Giorgio Spini, amico della Massoneria Italiana, e il suo aiuto alle ADI nella stipulazione dell’Intesa con lo Stato

La Massoneria smascherata – Indice > L’ombra della massoneria sulle Assemblee di Dio in Italia (ADI) > Massoni e amici della Massoneria nei rapporti tra ADI e Governo Italiano >  Giorgio Spini, amico della Massoneria Italiana, e il suo aiuto alle ADI nella stipulazione dell’Intesa con lo Stato

Giorgio Spini (1916-2006), il noto storico Metodista, è entrato nella storia delle ADI in quanto fu dalle ADI messo a capo della delegazione che doveva rappresentare le ADI nella Commissione di studio istituita nel 1985 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri ‘per valutare le richieste delle Assemblee di Dio in Italia in vista della predisposizione del progetto di intesa’ (cfr. Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, pag. 148-149).

Giorgio Spini nacque a Firenze nel 1916. Negli anni della sua giovinezza, precisamente tra i sedici e i diciotto anni, fu influenzato notevolmente dalla lettura della Collana pubblicata dalla casa editrice Doxa, che era una piccola casa editrice fondata dal Battista massone Giuseppe Gangale dopo che il regime fascista gli aveva fatto chiudere nel 1927 la rivista Conscientia in quanto essa con il tempo era diventata una rivista politica che combatteva il fascismo. E così tra il 1927 e il 1933 la Doxa pubblicò una collana di Storia, religione, filosofia, per un totale di una trentina di titoli. Dice Spini: ‘…. Doxa arrivò a quel ragazzo che ero io allora e il ragazzo potè passare ore e ore febbrili a divorarsi tutti quei libri eccitanti, difficili, fuori dal comune …. Doxa fu per me l’irruzione di un fiotto di luce nel buio ….’ (Giorgio Spini, La strada della Liberazione, Claudiana Editrice, Terza Edizione, 2003, pag. 37, 38).

Il giovane Spini entrò a far parte di un gruppo di intellettuali protestanti di cui la guida era il teologo e pastore valdese Giovanni Miegge, seguaci della teologia della crisi di Karl Barth (1886- 1968) e ammiratori della lotta contro il nazismo portata avanti in Germania da Barth e dalla Chiesa confessante.

Laureatosi nel 1937 a 21 anni presso la facoltà di Lettere di Firenze, a 22 anni insegnava già come supplente presso un liceo classico di Firenze, e a 23 anni vinse il concorso nazionale per professore di scuole medie superiori. Nel 1939 ricoprì la sua prima cattedra presso l’Istituto magistrale di Pistoia.

Negli anni Trenta le organizzazioni protestanti giovanili, in particolare l’ACDG (Associazioni Cristiane dei Giovani), ossia l’YMCA italiana che come abbiamo visto aveva dei legami con la Massoneria, gli permisero di fare dei viaggi all’estero. Tra questi viaggi spicca quello che il giovane Spini fece in India dove fu mandato nel 1937 come rappresentante dell’ACDG italiane a partecipare al Congresso mondiale delle organizzazioni interconfessionali YMCA che si tenne a Mysore (cfr. Ibid., pag. 80).

Nel Giugno del 1941 fu chiamato a fare il servizio militare. In caserma ci restò circa un anno, dal giugno 1941 al giugno 1942, come soldato, caporale, allievo sergente e allievo ufficiale. Poi fu fatto sottotenente, e fu assegnato al VII Reggimento genio con sede principale a Firenze, e mandato a prendere servizio in un battaglione accantonato a Pescia (cfr. Ibid., pag. 91).

Nel 1942 Giorgio Spini aderì al Partito d’Azione. Racconta così la sua adesione: ‘… a mettermi in contatto ci pensò Giorgio Peyronel, che era pure militare in un reparto di artiglieria in partenza per la Corsica. Riuscì a farsi dare una licenza prima dell’imbarco, mi raggiunse e mi portò ‘L’Italia Libera’, uscito allora clandestinamente a Milano. «Ti vanno queste idee?» mi chiese quando ebbi scorso quel giornaletto. «Certamente» risposi. «Allora posso dire che stai anche tu con noi?». «Certamente». Fu così, molto per le spicce, che aderii anch’io al Partito d’Azione’ (Ibid., pag. 93).

Il Partito d’Azione era nato, o meglio rinato, nel Giugno del 1942, in quanto trasse il nome dall’omonimo partito fondato dal ‘massone’ Giuseppe Mazzini nel 1853 e sciolto nel 1867. Le sue radici affondano nel movimento clandestino antifascista di Giustizia e Libertà (1929-1940) e difatti tra i fondatori del Partito d’Azione ci furono diversi militanti del movimento Giustizia e Libertà, movimento che ebbe tra i suoi fondatori dei massoni, come dice lo storico Aldo Mola: ‘Tra i fondatori di Giustizia e Libertà, alcuni – e non dei meno fervidi, se non proprio dei più costanti, quali Cipriano Facchinetti e Raffaele Rossetti – erano massoni’ (Aldo Alessandro Mola, ‘La Massoneria e «Giustizia e Libertà», in AA.VV., Il Partito d’Azione dalle origini all’inizio della resistenza armata, Atti del Convegno [Bologna, 23-25 marzo 1984] promosso dalla F.I.A.P. e dall’Istituto di Studi Ugo La Malfa, Archivio trimestrale, 1985, pag. 313), per cui esisteva contiguità tra la Massoneria e quel Movimento, e difatti sempre Aldo Mola afferma: ‘…. anche il «mito» della contiguità fra la Libera Muratoria e il movimento che si dette per insegna l’emistichio del massone Giosuè Carducci, non fu del tutto campato in aria; esso, anzi ebbe un fondamento di verità, molto più corposo di quanto lascino intendere l’affiliazione massonica di un certo numero di fondatori di GL e la ripetuta convergenza sulle stesse trincee, per gli stessi ideali, contro gli stessi avversari’ (Ibid., pag. 316).

 

giustizia-liberta
Il simbolo del Partito d’Azione: notate le due stelle a cinque punte

 

Il 25 Luglio 1943 cadde il regime fascista di Benito Mussolini. Giorgio Spini era in quei giorni ricoverato in ospedale militare per un principio di tubercolosi, e quando apprese dalla radio la notizia dice: ‘Allora un gruppetto di noi ricoverati scappò dalla gabbia e andò a far baccano per le strade, reclamando pace immediata con gli Alleati e guerra ai tedeschi’ (Giorgio Spini, op. cit., pag. 94).

A Mussolini, succedette il maresciallo Pietro Badoglio, che fu a capo di due governi, il primo durò dal 25 luglio 1943 al 17 aprile 1944, mentre il secondo dal 22 aprile all’8 giugno 1944.

La sera del 9 settembre 1943 – ossia il giorno dopo che la radio italiana divulgò il messaggio del maresciallo Badoglio nel quale il capo del governo comunicava che l’Italia aveva ‘chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate’ e che la richiesta era stata accolta, per cui nel giro di poche ore ciò si trasformò in una tragedia per centinaia di migliaia di soldati italiani abbandonati a se stessi – Giorgio Spini e altri con lui si riunirono nella casa di uno dei dirigenti del Partito d’Azione, un certo Mario Alberto Rollier (che era un professore di chimica di Milano che teneva stretti contatti con l’antifascista e massone Lelio Basso) dove presero la decisione di resistere con le armi ai tedeschi e ai fascisti.

Spini parla con entusiasmo di questa decisione di aderire al Partito d’Azione e alla lotta armata contro i fascisti: ‘Finalmente scoprivamo una posizione politica italiana che ci era possibile abbracciare in piena coerenza con la nostra fede cristiana e con il nostro retaggio specifico protestante! Per me almeno, ma credo anche per altri, fu con un senso di liberazione che facemmo quella scelta di campo politico. Ero un figlio del ghetto, vissuto nell’isolamento in cui dovevamo vivere per forza, noi evangelici, nell’Italia littoria e cattolica, assillati da un senso quasi tormentoso della nostra «alterità». Per la prima volta, potevo sentirmi simile ad altri miei connazionali. Il giorno in cui la scelta politica si tradusse in partecipazione alla lotta armata, quel senso di liberazione si accrebbe e – paradossalmente – divenne quasi gioioso. C’era da rischiare la pelle, è vero, ma si rischiava insieme al popolo, che adesso potevamo dire «nostro» senza riserva. Davanti a noi c’era la speranza – l’illusione, si vide poi, ma allora non lo sospettavamo – di un’Italia radicalmente rinnovata, e liberata dai suoi vizi secolari: un’Italia che avrebbe dovuto essere tutta diversa da quella di Mussolini, e per questo avviata a diventare parte di una Europa unita, libera e civile. A noi, proprio a noi che per tanto tempo avevamo brancolato nel buio fra le rovine, toccava la missione esaltante di lavorare e ricostruire in forme nuove la civiltà crollata un giorno sotto i colpi della barbarie. Non potevamo non sentirci trascinare da un’ondata di gioia, malgrado gli orrori che ci attorniavano da ogni parte’ (Ibid., pag. 97).

Queste parole di Spini fanno capire semplicemente una cosa, che non aveva capito proprio niente di cosa significa seguire e servire Cristo. Ma come si fa ad affermare di avere abbracciato il Partito d’Azione in piena coerenza con la fede cristiana, quando una simile decisione significava mettersi a fare qualcosa a cui noi Cristiani non siamo proprio chiamati? Ma di quale fede cristiana parla Spini? Di quella che si era fatto lui su misura, ovviamente, ma non di quella vera di cui parla la Scrittura. Addirittura lui dice che il giorno in cui la scelta politica si tradusse in partecipazione alla lotta armata, quel senso di liberazione si accrebbe e divenne quasi gioioso. Senso di liberazione? Ma liberazione da che? Ciance solo ciance, di qualcuno che non aveva proprio capito cosa significa seguire e servire Cristo. Decidere di partecipare alla lotta armata contro degli esseri umani significa andare ad uccidere o cercare di uccidere altri consimili, e quindi è qualcosa che un vero Cristiano ripugna con tutto se stesso per piacere al suo Signore e Salvatore. Io che ho fatto il servizio militare, in tempo di pace però a differenza di Spini, ma lo feci sbagliando perchè avrei dovuto scegliere il servizio civile, ma purtroppo a quel tempo non avevo ancora capito il male che c’era nel fare il servizio militare; io dico, posso testimoniare che man mano che passavano i giorni crebbe in me un senso di repulsione verso tutto quello che mi circondava, in particolare verso le armi, che detestavo solo vedere. E questo perchè mi resi sempre maggiormente conto di quanto fosse incompatibile il servizio militare con la mia fede in Cristo e la dottrina di Dio. Non vedevo l’ora che quel servizio militare finisse, e quando finì provai un enorme senso di liberazione, perchè per me era stato un peso enorme da portare. Ecco perchè nel leggere le suddette parole di Spini non ho potuto non indignarmi. E’ vero che poi a Spini gli sarà affidato un servizio di Intelligence e non di combattente, ma quando lui prese quella decisione pensava proprio ad andare a fare un servizio di combattente!

Peraltro, anche se svolse un servizio di intelligence, Spini fu diverse volte vicino alla morte, o come dice lui ‘era capitato qualche volta di sentirmi passare il soffio della morte vicino’ (Ibid., pag. 220). E racconta diversi episodi a tale riguardo che fanno capire chiaramente che l’Iddio vivente e vero volle preservarlo dalla morte. A cosa attribuisce lui l’essere scampato alla morte? Alla fortuna, infatti afferma: ‘Potrei raccontare anche altri episodi ma bastan questi per dire che ho avuto sempre una sfacciatissima fortuna’ (Ibid., pag. 222). Paiono le parole di un ateo queste, non di un Cristiano che vive in comunione con Dio e che sa discernere la sua voce e la sua opera. Ma così ragionava e parlava Giorgio Spini.

Durante la guerra, vista la sua conoscenza dell’inglese fu mandato a Bari, all’ufficio stampa del Comando Supremo. Là conobbe due ufficiali scozzesi che avevano il compito di gestire Radio Bari e di controllare l’ufficio stampa del Comando Supremo. Questi due scozzesi trasformarono Radio Bari ‘nella voce dell’Italia antifascista dei CLN’, e tra coloro che furono fatti parlare alla radio ci fu anche Giorgio Spini, sotto falso nome però, cioè con il nome di Valdo Gigli. Dopo un pò di tempo, però, dietro richiesta di Spini, egli fu mandato al fronte dell’VIII Armata con una unità delle loro forze speciali, denominata PWB Combat Team.

Nell’estate del 1944, un reparto di indiani dell’VIII Armata britannica trovò nel castello di Montegufoni in un salone seminterrato tanti quadri antichi. Per capire qualcosa di quei quadri vecchi, fu chiamato Giorgio Spini, che accertò essere dei quadri di grandissimo valore, in quanto appartenevano a Paolo Uccello, Giotto, e Botticelli, e così Spini li fece mettere in salvo. Di Botticelli c’era la Primavera, e a tale riguardo Spini nel ricordare i suoi pensieri che aveva trascritto su un taccuino afferma: ‘Ero stanco, stanco da morire: ma non solo per via delle notti con poco sonno sulla nuda terra e delle giornate con troppe fatiche. Ero stanco di tante distruzioni, tanti morti, tanta bestialità insensata. Ma nella testa intorpidita dalla stanchezza tornava ad affacciarsi quella figura stupenda, intravista a Montegufoni: la Primavera del Botticelli. E un altro pensiero mi si affacciava nella mente: se è vero, come dicono, che la patria è ciò per cui vale la pena morire, allora la mia patria è la Primavera‘ (Ibid., pag. 155-156).

Vale la pena morire per la patria? Morire per una tela del Botticelli? Ma queste non sono parole di un Cristiano, perchè un vero Cristiano afferma che vale la pena morire per Cristo (e quindi per la causa del Vangelo, che è quella di portare il Vangelo agli uomini affinché siano salvati dal peccato e dalla perdizione eterna) e per i suoi eletti (ossia per fare loro il bene ordinato da Dio), e certamente nè per la patria terrena, cioè per liberare un popolo dal dominio di un altro popolo o da un despota, e men che meno per un quadro del Botticelli. Ma questo era Giorgio Spini.

L’11 Aprile del 1945 – poco prima che finissero le operazioni militari in Italia quindi – sposò Annetta Petrucci.

Finita la guerra, intraprese una prestigiosa carriera universitaria che lo porterà a insegnare nelle Università di Messina e Firenze e, negli Stati Uniti, ad Harvard, alla University of Wisconsin e alla University of California – Berkeley nonché a diventare presidente dell’Istituto Socialista di Studi Storici e condirettore della ‘Rivista Storica Italiana’.

Spini si è occupato di storia europea e nordamericana del Seicento, in particolare delle correnti spirituali religiose e antireligiose, della storia cinquecentesca del principato mediceo e di Firenze dopo l’Unità d’Italia nonché dei rapporti tra il Risorgimento italiano e i movimenti protestanti europei e statunitensi senza tralasciare le origini del socialismo.

Ecco alcune delle sue opere più conosciute: Autobiografia della giovane America (1968), Storia dell’età moderna (1990), Risorgimento e protestanti (1989), Italia liberale e protestanti (2002), e Italia di Mussolini e Protestanti (2006).

Metodista, fu membro della Tavola Valdese – l’esecutivo della Chiesa Valdese e Metodista – e si adoperò in favore della cosiddetta libertà religiosa. Ha lavorato al Patto di integrazione tra la Chiesa Metodista e Valdese (1979) nonché alle trattative per l’Intesa tra la Chiesa Valdese e la Repubblica italiana (1984), come anche alle trattative per l’Intesa tra le Assemblee di Dio in Italia e lo Stato (1988). Tra i molti riconoscimenti, nel 2000 ricevette dal Presidente Ciampi (che lui peraltro aveva conosciuto durante la guerra quando Ciampi era un giovane ufficiale, e che secondo Licio Gelli ‘era massone, faceva parte – quando era giovane – della loggia Hermes di Livorno, una loggia del Grande Oriente. Questo è stato detto anche da tanti «fratelli»’ [Ferruccio Pinotti, Fratelli d’Italia, pag. 140]) l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2004 il Sindaco di Firenze gli conferì la massima onorificenza cittadina, ossia il ‘Fiorino d’Oro’.

Giorgio Spini stimava e appoggiava la Massoneria, infatti nel corso di un convegno della Massoneria tenutosi a Firenze nel 2005 (in occasione del bicentenario della Loggia Massonica Grande Oriente d’Italia) spese delle belle parole sulla Massoneria.

Sulla rivista Erasmo, rivista ufficiale del Grande Oriente d’Italia, in merito alla partecipazione di Spini a quel convegno massonico [1], leggiamo infatti quanto segue:

‘Significativo l’intervento fuori programma del grande storico Giorgio Spini che ha dichiarato di aver particolarmente gradito l’invito a partecipare al convegno in virtù della sua ultradecennale attività a sostegno dell’importanza storica della Libera Muratoria. Atteggiamento, questo, da lui definito degno di nota perché espressione di un non massone. Lo studioso, appartenente alla Chiesa Evangelica Valdese, ha dichiarato al pubblico di ritenere opportuno l’accostamento dei termini “Massoneria” ed “Evangelismo”. “Esiste, in merito, – ha detto – tutta una corrente operativa e culturale. Consentitemi di ricordare il nome di Petroni, massone e di confessione evangelica, che fu martire delle galere pontificie”. “Grande importanza deve essere poi attribuita – ha aggiunto – alla Massoneria dell’esilio con la linea di continuità massonica rappresentata dai nostri esuli che mantennero, contro la tirannide, un’opposizione di elevata spiritualità e coerenza, carattere peculiare, nei secoli, del massonismo universale. Fra i tanti vorrei ricordare Francesco Fausto Nitti, antifascista e massone”. A questo proposito Spini ha ricordato il recente convegno realizzato a Genova su “Gli evangelisti e la Resistenza” in cui il figlio di Nitti, Joseph, ha tenuto una relazione sulle attività politiche del padre che fu compagno di fuga dei fratelli Rosselli da Lipari e comandante di un’unità operativa repubblicana nella guerra civile spagnola. “Sottolineo – ha concluso Spini – che benché le Logge, ahimè, cessassero la loro attività in Italia durante gli anni della dittatura, dolorosi per tutti, vi fu all’estero un’attività di altissimo valore politico e morale”. Il Gran Maestro Gustavo Raffi ha ringraziato calorosamente lo storico per il suo intervento ricordando, nelle sue conclusioni, il sacrificio di tanti massoni che, negli anni bui della dittatura, si impegnarono, in nome degli ideali liberomuratori, all’affermazione della democrazia e delle libertà’ (Erasmo, Anno VI – Numero 20, 30 Novembre 2005, pag. 2).

[1] Nel suo intervento in quel Convegno, Giorgio Spini debuttò così: ‘E’ con non finta commozione che ho accettato questo invito di recare un brevissimo messaggio di simpatia e di solidarietà ….’. Per chi vuole ascoltare l’intervento di Giorgio Spini vada qua www.bicentenario-goi.it/firenze_audio.htm

 

D’altronde, alcuni anni prima, Giorgio Spini aveva scritto nel suo libro Italia Liberale e protestanti delle parole di elogio sul massonevangelismo: ‘Il massonevangelismo, favorendo la marcia dell’Italia evangelica verso il liberalismo teologico degli Harnack, dei Troeltsch, dei Sabatier, ebbe un’influenza positiva nel breve periodo’ (Giorgio Spini, Italia liberale e protestanti, pag. 227). Con il termine ‘Massonevangelismo’ si intende quella doppia militanza, in una Chiesa evangelica e nella massoneria, che ha caratterizzato così tanti personaggi di primo piano delle Chiese Protestanti in Italia.

 

Le sconcertanti parole di Giorgio Spini a favore della Massoneria, tratte dal suo libro Italia Liberale e Protestanti (pag. 226-227).

giorgio-spini-massoneria

italia-liberale

 

Giorgio Spini è morto il 14 gennaio 2006, e i funerali si sono svolti due giorni dopo nel luogo di culto della Chiesa Valdese di Firenze. Ai funerali di Giorgio Spini tra i tanti presenti c’era il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi e dei Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia, un alto esponente della Massoneria Italiana quindi.

Inoltre in un articolo apparso su Erasmo, la Massoneria Italiana rese omaggio a Giorgio Spini in questa maniera: ‘FIRENZE – Il Grande Oriente rende omaggio a Giorgio Spini. I funerali di Giorgio Spini, grande storico sui cui testi si sono formate generazioni di studenti e, al contempo combattente per la libertà negli anni bui della dittatura, si sono svolti il 16 gennaio a Firenze, nella Chiesa Valdese. Professore emerito all’Università di Firenze, ha insegnato in numerose università americane, fra le quali Harvard. Il Maestro ci ha onorato, partecipando attivamente al convegno fiorentino del 12 novembre, organizzato nell’ambito delle celebrazioni del bicentenario del Grande Oriente d’Italia. In quello che ha rappresentato uno dei suoi ultimi interventi, Giorgio Spini svolse una relazione sul ruolo storico della massoneria italiana. “Grande importanza deve essere attribuita alla massoneria dell’esilio – fu uno dei passaggi del suo discorso – con la linea di continuità massonica rappresentata dai nostri esuli che mantennero, contro la tirannide, un’opposizione di elevata spiritualità e coerenza, carattere peculiare, nei secoli, del massonismo universale”. Numerosissime le autorità presenti ai suoi funerali, ai quali ha partecipato il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi e dei Liberi Muratori del Grande Oriente d’Italia’. (Erasmo, numero 1-2 / 2006, pag. 7 – www.grandeoriente.it/).

 

Naturalmente ai funerali di Giorgio Spini non poteva mancare anche un rappresentante delle ADI – visto l’aiuto dato da Spini alla stipulazione dell’Intesa tra lo Stato e le ADI – e difatti era presente Francesco Toppi. Sul NEV leggiamo infatti:

‘Si sono svolti, nella chiesa valdese di Firenze, i funerali dello storico Giorgio Spini. ‘Ha dato a noi, protestanti italiani, la nostra identità”, ha detto il Presidente della FCEI. L’ultimo saluto a Giorgio Spini si è svolto in una chiesa gremita. Lunedì 16 gennaio alle ore 15, la chiesa valdese di via Micheli a Firenze conteneva a malapena le persone accorse da tutta la penisola per celebrare i funerali di uno dei massimi storici del Novecento. Giorgio Spini, metodista, studioso di fama internazionale, si è spento sabato 14 gennaio all’età di 89 anni, dopo una vita dedicata alla storia, all’impegno politico e alla fede evangelica. La predicazione era affidata al pastore Massimo Aquilante, presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI); nel corso del culto sono intervenuti anche la pastora Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese; il presidente delle Assemblee di Dio (ADI), il pastore Francesco Toppi; il collega ed amico Sandro Rogari, preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze; e il sindaco di Firenze Leonardo Dominici. “Il cuore di Spini, profondo conoscitore della grande cultura anglosassone e quindi fatalmente protestante, pendeva verso la Rivoluzione del 1688. Grazie a lui è stato messo in rilevo il nesso tra la cultura liberale e il protestantesimo” ha ricordato il pastore Giorgio Bouchard, già moderatore della Tavola valdese, intervenuto anch’egli in occasione dei funerali. E ancora: “Non solo, ma è stato mediatore della cultura anglosassone verso l’Italia. Grazie a lui abbiamo scoperto che l’800 italiano è stato un ‘secolo protestante'”. Nel corso dei funerali, il figlio dello storico scomparso, l’onorevole Valdo Spini, ha letto un messaggio di cordoglio del presidente Ciampi. Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), nel messaggio di cordoglio inviato alla famiglia Spini, ha voluto ricordare il ruolo svolto dallo storico nella nascita della FCEI: “Giorgio Spini è stato presidente del secondo Congresso evangelico italiano tenutosi nel 1965, da cui è poi nata la Federazione delle chiese evangeliche, due anni dopo”. Inoltre il presidente Long ha dichiarato: “Come storico Giorgio Spini è stato colui che – grazie ai numerosi libri scritti sul rapporto tra protestanti e l’Italia dal Risorgimento al ‘900 – ci ha dato la nostra identità, inserendo le piccole storie delle singole chiese nel quadro complessivo della storia nazionale. E non possiamo dimenticarci neanche come Spini, all’età di 70 anni, quando era un personaggio già famoso, aveva deciso di diventare predicatore locale, dimostrando uno spirito di servizio verso la propria comunità. Giorgio Spini è stato anche un ponte verso tutto l’evangelismo italiano, facendo fra l’altro parte delle commissioni che hanno trattato le Intese con lo Stato; non solo della propria chiesa, quella valdese e metodista, ma anche di altre chiese evangeliche. Egli ha inoltre sempre dimostrato particolare attenzione verso la realtà pentecostale’ (NEV del 18 gennaio 2006 – www.chiesavaldese.org/).

 

Poi Francesco Toppi lo ha omaggiato in un articolo dal titolo ‘Una duplice perdita’ apparso su Risveglio Pentecostale del Marzo 2006.

‘Giorgio Spini, invece, aveva un carattere affabile, era aperto, disponibile alla conversazione, non metteva mai alcuno in soggezione, eppure era uno dei più illustri storici italiani. Sui suoi libri di storia ha studiato un’intera generazione di studenti. Famoso nel mondo intellettuale internazionale, professore di Storia dell’Europa Occidentale alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Firenze, ha insegnato in diverse Università italiane e negli Stati Uniti (Harvard, Wisconsin, Berkely). Mai disposto a nascondere la propria fede evangelica, aveva chiesto di essere accettato quale “predicatore locale” della Chiesa Metodista alla quale apparteneva fin dalla fanciullezza. Chi scrive lo incontrò per la prima volta nel 1965, in occasione del Secondo Congresso Evangelico Italiano, del quale era stato nominato presidente. Memorabile, in quella occasione, la sua appassionata conferenza sulla libertà religiosa in Italia, in particolare riguardante i pentecostali, quando, con pochi autorevolissimi tratti propri di un’oratoria affascinante, descrisse le vicissitudini della “battaglia condotta fuori dal ghetto, nel paese, con la coscienza di lottare non già per un privilegio particolare, ma per la libertà di tutti gli italiani”, dando ampio riconoscimento a Giorgio Peyrot, “anima delle battaglie per la libertà religiosa in Italia”. Sorse allora una fraterna amicizia, durata quarant’anni, tra lui, il più noto storico italiano, e chi scrive, giovane predicatore pentecostale. I suoi interventi autorevoli si erano manifestati fin dal 1950 con scritti che rivelavano le ingiustizie e le persecuzioni contro i pentecostali. Significativo fu l’intervento di Spini nel 1953 a favore della comunità ADI di Messina alla quale era stato impedito il culto. Con un tempestivo intervento, fece fare un’interrogazione alla Camera dei Deputati riguardante il caso, che fu immediatamente risolto. Nel 1959, le ADI ottennero, infine, il riconoscimento giuridico e la libertà di manifestare apertamente la propria fede. Nel 1985 il Governo richiese di nominare una Commissione di studio per l’attuazione delle intese, in ottemperanza dell’Articolo 8, terzo comma della Costituzione. Il Consiglio Generale delle Chiese, su mandato dell’Assemblea Generale, chiese fraternamente al professor Giorgio Spini di fungere da capo della delegazione, composta anche dal professor Sergio Bianconi, noto giurista valdese, dal dottor Giuseppe Di Masa, membro della chiesa ADI di Roma e da chi scrive. I lavori iniziarono il 18 giugno 1985 e si conclusero con il testo definitivo dell’Intesa, il 27 ottobre 1986. Ancora una volta Giorgio Spini svolse il suo incarico con grande competenza ricevendo il rispetto e l’ammirazione di tutti i membri della Commissione, quasi tutti autorevoli professori di diritto ecclesiastico in varie università italiane. Tutto si svolse in un’atmosfera di grande cordialità. È da ricordare come egli ripetutamente non abbia mancato di testimoniare della propria fede evangelica e ripetutamente suggeriva a chi scrive: “Testimonia dell’Evangelo perché questi non ne sanno nulla, sono completamente a digiuno del messaggio della salvezza”. Famoso nell’ambito culturale di mezzo mondo, non nascose mai la semplice fede evangelica che professava e non si vergognò mai di unirsi ai più poveri e semplici credenti. Ripetutamente ha visitato la nostra comunità di Roma, partecipando con la predicazione arricchita dalla sua oratoria affascinante e comprensibile. In questi ultimi anni ha partecipato spesso ai culti nella comunità ADI di Firenze, dove talvolta ha predicato. Aveva scelto come suo accompagnatore un suo giovane studente, membro di quella chiesa. In una delle sue ultime visite a Roma, nel 2004, è stato ospite per qualche ora dell’Istituto Biblico Italiano. In quell’occasione ha esortato gli studenti a rimanere saldi nell’Evangelo, unica fonte di vera libertà. Fino all’ultimo vigile e lucido ha continuato a tenere contatti con i suoi amici fraterni. Il Signore lo ha richiamato a Sé, a noi lascia il ricordo di un deciso combattente per la fede e per la giustizia che è stato un’ispirazione per quanti lo hanno conosciuto, stimato ed amato. Con lui il mondo evangelico italiano ha perduto un testimone e un difensore. In particolare siamo grati a Dio per la sua testimonianza di fede, lealtà e disponibilità totale per la causa dell’Evangelo in Italia. Alla dolce consorte, ai figli ed in particolare a Valdo, il quale sta seguendo le orme paterne e continua ad essere un fraterno amico delle ADI, giungano, a nome del Consiglio Generale delle Chiese, i sentimenti più profondi di solidarietà ed affetto, con l’assicurazione delle nostre preghiere. Questi due eccezionali credenti, risoluti testimoni dell’Evangelo in Italia, non sono più con noi, ma ci hanno lasciato un’eredità di libertà e di fede. Dio ci aiuti, come parte di una minoranza significativa della società italiana, a valutare e a riconoscere il Mandato che Egli ci ha affidato di tenere alto il nome, la fede e l’etica e dell’Evangelo. Francesco Toppi’ (www.assembleedidio.org/).

 

Come ho innanzi detto, al funerale di Giorgio Spini, la presenza dell’allora Presidente delle ADI Francesco Toppi si spiega con il fatto che Giorgio Spini ebbe un ruolo (di primo piano) nella stipulazione dell’Intesa tra lo Stato e le ADI. Vediamo di spiegarlo meglio.

Nel giugno 1984, in occasione del Convegno Pastorale delle ADI venne indetta una sessione straordinaria dell’Assemblea Generale per discutere e approvare la documentazione (Carmine Lamanna definisce improbo il lavoro che fu fatto per la preparazione della documentazione, e Toppi gli fa eco definendolo ‘gravoso ed arduo’) da presentare al Governo Italiano in vista dell’intesa con lo Stato. All’unanimità furono ratificati gli argomenti da inserire nell’intesa e la stesura globale dei ‘Lineamenti dottrinali’ delle ADI. Il 23 luglio di quello stesso anno venne inoltrata formale richiesta al Governo. La Presidenza del Consiglio dei ministri allora costituì una Commissione di studio per valutare le richieste delle ADI in vista della predisposizione del progetto di intesa e chiese che venissero indicati quattro esperti per rappresentare le ADI nella Commissione stessa. I quattro esperti, designati dal Consiglio Generale delle Chiese ADI, furono il professore Giorgio Spini, il professore Sergio Bianconi (evangelici che avevano fatto parte della precedente commissione per l’intesa con la Tavola Valdese), il dottore Giuseppe Di Masa quale consulente legale delle ADI, e poi il Presidente delle ADI. I lavori della commissione iniziarono nel giugno del 1985, e si conclusero nell’ottobre del 1986. Nell’ottobre del 1986 venne siglato il testo definitivo dell’intesa dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e dal presidente delle ADI. L’intesa fu poi firmata il 29 dicembre del 1986. Nel novembre del 1988 poi, lo Stato Italiano – sulla base dell’intesa tra Stato e ADI stipulata nel dicembre del 1986 e firmata dall’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e dal Presidente ADI Francesco Toppi – promulgò la legge che regola i rapporti tra lo Stato e le ADI.

Ora, Francesco Toppi si fregia di essere stato amico di Giorgio Spini, e si compiace del fatto che Giorgio Spini abbia predicato non solo in seno alla Chiesa ADI di Roma ma anche in quella di Firenze.

Qualcuno domanderà: ‘Come è stato possibile che una persona come Giorgio Spini, che simpatizzava per la Massoneria – che è una religione diabolica il cui fine è l’annientamento del Cristianesimo – e che possiamo tranquillamente chiamare un ‘massone senza grembiule’ perchè condivideva gli ideali della Massoneria, è stato tra gli intimi amici dell’allora presidente ADI Francesco Toppi e ha avuto accesso in seno al popolo di Dio, e gli è stato dato persino il pulpito in alcune occasioni?’ Rispondo che ciò non deve per nulla meravigliare, visto che nel secondo dopoguerra per ottenere la cosiddetta libertà religiosa le ADI si erano rivolte persino a dei massoni e in mezzo a loro si insinuò un massone del calibro di Frank B. Gigliotti, un ‘pastore’ protestante che era anche un agente della CIA e colluso con la mafia, che poteva permettersi di imporre alla Massoneria Italiana le condizioni che voleva in cambio del riconoscimento della Massoneria USA. Per le ADI, all’occorrenza ci si può quindi anche mettere con massoni con o senza il grembiule, se questo porta un vantaggio all’organizzazione.

 

erasmo
L’articolo apparso su ‘Erasmo’ in cui viene citato l’intervento di Giorgio Spini al convegno per il bicentenario del GOI.
goi-spini
Il Grande Oriente d’Italia omaggia Giorgio Spini
adi-spini
Le Assemblee di Dio in Italia omaggiano Giorgio Spini.