Come la Chiesa primitiva pregò in due particolari circostanze

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Rivolgiamoci ancora alla sacra Scrittura per vedere come la chiesa antica pregò in due particolari circostanze.

Luca ha scritto: “Or essi (Pietro e Giovanni), essendo stati rimandati, vennero ai loro, e riferirono tutte le cose che i capi sacerdoti e gli anziani avevano loro dette. Ed essi, uditele, alzarono di pari consentimento la voce a Dio, e dissero: Signore, tu sei Colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; Colui che mediante lo Spirito Santo, per bocca del padre nostro e tuo servitore Davide, ha detto: perché hanno fremuto le genti, e hanno i popoli divisate cose vane? I re della terra si sono fatti avanti, e i principi si sono raunati assieme contro al Signore, e contro al suo Unto. E invero in questa città, contro al tuo santo Servitore Gesù che tu hai unto, si sono raunati Erode e Ponzio Pilato, insieme coi Gentili e con tutto il popolo d’Israele, per fare tutte le cose che la tua mano e il tuo consiglio avevano innanzi determinato che avvenissero. E adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servitori di annunziare la tua parola con ogni franchezza, sten­dendo la tua mano per guarire, e perché si faccian segni e prodi­gi mediante il nome del tuo santo Servitore Gesù”.1

Esaminando accuratamente questa preghiera, notiamo che i creden­ti, innanzi tutto ricordarono a Dio chi Egli era (è giusto che pure noi ricordiamo a Dio chi Egli è perché Dio dice: “Risveglia la mia memoria, discutiamo assieme”),2 poi quello che Dio aveva detto per mezzo di Davide attorno al suo Unto e come ciò che Egli aveva detto si era adempiuto (quindi è cosa giusta, quando si prega, che si citino anche dei versi della Scrittura). Dopo avere detto ciò, chiesero a Dio di concedere ai suoi servitori di annunziare con franchezza la sua Parola e di stendere la sua mano per guarire e per confermare la sua parola con segni e prodigi. Qualcuno dirà: ‘Fu esaudita quella preghiera?’ Sì, fu esaudita, perché è scritto che “dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano raunati tremò; e furono tutti ripieni dello Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza”,3 ed anche che “molti segni e prodigi eran fatti fra il popolo per le mani degli apostoli..”4 e che “la moltitudine accorreva dalle città vicine a Gerusalemme, portando dei malati e dei tormentati da spiriti immondi; e tutti quanti erano sanati”.5 Fratelli, quello che la chiesa di Dio domandò allora, lo deve domandare a Dio ancora oggi, perché ancora oggi è necessario che la sua parola sia annunziata con franchezza e che la testimonianza di Cristo sia confermata con guarigioni, segni e prodigi.

Non c’è bisogno solo della franchezza, ma anche della dimostra­zione dello Spirito Santo, affinché gli uomini si convertano al Signore, quindi alzate assieme a noi la vostra voce a Dio, affinché Iddio aggiunga la sua testimonianza a quella dei suoi servi­tori con segni e prodigi, e con doni dello Spirito Santo. Il nostro desiderio è quello di vedere l’Evangelo predicato con franchezza come nei tempi antichi, ma non solo, anche quello di vedere il nostro grande Iddio confermare la Buona Novella della pace. Oggi, in questa nazione, come in molte altre, la fede di molti è fondata sulla sapienza degli uomini e non sulla potenza di Dio, e questo perché l’Evangelo, in molti casi, non viene predicato con quella potenza che caratterizzava le predicazioni degli apostoli, ma con discorsi persuasivi di sapienza umana. Questo, diletti, ci deve spronare a domandare a Dio di fare annunziare la sua parola con franchezza. Ma voglio dire un’altra cosa, ed è questa: la ragione per cui molti non temono e non tremano dinnanzi alla Parola di Dio è perché non sono mai stati testimoni della vera manifestazione dello Spirito Santo. Qualcu­no dirà: ‘Ma perché parli di vera manifestazione dello Spirito?’ perché oggi in seno al popolo di Dio avvengono delle cose che vengono fatte passare per la manifestazione dello Spirito, ma non sono altro che un’abile contraffazione della manifestazione dello Spirito, fatta passare per vera agli occhi dei semplici e di quelli che sono instabili nelle loro vie; molti scambiano la suggestione con la manifestazione dello Spirito Santo, e la violenza e le prove di forza di alcuni che predicano il Vangelo con la potenza di Dio. Non è difficile incontrare predicatori del Vangelo che dicono alle folle: ‘Concentratevi, immaginate di essere guariti e non più malati’; come se la guarigione del corpo fosse il frutto di un’intensa concentrazione o della suggestione che sanno perpetrare alcuni in verso i semplici. Ma non è diffi­cile incontrare neppure quelli che predicano e danno schiaffi, pugni e spinte agli ammalati buttandoli a terra e poi dicono che è la potenza di Dio che li ha fatti cadere a terra. E il tempo verrebbe meno se parlassi di tutte quelle riunioni di evangeliz­zazione dove il Vangelo è predicato solo con parole, senza poten­za, senza pienezza di convinzione, e dove l’assordante amplifi­cazione sonora dà l’impressione a molti che chi predica stia predicando con potenza. Ma voglio dire anche che è facile assi­stere a riunioni dove viene detto al termine di esse che Dio ha guarito molti malati quando si è pregato per loro, ma poi, quando si va a vedere da vicino chi sono quelli che hanno detto di essere stati guariti, ci si accorge che la maggior parte di loro, se non tutti alcune volte, hanno ancora quella malattia.

Siamo stanchi di sentire narrare guarigioni che non sono mai avvenute, il cui racconto serve ad alcuni predicatori senza scrupoli a far accorrere le persone alle loro riunioni e a diven­tare famosi e ricchi; noi vogliamo vedere veramente i malati guariti, i ciechi recuperare la vista, i sordi sentire, i muti parlare, gli zoppi camminare, i morti risuscitare, i posseduti liberati dai demoni e i lebbrosi mondati, affinché gli uomini, vedendo le opere potenti del nostro Dio, siano tratti all’ubbi­dienza della fede, e i fedeli tornino a camminare nel santo timore di Dio.

Luca riferisce un’altra circostanza nella quale la chiesa pregò Dio e fu esaudita ed è quella quando Pietro fu imprigionato.

Egli scrisse: “Or intorno a quel tempo, il re Erode mise mano a maltrattare alcuni della chiesa; e fece morire per la spada Giacomo, fratello di Giovanni. E vedendo che ciò era grato ai Giudei, continuò e fece arrestare anche Pietro. Or erano i giorni degli azzimi. E presolo, lo mise in prigione, dandolo in guardia a quattro mute di soldati di quattro l’una; perché, dopo la Pasqua, voleva farlo comparire dinnanzi al popolo. Pietro dunque era custodito nella prigione; ma fervide preghiere eran fatte dalla chiesa a Dio per lui”.6 Come potete vedere, la chiesa, quando Pietro fu messo in prigione, non si dimenticò di lui, anzi cominciò a pregare con fervore in favore di Pietro. Ora, benché non venga specificato che cosa i santi domandarono a Dio per Pietro, pure lo possiamo dedurre da alcune esortazioni che l’apo­stolo Paolo rivolse ai santi dalla prigione, che sono queste:

– “Mi rallegrerò ancora, perché so che ciò tornerà a mia salvez­za, mediante le vostre supplicazioni..”7

– “Spero che, per le vostre preghiere, io vi sarò donato”.8

Noi riteniamo che i fratelli della Chiesa di Gerusalemme pregaro­no per Pietro affinché egli fosse liberato dalla prigione.

Quelle fervide preghiere di cui parla la Scrittura, furono esau­dite perché Dio mandò un angelo a liberare Pietro dalla mano d’Erode e da tutta l’aspettazione del popolo dei Giudei. Vorrei sottolineare qualcosa che si legge in questo racconto fatto da Luca, e cioè che quando Luca dice che fervide preghiere eran fatte dalla chiesa a Dio per Pietro, intende dire che i fedeli pregavano Dio per l’apostolo Pietro. Questo è confermato dalla Scrittura che dice che alla casa di Maria, madre di Giovanni soprannominato Marco, “molti fratelli stavano raunati e pregava­no”,9 quindi, possiamo dire che la chiesa che era radunata in casa di Maria pregava per Pietro. Perciò, noi non possiamo chiamare ‘chiesa’, l’edificio dove ci raduniamo per rendere il nostro culto al Signore, perché questo non trova riscontro alcuno nella Parola di Dio. La casa di Dio siamo noi, secondo che è scritto: “La sua casa siamo noi se riteniamo ferma sino alla fine la nostra franchezza e il vanto della nostra speranza”,10 e non è affatto il locale di culto, o l’abitazione del fratello dove ci raduniamo per pregare Dio.

Fratelli, noi, la chiesa dell’Iddio vivente, dobbiamo pregare per i nostri fratelli carcerati come dei malfattori, affinché Dio li consoli, li mantenga fermi in Cristo, e li faccia mettere in libertà. Certo, è vero, ci sono stati fratelli che sono stati messi in prigione a motivo del Vangelo ed in prigione vi hanno trovato la morte, ma questo è avvenuto perché Dio ha voluto che morissero in prigione, e non perché Dio non poteva liberarli dalla loro prigionia. Un giorno sapremo pure perché determinate nostre preghiere non sono state esaudite da Dio, ma nell’attesa di venire a sapere le cose che ci sono occulte, continuiamo a ricordarci dei carcerati anche pregando con fervore per loro perché Dio vuole che lo facciamo secondo che è scritto: “Ricorda­tevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro…”.11


1 Atti 4:23-30; Sal. 2:1,2

2 Is. 43:26

3 Atti 4:31

4 Atti 5:12

5 Atti 5:16

6 Atti 12:1-5

7 Fil. 1:19

8 Filem. 22

9 Atti 12:12

10 Ebr. 3:6

11 Ebr. 13:3