Preghiamo gli uni per gli altri, imparando da Cristo e dagli apostoli

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Oltre che pregare Dio per quelli che ancora sono schiavi del peccato, e per quelli che ci perseguitano, e per i re e per le autorità, noi dobbiamo intercedere presso il trono di Dio per i nostri fratelli perché Dio vuole che facciamo anche questo. Qualcuno dirà: ‘Ma che cosa devo chiedere a Dio per i miei fra­telli?’ Rivolgiamoci alla sacra Scrittura che è divinamente ispi­rata, perché essa ci ammaestra pure su questo.

Gesù Cristo, il nostro Signore, nella notte in cui fu tradito pregò il Padre suo per i suoi discepoli (i suoi fratelli, secondo che è scritto: “Egli non si vergogna di chiamarli fratelli”),1 e tra le parole che Egli rivolse a Dio per loro, vi sono queste: “Padre santo, conservali nel tuo nome, essi che tu mi hai dati, affinché siano uno, come noi…Io non ti prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno…Santificali nella verità”.2 Gesù domandò a Dio di fare delle cose che erano secondo la sua volontà in verso i suoi fratelli; ora, Dio vuole preser­varci dal maligno, Egli vuole santificarci nella verità, e vuole anche conservarci nel suo nome affinché siamo perfetti nell’unità avendo un medesimo sentire ed un medesimo parlare, quindi faremo bene pure noi a domandare a Dio queste cose per i nostri fratel­li. La Scrittura dice che “se domandiamo qualcosa secondo la sua volontà, Egli ci esaudisce”3 e la preghiera fatta per l’unità della fratellanza è fatta secondo la volontà di Dio e viene esaudita, e per confermarvi ciò vi ricordo che la preghiera che Gesù fece per quelli che avrebbero creduto in lui per mezzo della parola degli apostoli, affinché fossero uno (secondo che è scrit­to: “Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me, ed io sono in te, anch’essi siano in noi”)4 fu esaudita, perché nel libro degli atti degli apostoli leggiamo che “la moltitudine di coloro che avevano creduto, era d’un sol cuore e d’un’anima sola; né v’era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva, ma tutto era comune tra loro”.5

Il Signor Gesù nella notte in cui fu tradito, disse a Pietro: “Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, conferma i tuoi fra­telli”;6 il Signore sapeva quello che sarebbe accaduto di lì a poco; egli sapeva che quando il pastore sarebbe stato percosso, le pecore si sarebbero disperse, egli sapeva che i suoi discepoli sarebbero stati provati, e perciò aveva pregato per Simon Pietro, affinché la sua fede non venisse meno. Fu esaudita questa pre­ghiera? Certo, infatti, benché Pietro poco dopo rinnegò il Signo­re, per ben tre volte, la sua fede non venne meno, perché egli si convertì e fu in grado di confermare i suoi fratelli. Noi pure dobbiamo pregare per i nostri fratelli che sono provati nel crogiolo dell’afflizione, affinché la loro fede non venga meno. Vediamo ora come pregarono gli apostoli per le chiese, perché essi ci hanno lasciato un esempio anche in questo. Paolo scrisse ai santi che erano in Efeso: “Non resto mai dal rendere grazie per voi, facendo menzione di voi nelle mie orazioni, affinché l’Iddio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per la piena cono­scenza di lui, ed illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza Egli v’abbia chiamati, qual sia la ric­chezza della gloria della sua eredità nei santi, e qual sia verso noi che crediamo, l’immensità della sua potenza”;7 Paolo, in questa preghiera, pregava Dio affinché concedesse ai fedeli di quella città, uno spirito di sapienza e di rivelazione per mezzo del quale potevano conoscere meglio Dio; affinché illuminasse gli occhi del loro cuore (il nostro cuore ha degli occhi spirituali che quando vengono illuminati da Dio ci portano ad una conoscenza più profonda del disegno benevolo che Dio aveva innanzi i secoli formato e che ha adempiuto nella pienezza dei tempi, e delle cose che Dio ha preparate per noi che l’amiamo), affinché essi sapes­sero queste tre cose; a quale speranza Dio li aveva chiamati, quanto fosse gloriosa l’eredità che Dio aveva preparato per loro e che era conservata anche per loro nei luoghi celesti, e quanto fosse immensa la potenza di Dio in verso noi che crediamo.

Nella stessa epistola agli Efesini Paolo scrisse: “Io piego le ginocchia dinanzi al Padre…perch’Egli vi dia, secondo le ric­chezze della sua gloria, d’essere potentemente fortificati me­diante lo Spirito suo, nell’uomo interiore, e faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, affinché, essendo radicati e fondati nell’amore, siate resi capaci di abbracciare con tutti i santi qual sia la larghezza, la lunghez­za, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo, e di conosce­re questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché giungiate ad essere ripieni di tutta la pienezza di Dio”;8 in questa pre­ghiera, Paolo pregava Dio di fortificare quei santi nel loro uomo interiore (ciascuno di noi ha un uomo interiore, oltre che un uomo esteriore), e di fare sì che Cristo abitasse per la fede nei loro cuori, e subito dopo dice le ragioni per cui chiedeva a Dio quelle cose, scrivendo: “affinché..siate resi capaci di abbrac­ciare con tutti i santi qual sia la larghezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore di Cristo, e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché giungiate ad essere ripieni di tutta la pienezza di Dio”.9 Fratelli, sarà bene che poniamo molta attenzione a tutti questi ‘affinché’ presenti nelle preghiere di Paolo perché essi ci fanno capire che cosa Paolo desiderava che i fratelli sapessero e facessero.

Vedete, il desiderio di Paolo era quello di presentare ogni uomo perfetto in Cristo, e questo ardente desiderio che era in lui lo spingeva ad innalzare queste preghiere a Dio in favore dei cre­denti. Oggi, è molto raro sentire dei credenti pregare per altri credenti nella maniera in cui pregava Paolo, e questo perché molti preferiscono solo leggerle e studiarle queste preghiere, anzichè farle; io ritengo che se Paolo riteneva utile chiedere a Dio quelle cose, pure noi dobbiamo avere in noi il medesimo sentimento che era in lui.

Paolo scrisse ai santi di Colosse che cosa lui e i suoi collabo­ratori domandavano a Dio per loro. Ecco cosa egli scrisse: “Non cessiamo di pregare per voi, e di domandare che siate ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio in ogni sapienza e intelligenza spirituale, affinché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; essendo fortificati in ogni forza secondo la potenza della sua gloria, onde possiate essere in tutto pazienti e longanimi; e rendendo grazie con allegrezza al Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”.10 Fratelli, sappiate che pure noi abbiamo bisogno di essere ripieni della profonda conoscenza della volontà di Dio al fine di camminare in modo degno del Signore, quindi preghiamo gli uni per gli altri in questa maniera.

Ora, Gesù Cristo disse: “Questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figliuolo e crede in lui, abbia vita eter­na; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno”,11 e noi avendo creduto nel Figliuolo di Dio abbiamo compiuto la volontà di Dio, ma la volontà di Dio in verso noi non si ferma qui perché vi sono molte altre cose che fanno parte della volontà di Dio, che noi dobbiamo fare per piacere a Dio. Ma per farle, dobbiamo prima conoscerle, e per conoscerle dobbiamo pregare Dio; questa è la ragione per cui dobbiamo domandare a Dio di riempirci e di riempire i nostri fratelli della profonda conoscenza della volontà di Dio. Qualcuno dirà: ‘Ma è proprio necessario?’ Sì, fratello, è necessario, altrimenti Paolo e i suoi collaboratori non avrebbero pregato per quei fratelli in questa maniera. Qualcun’altro dirà: ‘Ma perché devo essere ripieno della profonda conoscenza della volontà di Dio?’; ebbene, la ragione è affinché tu cammini in modo degno del Signore, per piacergli in ogni cosa. Noi dobbiamo piacere a Dio e non agli uomini, ed è perciò che ci dobbiamo studiare di cammina­re in modo degno del Vangelo di Cristo, non dando motivo di scandalo in cosa alcuna, onde il nome del Signor Gesù Cristo non sia vituperato e la sua dottrina non sia biasimata; noi non vogliamo che la gente del mondo, nel vederci camminare da stolti (privi della profonda conoscenza della volontà di Dio), dica: ‘In fondo in fondo non siete diversi da noi’, o addirittura: ‘Voi dite di essere Cristiani, ma siete peggiori di noi’. Noi, quindi, per piacere a Dio dobbiamo intendere quale sia la sua volontà in verso noi; ma se non intendiamo quale sia la sua volontà, e non riusciamo a distinguere il bene ed il male, e partecipiamo alle opere infruttuose delle tenebre, come faremo a piacere a Dio? Fratelli, sappiate che se camminate secondo la carne, voi non potrete piacere a Dio, perché è scritto: “Ciò a cui la carne ha l’animo è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio, e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne, non possono piacere a Dio”.12 Noi non possiamo piacere a Dio se diventiamo amici del mondo e amanti del mondo.

Se invece siamo pronti a fare ogni opera buona, se cresciamo nella conoscenza di Dio, se ci fortifichiamo nella sua grazia, se mostriamo agli uomini la mansuetudine di Cristo, se siamo pazien­ti nell’afflizione, rendendo del continuo grazie a Dio per averci messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce, allora piaceremo a Dio e il suo nome sarà glorificato in noi.

L’apostolo Paolo, sempre nella lettera ai Colossesi, scrisse: “Desidero che sappiate qual arduo combattimento io sostengo per voi e per quelli di Laodicea e per tutti quelli che non hanno veduto la mia faccia; affinché siano confortati nei loro cuori essendo stretti insieme dall’amore, mirando a tutte le ricchezze della piena certezza dell’intelligenza, per giungere alla comple­ta conoscenza del mistero di Dio: cioè di Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti”;13 queste parole ci fanno capire che quando si prega per i fratelli si lotta per loro, e che non si deve pregare solo per quei fratelli che si conoscono personalmente, ma anche per quelli di cui non abbiamo mai visto la faccia.

Ma perché Paolo combatteva nelle sue preghiere per i santi? Egli combatteva per loro affinché fossero confortati nei loro cuori, per giungere alla completa conoscenza del mistero di Dio; notate che anche in questa preghiera, Paolo domandava a Dio per i santi qualcosa che li avrebbe portati alla piena conoscenza di qualcosa di particolare.

Anche Epafra, collaboratore di Paolo, pregava per i Colossesi, e Paolo rese testimonianza di questo nell’epistola che scrisse loro, dicendo: “Egli lotta sempre per voi nelle sue preghiere affinché perfetti e pienamente accertati stiate fermi in tutta la volontà di Dio”;14 queste parole confermano che quando si prega per i fratelli si combatte per loro. Epafra lottava nelle sue pre­ghiere affinché i santi di Colosse rimanessero fermi in tutta la volontà di Dio. Quello che faceva questo collaboratore di Paolo per quei fratelli ci serve d’esempio, quindi fratelli, combattete pure voi per i santi impugnando l’arma della preghiera.

Paolo disse ai Corinzi: “Noi preghiamo Iddio che non facciate alcun male”;15 da questa preghiera che Paolo e i suoi collaboratori facevano per i fedeli si capisce come gli apostoli volevano che i santi si santificassero e si astenessero da ogni specie di male. Pure noi dobbiamo pregare per i nostri fratelli affinché non facciano alcun male.

Ecco come pregava Paolo per i santi di Filippi: “E la mia pre­ghiera è che il vostro amore sempre più abbondi in conoscenza e in ogni discernimento, onde possiate distinguere fra il bene ed il male, affinché siate sinceri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ripieni di frutti di giustizia che si hanno per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio”.16

Fratelli, il nostro amore deve abbondare in conoscenza e in ogni discernimento, se vogliamo essere in grado di approvare le cose migliori ed essere trovati sinceri e irreprensibili alla venuta del Signore. Ora, se uno considera bene questa specifica preghie­ra di Paolo, arriva alla conclusione che anche oggi c’è bisogno di pregare per i fratelli in questa maniera. Perché dico questo? perché oggi, l’amore in molti scarseggia sia di conoscenza e sia di discernimento. Quando si parla di amore con alcuni credenti, ci si accorge come il loro amore non abbonda né in conoscenza e né in discernimento, perciò è necessario pregare Dio affinché supplisca a questo loro bisogno. Non è difficile incontrare credenti che pensano che riprendere il proprio fratello quando pecca significa avere poco amore verso lui, o per i quali, tolle­rare i cattivi operai e le loro azioni malvage è una dimostrazio­ne di amore in verso loro e in verso la chiesa. Ma la Scrittura non insegna questo, ma insegna che “la carità…non gode dell’in­giustizia”17 e che Dio che è amore, riprende e castiga.

Ai santi di Tessalonica, Paolo scrisse: “Preghiamo anche del continuo per voi affinché l’Iddio nostro vi reputi degni di una tal vocazione e compia con potenza ogni vostro buon desiderio e l’opera della vostra fede, onde il nome del nostro Signor Gesù sia glorificato in voi, e voi in lui, secondo la grazia dell’Id­dio nostro e del Signor Gesù Cristo”;18 fratelli, preghiamo pure noi per i santi affinché Dio adempia ogni loro buon desiderio ed operi dentro loro quello che a lui è gradito.

Ai fedeli della Galazia che erano stati turbati da alcuni che volevano che essi fossero circoncisi nella carne e che osservas­sero la legge, Paolo scrisse: “Come mai vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri elementi, ai quali volete di bel nuovo ricomin­ciare a servire? Voi osservate giorni e mesi e stagioni ed anni. Io temo, quanto a voi, d’essermi invano affaticato per voi…Figliuoletti miei, per i quali io son di nuovo in doglie finchè Cristo sia formato in voi, oh come vorrei essere ora presente fra voi e cambiare tono perché son perplesso riguardo a voi!”.19

I credenti della Galazia erano stati generati in Cristo Gesù da Paolo, ma in sua assenza avevano cominciato ad osservare i gior­ni, i mesi, le stagioni e gli anni di cui parla la legge di Mosè, tutte cose “che sono l’ombra di cose che dovevano avvenire”,20 ma che alcuni imponevano loro perché dicevano che per essere salvati bisognava essere circoncisi ed osservare la legge. Quando Paolo udì che i Galati erano stati conturbati, si mise a pregare per loro affinché rientrassero in loro stessi e ubbidissero alla verità del Vangelo. L’apostolo disse loro che era di nuovo in doglie per loro, e che lo sarebbe stato fino a che Cristo fosse stato formato in loro; egli si espresse così per dire ai Galati che combatteva in preghiera per loro. Come una donna viene còlta dalle doglie prima di partorire, così anche Paolo, quando sentì che i Galati erano stati ammaliati, era stato còlto da delle do­glie, ed aveva cominciato a pregare per loro con sospiri ineffa­bili (mediante lo Spirito Santo); e questi suoi dolori non sareb­bero cessati fino a che Cristo non fosse stato formato in loro. Fratelli, Paolo ci ha mostrato cosa bisogna fare nel caso dei nostri fratelli venissero ammaliati come i Galati.


1 Ebr. 2:11

2 Giov. 17:11,15,17

3 1 Giov. 5:14

4 Giov. 17:20,21

5 Atti 4:32

6 Luca 22:31,32

7 Ef. 1:15-19

8 Ef. 3:14,16-19

9 Ef. 3:18,19

10 Col. 1:9-12

11 Giov. 6:40

12 Rom. 8:7,8

13 Col. 2:1-3

14 Col. 4:12

15 2 Cor. 13:7

16 Fil. 1:9-11

17 1 Cor. 13:6

18 2 Tess. 1:11,12

19 Gal. 4:9-11,19,20

20 Col. 2:17