Noi non siamo sotto la legge di Mosè ma sotto la legge di Cristo

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Ora, qualcuno domanderà: ‘Ma ora, sotto la grazia, cioè sotto il nuovo patto, noi Gentili di nascita che abbiamo creduto siamo obbligati a pagare la decima di tutte le nostre entrate come lo erano gli Israeliti sotto la legge? La risposta è no. Qualcuno dirà: Ma perché? Rivolgiamoci alla Scrittura per intendere perché noi non siamo obbligati a farlo sotto la grazia. È scritto: “Su quello (sul sacerdozio Levitico) è basata la legge data al popo­lo”;1 la legge che Dio diede ad Israele era basata sul sacerdozio levitico (ricordatevi che erano proprio i Leviti che dovevano riscuotere le decime dal popolo), ma siccome la perfezione non fu resa possibile per mezzo di quel sacerdozio, Dio ha fatto sorge­re un altro Sacerdote secondo un altro ordine, cioè non secondo l’ordine di Aaronne, ma secondo l’ordine di Melchisedec. Oltre a ciò, voi sapete che questo altro Sacerdote, cioè Gesù, non è disceso dalla tribù di Levi, alla quale apparteneva il sacerdo­zio, ma da quella di Giuda, “circa la quale Mosè non disse nulla che concernesse il sacerdozio”.2 Il punto sul quale voglio che concentriate la vostra attenzione è questo, e cioè che siccome è mutato il sacerdozio (e sul sacerdozio levitico era basata la legge) è avvenuto, per forza di cose, un mutamento pure della legge, secondo che è scritto: “Mutato il sacerdozio, avviene per necessità anche un mutamento di legge”;3 di conseguenza, noi non siamo più sotto la legge di Mosè (basata sul sacerdozio levitico), ma sotto la legge di Cristo (basata sul sacerdozio di Cristo) la quale non comanda di dare la decima come invece fa quella di Mosè.

Noi, ora, dobbiamo attenerci alla legge di Cristo, e quindi dobbiamo conoscere i comandamenti di questa legge che concernono il dare, sì perché anche la legge di Cristo comanda di dare. Gesù Cristo conosceva bene il comandamento della legge sulla decima, ma in tutti i suoi insegnamenti non vi è l’ordine di darla. Qual­cuno dirà: ‘Lo ha comandato dopo essere stato assunto in cielo per mezzo dei suoi apostoli? No, neppure dopo essere andato in cielo.

Vediamo allora quanto il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede ci ha ordinato di dare, tenendo presente questo, e cioè, innanzi tutto che “la legge non ha condotto nulla a compimento”4 e che Cristo è venuto per completarla appunto perché era incomple­ta; e poi che la legge di Cristo è chiamata “la legge della libertà”5 perché noi sotto la sua legge siamo liberi di dare quanto vogliamo e possiamo. Fratelli, per comprendere perché la legge di Cristo è superiore a quella di Mosè bisogna sempre ricordarsi che la legge di Mosè era incompleta mentre quella di Cristo è completa.

Gesù ha detto: “Date, e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura onde misurate, sarà rimisurato a voi”.6

Fratelli, noi tutti discepoli di Cristo dobbiamo dare; ora, Gesù ha detto che con la misura con la quale noi misuriamo sarà rimi­surato a noi, il che significa che ci sarà dato in base alla misura che noi usiamo nel dare al Signore. Sotto la legge di Mosè chi non dava la decima parte di tutte le sue entrate ai Leviti (anche se dava poco meno della decima di esse), veniva colpito dalla maledizione di Dio perché derubava Dio (e Dio aveva detto: “Non rubare”)7 e non dava nella misura prescrittagli e impostagli dalla legge; ora, sotto la legge di Cristo, Dio non ha promesso di maledire chi gli dà meno della decima delle sue entrate. Come potrebbe Dio colpire di maledizione quelli che infrangono questo ordine della legge di Mosè, quando è scritto che “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi”?8 Certo, Gesù non ha detto affatto che chi non dà la decima verrà da lui maledetto, ma sia ben chiaro che non dare al Signore neppure la decima parte delle nostre entrate significa essere remunerati dal Signore con la stessa misura che noi usiamo nel dare a lui; di Dio non ci si può fare beffe, perché Egli è giusto e non commette ingiustizie neppure quando deve remunerare quelli che gli fanno delle offer­te. Che ognuno di noi mieterà nella misura che semina lo ha confermato pure Paolo ai Corinzi, quando disse loro: “Or questo io dico; chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente”.9 Chi è avveduto, sa che per raccogliere molto deve dare tanto e non poco, e perciò si guarda da ogni avarizia e semina liberalmente perché conosce la Scrittura che dice che “c’è chi spande liberal­mente e diventa più ricco, e c’è chi risparmia più del dovere e non fa che impoverire”.10 Anche l’apostolo Paolo ordinò ai santi di dare, quando si trattò di raccogliere una sovvenzione per i poveri fra i santi, e lo fece in questa maniera: “Ogni primo giorno della settimana ciascun di voi metta da parte a casa quel che potrà secondo la prosperità concessagli…”11 e: “Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuore suo; non di mala voglia, né per forza perché Iddio ama un donatore allegro”.12 Come potete vedere Paolo esortò i santi di Corinto a dare quello che potevano secondo la prosperità che Dio aveva concesso loro, e come avevano deliberato in cuore loro; ma li esortò pure a non dare di mala voglia e né per forza perché Dio non prende piacere né in un donatore che dà per far vedere che dà e né in un donatore che dà mormorando perché non è contento di dare. Dio ama un donatore allegro, quindi bisogna dare allegramente per piacere a Dio, e con ciò si accordano le parole dello stesso apostolo Paolo ai santi di Roma: “Chi fa opere pietose, le faccia con allegrezza”.13 Notate che Paolo non ha detto che chi semina scarsamente sarà colpito dalla maledizione di Dio, ma solo che egli mieterà scar­samente, il che è differente.

Quando si parla dell’apostolo Paolo, fratelli, non bisogna mai dimenticare che egli, quanto alla carne, era stato un Fariseo, infatti egli era stato un membro della setta dei Farisei che era la più rigida setta della religione giudaica, la quale non tolle­rava il non pagare la decima. Ricordatevi che Paolo conosceva bene il comandamento della decima, perché si era attenuto scrupo­losamente ad esso quando era un Fariseo, tanto che poteva dire ai Filippesi che lui, quanto alla giustizia che è nella legge, era irreprensibile; eppure in tutte le sue epistole ai Gentili non ha mai comandato loro di pagarla. Paolo nelle sue epistole ha dato tanti e tanti comandamenti, ma tra di essi non c’è quello della decima. Se lo dimenticò forse di scriverlo? Affatto. Sapete perché non impose questo precetto della legge? perché lui usava la legge in modo legittimo e non illegittimo.

Gesù Cristo diede pure questo comandamento ai suoi discepoli: “Vendete i vostri beni, e fatene elemosine; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro che non venga meno nei cieli, ove ladro non s’accosta e tignola non guasta. Perché dov’è il vostro tesoro, quivi sarà anche il vostro cuore”;14 ed essi, dopo che lo Spirito Santo fu sparso su loro, lo misero in pratica infatti è scritto che “vendevano le possessioni ed i beni, e li distribui­vano a tutti secondo il bisogno di ciascuno”,15 e che “non v’era alcun bisognoso fra loro; perché tutti coloro che possedevano poderi o case li vendevano, portavano il prezzo delle cose vendu­te, e lo mettevano ai piedi degli apostoli; poi, era distribuito a ciascuno, secondo il bisogno”.16 Tra coloro che misero in pratica questo ordine di Cristo vi fu pure Barnaba, che era un uomo dabbene, pieno di Spirito Santo e di fede, infatti è scritto: “Or Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (il che, inter­pretato, vuol dire; Figliuol di consolazione), levita, cipriota di nascita, avendo un campo, lo vendè, e portò i denari e li mise ai piedi degli apostoli”.17 Voglio farvi notare che Barnaba era un Levita, cioè un discendente di Levi. Ora, ogni Levita sapeva bene che, secondo la legge di Mosè, i Leviti avevano l’ordine di prendere le decime dal popolo, e di dare a Dio la decima delle decime riscosse dal popolo, e perciò anche Barnaba conosceva bene il comandamento attorno alla decima. Ma egli, quando vendette il campo che era di sua proprietà, non portò solo la decima del danaro ricavato dalla vendita del suo podere, ma tutto il prezzo del campo.

Noi sappiamo che ci dobbiamo fare dei tesori nel cielo e non sulla terra perché ce lo ha comandato il Signore, e sappiamo pure che questi tesori ce li si fa nel cielo facendo elemosine.

Un giorno, un giovane ricco si accostò a Gesù e gli disse: “Maestro, che farò io di buono per avere la vita eterna? E Gesù gli rispose: perché m’interroghi tu intorno a ciò ch’è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita osserva i comanda­menti. Quali? Gli chiese colui. E Gesù rispose: Questi: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso. E il giovane a lui: Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora? Gesù gli disse: Se vuoi essere perfetto, và, vendi ciò che hai e dallo ai poveri, ed avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguitami. Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò contristato, perché aveva di gran beni”.18 Come potete vedere inizialmente Gesù disse al giovane ricco che se voleva entrare nella vita doveva osservare determi­nati comandamenti scritti nella legge, e il giovane replicò al Signore che egli, questi comandamenti, li aveva osservati sin dalla sua giovinezza, e che voleva sapere che cosa gli mancava ancora, infatti gli domandò: “Che mi manca ancora?”19 Gesù sapeva che cosa mancava a quel giovane per diventare un discepolo per­fetto e glielo disse: “Una cosa ti manca; và vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi”.20 Queste parole di Gesù a questo giovane ricco confer­mano che egli è venuto, non per abolire la legge, ma per comple­tarla.

Notate che Gesù disse al ricco cosa egli doveva fare se voleva essere perfetto, ma anche che il giovane, quando sentì dire a Gesù che questa era la cosa che gli mancava, se ne andò rattri­stato perché era molto ricco. Questo giovane avrebbe potuto diventare perfetto e farsi un tesoro nel cielo a questa condizio­ne, ma rifiutò di osservare quest’ordine del Maestro perché egli aveva posto il suo cuore nelle ricchezze che possedeva e non aveva nessuna intenzione di rinunciare ai suoi molti beni. Forse sarebbe stato disposto ad osservare qualche altro comandamento della legge che non implicava la vendita di tutti i suoi beni, ma non quello che gli diede Gesù. Certamente, se per essere perfet­to, egli avrebbe dovuto pagare la decima su tutte le sue entrate mensili e fare delle offerte, il Signore glielo avrebbe conferma­to e lui non avrebbe reagito in quella maniera, ma il Signore non gli disse di rinunziare solo ad una parte dei suoi beni terreni ma a tutti.

Anche per quel che concerne il dare tutto e farsi povero per amore degli altri il Maestro ha dato l’esempio; e chi può dire che Gesù in qualche cosa non ci ha lasciato l’esempio? Lui ha detto: “Imparate da me”,21 e che “un discepolo non è da più del maestro; ma ogni discepolo perfetto sarà come il suo maestro”.22 Vediamo quindi cosa ha fatto Gesù per diventare un esempio da imitare pure in questo: Paolo dice ai Corinzi: “Voi conoscete la carità del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, s’è fatto povero per amore vostro, onde, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi”.23 Noi sappiamo che Gesù nel cielo era ricco ma venendo in questo mondo s’è fatto povero per amore nostro; e se noi oggi siamo ricchi (perché siamo eredi del Regno di Dio) lo dobbiamo alla povertà di Cristo. Sì, Gesù, il Figlio di Dio, visse povero su questa terra per amore nostro; nessuno può dire che egli era ricco materialmente e neppure che pur essendo povero cercò di arricchirsi e si arricchì con il suo ministerio.

Ma allora perché questo ordine del Signore non viene insegnato, mentre quello della decima sì? perché ciò che dovrebbe essere insegnato sotto la grazia non viene insegnato, mentre quello che non dovrebbe essere più insegnato viene insegnato? perché questo ordine del Signore relativo alla vendita dei propri beni è molto meno conosciuto di quello relativo alla decima? perché quello relativo alla decima implica una rinunzia molto inferiore di quella che implica la vendita di una casa o di un campo. Fratel­li, guardiamoci dal procedere astutamente nei confronti del nostro prossimo.

Ho voluto mediante queste Scritture confermarvi come la legge di Cristo sia perfetta e completa a differenza di quella di Mosè.


1 Ebr. 7:11

2 Ebr. 7:14

3 Ebr. 7:12

4 Ebr. 7:19

5 Giac. 1:25

6 Luca 6:38

7 Es. 20:15

8 Gal. 3:13

9 2 Cor. 9:6

10 Prov. 11:24

11 1 Cor. 16:2

12 2 Cor. 9:7

13 Rom. 12:8

14 Luca 12:33,34

15 Atti 2:45

16 Atti 4:34,35

17 Atti 4:36

18 Matt. 19:16-22

19 Matt. 19:20

20 Mar. 10:21

21 Matt. 11:29

22 Luca 6:40

23 2 Cor. 8:9