Verona (P.A.) – Il 15 settembre scorso, quasi sei mesi dopo il suo arresto, Brian O’Connor (un lavoratore immigrato dall’India) ha avuto la prima udienza nel tribunale islamico di Riyadh. O’Connor è stato arrestato il 25 marzo, torturato e detenuto con l’accusa di “diffusione del Cristianesimo” nel Regno saudita, che impone una stretta osservanza islamica.
L’udienza di O’Connor ha avuto luogo poche ore prima che il Segretario di Stato americano Colin Powell pronunciasse il suo discorso in cui l’Arabia Saudita veniva citata fra gli otto paesi che “generano particolare apprensione per le grossolane infrazioni alla libertà religiosa”. Il rapporto annuale del Dipartimento di Stato statunitense sulla libertà di religione in Arabia Saudita cita fra l’altro: “I credenti non musulmani rischiano l’arresto, la detenzione, le frustate, la deportazione, talvolta le torture…”.
Durante la sua udienza di 90 minuti, O’Connor è stato informato per la prima volte delle accuse mosse contro di lui: possesso di alcool, di film pornografici e la divulgazione del Cristianesimo. Secondo i suoi datori di lavoro le accuse non hanno consistenza, ma i suoi torturatori lo avevano costretto a firmare una dichiarazione in arabo, una lingua che lui non comprende. Lo stesso O’Connor ha ammesso soltanto di avere condotto nella propria abitazione degli studi biblici per cristiani stranieri. La legge dell’Arabia Saudita concede di avere una fede diversa dall’Islam solo in privato.
Fonte: Porte Aperte Italia – 23 settembre 2004