Stati Uniti, Florida: Tommy Moya lascia l’incarico di pastore dopo aver commesso adulterio

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Il pastore portoricano Tommy Moya, che dirigeva programmi televisivi e radiofonici cristiani negli Stati Uniti e America Latina, ha rinunciato domenica all’incarico di pastore generale di una chiesa cristiana in Florida dopo aver riconosciuto che ha commesso adulterio.

Il Consiglio di Governo del Centro Cristiano Restauración di Orlando, nel centro dello Stato, ha annunciato oggi le dimissioni del pastore in un breve comunicato, ma non ha fornito ulteriori dettagli.
“La scorsa domenica Tommy Moya ha notificato alla congregazione la sua rinuncia volontaria a causa del suo peccato di adulterio, assumendosi pubblicamente la responsabilità delle proprie azioni”, è scritto nel comunicato.
Il religioso, 42 anni, è sposato con Janet Moya ed è padre di due ragazze, secondo il sito internet di questo centro religioso che accoglie oltre 2.800 persone settimanalmente.
Il pastore, fondatore di questa chiesa cristiana, è ospite di programmi televisivi che vengono trasmessi negli Stati Uniti, Portorico, Centro e Sud America e in alcuni paesi dell’Europa.
I suoi programmi radiofonici sono ascoltati in Florida, Connecticut, Costa Rica, Repubblica Dominicana e Venezuela.
E’ autore dei libri “Destinados para las alturas” e “El Maravilloso Evangelio de la Gracia” e teneva conferenze a livello internazionale su argomenti vari: leadership, crescita nella chiesa, salute interiore ecc.

Via | Agencia La Voz

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Quelli che appoggiano l’evangelizzazione fatta con scene teatrali e con mimi, affermano che oggi se ti presenti sulle piazze e per le strade e cominci a predicare il Vangelo senza fare qualcosa per attirare l’attenzione delle persone, nessuno o quasi nessuno si fermerà ad ascoltarti, mentre se prima di mettersi a predicare la Parola di Dio ci si esibisce in una rappresentazione teatrale che descrive la passione di Gesù, o la liberazione di un indemoniato, o la risurrezione di un morto, le persone si sentiranno attratte e si avvicineranno a centinaia, dopodichè al termine della rappresentazione si avrà un folto gruppo di persone a cui predicare la Parola. Ora, costoro chiamano questa maniera di agire ‘tecnica ministeriale’ o ‘particolare ministerio’, ma la sacra Scrittura la definisce ‘astuzia’. Ma il fatto è che tenere una rappresentazione del genere costituisce pure una menzogna. Perchè dico questo? Perchè quando uno si mette ad interpretare la parte di Gesù, o quella del diavolo, o quella dell’indemoniato di Gerasa, o di Zaccheo, o di Bartimeo, si immedesima in quella persona e comincia a parlare e ad agire bugiardamente perchè quello che dice e che fa non corrisponde alla realtà. Prendiamo l’incontro tra l’indemoniato di Gerasa e Gesù come lo ha descritto Marco per spiegare questo concetto: se un credente si mette in testa di interpretare la parte dell’indemoniato di Gerasa quando egli incontrò Gesù, si deve mettere a gridare e ad agire in una maniera che non s’addice ad una persona che è diventata una nuova creatura in Cristo. E poi si deve mettere a dire ad una persona che si immedesima in Gesù: ‘Che v’è fra me e te, o Gesù, Figliuolo dell’Iddio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi’, il che significa che deve mettersi a praticare la menzogna, perchè innanzi tutto si deve mettere a chiamare qualcuno sulla terra Gesù, Figliuolo dell’Iddio altissimo; e poi perchè si deve mettere a parlare come parlò quell’indemoniato mentre non è vero che egli è un indemoniato che ha bisogno di essere liberato dai demoni. Ed oltre a tutto ciò un’altro credente deve interpretare la parte di Gesù il che significa farsi chiamare come non è giusto farsi chiamare (Gesù ha detto: “Ma voi non vi fate chiamare ‘Maestro’…e non vi fate chiamare guide…” [Matt. 23:8,10], quindi non è neppure giusto farsi chiamare Gesù, Figlio di Dio) e mettersi a dire parole bugiarde dicendo al falso indemoniato: ‘Spirito immondo, esci da quest’uomo’? Ritengo di avervi spiegato cosa voglio dire. Noi come credenti ci dobbiamo astenere da ogni finzione, ed il teatro è una di queste finzioni da cui dobbiamo astenerci. (Tratto da: Giacinto Butindaro, Il fine (quello di guadagnare anime a Cristo) non giustifica i mezzi (quali scene teatrali, mimi, musica mondana e prove di forza).