Radio, è stato ucciso per le sue attività cristiane svolte fra i poveri dello Stato di Jharkhand, nell’India orientale, secondo quanto riferito dall’All India Christian Council il 21 settembre.

Il 26 ottobre, alcuni estremisti indù hanno aggredito cinque suore, secondo una notizia dell’All India Christian Council dello stesso giorno. L’attacco è avvenuto a circa 15 chilometri dalla città di Indore, localizzata nello Stato di Madhya Pradesh, nell’India centrale. Le suore, clarisse francescane, sono state gravemente ferite e trasferite con urgenza a Indore per essere curate.

Secondo alcune stime, gli attacchi contro i cristiani si sarebbero susseguiti nel 2007 ad una frequenza di 4 casi alla settimana. Il calcolo è stato riportato dall’All India Christian Council il 17 novembre.

Le violenze subite comprendono: tentato omicidio, aggressione armata, molestie sessuali, detenzione illegale e lesioni gravi. I 190 episodi di aggressione registrati dall’All India Christian Council dall’inizio del 2007 al 16 novembre, rappresentano un aumento rispetto ai 178 dell’anno precedente e ai 165 del 2005.

L’elenco non è completo, spiega l’articolo, perché alcune comunità o alcuni parroci non hanno denunciato le aggressioni alla polizia per timore di ritorsioni contro le famiglie degli aggrediti.

Oltre alle violenze fisiche, i cristiani devono sopportare anche forme di intolleranza, discriminazione sociale e ostracismo. Spesso le autorità locali negano il permesso allo svolgimento di incontri delle comunità e impongono divieti ufficiali – oltre a quelli non ufficiali – alla vendita di Bibbie e altra letteratura cristiana.

Ma essi non sono gli unici ad essere preoccupati per l’aumento delle violenze. Il 19 settembre, Compass Direct News ha pubblicato un articolo sul Report on International Religious Freedom per il 2007, del Dipartimento di Stato USA. Il rapporto assegna al Governo federale indiano il merito di un miglioramento nel grado di libertà religiosa.

Le minoranze nel mirino

Ciò nonostante, Compass Direct News ha avvertito che l’incidenza della violenza anticristiana è molto maggiore rispetto a quanto si evince dalle statistiche disponibili. Preoccupa anche la pressione in cui vivono le comunità di minoranza in alcuni Stati. L’articolo riporta le parole del Segretario generale della Christian Legal Association, Tehmina Arora, che ha citato 7 Stati – Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Gujarat, Rajasthan, Orissa, Karnataka e Andhra Pradesh – come luoghi in cui i cristiani subiscono la furia dell’estremismo indù.

La popolazione totale di questi sette Stati supera i 354 milioni di persone, di cui 4 milioni sono cristiani. Arora ha anche sottolineato che la causa delle violenze è da attribuire solo ad una piccola minoranza di estremisti indù, che tuttavia opera anche con la tacita approvazione di alcune autorità locali.

In tre Stati – Madhya Pradesh, Chhattisgarh e Orissa – sono inoltre in vigore leggi anticonversione. Tali normative devono invece ancora essere applicate negli Stati di Arunachal Pradesh, Gujarat, Rajasthan e Himachal Pradesh.

I problemi non sono finiti con gli attacchi di dicembre a Orissa. Il 21 gennaio, il sito Internet della Conferenza episcopale indiana ha pubblicato un articolo in cui afferma che anche nel confinante Stato di Chhattisgarh si stanno verificando atrocità contro i cristiani.

Circa 100 aggressori, armati di bastoni e bombe incendiarie, hanno attaccato un incontro di preghiera guidato dal parroco Mohan C. Thomas e da Jose Kajur nel villaggio di Bothli, nel distretto della droga. Circa 2.500 persone si erano radunate, il 16 gennaio, per un incontro di preghiera all’aperto. Le nostre preghiere sono ora più che mai necessarie a sostegno dei cristiani in India.

Fonte: Zenit

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