Un gruppo di cristiani protestanti non ufficiali dello Yunnan ha chiesto alla polizia un indennizzo per il rogo di centinaia di Bibbie ad opera degli agenti dopo un raid nella loro chiesa domestica, avvenuto all’inizio di dicembre. Gli agenti rispondono con la violenza: la signora Liang Guihua, 54 anni, è ricoverata in gravi condizioni.
Xishan – La polizia della provincia meridionale dello Yunnan ha picchiato con violenza un gruppo di cristiani protestanti non ufficiali che chiedeva un indennizzo per il rogo di centinaia di Bibbie ed altri oggetti religiosi da perte di alcuni agenti dopo un raid nella loro chiesa domestica. I poliziotti hanno gettato contro un muro la signora Liang Guihua, 54 anni, che ha perso conoscenza: al momento è ricoverata in gravi condizioni.
La denuncia viene da China Aid Association (Caa), organizzazione non governativa che opera per il rispetto della libertà religiosa in Cina. Le violenze sono avvenute il 23 gennaio scorso nell’Ufficio di pubblica sicurezza del distretto di Xishan: nel pomeriggio dello stesso giorno, un membro della delegazione cristiana è tornato nell’Ufficio per chiedere conto di quanto avvenuto, ma l’ufficiale di guardia gli ha detto che “nessuno aveva visto nulla”.
Tutto inizia il 5 dicembre del 2007, quando un gruppo di poliziotti e di membri dell’Ufficio affari religiosi della provincia irrompe in una chiesa domestica di Kunming ed arresta i presenti. Dopo aver ispezionato l’edificio, gli agenti portano all’esterno centinaia di libri di religione (fra cui diverse Bibbie) e li bruciano. La polizia brucia inoltre i documenti di identità di 3 cristiani non ufficiali, ed impone al proprietario del terreno su cui sorge la chiesa domestica di cacciare gli affittuari.
Secondo la procedura penale cinese, la polizia è obbligata a rilasciare dei documenti ufficiali ogni volta che sequestra qualunque cosa: questi servono in sede processuale, per determinare entità e valore delle singole prove. Tuttavia, gli agenti di Kunming non hanno seguito la procedura.
Pechino permette la pratica del cristianesimo evangelico solo all’interno del Movimento delle tre autonomie (MTA), nato nel 1950 dopo la presa di potere di Mao, l’espulsione dei missionari stranieri e la reclusione dei leader cinesi delle Chiese. Le statistiche ufficiali dicono che in Cina vi sono 10 milioni di protestanti ufficiali, tutti uniti nel MTA.
I protestanti non ufficiali, che si radunano in “chiese domestiche” non registrate, sono stimati ad oltre 50 milioni. Nel corso dello scorso anno, il governo ha arrestato 1958 fra pastori e fedeli delle Chiese protestanti non ufficiali.
Secondo un documento segreto del Partito comunista cinese dell’Hubei, giunto in occidente lo scorso novembre, in Cina è in atto una campagna per “normalizzare” le Chiese protestanti sotterranee dando loro due possibilità: o aderire al Movimento delle tre autonomie (comunità protestanti guidate dalle associazione patriottiche) o essere soppresse.
La campagna è in netta opposizione alle indicazioni dell’Onu sulla libertà religiosa, che vieta la distinzione fra attività religiose lecite (perchè controllate dallo stato) e attività illecite, solo perchè non sono controllate dal governo.
Fonte: AsiaNews – riprodotto con autorizzazione
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